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Tappa della "Carovana della pace". Sanna: violata la Costituzione e spaccatura all'interno di An



 nuova sardegna cronaca  Gallura  del 19\3\2004

Basta guerre, no alla base Usa»
LA MADDALENA Un lungo corteo nell'isola



 LA MADDALENA. La carovana della pace ha fatto tappa, ieri pomeriggio, alla
Maddalena. Oltre mille persone hanno sfilato per le vie del centro, sotto l'
organizzazione del Co.Ci.S. (Comitato cittadino spontaneo) per fermarsi, con
un dibattito spontaneo, in Piazza Rossa. L'appuntamento per Social-forum,
No-Scorie, Comitato "Firma pro firmare sa bomba", Arci, Cgil, Legambiente,
Comitato "Gettiamo Le Basi", i rappresentanti del centrosinistra e tanti
altri, ha avuto così una doppia valenza. Il "no" alla guerra ha coinciso con
il "no" al potenziale pericolo rappresentato dalla base Usa a La Maddalena.
La manifestazione mondiale, organizzata non a caso nel giorno in cui cade l'
anniversario dell'invasione dell'Iraq, riporta alla luce i problemi della
Maddalena. E' esplicito, in questo senso, Salvatore Sanna: «Il 18 marzo 2003
i sommergibili di stanza a Santo Stefano arrivarono, con la loro nave, nell'
isola di Creta per iniziare, il 23, le operazioni belliche. Contro l'
articolo 11 della Costituzione, l'Italia è stata compromessa dagli Stati
Uniti in un'azione di guerra, mentre il Consiglio supremo della difesa,
presieduto dal presidente Ciampi, assicurava che le basi italiane, concesse
agli Stati Uniti, non avrebbero partecipato ad azioni di guerra. Non
possiamo fingere di non sapere qual è la missione di questa base». Gian
Piero Scanu, segretario provinciale della Margherita, spiega la sua
posizione: «In tutto il mondo l'esigenza di un ordinamento nuovo si sta
manifestando in maniera imponente. La guerra non paga neanche dal punto di
vista del cinismo politico, come dimostra la recente esperienza spagnola. È
un monito che anche le forze politiche italiane dovrebbero raccogliere».
 Presente anche Mariella Cao, del Comitato "Gettiamo le basi": «Il concetto
è che non puoi dichiararti contro la guerra se continui a tenerti in casa l'
industria bellica. La lotta dei pescatori di Teulada, che invadono il
poligono da dicembre per impedire le esercitazioni militari; quella degli
abitanti di Quirra, che chiedono la sospensione di tutte le attività
militari e, infine, la smilitarizzazione della Maddalena, sono tre punti
cardine per la Sardegna».
Barbara Calanca

 e stessa fonte  pagine  centrali
Italo Masala:«Mai incontrati i vertici militari americani»



Il presidente della giunta regionale smentisce parte della lettera
inviatagli dal sindaco della Maddalena E i Ds: «Tutte manovre elettorali
della Giudice»

GUIDO PIGA




 LA MADDALENA. Data simbolica, ieri: un anno fa, la nave e i sommergibili
Usa della Maddalena arrivavano in Grecia, a fare la guerra all'Iraq, ricorda
Salvatore Sanna. Lui sfila nell'isola nel corteo della "Carovana della pace"
. Ed è l'immagine della mobilitazione, ora ancora più forte contro la svolta
del sindaco Giudice, dai Ds all'Ap-Udeur. Fino anche, in parte, al
presidente della Regione Masala, di An come lei.
 A decine, dall'associazione "Gettiamo Le Basi" al centrosinistra,
manifestano il loro no alla guerra, in generale, e al potenziamento della
base di Santo Stefano, in particolare. Dice Sanna: «Il 18 marzo 2003 i
sommergibili e la nave di Santo Stefano arrivarono a Creta per cominciare
cinque giorni dopo la guerra all'Iraq. Il tutto contro l'articolo 11 della
Costituzione, che obbliga l'Italia a non fare guerra».
 E' il tratto comune del corteo, questo, nell'isola scossa dalla presenza
Usa, stordita dalla "svolta" del sindaco Giudice contro gli americani, quel
suo «via da qui se portate la radioattività».
 C'è molto dissenso, molte critiche, moltissimi sospetti. I Ds, che per
primi denunciarono i rischi della presenza Usa, dicono: «Non può che farci
piacere che il sindaco ci dia ragione dopo anni di battaglie. Condivide le
nostre posizioni, finalmente: gli Usa sono un freno allo sviluppo».
Allegria, direbbe Mike Buongiorno. Ma Pierfranco Zanchetta, capogruppo della
Quercia, avanza dubbi pesanti, sulla "svolta": «Abbiamo l'impressione che la
Giudice abbia messo in atto un altro dei suoi comportamenti di schizofrenia
politica solo per fini elettoralistici». Ma c'è di più: «Non vorremmo che
queste sparate contro gli americani - sugli appalti e sui loro uffici da
fare in periferia - siano dettate da valutazioni non fatte nell'interesse di
tutti i maddalenini, ma solo di alcuni di loro».
 E comunque, il potenziamento a Santo Stefano c'è, e «non al villaggio
Valtur» aggiunge il leader della Quercia: «La Giudice mente ancora: la base
di Santo Stefano triplica, mentre quando noi, nel Puc, abbiamo proposto per
l'isola un campo da golf e un hotel, il centrodestra ha detto no. Sicché,
non c'è nessuna volontà di "salvare" Santo Stefano».
 E l'eco delle dichiarazioni della Giudice, «farsa, farneticanti» dice
Zanchetta, arriva a Olbia. Dopo che il gruppo consiliare dei Ds aveva
chiesto al sindaco Settimo Nizzi, di Forza Italia, di prendere posizione
contro la base Usa, ottenendo come risposta che «gli americani sono un
deterrente contro il terrorismo», ora è l'Udeur a sollevare la questione.
Elena Burrai, consigliere comunale, chiede la convocazione dell'assemblea
civica per capire «se ci sono le condizioni per il mantenimento della base
Usa, se è opportuno intraprendere iniziative con la Regione e il Governo per
ottenere risorse finanziare per avviare un monitoraggio a salvaguardia della
salute e dell'ambiente».
 E la Regione, tirata in ballo dalla Giudice per «i licenziamenti, per gli
appalti», risponde. A tarda sera, il presidente Italo Masala, di An come il
sindaco, finita una riunione di giunta, commenta smentendo una parte della
lettera inviatagli dalla Giudice: «Io ho non ho mai incontrato vertici
militari statunitensi, ma solo italiani. E' successo il 20 gennaio, a Roma,
alla presidenza del Consiglio. In quell'occasione - spiega Masala - abbiamo
fatto questo: uno, trattato le dismissioni dei beni dallo Stato alla
Regione; due, garantita al Comune della Maddalena, caso unico, la
possibilità di trattare direttamente con il Governo le questioni dell'isola,
cosa che è avvenuta qualche giorno dopo; tre, garantito il mantenimento del
livello occupazionale dell'Arsenale per un anno, fino a nuove decisioni;
quattro, garantire a Comune e Provincia la possibilità di accedere nei siti
americani per effettuare monitoraggi sulla presenza radioattiva; quinto,
sollecitare i vertici militari italiani perché, a loro volta, sensibilizzino
quelli americani, nella loro sede di Londra, a far partecipare alle gare d'
appalto imprese sarde, non napoletane». Di licenziamenti dei dipendenti
italiani, mai parlato, dice Masala: «In quell'occasione non sono stati
sollevati questi problemi, di conseguenza, come Regione, non posso
risponderne. Se è così, se questo è un altro blitz degli americani, è un
problema da risolvere, ma è venuto dopo quella riunione...».
 Come dire: la Giudice non scarichi sulla Regione eventuali responsabilità.
E il balletto, all'interno di An, continua...