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«Via gli Usa se c'è radioattività» intervista al sindaco della Maddalena dalla nuova del 17\3\2004
- Subject: «Via gli Usa se c'è radioattività» intervista al sindaco della Maddalena dalla nuova del 17\3\2004
- From: "giuseppe scano" <useppescano@virgilio.it>
- Date: Wed, 17 Mar 2004 14:14:03 +0100
Il sindaco della Maddalena Rosanna Giudice in una intervista alla Nuova
spiega le sue strategie sul futuro dell'arcipelago
Apertura a Barrack e all'Aga Khan: «Prendete voi l'Arsenale»
Sale lo scontro in An: «Al Comune i beni demaniali, altrimenti sarà guerra
contro il Parco»
LA MADDALENA. Rosanna Giudice, sindaco della Maddalena, racconta in un'
intervista esclusiva alla «Nuova» la fatica di essere sindaco in una isola
che da qualche tempo non conosce pace. E' per certi versi un'intervista
choc, perché il sindaco non usa mezzi termini: «Se si scopre inquinamento
nucleare, gli americani devono andarsene», dice. E, ancora, sul futuro dell'
arcipelago: «Ben vengano l'Aga Khan e Barrack. Se decidessero d'impegnarsi
gli farei ponti d'oro». Poi un avvertimento sui beni demaniali: «Devono
essere assegnati al Comune o sarà guerra», chiaro monito ai vertici
regionali di An, il suo partito. prima pagina
pag 3
LA MADDALENA. Primo piano del municipio, corridoio che dà su "piazza ...
DALL'INVIATO GUIDO PIGA
LA MADDALENA. Primo piano del municipio, corridoio che dà su "piazza Rossa"
, ultima porta a sinistra. E' l'ufficio del sindaco della Maddalena. Seduta
su una poltrona in pelle, l'accendino con l'effigie di Mussolini («un
regalo») e un cappello sul tavolo, ecco Rosanna Giudice. Donna di An, eletta
nel 2001, è una di frontiera, nella città esposta a tutti i venti. Oggi in
sella, domani chissà, con un partito, il suo, che si divide in Comune, si
lacera al Parco che a sua volta si scontra con il Comune... Amministrare qui
in tempo di pace era già un'impresa (vedi Birardi). Figuriamoci in tempo di
guerra, con una base Usa che si potenzia, un incidente a un sottomarino
nucleare, l'incubo della radioattività. L'ultimo scoglio, i beni dello Stato
dismessi. A chi vanno? Al Comune o al Parco? Per ora, la Regione, retta da
An, se li tiene: ed è rissa. Ecco il punto da cui la Giudice, dopo un lungo
silenzio stampa, parte per rilasciare un'intervista esclusiva alla "Nuova".
- Buongiorno, sindaco. Ci mancava solo la "guerra" per i beni demaniali...
«Eh, sì. Ma sono serena - dice, con l'assessore Giacomo Grondona a
fianco -. Quei beni - circa 200, tra case, alloggi, batterie, forti, fari -
passeranno dallo Stato alla Regione. E poi al Comune, questo è sicuro».
- E al Parco, nulla?
«Ragioniamo. C'è una legge, la 10 del 1994, che dice: "i beni dello Stato
devono passare al Parco". Ma c'è lo statuto sardo, articolo 14, che
sostiene: "i beni vanno alla Regione". Conta l'autonomia speciale, più di
tutto, questa volta. La Regione è al Comune che deve darli. Punto».
- Tutti? E la gestione?
«Non dico tutti, dico i più importanti per lo sviluppo del nostro Comune.
Penso alla batteria di Poggio Raso, a Caprera, o a Nido d'Acquila, o a
Teggie, o a Favarello. Quelli sono strategici per l'avvenire turistico,
magari di concerto con i privati. E penso agli alloggi della Marina: quelli
li devono acquistare, a prezzi equi, gli inquilini. E' una questione
sociale: non mi tiro indietro neppure davanti a una multinazionale».
- E se il Parco, guidato da An, volesse proprio quei beni, come la
mettiamo?
«Non vogliamo fare l'asso pigliatutto, noi: non abbiamo i soldi
sufficienti. La proposta è: sediamoci attorno a un tavolo con il Parco e
decidiamo insieme, visto che tutte quelle strutture servono sia a noi che a
loro per creare economia. Se il presidente Cualbu non sarà d'accordo, faremo
la "guerra" a difesa dei nostri interessi. Il Parco pensi a proteggere l'
ambiente, noi ai beni».
- E non c'è rischio di speculazione con i privati?
«No. C'è un accordo di programma fra Comune, Regione e Parco per Caprera,
ad esempio: prevede che quei beni non verranno mai venduti, come voleva fare
il ministro Tremonti per fare cassa».
- E l'Arsenale? Lo vogliono un po' tutti, specie gli americani...
«E non lo avranno mai. A Roma, al Governo, abbiamo messo i paletti. L'
Arsenale (75mila metri quadri, 1 chilometro di banchine) deve andare ai
privati, per un utilizzo civile. Rimessaggio di maxi-yacht, per capirci, non
di sottomarini. Anche su questo punto, la mia amministrazione è pronta a
dare battaglia».
- Privati di che tipo?
«Privati di un livello internazionale. Come l'Aga Khan. E' venuto qui due
volte. Gli ho anche scritto una lettera personale, di scuse per come era
stato trattato in Sardegna e di invito a considerare l'ipotesi di prendere
la gestione dell'Arsenale. Ora, glielo dico pubblicamente: se ha interesse,
noi faremo ponti d'oro».
- D'accordo: ma in Costa Smeralda, ormai, comanda Tom Barrack...
«Bene. Ho letto che il collega Ragnedda di Arzachena vuole mettere insieme
Barrack e l'Aga Khan per la gestione di Porto Cervo Marina. Io rilancio: per
me, i due possono mettersi d'accordo anche per l'Arsenale. Li sollecito,
anzi, a un progetto in comune: io mi adopererò in tutti i modi perché loro
possano dare un futuro alla struttura e all'isola. Ci guadagna anche la
Costa, credo».
- Già, la Costa. Che ne dici di inserirla nel Parco?
«Dico che è un passo necessario. Decisivo. Non possiamo più ragionare in
termini municipalistici, gretti. Siamo in Europa, e noi siamo nella nuova
provincia della Gallura. La Costa è bella anche perché c'è La Maddalena.
Quindi, credo che nella gestione del Parco, oltre al mio Comune, debbano
essere coinvolti Arzachena e Palau. Costa Smeralda e La Maddalena, nella
loro diversità, sono un unico sistema economico».
- Un po' a rischio, con la base Usa lì, pronta al raddoppio e zero
opposizione da parte sua...
«Una cosa alla volta. Uno: la base Usa non raddoppia, né ristruttura, ma si
riqualifica. Ho verificato di persona, in questi giorni. La richiesta di
acqua non è aumentata, le banchine neppure. Passereremo da favelas a
strutture sane. L'unico raddoppio che concederemo a Santo Stefano è quello
al villaggio Valtur, tanto per capirci. La base c'era prima e ci sarà
ancora, non dipende dal sindaco. Ma, questo posso annunciarlo, cambieranno i
rapporti con gli Usa. Ci sarà una sterzata».
- In che direzione?
«In questa: che ci danneggino il meno possibile. Uno: spostino subito gli
uffici dal centro. Basta divise, camionette, mitra. Vadano in periferia,
lontano dal mare. L'area, gliela troveremo. Del resto, siamo anche noi un
potenziale bersaglio terroristico, proprio come Roma o Milano. Anche se,
tranquilizzo: siamo supercontrollati, anche troppo. Due: basta dare lavoro
ai napoletani. Quando fanno i bandi di gara, gli Usa debbono pensare alle
nostre ditte. Dicono: "ma non ce n'è che fanno per noi". Se non ce n'è alla
Maddalena, ci saranno a Palau, a Olbia, a Cagliari. I soldi devono restare
in Sardegna. Ho chiesto che l'annuncio delle loro gare venga affisso all'
albo pretorio. Dobbiamo essere informati».
- Insomma: siccome potenziano, voi chiedete qualcosa in cambio. Un
baratto...
«Non c'è nessuno baratto. Lo abbiamo scritto nel nostro programma
elettorale. Chiediamo la verifica dei posti di lavoro, vogliamo avere più
peso. E' una rivendicazione di tutte le amministrazioni, noi la porteremo a
compimento. Altrimenti, sa cosa dico?»
- No, dica...
«Dico che, visto che non c'è radioattività, se ne vadano a Gaeta, loro, la
base e i sottomarini...».
- Come? Lei, che ha difeso certe scelte, ora chiede l'allontanamento degli
Usa? E' incredibile...
«Io chiedo rispetto per La Maddalena, per la Gallura, per la Sardegna.
Eppoi, c'è un problema da risolvere».
- Più di uno, magari. Sia più chiara...
«Quello della radioattività. Abbiamo dato mandato a un istituto europeo,
gemellato con il Cnr, di fare le analisi nelle acque della Maddalena, come
deciso dal consiglio comunale. Ci sono più campioni, non ho notizie
ufficiali. Secondo certe indiscreazioni alcuni valori sono in regola, ma
resterebbe da capire la posizione del Torio. Io non sono scienziato, bene ha
fatto la Procura a indagare. Ad esempio, ho un sospetto: la discarica di
Sasso Rosso potrebbe avere materiali tossici. Perché non indagare anche lì,
a fondo? Io ho il dovere di denunciare i pericoli. Comunque, sulla
radioattività, non appena avremo i dati ufficiali, certificati, li renderò
pubblici, qualche che sia l'esito».
- E se la radioattività fosse fuori dalla norma? E se questo dipendesse
dalla presenza degli Usa?
«Non avrei dubbi: fuori gli americani. Via da qui. Lo so che a decidere è
il Governo, ma in quel caso, con la certezza scientifica, non esiterei a
portare in piazza i miei concittadini. La salute non ha prezzo, né colore
politico».
- E' una svolta mica da poco, la sua. Si rende conto? Dà ragione all'
opposizione, a chi ha contestato la presenza Usa quando lei la difendeva?
«Io ho il dovere di capire, di avere numeri, spiegazioni da chi è
competente. Non potevo fare una battaglia a priori, non potevo mettere a
repentaglio La Maddalena per convenienza politica. Mi dispiace per l'
atteggiamento del centrosinistra. I dubbi sono legittimi, anche io li ho, ed
è per questo che, insieme, abbiamo chiesto controlli severissimi».