Perdonatemi ma non riesco a connettermi alla pagina web
proposta. Come posso fare per avere la relazione in oggetto?
Grazie
Elio Pagani
-----Messaggio Originale-----
Data invio: venerdì 19 novembre 2004
19.16
Oggetto: "Sommergibili nucleari: problemi
di sicurezza e impatto ambientale"
--- Le città militarizzate a convegno a Taranto il 20 novembre
2004 ---
La relazione che leggerà
l'ingnegner Francesco Polcaro del CRR (con contributi di Zucchetti e
Iannuzzelli) è reperibile su:
http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Sommergibili.pdf Titolo: "Sommergibili nucleari:
problemi di sicurezza e impatto ambientale"
In questo lavoro, oltre ad
una breve descrizione dei sommergibili nucleari dal punto di vista
impiantistico, si faranno cenni anche all'utilizzo civile della propulsione
nucleare per mostrane il totale fallimento, per poi passare ad una
illustrazione e commento del poco rassicurante record di incidenti
nucleari o radiologici avvenuti a bordo o a causa di sommergibili nucleari. Lo
studio comprende anche una descrizione di massima del recente incidente al
sottomarino Hartford avvenuto al largo della base de La Maddalena nel 2003. La
conclusione alla quale si giunge è che i sottomarini nucleari sono
inevitabilmente sistemi "accident prone", ovvero che possono subire
vari tipi di incidenti, anche molto gravi, con frequenza notevolmente maggiore
rispetto ai sistemi nucleari civili.
Di fronte agli immensi rischi per
le popolazioni derivanti dall'impiego di sommergibili nucleari, così ovvi che
non possono essere sconosciuti agli Stati maggiori ed ai governi delle nazioni
che li possiedono, viene quindi spontaneo chiedersi se il permanere in
servizio di questi vascelli sia in qualsiasi modo inevitabile.
A questa
domanda, si può rispondere con tre ordini di considerazioni
diverse.
Sul piano puramente militare, è evidente che lo
sviluppo dei sommergibili nucleari è stato dovuto solo alle esigenze della
Guerra Fredda e della "Mutua Distruzione Assicurata" (MAD). Lo sviluppo della
tecnologia nucleare, spinta dalla competizione tra USA e URSS, portò, nella
seconda metà del XX secolo, a sviluppare ordigni sempre più potenti (prima
nucleari e poi termonucleari) e sempre più numerosi (fino ad arrivare a decine
di migliaia di testate nucleari per parte, molte delle quali di potenza
equivalente a tutto l'esplosivo impiegato nel corso della Seconda Guerra
Mondiale) ed ad una impressionante panoplia di vettori per condurli sul
bersaglio. Nel giro di meno di dieci anni, apparve evidente sia agli USA che
all'URSS che non vi era mezzo tecnico per impedire che, una volta che un
attacco nucleare su vasta scala fosse stato lanciato, esso arrivasse sulla
nazione attaccata, distruggendola completamente. L'unica soluzione era quindi
quella della ritorsione: la nazione aggredita, scoperto di essere sotto
attacco, prima di essere colpita avrebbe lanciato un contrattacco nucleare
totale contro l'aggressore, che ne sarebbe stato a sua volta completamente
distrutto. Questo Equilibrio del Terrore è stata la sola cosa che ha impedito
lo scatenarsi di una guerra nucleare.
In questa logica, i sottomarini
nucleari armati di missili balistici avevano un ruolo fondamentale: a
differenza dei missili con basi a terra, che potevano in teoria essere
distrutti da un attacco di sorpresa, e dei bombardieri strategici, che
potevano essere intercettati ed abbattuti, la loro capacità di rimanere in
immersione a grandi profondità, in continuo movimento ma sempre in posizioni
sconosciute al nemico, li rendeva invulnerabili ad ogni possibile attacco
preventivo e quindi sempre pronti ad un attacco di ritorsione totale,
qualsiasi fossero stati i danni inferti alla loro patria. Per questo motivo,
essi erano certamente un elemento stabilizzante nell'Equilibrio del
Terrore.
Dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia e della stessa
URSS, questa loro funzione è venuta completamente a mancare: non esiste
infatti attualmente al mondo, e non esisterà per lungo tempo, nessun paese che
possa infliggere all'unica superpotenza rimasta un colpo di una tale gravità
da rendere impossibile una sua reazione nucleare intollerabile, messa a segno
con missili intercontinentali e con bombardieri strategici. D'altra parte, i
sommergibili nucleari armati di missili, anche se possono essere riconvertiti
ad altri compiti, come il lancio di missili da crociera nell'ambito di
campagne locali, non sono certo il mezzo più adatto a questo tipo di
conflitto. In queste guerre locali infatti, la capacità di navigare in
immersione non porta ad alcun vantaggio, dato che il nemico non ha certo la
forza per attaccare preventivamente chi sta per colpirlo. I missili cruise che
si intende impiegare possono quindi essere lanciati, e con una facilità molto
maggiore, da navi di superficie, da aerei o da basi a terra, senza l'aggiunta
dei costi, fortissimi e completamente inutili, di farli partire da sotto la
superficie marina. Per i sommergibili d'attacco d'altra parte la grande
autonomia non è certo una caratteristica particolarmente apprezzabile: dato il
loro impiego prevalentemente tattico, essi hanno al contrario tutto da
guadagnare da missioni brevi, che non mettono a durissima prova l'equilibrio
psichico dell'equipaggio e quindi la sua capacità di una massima
concentrazione nell'esecuzione della missione. E' infatti ben noto che i
lunghi periodi di assoluto isolamento degli equipaggi dei sommergibili
nucleari sottopongono ad un gravissimo stress i loro marinai ed i loro
ufficiali (questo problema psichico dovuto all'isolamento in piccole comunità
è ormai noto in psichiatria proprio con il nome di "sindrome del
sommergibile") ed hanno costituto in passato, quando era effettivamente
necessario che questi vascelli rimanessero in immersione per mesi al fine di
adempiere alla loro funzione strategica, uno dei problemi più gravi di queste
armi, mai completamente superato. Dal punto di vista puramente militare, si
può quindi ben dire che i sommergibili nucleari sono solo residuati della
Guerra Fredda.
Dal punto di vista politico, per altro, superata
la fase nella quale possedere un sottomarino a propulsione nucleare costituiva
in pratica per una nazione uno "status symbol" di grande potenza, la gestione
di questi vascelli è solo fonte di problemi con la propria popolazione (ed
infatti vengono fatti tornare in patria il meno possibile, arrivando a
sostituire gli equipaggi nelle basi all'estero, trasportandoveli in aereo) e
di tensioni internazionali.
Purtroppo, l'unica ragione per la quale i
sottomarini a propulsione nucleare sono ancora operativi è un problema
economico. Il disarmo di una nave a propulsione nucleare è, infatti,
costosissimo e, dato che quando un vascello militare è posto in disarmo la sua
gestione passa dalle autorità militari a quelle civili, andrebbe a gravare su
bilanci statali sempre più carenti, anche negli Stati Uniti. In più, il fatto
stesso di passare sotto il controllo civile rende non più eludibile tutta la
normativa di sicurezza ambientale, che poteva essere quasi completamente
ignorata finché il reattore nucleare restava sotto il controllo militare [1] e ciò aggrava ulteriormente il costo della demolizione.
In definitiva, è ragionevole sospettare che, se i sottomarini a
propulsione nucleare restano tuttora in servizio, ciò sia dovuto
prevalentemente al fatto che non ci sono i soldi per smantellarli.
Naturalmente, finché essi restano operativi, è anche ovvio che essi vengano
impiegati, anche se le operazioni che essi compiono attualmente sarebbero più
agevolmente affidabili a naviglio di superficie, dato che buona parte delle
loro spese correnti di gestione sono in ogni caso ineludibili. Dato poi che si
tratta in ogni caso di ordigni bellici, non utilizzabili per nessun altro
fine, è anche ovvio che essi vengano concentrati principalmente nelle aree di
massima tensione e queste, attualmente, sono tutte concentrate sulla parte
meridionale del Mare Mediterraneo. Dobbiamo quindi attenderci che buona parte
dei sommergibili nucleari esistenti verranno a concentrarsi nei prossimi anni
in questo mare e sarà quindi nel Mediterraneo che avverranno la maggioranza
degli incidenti che inevitabilmente li coinvolgeranno. Peccato che l'Italia vi
si trovi proprio in mezzo!
Non neghiamo che, come pacifisti, non
nutriamo alcuna simpatia per i sistemi darma ed in particolare per quelli che,
come i sottomarini, sono stati sviluppati, fino dal loro esordio nella Prima
Guerra Mondiale, essenzialmente come mezzi d'attacco. Ricordiamo che,
soprattutto a seguito dello sdegno che seguì all'affondamento del
transatlantico "Lusitania" avvenuto il 7 maggio 1915 a sud dell'Irlanda ad
opera del sommergibile tedesco U20 [2], nelle trattative
che portarono alla firma della Protocollo di Ginevra del 1925 sulla condotta
delle operazioni belliche, si era discusso della possibilità di includere i
sottomarini nel novero delle "armi proibite". Non se ne fece nulla, perché
ormai tutti gli ammiragliati del mondo erano divenuti entusiasti sostenitori
di quest'arma che poteva colpire il nemico di sorpresa [3]. Si mostrerà però come, se i governanti e gli stati
maggiori vogliono che sommergibili con certe caratteristiche militari
continuino ad esistere, vi sono, dal punto di vista tecnico, valide
alternative alla propulsione nucleare anche per questo tipo di vascelli. Se è
ancora troppo presto perché l'umanità abbandoni questo tipo di arma, almeno si
eviteranno gravi ed inutili rischi e sofferenze ai civili ed agli stessi
equipaggi dei sommergibili in tempo di pace.
[1] Si mostrerà che questa è la principale ragione
che rende i sottomarini nucleari così soggetti agli incidenti
[2] nel quale morirono 1.152 dei 1.916 passeggeri
civili imbarcati sulla nave inglese
[3] Ricordiamo il truce inno della famigerata "X MAS" fascista: "Rapidi ed
invisibili, partono i sommergibili" -- Mailing list Disarmo
dell'associazione PeaceLink. Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI:
http://www.peacelink.it/mailing_admin.html Archivio messaggi:
http://www.peacelink.it/webgate/disarmo/maillist.html Area tematica collegata:
http://italy.peacelink.org/disarmo/index.html Si sottintende l'accettazione
della Policy Generale:
http://www.peacelink.it/associazione/html/policy_generale.html
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