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ricorso dell'ILVA al TAR, comunicato della UIL
- Subject: ricorso dell'ILVA al TAR, comunicato della UIL
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 30 May 2001 17:04:53 +0200
SEDE REGIONALE DELLA PUGLIA 70122 Bari - Piazza Aldo Moro, 14 tel. 080.5243681-5240392 fax 080.5721414 http://www.uil.it/uilpuglia urpuglia at uil.it data 30 maggio 2001 oggetto Intervento del segretario generale della Uil Puglia, Aldo Pugliese, sul ricorso al Tar dell'Ilva contro l'ordinanza del sindaco Di Bello A chi ha la memoria corta, o finge semplicemente di non ricordare, suggeriamo di ripassare un po' di storia, magari andandosi a rileggere cosa è stato della siderurgia a Taranto negli ultimi 40 anni. Dal '60 in poi, quando l'allora Italsider avviò la produzione dei tubi, lo stabilimento di Taranto come entità separata da tutto il resto che la società aveva in Italia. Sotto il profilo finanziario non è mai stata un'azienda colabrodo, né mai ha sperperato denaro pubblico. Tanto che nel '94, ultimo anno in cui faceva parte delle partecipazioni statali, il bilancio registrò un utile netto di 565 miliardi. Questi sono dati inconfutabili, fatti concreti e non balle. Poi il 15 marzo del '95 è stato fatto il regalo della privatizzazione dello stabilimento siderurgico più grande d'Europa. E ci risparmiamo volentieri la lista dei regali successivi fatti alla stessa azienda fino ai nostri giorni, perché non basterebbe una pagina di giornale per elencarli. Regali sostanziosi e certamente graditi, sotto forma di copiosi finanziamenti pubblici. Ma nell'Ilva pubblica gli impianti venivano puntualmente rifatti al termine di ogni campagna. Se così fosse ancora, le cockerie 3, 4, 5 e 6 sarebbero già state smantellate e ricostruite. Nell'Ilva "moderna", invece, nulla accade. Il ricorso al Tar e addirittura al Capo dello Stato presentato dai vertici del siderurgico contro l'ordinanza del sindaco Di Bello non ci meraviglia, tanto che l'avevamo dato per scontato. Anche se l'inquinamento a Taranto nel frattempo è aumentato, come peraltro gli stessi rilevamenti dell'Ilva hanno paradossalmente dimostrato. Insomma, i poveri tarantini devono attendersi un'estate calda e più inquinata rispetto a quella dell'anno scorso perché temiamo che il Tar accolga anche questo ricorso. Cerchiamo ora di immaginare la strategia dei vertici Ilva: prendere tempo in modo da arrivare a trasferire a Taranto la produzione di Genova-Cornigliano, portando da otto a dieci milioni la produzione annua di acciaio. Nel frattempo si smontano le batterie di Cornigliano per poi montarle a Taranto. Questo non è frutto della nostra fantasia ma è quanto riportato dalla stampa nostrana e ligure. Da parte nostra, del resto, non abbiamo mai creduto che la richiesta di tre mesi di tempo per reperire sul mercato i pezzi che consentano di riamodernare gli impianti servisse realmente a questo scopo. La cultura dello sfasciacarrozze cioè di ricorrere all'usato e ricorrente e diffusa. Lo testimonia anche purtroppo la morte di un operaio che stava smontando il motore di un altoforno fuori uso. Anche De Gregorio lo ha ricordato nella sua ultima conferenza stampa. Altro che impianti ecologici ed ultramoderni. Il vero obiettivo dell'Ilva, insomma, resta quello di aumentare del 25% la produzione di acciaio a Taranto, peraltro senza offrire alla città e alla sua gente contropartite degne di tale nome in termini di sicurezza e salvaguardia ambientale. Ci appelliamo per questo ancora una volta al Comune di Taranto e alle altre istituzioni locali perché pronuncino forte quel "no" che finora non è stato mai pronunciato. Anche l'incremento occupazionale letto correttamente, pur prendendo per buono quanto dice l'azienda si evince che se sono stati assunti 7.300 lavoratori di cui 4.800 giovani, chi sono gli altri 2.500 lavoratori? E' presto detto, nel conto delle uscite l'Ilva non mette tutte le attività di appalto assorbite e che ora fa in proprio. Tanto per intenderci l'ICROT, la Sidermontaggi, la Siet la Gescon 90, ecc., ecc., ecc., ecc.. Se si fa questo calcolo scopriremo che la forza lavoro dell'ILVA è già diminuita dei 2.500 lavoratori dichiarati più tutti gli altri che sono davvero tanti. Infine vogliamo ricordare che la chiusura delle batterie 3, 4, 5, 6 non provocherebbero nessun contraccolpo sui lavoratori diretti o d'appalto perché gia sono in funzione le batterie: 7, 8, 9, 10, 11, 12. Tanto per intenderci la cokeria è già pronta per l'aumento di produzione di 2 milioni di tonnellate d'acciaio. Il Segretario generale (Aldo Pugliese) PS - se vuoi collegarti a PeaceLink clicca qui: http://www.peacelink.it -------------------------------------------------------------------------- - Non trovi l'indirizzo o il telefono di un'associazione? Consulta il PeaceLink database http://db.peacelink.it Il PeaceLink database e' ora anche sul wap! "Wappa" su http://db.peacelink.it/wap - Vuoi informarti sul rischio nucleare in mare? 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