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Chicco Testa di cazzo
- Subject: Chicco Testa di cazzo
- From: "F A B I O C C H I::" <fabiocchi at infinito.it>
- Date: Wed, 11 Apr 2001 14:06:29 +0200
«Elettrosmog, Verdi troppo arroganti» Testa: «Veronesi ha ragione. Non c'è un legame certo fra antenne e cancro» ROMA - Parlare di elettrosmog con Chicco Testa è come agitare un drappo rosso davanti a un toro. Provocando però una reazione esattamente contraria a quella che ci si potrebbe attendere da chi, come lui, è stato un esponente di spicco del movimento ambientalista. «Ormai siamo alla psicosi - dice il presidente dell'Enel -. Basta che nelle vicinanze di una casa ci sia un impianto elettrico e nasce un comitato locale. Per non parlare delle conseguenze giudiziarie. Noi abbiamo decine di indagini aperte in tutta Italia. A proposito, comunico che mi è arrivato dalla Sicilia un nuovo avviso di garanzia, e stavolta sono in buona compagnia: c'è anche il presidente della Rai Giuseppe Zaccaria e quello di Telecom Italia Roberto Colaninno». Quindi il ministro della Sanità Umberto Veronesi, quando dice che il problema dell'inquinamento elettromagnetico «non è una priorità», ha ragione? «Da vendere. Per prima cosa non capisco, visto che lo accusano anche di questo, che interessi possa avere in questa vicenda. Come non ha alcun interesse l'Enel, che semmai, dalla legge sull'elettrosmog, avrebbe tutto da guadagnare». Possibile? «La legge ci dà dieci anni di tempo per risanare gli impianti, per giunta scaricando responsabilità su complicate procedure regionali. Infine, l'autorità e la legge hanno chiarito che i costi del risanamento li pagheranno gli utenti. Quale azienda si lamenterebbe di avere cinquantamila miliardi da spendere nei prossimi dieci anni, a queste condizioni?». Perché è d'accordo con Veronesi? «Innanzitutto perché i principali studi in materia, come quelli del Congresso Usa, dell'Agenzia americana per la protezione dell'ambiente e dell'Organizzazione mondiale della sanità, organismo che solitamente drammatizza il problema, affermano chiaramente che non c'è evidenza scientifica che i campi elettromagnetici provochino il cancro. Bisogna dirlo». Ma non può sorgere il sospetto che questi organismi, a voler pensare bene, abbiano quantomeno sottovalutato il problema? «Allora lo hanno fatto anche quasi tutti i governi del mondo, visto che gli unici Paesi ad avere una legge che limita i campi elettromagnetici sono Italia, Germania e Svizzera. E in questi ultimi due Paesi, ben più tollerante di quella italiana. L'Ue ha fatto uno studio che si è concluso nel 1999 che raccomanda una soglia di 100 microtesla, mica di 0,5-0,2 come vorrebbe il ministero dell'Ambiente. Ma c'è anche un altro motivo per cui ha ragione Veronesi. Dire che anche il sospetto che una vita umana possa essere attaccata dai campi elettromagnetici autorizza a prendere tutte le misure giuridiche ed economiche necessarie, non è morale. Perché allora non vietiamo le auto, visto che ogni anno solo per gli incidenti muoiono 7-8 mila persone? Oppure non bandiamo il fumo, che, sì, è dimostrato, provoca il cancro? O non proibiamo l'alcol?». Forse la ragione è semplicemente che alcuni interessi pesano di più. «Non lo so, ma non ho visto un solo deputato verde appoggiare la proposta di legge di Veronesi sul fumo passivo, proposta che va contro la lobby del tabacco». Ce l'ha con i Verdi? «Non ce l'ho con nessun partito. Trovo tuttavia intollerabile l'arroganza di alcuni esponenti Verdi che puntano a screditare immediatemente chiunque esprime opinioni diverse. In Parlamento è stata persino organizzata, da qualche esponente verde, una raccolta di firme su di me, traditore del movimento ambientalista. Questo è uno dei vizi peggiori della tradizione dei partiti della terza internazionale. È l'atteggiamento per il quale solo io detengo la verità e decido io chi può parlare di ambiente e chi è il traditore. Difatti si chiedono le dimissioni di Veronesi». Perché, lei si considera ancora un ambientalista? «Eccome, e non con le chiacchiere. Lo sa che siamo gli unici in Italia che stanno rispettando il protocollo di Kyoto? Lo sa che in cinque anni l'Enel ha ridotto del 34% le emissioni di anidride solforosa, del 53% quelle di ossidi di azoto, del 64% quelle delle polveri e del 7% quelle di CO2». Però è contro la fissazione di limiti particolarmente rigidi sull'elettrosmog. «Dal dopoguerra a oggi i consumi di elettricità sono raddoppiati alcune volte. Se l'elettromagnetismo fosse veramente responsabile del cancro, sarebbe stata una strage. Ma sarebbero tutti dei pazzi, in Usa, Canada, Giappone... In Giappone non c'è una linea interrata, non esiste alcuna prevenzione. Eppure i giapponesi sono la popolazione più longeva del mondo. Per giunta non si considera che andando avanti con questo sviluppo tecnologico l'elettromagnetismo è destinato a crescere, non a diminuire. E se dovessimo affrontare il problema con i limiti che vorrebbe imporre il ministero dell'Ambiente, dovremmo cambiare da cima a fondo la nostra vita. A cominciare dalle cose più piccole». Non esagera? «Niente affatto. Non potremmo tenere la radiosveglia sul comodino, visto che emette 5 microtesla, 20 volte più del consentito. Non parliamo dell'asciugacapelli, da 6 a 2 mila microtesla. O di una lampada alogena, 12 microtesla. Stiamo innescando una bomba nucleare». Nel caso in cui emanassero il famoso decreto attuativo della legge. «Che non credo porterà la firma di Veronesi». Ma perché il governo italiano è così ostinato? «Non lo so. Ma trovo che la politica ambientale oggi sia troppo guidata dall'emotività. È mai possibile che un Paese industriale come l'Italia debba subire l'umiliazione politica, tecnologica e sociale di dover risolvere il problema di un po' di monnezza, perché di questo si tratta, caricandola sui treni per portarla in Germania? I nostri rifiuti vanno in Germania per essere bruciati nei termocombustori tedeschi che producono energia. E paghiamo pure. Se non è il fallimento della politica ambientale italiana, mi dica cos'è». Visto che è presidente dell'Enel da cinque anni, non li poteva fare lei i termocombustori? «Abbiamo cercato di farli, ma ci è stato impedito in tutti i modi». Perché? «Perché sostengono che sono inquinanti. Meglio le discariche e la lotta di mafia e camorra. Bassolino per aver detto che voleva fare qualche termocombustore, ha avuto un attacco frontale dal ministro delle Risorse agricole Alfonso Pecoraro Scanio. E il risultato è questo: l'Italia è invasa dalle discariche. Complimenti». Complimenti che a questo punto vanno girati, sembra di capire, al governo di centrosinistra. «Potrei dire che c'è in Italia qualche problema generale di cultura politica. Detto questo, Edo Ronchi è stato certamente un buon ministro dell'Ambiente. Il problema è che nemmeno lui è riuscito ad avere il consenso dei Verdi. Ronchi ha fatto una legge sui rifiuti che prevede il cosiddetto Cdr, combustibile da rifiuti. Sa quante volte mi ha chiesto di sperimentarlo nelle centrali dell'Enel? Ebbene, non ci siamo mai riusciti per le opposizioni locali. I Verdi hanno un solo problema: una enorme difficoltà ad assumersi responsabilità di governo dal centro alla periferia». Non sembra che i problemi dell'Enel nel centrosinistra siano soltanto con i Verdi. Il diessino Valerio Calzolaio dice che l'Enel gonfia le cifre degli investimenti necessari a risanare la rete. «Il classico atteggiamento di chi tira il sasso e nasconde la mano. Prima ha sostenuto che era una legge rivoluzionaria. Adesso spaventato dai conti, fa marcia indietro. Ma i conti, eccoli. L'Enel li stima fra 41 e 56 mila miliardi, l'Enea 42.400 miliardi, e persino l'Agenzia per la protezione dell'Ambiente, che ha fatto uno studio su incarico del ministero, prevede una spesa di 37.300 miliardi. E guarda caso quest'ultimo studio è stato letteralmente sequestrato». Per quale motivo? «Perché quando l'Anpa ha fatto stime paragonabili alle nostre hanno preferito farlo sparire. Altro che politiche liberali. E mi risulta che i responsabili dell'Anpa siano stati pure aspramente rimproverati. Segno di una evidente mancanza di razionalità». Mancanza di razionalità? «Proprio quella. Affrontare con razionalità questo genere di problemi sarà sempre più importante. Se ci faremmo sopraffare dai fondamentalismi ambientalista e cattolico rischieremo di restare tagliati fuori dalle nuove possibilità offerte dalla scienza e dalle innovazioni tecnologiche. E pagheremo un prezzo altissimo. Metteremo pure al bando la bioingegneria, poi magari andremo a comprare alla farmacia del Vaticano le medicine prodotte dagli americani grazie proprio all'ingegneria genetica».
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