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un futuro da scegliere
- Subject: un futuro da scegliere
- From: "AlessandroGimona"<agimona at libero.it>
- Date: Tue, 3 Jul 2001 15:55:16 +0200
Un futuro da scegliere Nella storia delle civilta' umane vi sono spesso rapidi cambiamenti che avvengono in tempi relativamente brevi, governati da eventi il cui senso puo' essere ricostruito solo con il senno di poi. Anche se e' difficile esserne certi, molti pensano che ci troviamo davanti ad uno di questi punti di discontinuita'. Molte risorse naturali si stanno esaurendo,il clima sta cambiando, con consequenze, gli scienziati avvertono, potenzialmente disastrose e i maggiori ecosistemi del pianeta, come le foreste tropicali e le tundre artiche, potrebbero essere ridotti ad una caricatura di se stessi in pochi decenni. Infine, l'integrazione rapida dei mercati a livello globale rischia di stritolare intere comunita' e forse nazioni. Per governare i cambiamenti,anziche' subirli, e' fondamentale avere una visione a lungo termine di dove si voglia (e non si voglia) andare. Cio' e' piu' importante e certamente ha un primato logico, rispetto ai dettagli del come arrivarvi. Tale visione del futuro, dipende a sua volta dalla concezione del mondo del presente. Schematizzando molto, (le questioni sono ovviamente piu' complesse) quelli che si potrebbero definire 'libero-tecno-ottimisti' pensano che questo sia gia' uno dei migliori mondi possibili e che le cose, in qualche modo, si aggiusteranno grazie al mercato e allo sviluppo tecnologico. L'esaurimento delle risorse verra' risolto da nuove tecnologie e l' aumento di ricchezza, dovuto alla liberalizzazione del commercio globale - sotto l' egida dal WTO - 'percolera'' verso il basso aumentando il tenore di vita di tutti. Per costoro, i problemi ambientali e sociali sono esagerati o facilmente risolvibili. La crisi energetica si risolvera' con l'energia nucleare, la fame con le biotecnologie, nuove risorse sostituiranno quelle precedenti, molte specie verrano preservate sotto forma di embrioni congelati, si trovera' il modo di promuovere artificialmente la speciazione ..e cosi' via. Viste tali premesse, lo scenario peggiore per i libero-tecno-ottimisti sarebbe avere un governo, o un' alleanza di governi, che 'ideologicamente' strangolino la liberta' di impresa e di commercio, nonche' lo spirito innovativo degli individui, impedendo la generazione di ricchezza futura. Quelli che si potrebbero chiamare 'eco-pessimisti' hanno una visione molto meno rosea. Per questi lo scenario peggiore e' un' amplificazione dei problemi che gia' osserevano nel presente. La liberta' di impresa sconfinera' sempre piu' spesso in abusi perpetrati ai danni dell' ambiente e dei cittadini/consumatori ,per perseguire il fine sociale di potenti organizzazioni internazionali governate da executives la cui responsabilita' e' diretta verso gli azionisti e non verso la societa. ' Anziche' migliorare le condizioni dei piu', l'economia globale impoverira' i settori piu' deboli delle societa' sviluppate e di quelle in via di sviluppo. Inoltre, essa accelerera' l'estrazione delle risorse naturali e questo, insieme ai cambiamenti climatici dovuti alle crescenti emissioni, entro il prossimo secolo provochera' il collasso dei principali ecosistemi e della biodiversita' planetaria a vantaggio di pochi. Perdita di risorse idriche, desertificazioni, aumento delle malattie, estinzioni di massa, guerre per le risorse e carestie in numerosi regioni del pianeta ,saranno effetti collaterali di questi processi. Da cio' potrebbero derivare violenti scossoni per l'economia globale. Le soluzioni dei tecno-ottimisti, poi, potrebbero essere peggiori dei mali: l'adozione di energia nucleare su vasta scala per contenere emissioni di gas serra portera' frequenti incidenti nucleari (con contaminazione diffusa e ripercussioni globali sull'incidenza di tumori) in paesi che non sono in grado di governare una tecnologia intrinsecamente non sicura. L'uso delle biotecnologie brevettate condurra' alla riduzione della biodiversita' agricola e alla caduta del germopalsma del pianeta in mano a poche corporations che per questo diventerbbero sempre piu' potenti. Quale delle due visioni e' corretta'? Il sospetto che gli eco-pessimisti siano in realta' piuttosto realisti e' legittimo. Dai rapporti di organismi come World Resources Institute, UNEP, IPCC, World Watch Institute, si evince che lo scenario 'pessimista' e' per lo meno possibile e certamente piu' probabile di quello ottimista. Che fare, dunque? Prima di fare proposte e' necessaria una considerazione di base. E' interessante notare che quando si scommette su due opzioni, la posta in gioco, cioe' quel che succede sia in caso in cui sia abbia ragione (vittoria) che in quello in cui si abbia torto (sconfitta), dovrebbe influenzare le decisioni sul come giocare. Mentre il caso migliore di ottimisti (mercato e tecnologia) e pessimisti (vedi piu' sotto per dettagli di questi ultimi) sono entrambi volti a 'migliorare la qualita' della vita', il 'caso peggiore' degli ottimisti sembra molto meno grave del 'caso peggiore 'dei 'pessimisti'. Dato che la probabilita' che quest'ultimo si verifichi non e' molto remota, tutti noi avremmo molto meno da perdere se cercassimo di evitarlo a tutti i costi. E' qui che interviene il ruolo di una visione alternativa per il futuro. Una volta riconosciuta la crisi, e' necessaria l'ampia partecipazione di tutti perche' questa visione prenda corpo. La strada scelta dipende (almeno in teoria) da tutti noi, e le visioni del mondo e 'soluzioni' sono in potenziale conflitto. In questo contesto, e' perfettamente naturale che i cittadini vogliano fare sentire la loro voce ai meeting internazionali in cui si decidono politiche dall'impatto globale. Quando cio' sia fatto con mezzi pacifici, fa parte a pieno titolo del processo democratico. Alcune proposte, ora. La meta e' un mondo piu' giusto e sostenibile. Per avere successo la cura deve esser' radicale, trattando con le cause piuttosto che giocherellando con i sintomi: l'economia globale va ripensata. Cio' non significa che sia necessario distruggere lo spirito di iniziativa o la liberta' di impresa, ma che e' urgente cambiare le regole, cioe' il contesto, in cui queste operano, per riconciliare entambi con l'ambiente e i bisogni della maggioranza degli abitanti della terra. In sostanza, vi sono ottime ragioni per creare un' economia ed una societa' sostenibili, riportando la societa' umana entro il limiti biofisici del pianeta e liberandoci della necessita' (divenuta quasi una schiavitu' ) di consumare di piu' per tenere in piedi il sistema economico. Il nuovo sistema dovrebbe promuovere l'equita' e scoraggiare attivita' non-sostenibili tramite appropriate politiche fiscali applicate globalmente. Bisognerebbe poi raggiungere accordi globali su tariffe ecologiche per rallentare l'uso non sostenibile di risorse ed accordi che subordinino il commercio al rispetto dei diritti umani e dei lavoratori in tutti i paesi. Inoltre si potrebbero introdurre diversi sistemi di contabilita' nazionale che comprendano il capitale naturale, e sostituire il PIL con indici che rispecchino soprattutto la qualita' globale della vita. E' importante anche creare i presupposti per notevoli investimenti in tecnologie energetiche pulite che permettano la rapida sostituzione dei combustibili fossili., riformare radicalmente i trasporti e fare pieno uso di tecnologie come internet per le comunicazioni e il lavoro a distanza. Lo spazio qui e' limitato, ma la direzione, generalmente, e' questa. Arrivarci sara' la sfida di questa e delle prossime due o tre generazioni. Alessandro Gimona PeaceLink Alessandro Gimona agimona at libero.it
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