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i pirati del mare
- Subject: i pirati del mare
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 05 Jul 2001 12:26:46 +0200
da boiler.it di martedi 3 luglio 2001 I pirati del mare Costruiscono sul litorale, impediscono l'accesso alle spiagge, gettano rifiuti in mare o ripuliscono le stive delle loro petroliere. Inaugurano sempre nuovi porti, oppure vanno a caccia di datteri distruggendo le scogliere. Accendono i loro acquascooter a riva o sversano veleni nei fiumi. I nuovi "pirati" del mare hanno moltissimi volti, legali e illegali, sono intrecciati alla politica o collusi con la malavita organizzata. Ma lo scopo è uno solo: "godere" all'istante, senza investire sul futuro dell'ambiente marino. E così migliaia di chilometri di costa languono sotto l'assalto di vecchi e nuovi inquinatori. Mentre la stagione balneare entra nella sua fase "calda", e in occasione della partenza di Goletta Verde, Legambiente ha preparato un dossier sulle illegalità commesse ai danni del mare italiano. Boiler lo ha letto e sintetizzato. Le bandiere nere di Legambiente elaborazione da “Mare Monstrum 2001”, dossier di Legambiente L’ASSALTO DEI NUOVI “PIRATI” continua senza sosta. I nostri mari e le nostre coste sono sempre più minacciate dall’abusivismo edilizio sulle aree demaniali, dallo sversamento di scarichi civili e industriali non depurati, dalla pesca di frodo e dalle numerose violazioni alla normativa da diporto e al codice della navigazione. Lo dicono i numeri sulle illegalità compiute ai danni del mare, forniti da Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e regionale e Capitanerie di porto ed elaborati da Legambiente: lo scorso anno sono state 22.973 le infrazioni accertate dalle forze dell’ordine, 8.879 le persone denunciate o arrestate e 6.418 i sequestri effettuati. Rispetto ai dati presentati nel Dossier di un anno fa il numero dei reati accertati e dei sequestri compiuti è in aumento (rispettivamente dai 19.324 del 1999 ai 22.973 del 2000 e dai 4.744 del ’99 ai 6.418 dello scorso anno), mentre è in diminuzione il numero delle persone denunciate o arrestate (da 10.159 a 8.879). Le Bandiere nere di Legambiente sono una sorta di “riconoscimento” che l’associazione ambientalista assegna a quei soggetti che si sono caratterizzati per iniziative ai danni del mare e della fascia costiera più in generale. Sono coloro che Legambiente individua come i “nuovi pirati” che, come quelli di salgariana memoria, assaltano le coste, ne depredano le risorse, inquinano i mari o compromettono irrimediabilmente il delicato ecosistema costiero. La fabbrica del cromo. Bandiera nera alla Stoppani di Cogoleto, l’azienda produttrice di cromo che da oltre un secolo continua a inquinare il litorale con cromo, cadmio e altri metalli pesanti. La fabbrica ha inquinato il torrente Larone a causa del dilavamento dei fanghi stoccati nella discarica di Molinetto, le falde sotterranee sono risultate inquinate con valori ben 24 mila volte oltre i limiti di legge e problemi di inquinamento persistente si riscontrano anche sul mare e in atmosfera. Da tempo i Comuni di Cogoleto e Arenzano e il Consiglio Regionale della Liguria si sono espressi per una chiusura della fabbrica. Il porto di Santa Margherita Ligure. Bandiera nera all’Amministrazione comunale di Santa Margherita Ligure (Ge), che ha recentemente proposto la riorganizzazione degli attuali spazi barca attraverso la realizzazione di un porticciolo all’interno della baia del paese per complessivi 450 posti barca con la realizzazione di una diga sottoflutto a ridosso dello storico “Castello Saraceno”. Il Comune si è anche distinto nella battaglia per il restringimento dei confini del Parco di Portofino. Il cemento sul Golfo dei Poeti. Bandiera nera all’Autorità Portuale di La Spezia, che ha proposto la realizzazione di nuove banchine per la movimentazione di containers per un totale di 450 mila metri quadrati di nuovo cemento nel golfo dei Poeti. Il naufragio di Porto Scuso. Bandiera nera all’Ilias Shipping Corporation, la società greca armatrice della Eurobulker IV, la carboniera russa battente bandiera cambogiana e Isole St.Vincent e Grenadine, con a bordo 17 mila tonnellate di carbone, affondata al largo di Portoscuso, nell’arcipelago del Sulcis, un’area naturalisticamente significativa. La nave, sprovvista di carte nautiche della zona, aveva un equipaggio misto e si incagliò l’8 settembre al largo delle coste sarde, affondando un mese dopo e inquinando la zona con cinquanta tonnellate di combustibile e il suo carico di carbone. Il villaggio di Stintino. Bandiera nera al villaggio turistico Bagaglino Country Village di Stintino, una delle più grosse colate di cemento sulle coste sarde, di fronte all’isola dell’Asinara, quantificabile in 322 mila metri cubi, 1400 ville per un totale di settemila posti letto. Si tratta di un complesso turistico parzialmente abusivo che ha letteralmente sconvolto Punta Su Torrione, un’area di straordinario valore naturalistico. La società costruttrice ha da poco dichiarato fallimento. I pirati dei fondali. Bandiera nera ai datterai di Punta Campanella. Si calcola che siano una cinquantina i bracconieri del mare che nell’area marina protetta di Punta Campanella si dedicano al prelievo dei datteri di mare armati di scalpelli o martelli pneumatici. Ogni giorno possono prelevare fino a cinquecento chilogrammi di datteri, desertificando in un anno un tratto di costa di quattro-sei chilometri. Il giro d’affari è stimato in circa quattro miliardi all’anno. Il prelievo di datteri nel nostro paese è vietato sin dal 1988, più recentemente sono state messe al bando anche la commercializzazione e l’importazione. Il depuratore fantasma. Bandiera nera all’Assemblea e al Consiglio d’Amministrazione dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) 2 - Napoli - Caserta. È l’organismo che avrebbe dovuto affrontare la gestione dell’intero ciclo delle acque, compresa la depurazione degli scarichi, nelle due provincie con le coste più inquinate d’Italia. A quattro anni di distanza dal suo insediamento l’organismo non è mai entrato in funzione, non ha mai individuato gli organismi che avrebbero dovuto affrontare e gestire i diversi piani e, di conseguenza, l’intero ciclo delle acque (la realizzazione di acquedotti, fognature, depuratori, la gestione degli alvei dei torrenti, ecc.). L’assalto sulla costa degli Dei. Bandiera nera al villaggio L’Olivara a Parghelia, un complesso turistico che sorge lungo la Costa degli Dei, a pochi chilometri da Tropea, che ha recentemente avviato i lavori di ampliamento del villaggio con conseguente sbancamento della collina che si affaccia sul mare. Un’ulteriore colata di cemento su uno dei tratti di costa più suggestivi del litorale calabrese. La lottizzazione della Torre delle Ciavole. Bandiera nera alla Giunta comunale di Piraino (Me), che sta consentendo la realizzazione di una megalottizzazione su una collina di fronte alla Torre delle Ciavole, sulla base di un vecchio Piano Regolatore. Oltre 47 mila metri cubi di alberghi e residence che andranno a stravolgere un’area paesaggisticamente rilevante. Per restare in tema di nuovi “pirati”, a realizzare il progetto ci penserà la società “Saracen Group”. Il mattone selvaggio di Capo Calavà. Bandiera nera al Consiglio Comunale di Gioiosa Marea (Me) che, con una maggioranza risicata, ha approvato la lottizzazione di “Pantarei”: trentamila metri cubi nei pressi della Rocca di Capo Calavà ponendo le basi per la distruzione di uno splendido paesaggio costiero sul fianco di un ripido pendio sulla costa settentrionale della Sicilia. E anche in questo caso l’approvazione dell’intervento avviene sulla base di un vecchio Piano regolatore, riesumato per l’incapacità del Consiglio Comunale di portare a compimento la sua revisione. La sanatoria all’abusivismo costiero. Bandiera nera al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, on. Nicola Cristaldi, e al vincitore delle elezioni regionali 2001, Totò Cuffaro. Per la volontà e la tenacia manifestata nei reiterati tentativi di porre in discussione all’ordine del giorno parlamentare una legge di sanatoria per gli abusi edilizi compiuti lungo le coste della Sicilia. La distilleria dei veleni. Bandiera nera alla signora Antonina Bertolino, titolare dell’omonima distilleria di Partinico (Pa). Pur essendo stata condannata con sentenza confermata in Cassazione per inquinamento del fiume Nocella, con conseguente inquinamento del golfo di Castellammare, sta tentando di aprire un’attività industriale con le stesse caratteristiche a Campobello di Mazara, nei pressi delle Cave di Tusa, in prossimità di un sito di rilevanza naturalistica e archeologica internazionale. I parcheggiatori di Porto Cesareo. Bandiera nera ai parcheggiatori abusivi sulle dune di Porto Cesareo. Comune simbolo dell’abusivismo edilizio selvaggio, con ben 15 mila abitazioni abusive costruite nel giro di dieci anni, Porto Cesareo sta conoscendo da tempo la pratica di quanti delimitano porzioni di territorio da destinare a parcheggio abusivo sulla fascia retrodunale. Dai parcheggi si passa spesso alla realizzazione di locali o, è un caso documentato, di un vero e proprio maneggio, spesso sulla fascia demaniale. Il tutto di fronte a una delle sedici aree marine protette nazionali del nostro Paese. I “pirati” del tacco. Siamo nell’estremo lembo orientale del Salento, Comune di Gagliano del Capo, ma gli interventi in questo caso sono parcellizzati ed eseguiti da diversi soggetti. Locali notturni, ristoranti, privati hanno realizzato una serie di interventi inglobando antichi trulli, strutture in pietra a secco e, in un caso, addirittura un sito paleontologico e archeologico di riconosciuta importanza come la Grotta delle Prazziche, ridotta ad una tavernetta con tanto di faretti sulla volta. Abusi edilizi anche a Punta Meliso, il capo di Santa Maria di Leuca, dove una società privata sta realizzando un complesso abitativo con piscine scavate nella roccia, strade d’accesso al mare e parcheggi. Il sacco di Torre Miggiano. Bandiera nera alla società S.I.S. srl, titolare dell’intervento di edificazione sulla costa a Torre Miggiano (Comune di Santa Cesarea), in provincia di Lecce. Oltre seimila metri cubi di piscine, ristoranti, locali ricreativi e passeggiate a mare su uno dei tratti più belli della costa salentina, Sito di Interesse Comunitario. Il Colosseo di Acquaviva. Bandiera nera all’Amministrazione Comunale di Diso (Le), che nel corso dell’ultimo anno ha completato l’intervento per la realizzazione di un centro servizi pubblico, in località Acquaviva, significativamente ribattezzato “il Colosseo”, per le dimensioni incongrue e per la lunga serie di archi a giorno che ne caratterizzano il prospetto. Un vero e proprio “ecomostro” realizzato dalla mano pubblica su una delle più importanti e botanicamente interessanti gravine del litorale orientale salentino. Lo scempio di Polignano. Bandiera nera all’Amministrazione Comunale di Polignano a Mare (Ba) che ha recentemente approvato una delibera per “la realizzazione di attrezzature sociali, pubblici esercizi e impianti sportivi” sulla Lama Monachile, lo scorcio più bello di Polignano a Mare, un’area peraltro tutelata dalle norme previste all’interno del Piano Urbanistico Territoriale. Il progetto prevede persino la realizzazione di un ristorante incassato nella roccia. Le dune violate. Bandiera nera alla società “Villa Marina” dell’industriale Giacobazzi, che ha chiesto e ottenuto la concessione per la costruzione di una mega-struttura balneare sulla spiaggia di Marina di Ravenna che, se realizzata, stravolgerebbe l’unico tratto di spiaggia libera sulla quale si sono ancora mantenuti intatti i cordoni dunosi. L’area è tutelata paesaggisticamente e ambientalmente e ricade, in parte, in un Sito di Importanza Comunitaria. Il villaggio sui rifiuti. Bandiera nera al Sindaco e l’Assessore all’Urbanistica di Porto Tolle (Ro). Sono i due esponenti dell’amministrazione comunale che hanno promosso e sostenuto la Variante al Prg che prevede la realizzazione, in località Forti, nel mezzo del Delta del Po, di un villaggio turistico collegato alla spiaggia da un “impianto a fune” e collocato su un terrapieno da realizzarsi con l’impiego di quasi due milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il tutto in un’area che la normativa in vigore definisce “inedificabile”. Una Milano da depurare. Bandiera nera al Sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Da oltre quattro anni alla guida del capoluogo lombardo e da un anno Commissario straordinario per i problemi della depurazione della città, ma di depurare i reflui di Milano ancora non se ne parla. È l’esempio più clamoroso in Europa di una metropoli che non depura le sue acque, ma purtroppo non è l’unico caso italiano. Per l’apertura di due dei tre cantieri per la costruzione dell’impianto si è dovuto aspettare l’aprile del 2001, ma nel frattempo la magistratura ne ha già bloccato uno. E intanto gli scarichi di Milano finiscono tal quali nel Lambro, confluiscono nel Po e sfociano in Adriatico.
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