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Fwd:Il pomodoro della discordia
- Subject: Fwd:Il pomodoro della discordia
- From: "Alessandro Gimona" <agimona at hotmail.com>
- Date: Wed, 08 Mar 2000 09:40:41 GMT
From: csoa il molino <molino at cybernet.ch> To: caravan99 at ecn.org, nobiotech-it at egroups.com Subject: [nobiotech-it] Il pomodoro della discordia Date: Wed, 08 Mar 2000 00:33:30 +0100 MIME-Version: 1.0Received: from [207.138.41.150] by hotmail.com (3.2) with ESMTP id MHotMailBA8EDA80007AD82197D2CF8A29963E9E100; Tue Mar 07 15:53:59 2000 Received: from [10.1.2.20] by mv.egroups.com with NNFMP; 07 Mar 2000 23:31:19 -0000Received: (listserv 315); by q6; 07 Mar 2000 23:31:17 -0000 Received: (qmail 4846 invoked from network); 7 Mar 2000 23:30:52 -0000Received: from www.cybernet.ch (HELO cybernet.ch) (194.209.20.2) by mx3.egroups.com with SMTP; 7 Mar 2000 23:30:52 -0000 Received: from cybernet.ch [194.209.20.38] by cybernet.ch with ESMTP (SMTPD32-5.05 EVAL) id A22712B0066; Wed, 08 Mar 2000 00:35:03 +0100From nobiotech-it-return-15-agimona Tue Mar 07 15:56:46 2000X-eGroups-Return: nobiotech-it-return-15-agimona=hotmail.com at returns.egroups.comDelivered-To: listsaver-egroups-nobiotech-it at egroups.com Message-ID: <38C591CA.D6BF9104 at cybernet.ch> X-Mailer: Mozilla 4.5 [en] (Win95; I) X-Accept-Language: it,en Mailing-List: contact nobiotech-it-owner at virgilio.egroups.com X-Mailing-List: nobiotech-it at virgilio.egroups.com Precedence: bulkList-Help: <http://virgilio.egroups.com/group/nobiotech-it/info.html>, <mailto:nobiotech-it-help at virgilio.egroups.com>List-Unsubscribe: <mailto:nobiotech-it-unsubscribe at virgilio.egroups.com> List-Archive: <http://virgilio.egroups.com/group/nobiotech-it/> qotidiano "Il Manifesto" settembre 1999 UN'AZIONE ANTITRUST ISPIRATA DA JEREMY RIFKIN STA PER COLPIRE LE GRANDI COMPAGNIE DI PIANTE E ALIMENTI MODIFICATI GENETICAMENTE IL POMODORO DELLA DISCORDIA Le ragioni dell'economia alimentano sempre più la diffidenza nei confronti di colture e cibi transgenici mentre le multinazionali produttrici si preparano a difendersi nei tribunali di oltre trenta paesi - ANNA MELDOLESI - Quella degli alimenti e delle colture transgeniche sembrava una marcia inarrestabile: varietà agricole resistenti a erbicidi e pesticidi, immuni di fronte alle malattie e capaci di sopravvivere alle intemperanze del clima. Ma il vento sta girando e questa volta non si tratta solo dell'annosa polemica sui potenziali rischi che gli alimenti geneticamente modificati potrebbero comportare per la salute dei consumatori e per l'ambiente. Le armi migliori nelle mani degli oppositori dell'ingegneria genetica in campo agricolo non sembrano più le incertezze scientifiche né i ragionamenti politici sulle sue ripercussioni sul sud del mondo. A decidere la partita saranno le ragioni dell'economia. I giganti del cibo del futuro infatti sono chiamati ad affrontare la crescente diffidenza del mercato e prima della fine dell'anno dovranno difendersi nelle aule di tribunale in oltre 30 paesi. Come riferisce il Financial Times, sulle grandi compagnie delle sementi e degli alimenti modificati sta per abbattersi un'azione legale antitrust senza precedenti. Il j'accuse parte da un'iniziativa di Jeremy Rifkin, che della lotta ai cibi geneticamente modificati ha fatto una vera crociata e dipinge da tempo terribili scenari di genetic pollution per l'intero pianeta. La Foundation on Economic Trends diretta da Rifkin infatti si è inoltre alleata con l'americana National Family Farm Coalition e con piccoli gruppi di agricoltori sparsi tra America Latina, Asia, Europa e Nord America. E ha arruolato una schiera di avvocati con la clausola "niente vittoria, niente compenso". Il problema del monopolio del resto è più che reale; secondo le stime riportate dal giornale economico inglese il commercio annuale di sementi rappresenta un affare da 23 miliardi di dollari e, dopo una serie di fusioni e acquisizioni, 10 compagnie coprono ormai il 30% del mercato. Se poi si restringe il campo alle piante geneticamente modificate la concentrazione appare ancora più massiccia: 5 di queste 10 compagnie controllano di fatto l'intero settore, vale a dire Monsanto, Novartis, AstraZeneca, Aventis e DuPont. Per di più le politiche a difesa dei diritti di proprietà intellettuale messe in atto dalle multinazionali sono tutt'altro che permissive: gli agricoltori che acquistano le sementi hanno diritto ad utilizzarle per una sola stagione e quindi devono rivolgersi ogni anno alle industrie produttrici.Se conservano parte del raccolto per piantarlo la stagione successiva rischiano di essere perseguiti penalmente. E da tempo si paventa l'ingresso sul mercato del cosiddetto gene terminator, che fa in modo che le piante geneticamente modificate producano semi sterili, buoni soltanto per il consumo ma non certo per la semina. "Già all'inizio del nuovo secolo - commenta uno degli avvocati americani assunti per l'azione antitrust - una manciata di compagnie deterrà il pieno controllo sull'agricoltura di ogni società. Il rischio di manipolazione del mercato è evidente". Le industrie delle sementi naturalmente sono pronte a difendersi senza esclusione di colpi e la questione approderà probabilmente anche a Seattle nella cornice degli incontri organizzati dalla World Trade Organisation per novembre. Ma a nessuno può sfuggire che questo per i produttori di GM food e GM crops (ovvero cibo e piante geneticamente modificati) è davvero un brutto momento. Azioni legali a parte, a dare i mal di testa maggiori è la questione dell'etichettatura dei prodotti transgenici: le etichette non solo allontanano i consumatori ma si presentano come una spesa aggiuntiva a carico delle compagnie. Le sementi geneticamente modificate in genere vengono mescolate con quelle convenzionali e discriminarle costa caro. Le direttive dell'Unione Europea in materia, è vero, non sono state messe in pratica in modo particolarmente severo nei vari paesi ma qualcosa sta cambiando e si tratta di cambiamenti sostanziali. Lunedì prossimo in Gran Bretagna scadono i sei mesi che il governo ha accordato perché ristoranti, pub e take-away specifichino sui propri menù se i loro piatti contengono soia o mais transgenico. Certo si tratta di un provvedimento di difficile attuazione: rilevare la presenza di ingredienti geneticamente modificati non è affatto semplice ed è difficile immaginare che le autorità locali, che hanno la responsabilità di controllare che il provvedimento venga rispettato, corrano da un posto all'altro a prendere campioni di cibo da portare in laboratorio. Ma le nuove leggi inglesi hanno già avuto effetti di tutto rilievo: la settimana scorsa il Cambridgeshire County Council ha annunciato che per evitare le spese di etichettatura dei menù scolastici intende mettere in atto un bando totale degli alimenti geneticamente modificati. E molte catene di fast-food hanno seguito l'esempio optando almeno a parole per un offerta alimentare 100% GM-free. Del resto in Gran Bretagna l'ostilità nei confronti dei prodotti alimentari transgenici tocca vette del tutto sconosciute in altri paesi e questo provvedimento è una risposta al caso scoppiato lo scorso febbraio, quando Arpad Pusztai, ricercatore del Rowett Institute, in un'intervista aveva reso noto che i suoi topi nutriti con patate transgeniche mostravano gravi problemi di salute.Da allora il cibo geneticamente modificato ha tenuto banco sui tabloid inglesi con il nome di Frankestein food, le organizzazioni ambientaliste hanno lanciato la loro campagna ricordando il coverup governativo sulla questione mucca pazza e diversi supermercati hanno ritirato dai banconi i prodotti ingegnerizzati. E poco importa che il caso delle patate transgeniche dal punto di vista scientifico si sia rivelato poco più che una bolla di sapone per le vistose pecche nei protocolli sperimentali seguiti da Pusztai. Il clima anti-GM food è montato a tal punto che le stesse multinazionali biotech hanno proposto al governo britannico una moratoria sull'immissione di nuovi prodotti transgenici sul mercato promettendo di compiere accurate ricerche sulla sicurezza delle proprie coltivazioni. Ma né le moratoria prima, né le etichette sui menù ora sembrano accontentare i gruppi ecologisti e negli ultimi tempi sono stati registrati diversi attacchi alle coltivazioni sperimentali. Tanto che il presidente della British Association for the Advancement of Science ha avanzato la richiesta che i luoghi dei test vengano tenuti segreti e il governo ha minacciato di prendere in considerazione la sua proposta se gli atti di "vandalismo" non cesseranno. Ma anche al di fuori del vecchio continente inizia a soffiare un forte vento contro i GM food. La novità più grossa viene dal Giappone che in agosto ha annunciato una severa regolamentazione che prevede l'obbligatorietà delle etichette su 28 prodotti alimentari che contengono soia, mais e patate geneticamente modificati e prevede che vengano bollati come "indifferenziati" i prodotti ottenuti dal mescolamento di varietà transgeniche e convenzionali. E le ripercussioni di questa decisione sono arrivate anche negli Usa. Qui le preoccupazioni dei cittadini sono assai meno assillanti che altrove, merito anche della Food and Drug Administration che gode della massima fiducia da parte degli americani. Ma i grattacapi nascono dal problema di come piazzare all'estero l'enorme quantità di prodotti geneticamente modificati made in Usa. Il Giappone infatti era il principale acquirente di mais transgenico e lo scorso anno un terzo del raccolto americano destinato all'esportazione ha preso proprio la via del Sol Levante. Perciò la nuova posizione del governo giapponese non poteva passare inosservata: l'American Corn Growers Association ha invitato i propri membri a non piantare più mais modificato per la resistenza ai pesticidi. Diversi giganti del settore alimentare hanno iniziato a voltare le spalle ai prodotti transgenici, chiedendo ai propri fornitori di separare le materie prime ingegnerizzate da quelle convenzionali e pagando un premio per chi fornisce ingredienti GM-free. E persino sulle riviste scientifiche la domanda più insistente è questa: supereranno i GM food l'esame del mercato? ------------------------------------------------------------------------ Inviare msg: nobiotech-it at egroups.com Iscriversi : nobiotech-it-subscribe at egroups.com Cancellarsi: nobiotech-it-unsubscribe at egroups.com Supporto tecnico: nobiotech-it-owner at egroups.com Iscriviti anche a NOOMC-IT: noomc-it-subscribe at egroups.com ------------------------------------------------------------------------ Virgilio People Home page del gruppo: http://virgilio.egroups.com/group/nobiotech-ithttp://virgilio.egroups.com - VIRGILIO PEOPLE - Crea gratis il tuo gruppo in Rete
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