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il giornale di Riva attacca PeaceLink, il portavoce tarantino dei Verdi difende Riva
- Subject: il giornale di Riva attacca PeaceLink, il portavoce tarantino dei Verdi difende Riva
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Thu, 22 Mar 2001 11:15:38 +0100
Mondo Libero, il giornale filo-Riva, ha attaccato PeaceLink nel numero di febbraio per le "inopportune" iniziative e le foto pubblicate sul sito relative ai fumi cancerogeni dell'ILVA (1). Nel numero precedente aveva parlato bene di PeaceLink (prima di documentarci sulla cokeria ci occupavamo di rischio nucleare). Nel numero di marzo Mondo Libero ha attaccato la mia classe 1F e il loro insegnante (io) per i temi degli studenti sugli operai della cokeria deceduti per tumore, temi pubblicati sul Corriere del Giorno di Taranto. L'articolo parla di "sovrumana stupidita' di certi individui preposti alla docenza". Nella pagina accanto c'era un articolo a favore di Riva scritto al portavoce dei Verdi di Taranto, Walter Scotti. Tra le varie frasi: "Oggi si fa ricadere su Riva la responsabilita' di aver contribuito a far aumentare le neoplasie polmonari; non solo, ma tutte le disgrazie sono da attribuire all'azienda privata. Mi sembra strano che il gruppo Riva non sia ancora ritenuto l'unico respondabile del buco nell'ozono!"
Che tristezza. Alessandro --------(1) Il Procuratore della Repubblica di Taranto ha potuto vederle in un incontro tenuto all'ITIS Righi di Taranto e si e' detto turbato da quelle immagini pubblicate su www.taras.it
Per migliore documentazione riporto un articolo sulla cokeria. --- DOCUMENTAZIONE --- Tremendo sospetto sui veleni della Cokeria di Michele Tursi (Corriere del Giorno 15/2/2001)Il più giovane aveva 43 anni. Il più "anziano" 55. Entrambi erano addetti alle batterie 1/6 della Cokeria Ilva. Il primo è morto nel '90, l'altro ad aprile del '98. Identica la causa: neoplasia polmonare. Ed è la stessa per altre 21 persone, decedute nello stesso arco di tempo e per altre sei ammalatesi di cancro. Tutte erano o sono ancora in servizio alla Cokeria e dieci di loro operavano sulle batterie 1/6. E' questa la sconcertante sequenza di morti registrata nel reparto oggetto dell'ordinanza del sindaco Di Bello e prima ancora della relazione del Pmp (presidio multizonale di prevenzione) che il 18 novembre scorso aveva evidenziato le gravi carenze dell'impianto, suggerendone la fermata. Un reparto in cui idrocarburi policiclici aromatici e benzo-a-pirene vengono immessi in atmosfera in grosse quantità come hanno dimostrato diverse indagini effettuate nel reparto, non ultima quella del collegio peritale incaricato dal gip del tribunale di Taranto, nell'ambito dell'inchiesta a carico dell'Ilva e di altre industrie del territorio. I numeri, seppur preoccupanti (frutto di un lavoro dell'esecutivo di fabbrica Uilm), non rendono perfettamente l'idea di quanto drammatica sia la situazione all'interno del reparto. Nella Cokeria complessivamente operano 370 unità. In percentuale, quindi, tra il '90 ed il '98 si è ammalato di tumore quasi l'8% del personale. La percentuale dei morti si aggira, invece, intorno al 6%. Un dato statistico impressionate se messo in relazione a quanto scritto dalcoordinatore del Pmp di Taranto nell'ormai famosa relazione del 18 novembre in cui si evidenziava «il permanere di situazioni operative deficitarie, da ricollegarsi sostanzialmente a carenze strutturali legate alla vetustà dei forni delle batterie 3/6, nonchè alla mancanza di un impianto di aspirazione e depolverazione delle emissioni diffuse nella fase di sfornamento coke». Purtroppo, i morti in Cokeria non sono una novità. In uno studio del 1987, ripreso nel '95 dai chimici Roberto Giua e Maria Spartera, i dati epidemiologici riferiti ai lavoratori dei forni a coke negli anni '53/'70 per le categorie maggiormente esposte, sono drammatici. Tra 78 addetti con una esposizione tra i 5 ed i 9 anni, si sono verificati 9 decessi. Con un periodo compreso tra i 10 ed i 14 anni e 43 addetti, i morti sono stati 8. Stesso numero di "vittime" tra i 29 operatori rimasti in cokeria tra i 15 ed i 17 anni. Giua e Spartera rilevano ancora che «il fattore determinante di una maggiore esposizione sembra essere il lavoro in zona vicina ai punti di emissione di fumi, in particolare sul piano di carica. Gli addetti che operano lateralmente ai forni (sfornatrice, guida, carro) o con esposizione discontinua (inversionisti), mostrano valori di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quelli che si trovano sopra l'impianto». Nella loro ricerca i due chimici hanno considerato soltanto gli Ipa e tra questi, in particolare, il Benzo-a-pirene, cui viene attribuito il 70% del potere cancerogeno di tutti gli Ipa. I valori più alti (tra 10 e 100 microgrammi per m³) è stato rilevato tra gli addetti ai coperchi, alle caricatrici ed ai bariletti; quelli più bassi (tra 1 e 10 microgrammi per m³) in tutte le altre mansioni. Va ricordato, a tal proposito, che la legge attuale per il Benzo-a-pirene negli ambienti di vita, prevede un valore per l'obiettivo di qualità di 1 microgrammo per m³.
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