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uranio impoverito e hodgkin: un altro caso



GIUSEPPE CRIMALDI
Il linfoma di Hodgkin torna a colpire. Ancora un caso, e ancora una
volta si tratta di un militare napoletano che negli anni scorsi ha
prestato servizio nei Balcani. Nel Kosovo e in Bosnia. Si chiama Ciro
Nastri, ha 28 anni ed è originario di Sant'Antonio Abate. Per lui,
carabiniere scelto del battaglione mobile di Laives, Bolzano, il
calvario negli ospedali è già iniziato. Ieri al Policlinico l'ultima
seduta di chemioterapia, durata sei ore.
Maledetto uranio. Perché quando scopri di aver contratto quel male,
quando subentrano la stanchezza fisica, la febbre, il calo di peso e
soprattutto quei dolori alla schiena e alle braccia, e quando ripensi
a quei due anni e mezzo passati tra il Kosovo e la Bosnia, diventa
difficile non associare la causa all'effetto; e a non pensare
all'uranio impoverito, che per l'Unac - Unione nazionale arma
carabinieri - sarebbe appunto causa di insorgenza del linfoma di
Hodgkin. Era già accaduto con il povero Luca Sepe - il
caporalmaggiore morto il 13 luglio nel reparto di rianimazione del
Cardarelli - dopo aver combattuto la sua battaglia contro il male
contratto nel 2001. Anche lui aveva prestato servizio in Kosovo. Ora
il caso di Nastri solleva aspre polemiche politiche destinate a
finire in Parlamento.
Difficile non pensare all'uranio, dunque. Anche se recenti ricerche e
studi oncologici non sono finora riusciti a dimostrare una
correlazione causale diretta tra l'insorgenza dell'Hodgkin e
l'esposizione all'uranio impoverito. Quale che sia il nesso tra quei
due anni e mezzo di missione oltre Adriatico e la malattia, ora
l'Unac si prepara a combattere un'altra battaglia contro lo
Stato. «In convalescenza da oltre un anno - spiega Antonio Savino,
segretario generale dell'Unac - Ciro Nastri è costretto a sottoporsi
a proprie spese, a cicli bisettimanali di chemioterapia presso il
Policlinico di Napoli».
Non è tutto. L'Unione sta mettendo a punto una causa civile per il
risarcimento dei danni a tutti i militari, nella quale dovrebbero
essere citati in giudizio il ministero della Difesa, il Comando
Generale dell'Arma dei carabinieri ed il comando della divisione
mobile che comprende «tutti i reparti che - sostiene l'Unac - hanno
mandato e mandano uomini allo sbaraglio senza informarli dei reali
rischi presenti sugli scenari di guerra».
Ma torniamo alla storia di Ciro. All'ospedale militare gli hanno
concesso una licenza per malattia di 90 giorni. Allo scadere della
licenza, gli verrà con ogni probabilità dimezzato lo stipendio; e
dopo un anno scatterà la riforma dal servizio, senza diritto alla
pensione, perché il giovane non avrà maturato il minimo richiesto di
servizio: 14 anni. Ma l'Arma fa sapere che solo ieri Nastri è stato
sottoposto a giudizio medico legale, procedura necessaria per fare
domanda da causa di servizio. Questo significa che da oggi partirà la
procedura per far riottenere i benefici di legge. Cosa che, si
apprende da ambienti vicini al Comando Regionale dei Carabinieri, non
dovrebbe trovare ostacoli. Nastri si trova insomma a combattere su
due fronti: contro la malattia e contro un sistema che sembra
condannarlo a subire un'ingiustizia. Il tipo di linfoma di Hodgkin
che ha contratto, sostengono i medici del Policlinico, è «ad alto
grado di malignita».
«Non so esattamente quando l' ho preso - racconta il carabiniere -
sono stato a Sarajevo tra il 1998 ed il 1999, poi in Kosovo, a
Mitrovica dove c'è la più grande miniera del Paese, tra il 2000 ed il
2001. E lì ho visto i casi di altre persone». Il primo segnale della
malattia si è manifestato improvvisamente, un anno fa. Era il
settembre del 2003 quando le analisi del sangue rivelarono valori
sballati. Da allora, di accertamento in accertamento, di ospedale in
ospedale, ha già percorso molte stazioni di una via dolorosa già
percorsa da altri militari. Ma Ciro Nastri è anche un militare, e lo
dimostra conservando dignità e orgoglio anche in momenti difficili
come questo. «Non voglio trovarmi fuori dall'Arma», continua a
ripetere.
«Dimezzargli lo stipendio - conclude il segretario generale
dell'Unac - vorrebbe dire lasciargli 650 euro al mese per vivere. Poi
dovrà attendere anni per la pensione di invalidità. Certo potrà fare
causa allo Stato, ma ci vorrà un decennio». L'Unac scalda i muscoli e
promette battaglia. Ma la battaglia più importante da vincere resta
un'altra, e a combatterla - da solo - sarà Ciro.





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