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Discorsi nell'arca - maggio 2000
- Subject: Discorsi nell'arca - maggio 2000
- From: bruno at aleph.it
- Date: Sun, 14 May 2000 11:58:55 +0200
Sommario - Ribellarsi è naturale - Iniziative sulla biodiversità - Biodiversità e monoculture di Vandana Shiva RIBELLARSI E’ NATURALE "TeBio", (24 - 26 maggio 2000, Genova, Fiera Internazionale) 1° Mostra Convegno Internazionale sulle Biotecnologie si propone come "occasione per informarsi sulle biotecnologie" mentre ci sono anni di silenzio sulle sperimentazioni di piante geneticamente modificate e sul fatto che già da tempo consumiamo alimenti che le contengono senza possibilità di saperlo. Per non parlare delle manipolazioni genetiche su animali, e delle aberranti prospettive che sottendono: xenotrapianti, creazione di ibridi mostruosi... Oggi ci parlano di biotecnologie perché le multinazionali sono pronte a lanciare il tutto su vasta scalai loro prodotti. TeBio è un momento di pubblicità, mascherata da convegno scientifico. La logica del profitto rischia di prevalere definitivamente sul diritto alla salute e all'informazione. E’ per questo che sono state organizzate proteste e, in particolare, la manifestazione del 25 maggio h. 9 in p. Verdi (davanti Staz. Brignole) Genova 19 maggio alle ore 19 presso il Circolo Arci Mascherona, Sal Mascherona 16 r GENOVA tel 0102462966 mascherona at yahoo.it Seminario informativo: "Biotecnologie: istruzioni per un abuso. OGM e Sud del mondo: dalla violenza delle merci al Commercio equo". Intervengono: Stefania Pizzimenti (Biologa Univ. Torino) Antonio Bruno (Forum Rosso-Verde) Mauro Rossi (Bottega Solidale) Forum Rosso-Verde e circolo Mascherona aderiscono a mobilitebio, il coordinamento nazionale contro le manipolazioni genetiche, www.tebio.org Sabato 20 maggio 2000 “BIODIVERSITA’ E GLOBALIZZAZIONE NEL RAPPORTO NORD-SUD DEL MONDO” TEATRO DELLA TOSSE ( S. Agostino ), Sala “Trionfo” , p Negri 4 Genova Ore 9,30 - 13 Modera: Miriam Giovenzana rivista Altraeconomia Relatori : Vandana Shiva Research Foundation of Science and Technology - New Delhi, Gianni Tamino Univ. Padova; Giorgio Cingolani Economista agrario, Gianluca Felicetti LAV, Jean Marie Pelt Ist. Eur. di Ecologia – Fondaz. Eur. per l’uomo, la natura, la vita Ore 15 - 19 TAVOLA ROTONDA Modera: Anna Rizzo giornalista “CARTA”, Gianfranco Bologna WWF, Luciana Castellina O.N.G. Europee, Roberto Della Seta LEGAMBIENTE, Fabrizia Ferraris Pratesi Com. Scientifico Antivivisezionista, Andrea Gallo Comunità di S. Benedetto,Gino Girolomoni Ass. Mediterranea Agricoltori Biologici, Maurizio Maggiani Scrittore, Emilio Molinari Forum Alternative, Comitato Naturale per l’acqua, Giannozzo Pucci ASCI Biodiversità e monocolture della mente di Vandana Shiva L’associazione armoniosa con la terra che ha caratterizzato le millenarie pratiche agricole delle donne viene oggi minacciata dall’attuale modello agricolo militare-industriale. La maggior parte del pianeta, per la maggior parte della sua storia, ha soddisfatto i propri bisogni alimentari grazie a una agricoltura centrata sulle donne. In questo tipo di agricoltura le conoscenze vengono condivise; le altre specie e le piante non vengono considerate "proprietà", ma parenti; la sostenibilità si basa sul rinnovo della fertilità della terra e sulla rigenerazione della biodiversità e delle specie. In questo contesto non c’è posto per monocolture basate sull’ingegneria genetica e sul monopolio dei semi del diritto internazionale alla proprietà (IPR, international property right). Le pratiche agricole dominanti mostrano crescenti caratteri di mascolinizzazione, appropriandosi di risorse e diritti delle donne relativi all’agricoltura di sussistenza e presentandosi come le sole alternative per sfamare il mondo. In realtà le nuove biotecnologie creano insicurezza alimentare e morte per fame, sprecano risorse con monocolture, mantenute utilizzando intensi incentivi. Monocolture e monopoli simboleggiano una mascolinizzazione dell’agricoltura. La mentalità di guerra alla base dell’agricoltura militare-industriale è evidente nei nomi assegnati agli erbicidi che distruggono le basi economiche per la sopravvivenza delle donne più povere nelle aree rurali del Terzo Mondo. Gli erbicidi prodotti dalle imprese Monsanto sono battezzati "Farla finita", "Machete" ecc. Un’altra ditta, l’American Home Products chiama i suoi erbicidi "Pentagono", "Squadrone", "Vendetta" ecc. Questo è linguaggio di guerra. La sostenibilità si basa sulla pace con la terra. L’applicazione più diffusa dell’ingegneria genetica in agricoltura è la resistenza agli erbicidi, cioè la coltivazione di specie resistenti agli erbicidi. Un esempio sono i prodotti Monsanto chiamati "Round Up Ready Soya and Cotton". Quando vengono introdotti ne isistemi agricoli del Terzo Mondo favoriscono l’aumento dei prodotti chimici e quindi un maggior numero di problemi ambientali. Inoltre distruggono la biodiversità che rappresenta la base per il sostentamento delle donne in ambito rurale. Ciò che per Monsanto sono erbacce, per le donne del Terzo Mondo sono cibo, foraggio e medicine. Per millenni le donne hanno mantenuto la continuità dei semi nonostante guerre, inondazioni e carestie. La mascolinizzazione della biodiversità ha portato ad utilizzare tecnologie violente che impediscono ai semi di germinare in tempo di raccolti. Si tratta di una tecnologia descritta come "Terminator technology". La germinazione a termine è un mezzo per accumulare capacità e capitali e per espandere i mercati. Mentre i mercati crescono per Monsanto, si riduce l’abbondanza della natura e quella a disposizione degli agricoltori. Quando seminiamo preghiamo: "Possa questo seme essere eterno". Viceversa, Monsanto e il Dipartimento per l’agricoltura del governo degli Stati Uniti ripetono "Che questo seme sia a termine in modo che i nostri profitti e il monopolio siano eterni". La violenza intrinseca ai metodi e alle metafore utilizzate dal business agricolo e dalle imprese di biotecnologia è violenza contro la biodiversità della natura e contro l’esperienza e la produttività delle donne. C’è una violenza intrinseca alla distruzione della diversità attraverso le monocolture e alla distruzione della libertà conservando e scambiando semi attraverso i monopoli IPR. E’ una violenza contraria alle diverse vie nonviolente delle donne di conoscere la natura e garantire la sicurezza alimentare. La diversità di sistemi di conoscenze e di produzione è la strada da seguire per far sì che le donne del Terzo Mondo continuino ad avere un ruolo centrale come conoscitrici, produttrici e approvvigionatrici di alimenti. Uno dei miti più errati propagati dai protagonisti della rivoluzione verde è l’affermazione che l’alta varietà di prodotti (HYV, High Yield Varieties) abbia ridotto il numero di ettari a per la produzione agricola, preservando milioni di ettari di biodiversità. L’esperienza dell’India ci insegna che invece di destinare più terre alla conservazione, i sistemi di coltivazione industriale distruggono la diversità e aumentano lo sfruttamento della terra. Ciò avviene perché ogni ettaro di monocoltura produce un solo prodotto e le altre colture devono venire coltivate altrove. Inoltre, la riduzione delle coltivazioni industriali fa aumentare anche le risorse utilizzate dal bestiame. L’allevamento di tipo industriale consuma 3 volte più biomassa di quello ecologico e richiede 3 volte più ettari di terra per produrre mangimi per animali. Infatti l’Europa utilizza nel 3 Mondo una quantità di terra pari a 7 volte il proprio territorio per produrre mangimi per l’allevamento di animali. Solo per produrre foraggio (compreso quello per l’esportazione), i Paesi Bassi si sono appropriati di una superficie di circa 100.000 – 140.000 Km quadrati di terra coltivabile, in buona parte in paesi del Terzo Mondo come India e Thailandia. Questo dato corrisponde a una superficie pari a 6-7 volte il totale di terre destinate all’agricoltura nell’intero paese. La combinazione di coltivazioni e allevamenti industriali aumenta del 400% l’uso della terra, mentre incrementa solo del 20% il frumento e il latte. Le risorse in eccesso utilizzate dai sistemi industriali, sia per la rivoluzione verde o le nuove biotecnologie, potrebbero essere utilizzate per sfamare la gente: lo spreco di risorse determina fame. L’ingegneria genetica e i monopoli IPR depredano le donne del Terzo Mondo della loro creatività, della capacità di innovazione e di prendere decisioni in agricoltura. Tutto il mondo ne soffrirà. Le contadine del Terzo Mondo costituiscono la base della sicurezza alimentare e garantiscono la sicurezza alimentare insieme con le altre specie. (traduzione di Alessio Surian, articolo tratto dal n. 26 del mensile Terra Viva, Inter Press Service, Roma, e Centro Nord-Sud del consiglio d’Europa, Lisbona Terra.Viva at mail.Eunet.pt) Vandana Shiva, indiana, dirige la Fondazione per la scienza, la tecnologia e l’ecologia. E’ fra i membri del Third World Network, TWN rete internazionale specializzata in sviluppo e relazioni Nord-Sud con sede a Penang, Malesia twn at igc.apc.org. Il TWN pubblica il bollettino in inglese e spagnolo "Third World Resurgence" sulle questioni dello sviluppo e la rivista "Third World Economics". Due scritti di Vandana Shiva per il TWN sono stati inclusi fra c dei suoi saggi raccolti e tradotti in italiano da Bollati Boringhieri nel 1995 "Monocolture della mente – Biodiversità, biotecnologia e agricoltura ‘scientifica’", da cui sono tratti anche i 2 schemi qui riportati. Vandana Shiva ha un’esperienza diretta della resistenza delle contadine alle monocolture a partire dalla partecipazione al movimento Chipko che nel Garhwa (Himalaya) si è opposto in modo nonviolento alla monocoltura del pino. Nei suoi scritti mostra come la cosiddetta rivoluzione verde "era volutamente destinato all’introduzione della monocoltura e alla distruzione della ‘diversità’. Voleva realizzare il controllo centralizzato dell’agricoltura e impedire la possibilità di decisioni decentrate in materia di scelte sui raccolti agricoli. L’uniformità e la centralizzazione sono alla base della vulnerabilità e della rottura ecologica e sociale". Per Vandana Shiva queste pratiche riflettono una ecocolonizzazione occidentale del Terzo Mondo, a livello culturale ed economico, rilevando come siano i sistemi occidentali di conoscenza a non conoscere alternative. Inoltre, rileva Vandana Shiva "la dicotomia locale/universale è mal posta se applicata alle tradizioni indigene e occidentali del sapere, perché il sapere occidentale è una tradizione locale che si è diffusa nel mondo con la colonizzazione intellettuale. L’universale si diffonde come sistema aperto. Il locale globalizzato si diffonde invece con la violenza e l’inganno Il primo livello di violenza che si riversa sui saperi locali è quello di non riconoscerli come tali". Vandana Shiva denuncia 7 caratteristiche negative per la sopravvivenza del pianeta: 1."è profondamente imbevuto di economicismo, e pertanto è insensibile ai bisogni umani. Il 90% di questo sapere potrebbe andare distrutto. Al contrario, dato che larga parte di questa conoscenza è fonte di rischio e minaccia per la vita umana (Bhopal, Chernobyl, Sandoz), la sua fine migliorerebbe le possibilità di benessere umano; 2.le implicazioni politiche del sapere dominante non garantiscono né l’eguaglianza né la giustizia. Esso rompe la coesione delle comunità locali e divide le società tra quelle che hanno accesso al sapere e al potere, e quelle che non ce l'hanno; 3.essendo frammentato e destinato all’obsolescenza, il sapere separa la saggezza dal sapere e ne fa a meno; 4.è un sapere intrinsecamente colonizzante e mistificatorio, e nasconde la colonizzazione sotto la mistificazione; 5.rifugge dalla concretezza, svalutando i saperi concreti e locali; 6.impedisce la partecipazione a una pluralità di soggetti; 7. trascura moltissimi percorsi per conoscere la natura e l’universo: è una “monocoltura della mente". Due organizzazioni ambientaliste, Biothai e Pesticide Action Network-Asia&pacific denunciano che la Monsanto ("Inpact" - Associazione innovativa per i cambiamenti tecnologici in agricoltura - nel nord est della Tailandia) spinge i contadini ad utilizzare pesticidi e tecnologie Monsanto,proponendo programmi di formazione che incoraggiano tecnologie per il livellamento dei terreni, dissodamento, raccolta, battitura, uso dei trattori, di erbicidi, di sementi prodotti con le biotecnologie. Il progetto sviluppa la coltivazione del riso e crea il mercato in Thailandia per i pesticidi e per le sementi ibride o geneticamente modificate Monsanto, che è responsabile della massiccia introduzione nel Terzo Mondo di sementi geneticamente modificate da abbinare al suo erbicida "Round Up", nonché della tecnologia "Terminator" con cui rende sterili i semi che vende ai contadini,obbligandoli a ricomprarli dopo ogni ciclo di semina e raccolto. Antonio Bruno Vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova Altro Polo - Sinistra verde 0339 3442011 bruno at aleph.it
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