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relazione di minoranza su piano cave
- Subject: relazione di minoranza su piano cave
- From: bruno at aleph.it
- Date: Tue, 29 Feb 2000 18:57:48 +0100
Atti consiliari Regione Liguria VI LEGISLATURA - DOCUMENTI - PROPOSTE DI LEGGE - RELAZIONI CONSIGLIO REGIONALE DELLA LIGURIA Gruppo consiliare Partito della Rifondazione Comunista RELAZIONE DI MINORANZA P.D.D. n°266 "Approvazione del Piano regionale territoriale delle attività di cava – legge regionale 30 dicembre 1993, n. 63" Genova, 28 febbraio 2000 Atti consiliari Regione Liguria VI LEGISLATURA - DOCUMENTI - PROPOSTE DI LEGGE - RELAZIONI R E L A Z I O N E D I M I N O R A N Z A La relazione generale sul Piano inizia con le risultanze di uno studio preliminare sulle tipologie di materiali presenti in Liguria, realizzato dal Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Genova. Non si hanno evidentemente riserve sulla validità di tipo scientifico di quanto rilevato e scritto dall’Università. Peraltro, lo studio realizzato dall’Università, se da un lato viene inserito nella relazione generale, dall’altro viene poi di fatto ignorato per la sua limitata utilizzabilità per il Piano, sia in quanto la relazione, dopo generiche affermazioni di principio, s'occupa di fatto di giustificare l’esistente in termini di presenze di cave sul territorio ligure, d'ampliarlo, se possibile, ma non ritorna nel dettaglio sulle caratteristiche e sulla reale utilizzabilità dei diversi materiali. Va detto preliminarmente: stante la complessiva condizione del territorio ligure, il Piano Cave si sarebbe potuto articolare anch’esso, in funzione di un riequilibrio del territorio e non diventare, come di fatto emerge, un ulteriore elemento di squilibrio. Tutta una serie di grandi opere, in particolare d'infrastrutture viarie e ferroviarie di lungo percorso sono indicate come foriere di una forte richiesta di materiali lapidei: ci si dimentica che, ad esempio, i raddoppi autostradali e ferroviari, in un territorio come il nostro, comportano un’enormità di scavi sia per le gallerie sia per i tratti in trincea o a mezza costa; di conseguenza s'avranno produzioni abnormi di materiali di risulta, molto spesso di buona utilizzabilità a vario titolo, per i quali sorgeranno notevoli problemi di stoccaggio e d'utilizzo. Il criterio dovrebbe quindi essere quello di ricavare i materiali necessari a riporti, rilevati ed opere d’arte direttamente da quelli (se validi tecnicamente) di risulta degli scavi, soprattutto delle gallerie, senza ipotizzare incrementi delle attività di cava. Il Piano è inoltre "datato" e a "senso unico". Alcuni esempi: · si parla di "potenziamento" della Centrale Enel di Vado Quiliano; a parte l’equivocità del termine "potenziamento" (riferito ad ipotesi ormai tramontate) si tratta in realtà di ristrutturazione ambientale e quindi d'interventi prevalentemente di tipo impiantistico; · il raddoppio ferroviario Finale-Andora si svilupperà in gran parte in galleria ed in massicci calcarei che saranno in grado di fornire in abbondanza materiali più che idonei alle varie esigenze, senza ricorrere alle cave; · analogo discorso vale per il raddoppio autostradale Savona Torino nel tratto ancora da realizzare; · si potrebbe continuare. Per quello che riguarda le discariche il Piano si preoccupa solamente d'identificare e normare le discariche legate agli sfridi delle produzioni di pietra da rivestimento (ardesia) e dimentica completamente tutto il problema connesso con le discariche con le discariche di materiali di cava in genere a vario titolo non utilizzabili e, soprattutto, quello dello stoccaggio finale dei FINI DI LAVAGGIO che risultano dai frantoi. Per quanto riguarda le norme d'attuazione: si hanno grossissime perplessità sul contenuto delle norme d'attuazione in quanto: · la diagnosi sulle forme di coltivazione di quelle di Tipo A o di Tipo B, definite "correttamente inserite nel contesto paesistico ambientale" è scorretta, non tiene conto delle reali condizioni della cava e della necessità che le forme di coltivazione siano invece radicalmente mutate per rendere meno pericolosa l’attività e meno violento l’impatto sull’ambiente. Di conseguenza è da rigettare la norma che prevede il mantenimento delle forme di coltivazione per i Tipi A e B; · sono tutte da verificare, per le motivazioni esposte in precedenza, le possibilità d'ampliamenti; · è un premio all’incuria ed alla speculazione che, alle cave di Tipo D siano concessi ampliamenti che non saranno certamente solo in funzione di un riassetto morfologico, ma porteranno ad estendere il disordine in zone più ampie di quelle attualmente interessate da quelle cave; · stesse considerazioni valgono per quelle di tipo E. Per le cave non più in attività occorre la presentazione di un piano di recupero ipotizzando anche la possibilità di risagomare le escavazioni con discariche d'inerti con la realizzazione immediata del piano di recupero ambientale non appena terminata la colmatura con inerti. Ho già avuto modo di presentare le mie critiche e le mie osservazioni nella Commissione Consilare Competente. M'auguro che possano essere accolte, almeno in parte. In caso contrario confermerò il voto dato in Commissione che è stato negativo. Franco ZUNINO P.S.: il consigliere Zunino ha confermato il voto negativo in aula Antonio Bruno Vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova Altro Polo - Sinistra Verde 0339 3442011
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