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Manifestazione Tolfa
- Subject: Manifestazione Tolfa
- From: Mauro Cristaldi <Mauro.Cristaldi at uniroma1.it>
- Date: Wed, 22 May 2002 00:06:00 +0200
Carissimi, mi spiace di non aver potuto rispondere prima di oggi (sabato). Ringrazio anzitutto Carla Marangoni, Fabrizio Bulgarini, Emilio Martines, Spartaco Gippoliti e Alberto Di Fazio per aver risposto collettivamente o personalmente alle mie osservazioni sull'eolico (con l'occasione allego in fondo un mio commento sull'"Eolico all'italiana" di qualche tempo fa con diversi commenti ricevuti dalla rete [diritti globali], che si riallaccia alla problematica). Rimango convinto che la manifestazione a Tolfa contro l'impianto non andrebbe fatta. Essa andrebbe solo a favore di personaggi mediatici in via di riciclo che hanno bisogno di far apparire che loro ci sono sempre e comunque contro tutto e contro tutti, pur di pavoneggiarsi. In questo contesto storico la manifestazione avrebbe invece la funzione di sminuire ulteriormente lo sforzo collettivo per l'incentivazione delle fonti rinnovabili, già così poco sostenuto in questo paese dalle forze economiche e politiche dominanti. E' pur vero che manca un piano energetico nazionale e che le fonti rinnovabili, in questa fase della politica energetica, rappresentano solo un sostegno collaterale alla produzione energetica da fonti fossili ad elevato impatto eco-sanitario, ma è proprio al futuro che si dovrebbe pensare, ammesso che esista una scappatoia alle prossime carenze energetiche previste per il pianeta (o meglio per una sua parte sempre più vasta). Dato che per sostenere quest'ultima affermazione occorrere sapere che l'autonomia energetica da fonti non rinnovabili viene stimata intorno ad un 10-15ennio a partire da ora, invito tutti a partecipare al seminario sui cambiamenti globali che l'astrofisico Alberto Di Fazio terrà il giorno 28 p.v. alle 18 al convento di S. Ambrogio (v. di seguito). Confesso infine di non aver ben capito di preciso su quale area dei Monti della Tolfa si vorrebbe far sorgere l'impianto eolico; ma se proprio la strada e l'impianto in progetto dovrebbe prevedere lo sbancamento di residue aree naturali, è la Comunità Montana - con tutti i limiti di un ente che non è mai riuscito a fare di quell'area un'area protetta a tutti gli effetti - che dovrebbe muoversi, non certo Ripa di Meana e i suoi fans sdraiati sull'erba. Ancora grazie per l'attenzione, Mauro Cristaldi ---------------------------------------------------------------------------- >Carissimi, > i problemi principali dell'uso scorretto delle fonti energetiche che >impattano sull'area tolfetana provengono attualmente dalla centrale >termoelettrica di Torvaldaliga e da quella, sempre termoelettrica, di >Civitavecchia. I problemi principali di queste centrali derivano da >emissioni di anidide solforosa e ossidi di azoto, che provocano piogge >acide e l'emissione di particolati di interesse carcinogenetico. Inoltre la >fonte energetica utilizzata è sempre combustibile fossile (petrolio, >metano, altri idrocarburi). > Anche se è d'uso non parlarne in televisione, a qualcuno è >mai venuto in >mente che le guerre a cui abbiamo più recentemente assistito e partecipato >- da quella del Golfo in poi - sono guerre (dirette ed indirette) per >l'appropriazione delle pricipali fonti energetiche del pianeta, vicine al >picco del massimo sfruttamento delle risorse non rinnovabili (stimato per >il 2013)? Perciò, piuttosto che opporsi alla costruzione di una fonte >rinnovabile di origine eolica, non sarebbe il caso di chiedere in cambio >della sua costruzione (nel sito paesaggisticamente più indicato) la >chiusura di una centrale termoelettrica, dispendiosa in termini energetici >e di salute? > Forse non sarebbe anche il caso, con l'occasione, che il mondo >protezionista cominci a considerare le fonti energetiche non rinnovabili >residue come risorse naturali a tutti gli effetti, tanto quanto quelle >della biosfera alle quali siamo avvezzi, chiedendo la protezione delle aree >petrolifere, evitando che diventino aree di guerra e di egemonia? > Grazie dell'attenzione, > Mauro Cristaldi >-------------------------- >Prof. Mauro Cristaldi >Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo >Universita "La Sapienza" >Via A. Borelli 50 >00161 ROMA >Tel.: ++39.(0)6.49918015 >Fax: ++39.(0)6.4457516 >Mauro Cristaldi <Mauro.Cristaldi at uniroma1.it> > ---------------------------------------------------------------------------- --------------------------- At 17.24 14/05/02 +0200, Fabrizio Bulgarini wrote: >Condivido le osservazioni del Prof. Mauro Cristaldi sugli effetti delle >centrali termoelettriche, su larga scala (spaziale e temporale) sicuramente >piu impattanti degli impianti eolici. >Il problema di base di questi impianti eolici e proprio che non >rappresentano una fonte sostitutiva, perche non sono pianificati in un >piano energetico regionale o nazionale. Purtroppo, oggi in Italia, un >impianto eolico in piu, non significa una centrale a carbone (o >nucleare?!?) in meno. >La spinta alla realizzazione degli impianti e oggi praticamente legata ai >finanziamenti per la costruzione e non sulla produzione di Kwh "puliti". >Il WWF non e contrario all'eolico, ma e contrario in sostanza alla >realizzazione in aree sensibili, ma ancor prima e contrario alla >realizzazione di impianti solo per correre dietro ai finanziamenti, senza >una pianificazione territoriale e senza un piano energetico. >Per quanto riguarda l'interesse verso le fonti rinnovabili da parte delle >associazioni, il WWF Internazionale ha come obiettivo primario sul Clima di >convertire la produzione energetica mondiale verso il rinnovabile entro il >2040. E' un obiettivo certamente ambizioso ed e per questo che, con forza, >e stato richiesto a tutte le organizzazioni nazionali (WWF Italia, WWF >Francia, WWF US, ecc.) di destinare importanti risorse (umane ed >economiche) al raggiungimento di questo obiettivo. >Un saluto a tutti > >Fabrizio Bulgarini >Responsabile Unita Biodiversita >WWF Italia >Via Po, 25/c - 00198 Roma ---------------------------------------------------------------------------- ------------------------------ X-Authentication-Warning: jolly.bo.cnr.it: majordom set sender to owner-scienzaepace at jolly.bo.cnr.it using -f X-Sender: martines at pdigi1.igi.pd.cnr.it Date: Wed, 15 May 2002 11:16:53 +0200 To: scienzaepace at jolly.bo.cnr.it From: Emilio Martines <martines at igi.pd.cnr.it> Subject: [S&P] Energia eolica X-MIME-Autoconverted: from quoted-printable to 8bit by jolly.bo.cnr.it id g4F9GxKv008544 Sender: owner-scienzaepace at jolly.bo.cnr.it Reply-To: Emilio Martines <martines at igi.pd.cnr.it> X-MIME-Autoconverted: from 8bit to quoted-printable by jolly.bo.cnr.it id g4F9H1Kv013832 X-MIMETrack: Itemize by SMTP Server on mail1/Uniroma1/it(Release 5.0.8 |June 18, 2001) at 15/05/2002 11.26.52, Serialize by POP3 Server on mail1/Uniroma1/it(Release 5.0.8 |June 18, 2001) at 15/05/2002 15.00.32, Serialize complete at 15/05/2002 15.00.32 Cari colleghi (e non), e' un po' che sono iscritto a questa mailing list [<scienzaepace>, n.d.r.], dalla quale mi perviene molto materiale interessante, ma finora non avevo mai scritto, anche perche' ho visto che e' piu' dedicata alla diffusione di materiale che al dibattito. Rompo il silenzio (sperando che il mio contributo sia bene accetto) per commentare il mail di ieri di Mauro Cristaldi riguardo alle manifestazioni contro le turbine eoliche sui monti della Tolfa. Premesso che non conosco ne' la zona ne' il progetto in questione, mi sembra molto corretta l'osservazione che l'incremento dello sfruttamento delle fonti rinnovabili dovrebbe essere una priorita', per motivi sia ambientali che politici. Certamente, vista l'elevata antropizzazione del territorio italiano, viene da chiedersi se in questo caso la scelta del sito sia stata cosi' oculata: non tanto per le turbine in se' e per se', che hanno un'occupazione del territorio molto modesta e un impatto ambientale pure limitato, quanto per il fatto che la loro costruzione e manutenzione richiede la realizzazione di strade adatte a mezzi pesanti. D'altra parte, non e' cosi' facile indicare di punto in bianco siti alternativi, perche' l'individuazione del sito richiede la realizzazione di lunghe (almeno un anno) campagne di misure anemometriche. Al di la' di questo caso particolare, ritengo che sarebbe molto opportuno che dal mondo scientifico venisse una forte spinta per l'incentivazione dell'uso delle rinnovabili, e in particolare dell'eolico, che e' ormai economicamente competitivo con i combustibili fossili. A riprova di cio', dal 1994 a oggi la quantita' di eolico installato nel mondo e' cresciuta all'incredibile ritmo del 30% l'anno, raddoppiandosi ogni due anni e mezzo. In Danimarca, il 17% di tutta l'energia elettrica prodotta e' ottenuta con impianti eolici, e si prevede di arrivare al 50% entro il 2030. Anche se l'Italia ha tipicamente velocita' medie del vento inferiori a quelle riscontrabili nel nord Europa, e' certamente possibile individuare moltissimi siti adatti allo scopo, specie lungo le coste del meridione. Vorrei pero' anche evidenziare che non e' proponibile quanto suggerito da Cristaldi, cioe' "chiedere in cambio della sua costruzione (nel sito paesaggisticamente più indicato) la chiusura di una centrale termoelettrica, dispendiosa in termini energetici e di salute". Una tipica turbina eolica di medie dimensioni ha una potenza di picco di 600 kW (anche se ne esistono fino a 2 MW), e a causa dell'intermittenza del vento produce in un anno una quantita' di energia elettrica pari a quella che sarebbe prodotta da un ipotetico impianto a gas da 200 kW. E' chiaro quindi che per ottenere l'equivalente di energia di una grossa centrale da 1000 MW, occorrono 5000 di queste turbine, un numero di molto superiore a quelle che verranno costruite sulla Tolfa. Si tratta di una fonte di energia molto distribuita sul territorio, ma non per questo di poco interesse (anzi...). La Germania (con ben 8000 MW installati) e la Danimarca (con 2500 MW) sono li' ad indicarci la strada. Penso pero' che occorrerebbe una decisa opera di divulgazione da parte della comunita' scientifica nazionale, sia verso coloro che prendono le decisioni politiche (non sottovalutiamo il fatto che un processo di riconversione verso le fonti rinnovabili produrrebbe posti di lavoro, argomento caro sia alla sinistra che alla destra), sia verso gli ambientalisti "duri e puri" (e penso in particolare al "Comitato Nazionale per la Tutela del Paesaggio" di Ripa di Meana, che sembra miopemente intenzionato ad opporsi sempre e comunque alle turbine eoliche). Mi interesserebbe molto sentire altri pareri sull'argomento, in particolare sull'effettiva abbondanza sul territorio italiano di siti adeguati. Grazie per l'attenzione, cordiali saluti. Emilio Martines CNR, Padova ---------------------------------------------------------------------------- --------------------------------- From: "Alberto Di Fazio" <difazio at oarhp1.rm.astro.it> To: "Mauro Cristaldi" <Mauro.Cristaldi at uniroma1.it> Subject: FW: seminario sul petrolio Date: Thu, 16 May 2002 11:30:34 +0200 X-MSMail-Priority: Normal X-Mailer: Microsoft Outlook IMO, Build 9.0.2416 (9.0.2910.0) Importance: Normal X-MimeOLE: Produced By Microsoft MimeOLE V5.00.2314.1300 X-MIMETrack: Itemize by SMTP Server on mail1/Uniroma1/it(Release 5.0.8 |June 18, 2001) at 16/05/2002 11.33.23, Serialize by POP3 Server on mail1/Uniroma1/it(Release 5.0.8 |June 18, 2001) at 17/05/2002 09.14.36, Serialize complete at 17/05/2002 09.14.36 Caro Mauro, ecco un seminario che faro' con piacere. Pero' l'orario e' sbagliato: e' alle 1800, il 28 maggio. Il titolo effettivo sara': "La crisi energetica e le altre crisi ambientali globali. La lotta per il possesso delle risorse e per il dominio. Il rischio di guerra." Ciao Alberto ___________________________________ Dr. Alberto Di Fazio senior scientist National Institute of Astrophysics Astronomical Observatory of Rome Viale del Parco Mellini 84 I-00136 Roma Italy ph: +39-06-35347056/35452147/35452656 fx: +39-06-35347802 member of the IGBP/CNR Italian National Committee Italian Focal Point for the GAIM core project observer scientist at the COP to the UNFCCC ___________________________________ -----Original Message----- From: bruna felici [mailto:felici_b at casaccia.enea.it] Sent: Friday, May 10, 2002 2:16 PM To: Alberto Di Fazio Subject: RE: seminario sul petrolio Caro Alberto, ti allego il programma provvisorio del ciclo di seminari di cui abbiamo parlato. Gli utenti dovrebbero essere principalmente attivisti del movimento per la pace. L'obiettivo è infatti dare strumenti conoscitivi a chi opera contro la guerra e in solidarietà con le popolazioni del medio oriente. Per quanto riguarda il tuo seminario riterremmo importante soprattutto dare gli elementi utili a sostenere le origni petrolifere dei conflitti in corso (palestina, iraq, ma anche balcani e afganistan, ecc). Gli altri relatori hanno tutti già confermato. I titoli delle conferenze sono provvisori come pure le qualifiche dei relatori (suggerisci pure con più precisione i tuoi). La conferenza, (se non hai nulla in contrario) verrebbe registrata in modo da poterla riproporre con la proiezione del video in altre città. Ti chiederemmo infine di indicare una bibliografia da suggerire ai partecipanti cui vorremmo dare una breve dispensa fotocopiata (20/30 pagine). Ti ringrazio nuovamente della disponibilità e resto in attesa di una tua conferma definitiva bruna "Guerra infinita" in Medio Oriente Ciclo di seminari per conoscere e opporsi alla guerra Convento S.Ambrogio - Via S.Ambrogio n.4 - Roma ore 17.30 PROGRAMMA PROVVISORIO Martedì 28 maggio Il petrolio (Crisi energetica e pericoli di guerra) Alberto Di Fazio - Osservatorio Astronomico di Roma e Global Dynamics Institute Mercoledì 5 giugno Il diritto (La guerra nel diritto internazionale - Illegittimità di "Enduring Freedom") Domenco Gallo - giurista Mercoledì 12 giugno o giovedì 13 giugno La storia (La questione palestinese e irachena nel quadro storico mediorientale) prof. Vincenzo Strika - Istituto Orientale di Napoli Mercoledì 19 giugno o giovedì 20 giugno La strategia dell'impero (Gli avvenimenti in Medio Oriente alla luce dei documenti ufficiali statunitensi) Manlio Dinucci (Esperto di questioni internazionali) ---------------------------------------------------------------------------- -------------------------------- Date: Wed, 27 Feb 2002 19:33:36 +0100 Subject: [diritti globali] Un eolico all'italiana? UN EOLICO ALL'ITALIANA? di Mauro Cristaldi Carissimi, è da qualche giorno che intendo relazionarvi sulle deduzioni che ho tratto dal convegno "Compatibilità ambientale delle fonti rinnovabili. Il caso dell'eolico" tenutosi giovedì 21 scorso a Roma, come già comunicato a suo tempo; oggi mi decido, non perché non abbia altro da fare, ma perché ritengo che sia compito storico di un naturalista dare indicazioni su prospettive future, che altri - più spesso in senso peggiorativo piuttosto che migliorativo (e non soltanto per le casualità della legge di Murphy)- porteranno avanti in seguito. Nonostante il convegno si sia tenuto in area universitaria (Fac. di Sociologia de "La Sapienza"), spiccava il fatto che l'ambiente non fosse affatto accademico, ma circoscritto agli addetti ai lavori: il mondo imprenditoriale in primis, secondariamente i politicanti locali, infine i funzionari ministeriali e delle ass. ambientaliste. Facevano eccezione tra i relatori gli ingegneri De Pratti & Naso del Dip. di Meccanica e Aeronautica de "La Sapienza" e Villacci dell'Univ. del Sannio. L'affluenza è stata notevole per tutto il giorno (intorno ad un massimo di 300 presenze). Chi fosse interessato agli argomenti, ai riassunti e agli atti del convegno può mettersi in contatto con la ISES (International Solar Energy Society) Italia: <info at isesitalia.it> e col sito: <http://www.isesitalia.it>. Delle tre holding attive in Italia dall'inizio degli anni '90 nel settore eolico (Italian Vento Power Corporation s.r.l., Enel Green Power, Edison Energie Speciali), quella che mi è mostrata più preoccupata a garantire la prevenzione dell'impatto ambientale si è stata sicuramente l'ultima (ha messo a punto un regolamento, ha conseguito una certificazione integrata ambiente e sicurezza e si prepara a fornire una dichiarazione ambientale), in quanto, mentre la prima (probabilmente la più pionieristica) si è polemicamente dichiarata interessata a subire di meno quei controlli essenzialmente di carattere burocratico che finora hanno impedito l'iter dell'eolico in Italia ed ha dato invece particolare attenzione agli aspetti percettivi degli impianti eolici ("la Bellezza è negli occhi di chi guarda"), la seconda si è mostrata più attenta al mercato internazionale che agli aspetti di tutela ambientale (identificati con le normative in vigore) avendo essa anche prodotto un mini-generatore MiniWind E-20 quasi pronto per entrare nel commercio (appena l'Enel stesso non bloccherà i vincoli pregressi dell'allaccio dei singoli alla rete). Per potervi aggiornare direttamente sulle tecnologie vi informo che sono state programmate a Berlino una mostra dal 2 al 6 luglio 2002 e a Milano una fiera per la "settimana del sole" dal 27 al 38 giugno 2002. Ho avuto l'impressione nel complesso che la situazione nostrana (attualmente poco: 697 impianti con circa 1500 addetti complessivi) tenderà a favorire una gestione tutta "italiana" di questo tipo di energia, attraverso l'istituzione di "tavoli comuni" di discussione, che alla fine non favoriranno certo la ricerca, ma si tratterà con parole gettate anch'esse "al vento" e gestite dal politicante di turno. Per l'intanto in questi anni in Italia la produzione industriale delle nuove filiere dell'eolico si è ridotta al polo industriale di Taranto (Italian Wind Technology con cica 1000 addetti per 400 macchine prodotte all'anno), che ha la licenza di produzione dei migliori impianti finora in commercio (i danesi "Vestas"), mentre il resto delle attività è limitata alla progettazione ed alla posa in opera; probabilmente proprio per questo l'interesse di mercato si concentra sulla compatibilità ambientale. Si è detto che il settore attualmente rischia la cassa integrazione in Italia, per cause legate ai vincoli territoriali che rallentano la posa in opera degli impianti. Le aziende leader sono invece ormai ben radicate in Germania, in Danimarca e recentemente in Spagna, che sono anche i paesi europei dove la produzione eolica è effettivamente (Germania, leader mondiale) e/o potenzialmente maggiore. Da qui, per inciso, si deduce che l'attività dei "Grunen" in Germania è stata capace sì di gestire la riconversione energetica e produttiva in patria, ma con lo scotto di riversare sui paesi satelliti il costo politico e ambientale dell'operazione. Le industrie inquinanti "sovietiche" nei paesi dell'Est mi risultano infatti ormai gestite soprattutto da capitale tedesco, per non parlare degli interessi intercorsi nella disgregazione della Federazione Jugoslava gestita fin dagli esordi con l'appoggio alla secessione slovena, che, a sua volta, ha costituito le premesse per la disgregazione bellica di tutta la Jugoslavia e il dilagare in questi anni dell'"economia" (spesso mafiosa) del marco in tutti i Balcani. I convenuti e gli stessi delegati di Legambiente e WWF presenti sembravano convinti che le prospettive dell'eolico, la fonte energetica più promettente anche all'interno delle stesse energie rinnovabili, fossero nel tempo capaci di creare potenzialità notevoli di concorrenzialità con le stesse energie non rinnovabili ora in voga (combustibili fossili e nucleare, che dimostrano ormai tutto il loro enorme impatto in termini di sprechi di risorse ambientali e produttive, in crisi climatiche ed energetiche, in guerre). Nessuno in tal sede però ha saputo mettere in risalto abbastanza le potenzialità dell'uso dell'energia eolica come fattore di pace e di potenziale indipendenza energetica per i paesi del Terzo Mondo; nessuno ha rilevato tantomeno quanto le corrette indicazioni sull'eolico possano rivelarsi importanti per ONG che puntino alla gestione decentrata dell'energia, senz'altro il miglior investimento verso il risparmio energetico e la tutela ambientale e anche la migliore difesa contro obiettivi di guerra concentrati e contro la crescente militarizzazione del territorio. E' inoltre mancato - ma non ci si poteva aspettare altrimenti da degli imprenditori, anche "illuminati", ma forse nemmeno da Legambiente! - un cenno alle necessarie attenzioni sull'ambiente di fabbrica nelle industrie metalmeccaniche che questo tipo di impianti vanno a produrre (e.g.: attenzioni sulle filiere dei metalli e delle vernici utilizzate). D'altra parte l'attenzione alla ricerche finalizzate alla valutazione dell'impatto dell'eolico, anche confinate al solo settore ambientale, si limitano per ora ad un rapporto eseguito dall'ENEA (Div. Fonti Rinnovabili) nel 2000 intitolato "Energia eolica, aspetti tecnici, ambientali e socio-economici", alle lodevoli intenzioni espresse della Edison ed alla ricerca bibliografica eseguita dal biologo G. Conte e coll. della Legambiente presentata al convegno stesso. Conte ha fatto rilevare la scarna produzione scientifica di base e di monitoraggio nei confronti dell'impatto su Uccelli migratori e stanziali (6-8 lavori) e nessuno sui Pipistrelli, mammiferi volatori crepuscolari e notturni, di cui si parla negli ambienti scientifici dell'ecologia come di importanti bioindicatori e marcatori di equilibrio ecosistemico, ma su cui i fondi di ricerca fanno solo ridere, se confrontati ai finanziamenti a perdere gettati in questi anni nella ricerca aereospaziale, nella fusione nucleare ed in varie altre attività di contorno prive di prospettive (se non quelle di far prosperare alla lunga le industrie belliche, elettroniche, petrolchimiche e nucleari). Si continuerà quindi ad operare per "sentito dire" o su "evidenze scientifiche" riportate da altri paesi e da situazioni paesaggistiche e territoriali sicuramente differenti dall'eterogeneo e peculiare territorio italiano (non parliamo poi sull'attuazione dei necessari monitoraggi ambientali!). Probabilmentee una risposta sulle "buone intenzioni" della CE rispetto all'eolico le vedremo quando constateremo chi ha ottenuto finanziamenti nel programma "Energetica", e allora rideremo e/o piangeremo! Certo i messaggi preoccupati che arrivano sulla iniqua divisione delle risorse non rinnovabili a livello mondiale, poche speranze danno ad un'Europa fortemente agganciata al carro imperiale statunitense: in pratica, solo energia nucleare! (cfr. recenti messaggi intercorsi nella rete controG8 riportati di seguito, per i quali ringrazio). Mentre in prospettiva sembra sicuramente controllabile e corregibile l'impatto dell'eolico sull'ambiente (interramento dei cavi contro l'elettrosmog, attenuazione del rumore, visibilità "creativa" per prevenire l'impatto di uccelli e di aerei, innestabilità in aree anche sottoposte a tutela meglio di tralicci antenne e cavi elettrici, scarso ingombro territoriale, possibilità di valutazioni preventive per la limitazione di impatto, potenzialità di monitoraggio ambientale, potenzialità di produzione mini decentrata, agevole manutenzione nell'arco di un ventennio di durata, ecc.), mi sono astenuto dall'intervenire alla fine nel poco spazio riservato agli interventi liberi, perché mi scoccia sempre far sapere all'oste quanto il vino non sia sempre buono. Però devo dire che la sporadicità del mondo della ricerca intorno alla più promettente fonte di energia ecocompatibile ed antropocompatibile per il futuro (cfr. Di Fazio in "Contro le nuove guerre", ed ODRADEK, 2000), mi indica purtroppo che l'indotto non tira ancora e tantomeno attira ora. L'idea di Alberto Di Fazio che le energie rinnovabili dovrebbero costituire di per sé un obiettivo politico concreto ed un motivo di investimento, anche economico, sul futuro di tutto il movimento, non dovrebbe essere lasciato solo alla buona volontà delle associazioni ambientaliste o ad un gruppo di imprenditori coraggiosi; il rischio di non farne nulla potrebbe essere elevato una volta che la scelta per le energie non rinnovabili si trovi in una fase di impossibilità di ritorno indietro, allorché la scelta dettata internazionalmente continuerà ancora a dirigersi verso il muro delle energie non rinnovabili, di cui il nucleare di pace e di guerra è parte integrante (Di Fazio, ibidem). Una previsione su basi numeriche - considerati i disastrosi tempi di latenza che hanno volutamente frenato l'eolico nell'ultimo decennio - su quanto potenzialmente tale forma di energia potrebbe offrire alla riduzione dell'effetto serra globale (problema posto dal protocollo di Kyoto), avrebbe già potuto dare concrete indicazioni su quanta energia non rinnovabile dovrebbe da oggi essere posta sotto tutela per un qualche futuro (es.: parchi energetici al posto di aree di guerra), contro lo spreco "texano" in accelerazione crescente con le guerre per l'egemonia sul petrolio. O forse il famelico "uomo occidentale" si dimostrerà ancora una volta incapace, per mancanza di interessi diffusi su fonti energetiche non altamente remunerative, di gestire anche l'eolico e non solo il nucleare? Alla fine resterebbero solo le guerre per il petrolio, fino a che non ci sarà più petrolio. La scelta ormai è obbligata. "L'homme est la nature prenant conscience d'elle-même" Elisée Reclus - L'Homme et la Terre, 1905-08 --------------------- prof. Mauro Cristaldi Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo Università "La Sapienza" Via A. Borelli 50 00161 ROMA Tel.: 06.49918015 Fax:06.4457516 Mauro Cristaldi <Mauro.Cristaldi at uniroma1.it> ---------------------------------------------------------------------------- - [DIRITTI GLOBALI] - FWD: Non ho in questo momento il tempo per approfondire quanto scritto nell'articolo tratto da Tiscali. Faccio solo notare che, come al solito, quando si parla di energia, e di quella di fonte nucleare in particolare, gli articoli non sono mai precisi, ma più o meno velatamente ingannatori. C'è scritto: "Con i suoi 59 reattori nucleari Parigi produce il 76% del fabbisogno nazionale di energia", il che indurrebbe a pensare che in Francia vanno a energia nucleare anche gli orsetti di peluches. Basta aggiungere per correttezza che quel 76 % è di energia "elettrica" e già vediamo che lo scenario cambia. In Europa il nucleare contribuisce alla produzione del 35 % dell'elettricità (La produzione di energia elettrica dal nucleare è pari al 30 % in Germania e al 22 % in Gran Bretagna). L'energia nucleare (438 reattori in tutto, 351.000 MW installati) contribuisce nel mondo a produrre circa il 17 % dell'energia elettrica . Si può rinunciare al nucleare? Per me, sì. Anzi, comunque si deve. Attraverso quali strategie? Al di à dello sviluppo delle fonti rinnovabili, ben più avanti di quanto comunemente si creda e comunque, per rimanere in Italia, altro treno prossimo a transitare senza che siamo stati in grado di prenderlo, una grande fonte di energia è il risparmio energetico. Su questo tema, in cui confluiscono aspetti di ricerca innovativi, possibilità di sviluppi industriali "dolci", sensibilità sociale, comportamenti individuali, non è mai stato aperto un dibattito vero e non sono mai state avviate serie iniziative. Forse, sarebbe il caso di cominciare. Cordiali saluti a tutti Renato Fancello - Genova ----- Original Message ----- From: <matteo.cresti at tiscali.it> To: <sf-GE at yahoogroups.com>; <aderentiretecontrog8 at yahoogroups.com>; <forumsociale-ponge at yahoogroups.com> Sent: Monday, February 25, 2002 1:18 PM Subject: [diritti globali] Nucleare Traggo dal sito di Tiscali e mi chiedo: il movimento ha una posizione chiara sul nucleare? E' meno peggio (perchè è così, a mio avviso, che siamo obbligati a ragionare) un nucleare che dà energia ma coi rischi che conosciamo o i combustibili fossili che ci avvelenano l'aria? Personalmente, quando leggo articoli del genere, c'è sempre una cosa che mi stizzisce: il considerare le energie alternative una pura fantasia fricchettona. Nessuno vuole ammettere che se queste nuove energie sono ad oggi costose e poco redditizie è solo perchè qualcuno ci deve guadagnare e, non potendo brevettare il vento (per quanto ancora?) è più remunerativo avvelenare il mondo... Saluti, Matteo. --------------------------------------------- L'Europa ha fame di energia e la risposta sembra essere il ritorno al nucleare. Il segnale arriva dalla Finlandia, dove non si costruiscono centrali da vent'anni. Pochi giorni fa il governo di Helsinki ha approvato il progetto per un nuovo impianto. L'annuncio che è arrivato poche settimane dopo l'uscita pubblica pro-nucleare di Loyola De Palacio, Commissario europeo all'energia e ai trasporti. "Il nucleare dovrebbe contribuire a rendere indipendente energicamente l'Europa" ha detto. Il fabbisogno energetico del vecchio continente crescerà ogni anno del 2%, da oggi fino al 2020. E il rilancio del nucleare potrebbe essere una soluzione. Ma l'atomo non è solo una fonte di energia. E' anche una fonte di tensione tra gli stati. E l'Europa è il continente con la più alta concentrazione al mondo di centrali. Sul fronte atomico, tre sono le posizioni dei governi all'interno della Ue: gli entusiasti, gli indecisi e i contrari. Nel primo gruppo, quelli per cui "Nuke is good", ci sono Francia e Gran Bretagna. I due sono stati i pionieri dell'energia atomica dal 1945 e hanno incrementato ricerche e costruzione di nuovi impianti dopo lo shock petrolifero del 1973. Con i suoi 59 reattori nucleari Parigi produce il 76% del fabbisogno nazionale di energia. Parte di quest'0energia viene venduta ai paesi vicini. Oltre alla sovraproduzione di energia, la Francia smaltisce nei paesi confinanti come la Germania anche le scorie nucleari. In Gran Bretagna sono più di 30 mila le persone che lavorano nei 35 impianti nucleari del paese. Questi assicurano il 22% dell'energia complessiva di cui Londra ha bisogno. Fino ad ottobre era ancora in funzione il sito di Sellafield , considerata una delle centrali nucleari più vecchie e pericolose d'Europa. Nonostante le spinte interne per diversificare il parco energetico, Francia e Gran Bretagna hanno ancora oggi una posizione di leadership nel settore. I due paesi hanno confermato la costruzione di nuove centrali e sono i soli stati europei che partecipano al consorzio mondiale "Generation IV". Il progetto comprende anche Argentina, Brasile, Canada, Giappone, Sudafrica, Corea del Sud e Stati Uniti e mira a sviluppare nuovi tipi di reattori. Con due obiettivi: energia a basso costo e maggiore sicurezza. La centrale inglese di Sellafield è stata fermata dopo 10 anni di proteste ininterrotte di Irlanda e Norvegia, due stati che appartengono al secondo gruppo: gli stati che si oppongono al nucleare. Tra questi l'Austria, che fin dal 1978 ha messo al bando l'energia atomica, e l'Italia, dove i pochi impianti esistenti sono stati bloccati nel 1987 da un referendum popolare. Tra i paesi incerti, invece, si può includere la Germania. Il governo di Gerard Schroeder ha deciso la chiusura di 19 centrali nel 1999. Lo stesso anno in cui la Svezia ha varato il piano anti-nucleare e ha chiuso la centrale di Barsebaek. Ma i paesi contrari al nucleare si scontrano con la crescita del proprio fabbisogno energetico e con le velleità dell'Unione europea che vorrebbe liberarsi dalla schiavitù del petrolio. Il Belgio ne è l'emblema. Il governo ha annunciato nel 1999 la fine del nucleare ma i reattori forniscono ancora il 60% del fabbisogno nazionale. E la scelta del governo si scontra con l'incapacità di trovare altre fonti di approvvigionamento. Il parlamento discute, il governo va avanti per la sua strada, gli esperti ammoniscono di non rinunciare al nucleare. Come si può sostituire il nucleare? Le energie alternative non sono ancora competitive e non possono soddisfare il fabbisogno di una nazione grande, ad esempio, come la Germania. Un paese, questo, che non potrebbe incrementare il ricorso al carbone senza violare il protocollo di Kyoto del 1997 sulla riduzione dei gas. Volendo tagliare il nucleare, la Germania sarebbe quindi costretta a comprare energia da altri paesi, primo fra tutti la Francia. Ed è proprio per evitare l'importazione dall'estero che i tedeschi partecipano al progetto "EPR", per la creazione di un reattore europeo pressurizzato. Una nuovo tipo di centrale sicura e più produttiva su cui stanno lavorando la tedesca Siemens e la francese Framatome. La Svezia, al contrario, non ha potuto evitare il pericolo di una crisi energetica. Era l'inverno del 2000: una stagione particolarmente rigida in cui il paese era colpito da continui black-out. Stoccolma decise di comprare energia nucleare dalla Danimarca e carbone dalla Polonia. Così l'opinione pubblica svedese ha cominciato a cambiare idea sul nucleare: oggi il 58% della popolazione vorrebbe annullare i risultati del referendum ambientalista che bloccò il programma nucleare. Anche perché la chiusura degli impianti comporterebbe la perdita di numerosi posti di lavoro. L'allargamento dell'Unione europea dovrebbe riequilibrare i giochi di forza tra paesi contrari e paesi a favore del nucleare, che attualmente sono in minoranza. Infatti, l'entrata della Lituania (dove il 74% dell'energia prodotta è atomica) e della Repubblica ceca (che ha sei centrali) farebbe aumentare gli iscritti al partito del reattore. La Commissione europea vuole sviluppare il nucleare e conservare il vantaggio competitivo che l'Europa ha accumulato nei confronti di altre zone del pianeta. Il tutto con un occhio alla liberalizzazione del mercato interno e al rispetto degli accordi internazionali in materia. L'obiettivo: l'indipendenza energetica del vecchio continente. Antoine Varoquié
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