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7.11.2002, il Consiglio Comunale a L'Aquila torna a parlare del Gran Sasso
- Subject: 7.11.2002, il Consiglio Comunale a L'Aquila torna a parlare del Gran Sasso
- From: "NoWto" <nowto.aq at fermobiologico.it>
- Date: Mon, 11 Nov 2002 10:01:21 +0100
COMUNICATO STAMPA DEL FORUM CITTADINO CONTRO IL TERZO TRAFORO ****************************************************** 7.11.2002, il Consiglio Comunale a L'Aquila torna a parlare del Gran Sasso. Quasi un anno fa il Consiglio comunale discuteva della realizzazione del terzo traforo con interventi superficiali e uniformati a favore dell'opera; questa volta, invece, si parla della pericolosità per la popolazione delle sostanze utilizzate dagli esperimenti nei laboratori sotto il Gran Sasso. La miope e arrogante difesa del progetto per il terzo traforo, da parte delle amministrazioni aquilane, si è infranta sulla forza del movimento di opposizione. Persino l'attuale Commissione Lavori Pubblici al Senato ha considerato necessaria una nuova valutazione di impatto ambientale, dando valore alle indicazioni emerse da parte dei cittadini e delle associazioni. Il riversamento di trimetilbenzene nelle acque del Mavone, il 16 agosto scorso, ha confermato i timori di incidenti da sostanze pericolose, già espressi dagli ambientalisti, fin dal gennaio scorso, con esposti agli Enti competenti. Gli attuali rappresentanti dell'Agenzia Regionale per la Tutela dell'Ambiente (ARTA) e dell'INFN, reagirono in modo che, oggi, possiamo definire assolutamente irresponsabile. L'ARTA rispose attraverso la stampa minacciando di denunciare il WWF per procurato allarme. Né la Regione né altri, se non la Procura di Teramo (che ha iniziato a indagare a fine luglio) hanno ritenuto degne di attenzione le notizie che, i cittadini sì, sempre con molto scrupolo e con tanto impegno personale, hanno portato alla luce. E pensare che se nel Mavone fosse stato riversato cloruro di gallio, le persone sarebbero morte. I laboratori dell'INFN sono stati costruiti nel cuore della più grande sorgente di acqua pura dell'Italia centrale che oggi serve 800.000 persone. Perché l'INFN, che da 10 anni fa esperimenti con sostanze pericolose, sta approntando solo oggi interventi per adeguare i sistemi di sicurezza interni dei laboratori, perfino quelli antincendio? E come è possibile che in caso di incidenti che interessino l'ambiente esterno, come quello del 16 agosto, non ci sia un piano di emergenza anche attraverso l'informazione/formazione degli abitanti? Che pensare, infine, del rischio sismico specifico connesso alla localizzazione dei laboratori? Siamo stanchi di amministratori e politici che, solo dopo i disastri, accorrono con il casco di protezione e il giubbetto fluorescente, affranti e pronti a promettere controllo e vigilanza. Questa volta ci aspettiamo iniziative e risposte all'altezza dei problemi che sono in campo. Abbiamo la certezza che nessuno studio è stato fatto finora sul pericolo di incidenti concomitanti con le ingenti sostanze depositate sotto il Gran Sasso e l'unica iniziativa presa finora, è stata la recente costituzione presso la Presidenza della Regione Abruzzo di un gruppo per la valutazione dei rischi, formato da quegli stessi Enti che avrebbero dovuto già da tempo controllare e valutare le attività dei laboratori. E' proprio impossibile ascoltare in tempo le denunce dei cittadini? Troppo spesso i disastri e i loro effetti devastanti, che restano sempre impuniti, dipendono dalla incuria e dalla rapina che i governi tollerano o promuovono, avendo come stella polare non il benessere e la sicurezza di tutti, ma il profitto e l'interesse dei pochi e dei furbi. L'Aquila, 6 novembre 2002
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