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ambiente: la terra e' una camera a gas
- Subject: ambiente: la terra e' una camera a gas
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 26 Jun 2001 19:06:36 +0200
dalla stampa di lunedi 18 giugno 2001 Allarme dei geologi di Oxford: miliardi di tonnellate di metano minacciano di accelerare il riscaldamento del globo La Stampa David Keys LE nuove ricerche geologiche e climatiche suggeriscono che il riscaldamento del globo potrebbe accelerare molto più velocemente di quanto si pensi. Gli scienziati hanno individuato quattro fattori chiave che finora non erano stati presi in considerazione nei calcoli effettuati per prevedere la velocità e l'entità dei mutamenti climatici futuri. Di questi nuovi fattori, i primi tre riguardano i meccanismi che potrebbero portare al rilascio nell'atmosfera di miliardi di tonnellate del potentissimo metano a effetto serra, un materiale con una potenza riscaldante 60 volte superiore a quella dell'anidride carbonica (CO2). Le ricerche geologiche e paleontologiche oggi rivelano che 55 milioni di anni fa vi è stato un periodo di caos ecologico e evolutivo provocato dall'emissione nell'atmosfera di ben duemila miliardi di tonnellate di questo gas, a sua volta causata dal riscaldamento del pianeta. Negli ultimi tre anni i geologi dell'Università di Oxford, tramite ricerche effettuate nelle Badlands del Wyoming e su campioni geologici del fondale marino prelevati al largo della Florida e dell'Antartide, hanno raccolto prove che suggeriscono che questo massiccio rilascio di metano sarebbe avvenuto in tre fasi distinte e che la prima rapidissima fase, probabilmente un evento unico, potrebbe essere durata solo pochi decenni o secoli e aver visto il rilascio di circa 800 miliardi di tonnellate di gas! «È la prima volta che la geologia è riuscita ad isolare un singolo evento di emissione di metano in un passato così remoto, e solo adesso possiamo vedere che ruolo abbia svolto nel processo globale di riscaldamento avvenuto in quell'era», ha dichiarato Santo Bains del dipartimento di geologia dell'Università di Oxford, capo della spedizione nelle Badlands. Ora alcuni scienziati iniziano a temere che una serie di massicce emissioni di metano, innescate dal riscaldamento del pianeta generato dall'uomo, possa spingere i sistemi ecologici e l'umanità stessa verso la catastrofe. Una serie prolungata di emissioni di grandi quantità di metano potrebbe far salire le temperature molto rapidamente e in ultima analisi innescare processi di riscaldamento in grado di far sciogliere una buona parte delle calotte polari, alzando quindi il livello complessivo degli oceani di circa 2 metri ogni 100 anni. Innanzi tutto, vi sono enormi quantità di metano intrappolate all'interno e al di sotto del permafrost artico. Man mano che il riscaldamento fa sciogliere le propaggini meridionali di quel sottosuolo fino ad oggi permanentemente gelato, i composti ghiacciati di acqua e gas (idrati di metano) in esso contenuti e il metano in forma gassosa, intrappolato al di sotto, si sprigioneranno nell'atmosfera, facendo alzare ulteriormente la temperatura del pianeta. E non è tutto: con l'innalzamento del livello dei mar i, vaste aree del nord della Siberia e altre zone ora coperte dal permafrost verranno inondate e quindi, relativamente riscaldate. In secondo luogo, sotto i fondali marini delle piattaforme continentali del pianeta, spesso vicino ai delta dei fiumi, si trovano enormi quantità di idrati di metano raccolti nei sedimenti, oltre a metano in forma gassosa. In questo caso non è solo la bassa temperatura che li mantiene stabili, ma anche la pressione esercitata dallo strato di sedimenti geologici e di acqua sovrastante: i principali eventi naturali attraverso cui il metano può liberarsi in modo rapido e massiccio da queste riserve sotterrane e sono gli smottamenti sottomarini, i quali scoprono i sedimenti gassiferi prima sepolti, riducendo la pressione istantaneamente. Un terzo nuovo fattore, ora studiato dai climatologi, è rappresentato dal fatto che il riscaldamento globale potrebbe potenzialmente aumentare le probabilità di franamenti sottomarini. Il riscaldamento globale crea un mondo in prevalenza caldo e umido nel quale si verificano inondazioni erratiche: le portate di molti fiumi probabilmente aumenteranno, così come l'erosione fluviale e la quantità di limo trasportato, per cui i delta dei fiumi saranno soggetti a maggiori pressioni. L'aumento della portata dei fiumi e delle aree acquitrinose incrementerà l'emissione naturale di metano, in questo caso tramite l'espansione delle paludi. Vi è un quarto fattore, non strettamente correlato al metano, fino ad oggi trascurato dai climatologi. Il clima di una delle regioni più importanti, il Bacino Amazzonico, potrebbe inaridirsi, di conseguenza la foresta pluviale inizierebbe a morire, accelerando il riscaldamento globale in due diversi modi: in primo luogo la giungla, seccandosi, diventerebbe più infiammabile; in secondo luogo la distruzione della foresta e la sua sostituzione con la savana ridurrebbe la capacità del nostro pianeta di riassor bire l'anidride carbonica. Biologi brasiliani, sotto la guida di Antonio Nobre, dell'Istituto nazionale per lo studio dell'Amazzonia, hanno scoperto che la giungla amazzonica sta sostanzialmente aumentando la propria biomassa in risposta alle emissioni di CO2 da parte dell'uomo. In altre parole l'Amazzonia sta rallentando l'effetto serra molto di più di quanto la scienza non credesse. Se la giungla dovesse scomparire (come potrebbe accadere tra il 2050 e il 2100), la sua scomparsa avrebbe conseguenze molto più dannose del previsto. Sullo stesso argomento verte anche il lavoro svolto da scienziati britannici, guidati dal climatologo Peter Cox dell'Hadley Centre, il quale mostra una correlazione tra gli eventi causati da El Nino e l'aumento del CO2 nell'atmosfera: la ricerca, ancora inedita, evidenzia che i fenomeni come El Nino, riscaldando le superfici terrestri nelle zone tropicali, incrementano l'attività dei microbi emettitori di CO2 presenti nel suolo, quindi un'intensificazione della frequenza di questi fenomeni sarebbe destinat a ad aumentare il riscaldamento del pianeta. «La nostra esperienza nello sviluppo di modelli computerizzati complessi del sistema climatico globale è compatibile con quanto stiamo imparando riguardo il clima nel lontano passato - dichiara Cox -. Sia i nostri modelli al computer che i reperti climatici del passato suggeriscono che il mutamento climatico indotto dall'uomo potrebbe essere molto più brusco di quanto ipotizzato in passato e di più difficile adattamento». «Le nuove prove riscontrate mostrano chiaramente che il metano ha avuto una funzione fondamentale nel rapidissimo riscaldamento del pianeta avvenuto al termine dell'era glaciale - dice il professore Euan Nisbet, paleo-climatologo del Royal Holloway College di Londra -. Proprio studiando quell'evento potremmo essere in grado di capire l'effetto del futuro riscaldamento globale sull'Artico». Per scoprire che cosa attende la Terra.
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