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sostenibilita': le regioni alla sfida verde
- Subject: sostenibilita': le regioni alla sfida verde
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 07 Apr 2001 11:35:23 +0200
dal sole24ore.com di lunedi 2 aprile 2001 Le Regioni alla sfida verde La classifica sulla sostenibilità ambientale delle Regioni italiane elaborata dal sole-24 Ore e Ambiente Italia: Trentino in testa, Sicilia in coda di Giovanni Volpi A guardare solo la prima e l’ultima posizione della classifica sulla sostenibilità ambientale delle regioni italiane, elaborata dal Sole-24 Ore e Ambiente Italia, si potrebbe pensare che sia sempre la solita storia: Trentino Alto Adige in testa e Sicilia in coda, quindi ottimi risultati al Nord e Sud in difficoltà. Ma non bisogna farsi ingannare. Non è così, e scorrendo la classifica le sorprese sono davvero tante. Si sfata per prima cosa un altro luogo comune, e cioè che nelle aree ricche si consumano maggiori risorse e quindi c’è più inquinamento, mentre nelle regioni più povere, dove ci sono minori consumi, si fanno meno danni all’ambiente. In secondo luogo, lo scenario è più positivo di quanto le diverse emergenze sul territorio potrebbero far pensare: fatto 100 il risultato migliore, il Trentino Alto Adige, totalizza 79 punti mentre la Sicilia è a quota 53. E tra i due estremi, più vicini del previsto, emergono altri risultati inaspettati: regioni industriali per antonomasia, come Piemonte e Lombardia, sono rispettivamente al terzo e al quinto posto per eco-sostenibilità; altre aree a forte impatto produttivo, come il Veneto, o che hanno un forte ruolo industriale nel Mezzogiorno, come la Puglia, sono invece nelle ultime posizioni; regioni ritenute storicamente innovative nella tutela dell’ambiente, come Emilia Romagna e Toscana, gravitano a metà classifica senza infamia e senza lode; e sta peggio chi ormai vive soprattutto di turismo, ma sul territorio ha anche raffinerie, impianti siderurgici, petrolchimici e termoelettrici, come nel caso di Liguria e Sardegna. Il livello di emissioni in atmosfera di biossido di zolfo (SO2), per esempio, penalizza proprio le regioni con grandi poli industriali ed energetici probabilmente ancora poco aggiornati dal punto di vista ambientale. Un dato che ha un peso indiscutibile sulla coda della classifica. Basti pensare che secondo l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (Anpa) la Sicilia emette annualmente il 26% del totale nazionale di SO2. E che sommando le emissioni dell’isola a quelle di Puglia (10%) e Veneto (16%), si arriva al 52 per cento. Nella gestione dei rifiuti urbani e della depurazione degli scarichi dei capoluoghi di provincia è possibile vedere una parte della capacità di risposta pubblica. E non sempre i due settori vanno di pari passo: se nel primo caso, ad esempio, la Lombardia emerge come la regione più virtuosa del Paese (con solo 171 kg pro capite annui smaltiti in discarica), per la depurazione è invece la peggiore d’Italia, perché sconta la totale assenza di trattamento degli scarichi civili di Milano (anche la Toscana sarebbe in una posizione complessivamente migliore se Firenze avesse un depuratore). L’indice di eco-sostenibilità Sole-24 Ore/Ambiente Italia abbatte così i più banali stereotipi dell’ecologismo ed è il risultato di una scelta innovativa degli indicatori che fotografano il peso delle attività umane dal punto di vista ambientale, la cosiddetta antropizzazione del territorio. Per la prima volta indici classici di pressione (le emissioni di anidride carbonica, di ossidi di azoto e di SO2; il numero di auto circolanti; il carico agro-zootecnico di azoto e fosforo) si mescolano con la capacità di risposta attuata sul territorio in senso tradizionale (intensità nell’utilizzo delle risorse energetiche, rifiuti, depurazione, territorio protetto) e in senso innovativo (agricoltura biologica, imprese certificate Iso 14000, abusivismo edilizio, gestione dell’ambiente urbano). Come si può vedere dalla classifica manca la Valle d’Aosta. «La sua assenza - afferma Duccio Bianchi, direttore di Ambiente Italia - si spiega con il fatto che questa regione ha valori completamente anomali, dovuti soprattutto alle dimensioni molto ridotte e alla fortissima percentuale di territorio alpino. Il suo inserimento avrebbe falsato molti risultati, impedendo di apprezzare le differenze tra le altre regioni del Paese».
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