[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
economia ambientale:dare un valore alle foreste
- Subject: economia ambientale:dare un valore alle foreste
- From: Andrea Agostini <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 06 Apr 2001 18:14:53 +0200
da nature aprile 2001 Ambiente Dare un prezzo agli alberi di Henry Gee Qual è il valore economico di un tratto di foresta pluviale tropicale? La risposta dipende dall’interrogato, e anche da chi pone la domanda. Per quanti si preoccupano di temi globali come il cambiamento del clima, le foreste pluviali tropicali fungono da preziosi serbatoi di biodiversità oltre che da importanti elementi nel ciclo globale del carbonio. Nel 1997 Robert Costanza e i suoi colleghi dell’University of Maryland hanno stabilito un valore di 1660 dollari a ettaro annui per i “servizi ecologici” garantiti dalle foreste pluviali – escludendo qualunque provento possa derivare dal raccolto nelle foreste per ricavarne cibo o materie prime. Ma è proprio la fornitura di questi elementi, cibo e materie prime, che conta per la maggior parte degli abitanti della foresta. Ora Ricardo Godoy e i suoi colleghi della Brandeis University, Waltham, Massachusetts, hanno dimostrato che i residenti locali non ricavano più di circa 24 dollari annui ad ettaro dal consumo e dalla vendita dei prodotti della foresta. Chiaramente, i residenti traggono un beneficio materiale soltanto da una piccola parte del valore del loro ambiente, così come tale valore è percepito dagli scienziati occidentali. Si potrebbe addirittura ipotizzare che il valore della foresta pluviale aumenta in proporzione alla sua distanza da chi ne effettua la valutazione. Ciò spiegherebbe perché le popolazioni indigene potrebbero essere tentate di eliminare la foresta per utilizzarla diversamente, suggeriscono Godoy e i suoi colleghi. «A meno che le popolazioni rurali non vengano pagate in base al valore non-locale delle foreste pluviali», dichiarano a Nature i ricercatori, «sarà molto facile persuaderle alla deforestazione». Il rapporto di Costanza ha scatenato un lungo dibattito, al cuore del quale stava un semplice interrogativo: come si fa a mettere il cartellino del prezzo a una cosa che non ha prezzo? Lo stesso problema, per quanto a un livello più prosaico e pratico, devono affrontare quanti cercano di comprendere l’economia quotidiana della vita nella foresta, dove consumatori e produttori, allevatori e produttori di foraggio, sono spesso le medesime persone; e dove il baratto può far parte della vita quotidiana nella stessa misura dello scambio monetario. A peggiorare le cose, vi sono pochissime casse di supermercati, nella foresta, e ancor meno registrazioni di transazioni con carte di credito. Il gruppo di Godoy ha svolto un’accurata ricerca in due villaggi Tawahka, una tribù indigena residente nella zona rurale dell’Honduras. In un periodo di oltre due anni e mezzo, i ricercatori hanno monitorato l’ingresso e l’uscita dei beni in alcune famiglie selezionate, registrando il loro valore secondo il mercato locale. Essenzialmente, si è trattato di controllare i conti della spesa degli abitanti del villaggio, per l’acquisto di pesce, selvaggina, piante selvatiche, raccolto di prodotti della foresta a crescita spontanea, legna da ardere e legname da costruzione. Hanno documentato anche la vendita di beni derivati dai prodotti della foresta, come canoe o legna da ardere, ma hanno ignorato gli animali domestici, i minerali, le merci industriali, il raccolto coltivato e l’acqua. La massa di statistiche generata è di immenso valore per i ricercatori economici e sociali, ma una cosa emerge con evidenza. Il valore combinato del consumo e della vendita dei beni prodotti dalla foresta variava dai 17,79 ai 23,72 dollari annui per ettaro, di gran lunga inferiore alle stime precedenti, che andavano dai 50 agli oltre 1000 dollari. Perché tanto poco? I ricercatori ammettono che l’esclusione dell’acqua come bene di consumo potrebbe portare a una sottostima del valore della foresta: «l’acqua è forse il bene o servizio più importante fornito da molte aree forestali». In secondo luogo, i prezzi del mercato tendono ad essere molto più bassi nelle aree rurali rispetto a quelle urbane. Ciò nondimeno, è nettissimo il contrasto tra questi risultati – dall’economia grezza a livello locale – e il rapporto di Costanza sulla valutazione monetaria del valore ecologico della foresta pluviale. Se entrambe le valutazioni si devono ritenere valide, allora il beneficio tratto dalle popolazioni locali corrisponde soltanto a una minima frazione del valore netto di una foresta. Ciò non sorprende, dal momento che il valore ecologico di una foresta deriva dalla decisione di lasciarla esattamente come sta. In altre parole, nessuno dovrebbe ricavare alcun beneficio monetario diretto dalla sua esistenza. Tuttavia, molte regioni forestali importanti dal punto di vista ecologico sono di proprietà o ricadono sotto l’amministrazione di persone che vi abitano. Dato che queste persone dovrebbero presumibilmente avere il diritto di usare della loro terra nel modo che ritengono migliore, non sarebbe giusto proporre di compensarli in un modo che sia adeguato al valore che noi occidentali attribuiamo alle foreste pluviali?
- Next by Date: [nobiotech-it] UNEP: globalizzazione distrugge le diversita'
- Next by thread: [nobiotech-it] UNEP: globalizzazione distrugge le diversita'
- Indice: