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appunti di viaggio per Venezia
Degli USA e dell'Europa: appunti di viaggio per Venezia:
E' appena finita negli USA e già il Center for Strategic & International
Studies (CSIS) discute di dialogo transatlantico.
Sapremo come avverà e cosa voteranno durante l'Assemblea parlamentare della
NATO a Venezia. Istanbul lo aveva già preannunciato: bisogna cambiare il
volto della NATO da militare a politico.
La NATO ha già subito una sua prima trasformazione senza che vi sia stata
una sua ratifica nello statuto, ci sarà? Se ci sarà, capiremo chi ha vinto
non negli USA, ma anche in Europa. E' fuori dubbio che se un nuovo dialogo
si dovrà aprire, allora gli USA dovranno cedere su alcuni punti. Uno
potrebbe essere la loro adesione al trattato di Kyoto, oppure riconoscere
il ruolo della Corte Penale Internazionale, e quindi fare un passo indietro
rispetto all'ONU.
I vari forum organizzati per Venezia verteranno su argomenti eterogenei fra
di loro: dalla situazione nel Caucaso del sud al rapporto libertà civili e
guerra al terrorismo, dall’ Afghanistan e Iraq e ruolo della NATO all’
evoluzione e capacità di risposta delle forze EU/NATO, da dopo Praga alla
transizione economica e dimensione ambientale, dalla sicurezza EU/NATO sino
alle armi nucleari e difesa antimissile.
Pensando Oltre la NATO: così scrive E.Wayne Merry, già funzionario del
Pentagono e oggi analista dell’America Foreign Policy Council di Washington.
In una sua relazione del febbraio 2004 Merry scrive che la NATO non è la
soluzione ma il problema, derivante dalla diversa percezione esistente fra
gli USA e l’Europa sul tema sicurezza.
La trasformazione dell’Alleanza Atlantica da organismo di difesa della
sicurezza europea a quello di un impegno europeo ausiliare in imprese
decise dagli USA, si basa su un equivoco burocratico. L’intervento in
Afghanistan e in Iraq è avvenuto senza una revisione del trattato su cui
essa si fonda, o una sua ridefinizione da parte delle legislazioni nazionali.
I contrasti fra UE e USA sono emersi chiaramente nel vertice di Istanbul
nel giugno 2004 e sono illustrati in una analisi dell’International
Institute for Strategic Studies di Londra. In queste pagine si descrive
come il rifiuto franco-tedesco nei confronti dell’unilateralismo
statunitense non fosse ingiustificato. Si tratta di coinvolgere tutti gli
Alleati attorno alla tematica della sicurezza internazionale seguendo un
approccio globale e mettendo in relazione tecnologie, operazioni e dialogo.
In riferimento all’Iraq non si poteva non tenere conto della risoluzione
delle Nazioni Unite n. 1546 che stabilisce la piena sovranità del governo
ad interim che entro il 2005 deve condurre alle elezioni del nuovo governo
su basi costituzionali. Le Forze NATO hanno il compito di addestrare le
forze di sicurezza irachene e assicurare lo svolgimento di libere elezioni
durante le operazioni di voto come avvenuto in Afghanistan, dove avranno
anche il compito di reprimere la produzione e il traffico di narcotici
cresciuto in maniera esponenziale dopo la sconfitta dei talebani.
In Bosnia-Erzegovina la NATO rimarrà con una presenza qualificata in un
quartier generale a Sarajevo non solo per supportare il processo di riforma
della difesa e nella lotta al terrorismo, ma anche per sorvegliare l’azione
del tribunale Internazionale contro i crimini di guerra della ex Jugoslavia
e scambierà informazioni di intelligence con l’Unione Europea.
Negli accordi “Berlin Plus” sono previste le modalità che disciplinano
l’utilizzo di strutture e assetti NATO da parte dell’EU nell’ambito delle
missioni di Petersberg (compiti umanitari e di soccorso, operazioni di
mantenimento della pace, gestione delle crisi).
Nel Kosovo invece la situazione appare subito molto diversa, su questo
territorio il processo politico è attraversato da violenti scontri interni
che non permettono il disimpegno della NATO che continuerà con la
cooperazione insieme alle Nazioni Unite, Unione Europea, l’Organizzazione
per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e il Gruppo di Contatto
(Istituto che vigila sulla pace nell’ex Jugoslavia formato da Francia,
Stati Uniti, Russia, Germania, Gran Bretagna e Italia):
La sicurezza del bacino del Mediterraneo è già stata messa in opera
attraverso varie missioni navali a cui sono stati invitati tutti i Paesi
aderenti alla Partnership for Peace e al Dialogo Mediterraneo a cui hanno
già aderito Russia e Ucraina.
Inoltre si è deciso di verificare la possibilità nel rispetto delle leggi
internazionali, di aggiornare il mandato dell0operazione per contrastare il
traffico e l’uso di armi nucleari, chimiche e biologiche e i vettori per il
loro trasporto.
Ma vediamo quali misure nel frattempo sono state messe in campo:
Miglioramento dello scambio di informazioni di intelligence tra le nazioni
e ottimizzazione delle strutture NATO adibite a queste esigenze.
Miglioramento delle capacità di agire nella gestione derivanti a
conseguenze di possibili attacchi NBC, anche attraverso un battaglione di
difesa e assistenza in caso di grandi avvenimenti mettendo a disposizione
velivoli per L’Airbone Early Warning and Control (utilizzati ad esempio
durante la visita in Italia del presidente Bush).
Rispetto al WMD, Weapons of Mass Distruction, e cioè alle armi di
distruzione di massa, la Libia ha deciso di smantellare il suo programma
sotto il controllo delle autorità internazionali, e si è rimarcata la
necessità da parte di tutti gli Stati di attenersi agli accordi
internazionali per il disarmo e la non proliferazione. Vi sono alleati,
Estonia, Lettonia, Lituania e Slovenia, che non hanno ancora sottoscritto
il CFE, il trattato per le forze convenzionali in Europa. Il Treaty on
Conventional Forces in Europe assume un particolare rilievo nei rapporti
fra NATO e Russia perché questa ritiene che la mancata adesione delle
repubbliche Baltiche all’accordo autorizzerebbe la NATO a dispiegare forze
convenzionali senza limitazione in quei paesi. Questo aspetto sensibile è
emerso durante le fasi di ingresso di nuovi paesi nella NATO.
Il miglioramento delle capacità militari era stato un punto decisivo nel
summit di Praga nel 2002. Si è deciso di continuare nel percorso per
assicurare alla NATO la disponibilità di forze facilmente e velocemente
dispiegabili in operazioni prolungate e a distanza. Questa trasformazione è
appunto quella che non è stata registrata ufficialmente nel Trattato.
Nel frattempo la NATO si è allargata a 26 membri includendo sette paesi
dell’Europa orientale ex satelliti della Russia fornendo agli USA la
possibilità di un accesso alle loro basi militari e ai loro centri di
addestramento che potrebbero rilevarsi vitali in caso di crisi.
L’ultimo aspetto ma non in ordine di importanza, rimane quello relativo ai
rapporti di cooperazione che la NATO mantiene con una serie di paesi
dell’area eurasiatica e del Mediterraneo con differenti sodalizi. Oltre a
mantenere una cooperazione speciale con la Russia (formula di cooperazione
Equal Partnership approvata a Pratica di Mare nel 2002 che riguarda
principalmente la Difesa Missilistica di Teatro, la pianificazione civile e
di emergenza, Cooperation Airspace Iniziative e il SAR, gli accordi di
Partnership for Peace si è approvato un maggiore coinvolgimento nel
processo decisionale per quei paesi che offrono i loro contingenti nelle
operazioni. In particolare vi è da segnalare la proposta di costituire
l’ICI (Istanbul Cooperation Iniziative) indirizzata ai Paesi della regione
mediorientale a partire da quelli che aderiscono al Gulf Cooperation
Council (creata nel 1981 i membri sono Baharain, Kuwait, Oman, Qatar,
Arabia Saudita e Emirati Arabi).