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XI Incontri parlamentari "Pace e difesa" "Difesa Europea: quale strategia in materia di armamento"
Assemblea Nazionale
Parigi, 26 gennaio 2004
XI Incontri parlamentari "Pace e difesa"
"Difesa Europea: quale strategia in materia di armamento"
Tavola Rotonda N. 4
Quale avvenire per un'Europa degli armamenti?
Intervento del senatore Giovanni Lorenzo FORCIERI
La costruzione politica dell’Europa della difesa rappresenta un tassello
molto importante verso la costruzione politica dell’Europa tout court, e in
un certo senso ritengo possa anche accelerarne il destino. Non sono pochi
gli osservatori che pensano che l’Europa della difesa possa oggi essere
il motore del processo di aggregazione cosi’ come nel passato lo e’ stata
la moneta unica. Nell’attuale contesto, infatti, le sfide che vengono dai
settori della sicurezza e della difesa incidono sulla stessa identità
dell’Europa e sulla sua capacità di essere quell' "operatore strategico" di
cui molti questa mattina – in particolare Monsieur Chevenement- hanno
parlato: un "operatore strategico" alleato ma non allineato con gli Stati
Uniti d’America. Le scelte che faremo in questo campo saranno decisive. Se
non aumenteremo la nostra credibilità internazionale e le nostre capacità
militari, se ci accontenteremo solo di un’Europa “gigante economico e nano
politico”, o dei risultati ottenuti con l’unione monetaria, allora non
avremo più titolo né modo per influire sugli indirizzi della politica
internazionale, che saranno sempre più appannaggio dell’America e delle
grandi potenze emergenti, e dovremo rassegnarci alla nostra progressiva
marginalizzazione nel contesto globale.
Se invece crediamo nel modello sociale, economico e culturale europeo e
coltiviamo una vera ambizione europea ed atlantica, non possiamo trascurare
di costruire l’Europa anche nella sua dimensione della difesa.
La costituzione dell’Agenzia europea per lo sviluppo delle capacita’ di
difesa, della ricerca, dell’acquisizione e degli armamenti rappresenta un
passaggio fondamentale in questa direzione. L’importante è che si avverta
questo valore strategico-politico e si pervenga nel più breve termine
possibile all’operatività dell’Agenzia stessa.
Nel merito, una prima e fondamentale osservazione è che oggi – nel momento
in cui inizia ad operare l’equipe cui e’ stato affidato il compito dare
forma alla Agenzia stessa - ci troviamo di fronte al rischio, che non
possiamo correre, di ripetere esperienze non dinamiche come quella in
ambito WEAG; ed e’ proprio pensando ad esperienze del genere che si
apprezza il ruolo di traino dell’asse franco tedesco, dalla cui iniziativa
e’ invece scaturita l’OCCAR.
Siamo dunque di fronte ad un bivio:
* premiare il fattore "tempo", dando vita senza indugio ad una Agenzia
snella, partendo da un nucleo minimo di funzioni, rappresentate dal
coordinamento delle forme già esistenti di cooperazione, sacrificando
temporaneamente le ambizioni per la realizzazione di una istituzione con
oggetti e compiti più estesi;
oppure
* privilegiare il fattore "contenuti" rispetto a quello della
tempestività operativa, avviando una non facile ricerca di consenso
politico volta all'estensione dei campi e delle modalità di cooperazione.
A mio avviso la strada preferibile è la prima, cioè quella di un immediato
avvio operativo dell'Agenzia, per le urgenze poste dalla competizione
tecnologica e di mercato a livello globale e soprattutto transatlantico,
nonché delle problematiche che inevitabilmente la scadenza
dell'allargamento comporterà, con la necessità di ricercare in modo ancor
più faticoso il consenso politico a 25.
Il processo di integrazione europea ha immediata necessità di uno "scatto
di reni" e di dimostrazioni tangibili di concretezza; troppo a lungo l'UE è
rimasta bloccata dall'incapacità di definire una propria prospettiva
strategica. Occorre invertire subito la tendenza ed adottare un approccio
più concreto e pragmatico.
L'industria europea avrà bisogno nei prossimi anni di forti investimenti in
ricerca ed innovazione, per riposizionare un sistema industriale troppo
esposto alla concorrenza dei paesi emergenti, che possono vantare
differenziali enormi nei costi del lavoro e degli insediamenti industriali,
ed alla formidabile concorrenza tecnologica degli Stati Uniti e, non
ultimo, il combinato disposto di questi due fattori (penso, ad esempio al
potenziale di investimenti USA in Cina e in alcuni paesi dell'Est europeo).
Il costo della ricerca e della innovazione tecnologica è, come è noto,
assai elevato in tutti i paesi europei, e le risorse per sostenerlo sono
limitate. Si e’ gia’ detto questa mattina della differenza in valore
assoluto fra la spesa che gli USA destinano alla ricerca nel settore difesa
e quella di tutti i paesi europei messi insieme. Il rapporto e’ maggiore
di 5 a 1, cioè 52 miliardi contro 10 miliardi di dollari. Con queste cifre
non abbiamo altra scelta che ottimizzare la spesa per la difesa e
potenziare soprattutto quella per la ricerca, nella consapevolezza che
l'innovazione prodotta nel comparto difesa e sicurezza rappresenta un
formidabile traino per il salto tecnologico richiesto a tutta l'industria
europea.
Ancora questa mattina si e’ fatto piu’ di un riferimento all’incremento dei
bilanci della difesa americani ed al ristagno di quelli di molti paesi
europei. L'aumento della spesa militare USA ha prodotto un incremento
enorme delle risorse a disposizione per ricerca e sviluppo. Ciò aumenta la
probabilità che il gap tecnologico transatlantico aumenti, perpetuando la
posizione dominante, tecnologica e politica, degli USA e frustrando
pesantemente le ambizioni dell'UE di contare di più come soggetto politico
internazionale, con un ruolo più attivo nella soluzione delle crisi e nel
perseguimento di politiche di sicurezza a livello internazionale.
Anche a causa di questo forte e crescente gap tecnologico occorrerà dunque
imprimere una accelerazione al processo di costruzione dell'Europa della
difesa, rispetto al quale la funzione dell'Agenzia può rappresentare un
momento di (auspicata) concretezza.
Per avviare il processo è comunque indispensabile che i governi europei
definiscano requisiti operativi comuni nell’ambito della PESD (Politica
Europea di Sicurezza e Difesa) onde avviare in cooperazione i futuri
programmi di sviluppo dei propri sistemi di difesa.
L'Agenzia potrebbe valorizzare esperienze positive maturate, ad esempio, in
ambito Occar, come quella del programma Airbus A400M, inquadrando queste
iniziative nell'ambito di una strategia di rafforzamento complessiva. In un
tale contesto alcuni paesi, che per varie ragioni -politiche o relative
alle dimensioni della loro industria militare- difficilmente potrebbero
essere coinvolti in una piena partnership nelle varie iniziative europee
esistenti, quali appunto l'Occar o la LoI, potrebbero invece partecipare a
singoli programmi di interesse, come è accaduto per l'A400M.
Abbiamo dunque già disponibile un modello efficiente di architettura
istituzionale aperta, suscettibile, a mio avviso, di più estese
applicazioni nella costruzione della Agenzia ma anche della stessa Europa
della difesa.