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Scempio ambientale sulla linea di costa di torre d'ayala, nei pressi della subfor: indagine della legambiente
- Subject: Scempio ambientale sulla linea di costa di torre d'ayala, nei pressi della subfor: indagine della legambiente
- From: "quibro" <quibro at libero.it>
- Date: Tue, 26 Feb 2002 09:55:35 +0100
Indagine sulla situazione dei fanghi scaricati presso la Subfor derivanti da escavazione di dragaggio per la costruzione della nuova base navale a Taranto. Angelo Legambiente circolo di Taranto via Sannio,25 tel. e fax 099/7324697 e-mail quibro at libero.it COMUNICATO STAMPA OGGETTO: SCEMPIO AMBIENTALE SULLA LINEA DI COSTA DI TORRE D'AYALA, NEI PRESSI DELLA SUBFOR: INDAGINE DELLA LEGAMBIENTE Di recente e' stato denunciato lo scempio compiuto sul tratto di costa prospiciente la Subfor. Del caso si occupò la Legambiente nella prima metà degli anni '90. Di recente l'associazione ha svolto ulteriori indagini, attraverso cui e' in grado di fornire maggiori dettagli sulla vicenda e di sollevare nel merito della regolarità delle procedure adottate non poche perplessità. LA VICENDA Alla società consortile 'MAR GRANDE S.R.L.' (di cui faceva parte anche la 'Romagnoli", in quegli anni nell'occhio del ciclone di 'MANI PULITE') era stata rilasciata dalla Capitaneria di Porto in data 31/01/1992 autorizzazione per sversare a mare a circa quattro miglia dalla costa, il materiale di dragaggio dei fondali di Chiapparo. Da circa un paio di anni erano stati avviati i lavori di realizzazione della nuova base militare. Contro il provvedimento della Capitaneria di Porto ed il D.M. 7/92 la Legambiente inoltrò ricorso al TAR, rigettato per vizi procedimentali. A loro volta, nel Maggio '92 i pescatori inscenarono una spettacolare manifestazione di protesta bloccando il canale navigabile con un corteo di barche. Lo sversamento a mare dei fanghi avrebbe infatti prodotto danni alla pesca, all'ecosistema marino ed in particolare alle praterie di posidonia nei pressi delle isole Cheradi. Dimostrazioni provenirono anche dai miticoltori. La prolungata sospensione nelle acque dei sedimenti sollevati dai fondali danneggiava la coltivazione dei mitili nella vicina zona Sabbione. In un incontro tenutosi (metà Maggio '92) a Palazzo di Città fu trovato un accordo con i pescatori. Per lo sversamento dei fanghi di risulta veniva individuato un nuovo specchio d'acqua sito ad otto miglia dalla costa. In attesa delle nuove autorizzazioni del caso i lavori di dragaggio furono prima sospesi (Giugno '92) e qualche settimana dopo parzialmente ripresi. I fanghi di risulta vennero provvisoriamente stoccati all'interno della darsena in costruzione nella zona militare di Chiapparo. Successivamente i fanghi di dragaggio vennero utilizzati come materiale di riempimento di un vasto fronte della linea di costa di Torre d'Ayala, nei pressi della Subfor. Si compì uno scempio. Stravolgendo le peculiarità paesaggistiche ed ambientali di quello che costituiva l'ultimo lembo di spiaggia sul Mar Grande non ancora cementificato ricadente all'interno della cintura urbana. Agli inizi degli anni '90 la spiaggia di Torre d'Ayala necessitava senza dubbio di un'opera di bonifica. Per un lungo tratto la scarpata era ricoperta da enormi cumuli di rifiuti. La riqualificazione avrebbe dovuto comportare la loro rimozione ed un massiccio intervento di forestazione, andando a realizzare un corridoio ecologico in collegamento con la pineta sita all'interno dell'adiacente zona militare. Il salto di quota a gradoni avrebbe costituito un elemento di valorizzazione paesaggistica del posto. Si e' invece preferito livellare tutto, trasformando dune e spiaggia in un'anonima piattaforma artificiale. LE PERPLESS1TA' I) LE ANALISI Le autorizzazioni per lo scarico amare furono rilasciate dopo una valutazione rassicurante espressa nel 1990 dal PMP sui campioni di fango prelevati dai fondali di Chiapparo. Sulla completa conformità di dette analisi ai dettami legislativi in vigore furono sollevate da più parti non poche perplessità. Circa la presenza di alcune sostanze ritenute tossiche ai sensi della deliberazione del CITAI (COMITATO INTERNAZIONALE PER LA TUTELA DELLE ACQUE DALL' INQUINAMENTO) del 1980 il referto non appariva del tutto esaustivo. Non solo, ma non si diede molto rilievo alle enormi quantità (nei tre campioni: 45.000 ppm, 38.000 ppm e 43.000 ppm) pur riscontrate nelle analisi come a quelle di ferro (4.000 ppm, 4.800 ppm e 3.000 ppm) ed in misura non trascurabile di mercurio e cadmio. Ossia ad elementi di tossicità tali da far scattare non solo il divieto di scarico a mare in applicazione della già citata deliberazione 26.10.80 del CITAI ma di qualsiasi altro utilizzo dei fanghi. Questi ultimi, in realtà, come all'epoca sosteneva la Legambiente, avrebbero dovuto essere smaltiti in discarica. Per non affrontare i relativi costi (ben 700.000 m3 da smaltire) si è invece propeso per ridurre a discarica un tratto di costa spacciandolo per intervento di riqualificazione 2) L'INIZIO DEI LAVORI DI COLMATURA Dalla documentazione si evince che: a) Il nulla osta per il vincolo idrogeologico è stato rilasciato dall'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste il 26/05/98, a seguito di specifiche richieste del 26/03/98; b) Il parere favorevole della Soprintendenza ai beni A.A.A. è stato espresso il 29/12/97; c) Il Comitato Misto Paritetico per la Puglia ha espresso parere favorevole in data 01/10/97; d) La Commissione Edilizia ha formulato in prima istanza un parere favorevole condizionato in data 01/10/97. Per i lavori di colmatura della costa di Torre d'Ayala sono state quindi attivate le procedure per le autorizzazioni del caso. Ma le ombre sulla vicenda permangono. Dalle indagini svolte dalla Legambiente i lavori di colmatura sarebbero stati avviati già nel '93. all'epoca sarebbe già stato ricavato un rilievo con materiale argilloso, presumibilmente fanghi e per una volumetria di alcune migliaia di m3, che spaccava il fronte della linea di costa. Molte le perplessità verso gli enti interessati alla pratica. Non solo avrebbero permesso lo stravolgimento paesaggistico ed ambientale dell'area di costa ma, se quanto emerso dalle indagini della Legambiente risultasse confermato, avrebbero taciuto o non effettuato i necessari controlli sullo stato di avanzamento dei lavori di colmatura prima del rilascio di pareri ed autorizzazioni. RICHIESTE DELLA LEGAMBIENTE Sui fatti esposti la Legambiente auspica che l'indagine in corso da parte della magistratura fornisca risposte: a) circa la regolarità, sotto l'aspetto amministrativo e penale, delle procedure adottate per scaricare i fanghi di dragaggio dei fondali di Chiapparo prima a mare e successivamente nel tratto di costa della zona di Torre d' Ayala; b) sui livelli di tossicità di suddetti fanghi di dragaggio e gli eventuali danni arrecati all'ambiente costiero; c) per accertare se i cumuli di rifiuti preesistenti nella zona interessata siano stati rimossi o meno prima delle operazioni di colmatura. Taranto 25/02/2002 Per la LEGAMBIENTE Il presidente Leo Corvace
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