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Uranio: Audizione alla Camera silenzi e omissioni
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Uranio: Audizione alla Camera silenzi e omissioni - giovedì 8 luglio 2004
at 09.33
Elettra Deiana
Fonte: Liberazione - 30 giugno 2004
3 luglio 2004
Numerose interpellanze e interrogazioni stanno a dimostrare che il
Parlamento, o meglio alcune sue parti, hanno chiara la gravità del problema
"uranio impoverito" e si rendono conto delle conseguenze che esso
potenzialmente può avere ai danni di quanti vi vengano a contatto: militari
italiani impegnati in missioni all'estero variamente denominate;
popolazioni colpite dai bombardamenti - l'esempio della ex Jugloslavia è
lampante - ma anche cittadini italiani residenti in zone a rischio di
contaminazione, come quelle che ospitano i poligoni di tiro. Il caso della
Sardegna è emblematico. Non senza ritardi e difficoltà l'opposizione è
riuscita a ottenere che la Commissione Difesa della Camera avvii
un'indagine conoscitiva sulla materia. Ma il percorso di questa indagine
deve essere ancora chiarito e definito perché fino ad oggi il calendario
dei lavori della Commissione prevedeva soltanto l'audizione del generale
Donvito, direttore generale della sanità militare, e del suo staff.
L'audizione, svoltasi ieri, ha confermato le molte reticenze, i molti
silenzi, le molte omissioni che, negli ambienti della Difesa e presso gli
Stati maggiori, circondano il problema. "Studio epidemiologico mirato
all'accertamento della presenza di uranio impoverito, e di altri elementi
potenzialmete tossici, in campioni biologici di militari italiani impiegati
in zona di operazioni internazionali": questo il progetto a cui il generale
Donvito sta lavorando, in seguito al finanziamento deciso dal Parlamento
con la legge 68 del 12 marzo di quest'anno. Ma i punti di riferimento del
progetto, nell'esposizione che l'ufficiale ne ha fatto in Commissione
Difesa, non appaiono affatto all'altezza della situazione. Vengono infatti
acquisiti i risultati e le indicazioni finali della Commissione Mandelli,
che, come è noto, tendevano a depotenziare l'allarme sia sul versante
dell'incidenza statistica dei casi sia su quello del possibile rapporto
causale fra l'incremento di incidenza di linfomi di Hodgkin con
l'esposizione a microparticelle di uranio impoverito. Nello stesso tempo si
liquidano come inattendebili altre ipotesi di lavoro. E' il caso
dell'ipotesi sostenuta dalla Dottoressa Antonietta Morena Gatti,
dell'Università di Modena, la quale ha ventilato la possibilità che la
presenza di nanoparticelle di elementi metallici in campioni bioptici di
militari italini derivi da inalazione o ingestione di polveri fini.
Le molte assicurazioni che sono state fatte in Commissione Difesa circa
l'impegno della Sanità militare a portare avanti il progetto di
monitoraggio e screenning rassicurano insomma assai poco. Anche perché
ancora una volta non è stata data risposta a una domanda fondamentale:
nelle esercitazioni che si svolgono nei poligoni posti sul territorio
italiano si fa uso o no dell'uranio impoverito? Le Forze armate italiane
non lo usano, dicono tutti, ma nessuno dice se ne facciano uso i Paesi
della Nato che vengono ospitati, con fitta periodicità, nei poligoni
nostrani. Un silenzio fin troppo sospetto.
http://www.sergian.it/news/default.asp