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Re: i pro base Usa dalla nuova sardegjna del 9\3\2004





Come al solito il tema dell'antimilitarismo non è semplice da affrontare: 
ci vuole una grande capacità di informazione (cosa che mi pare voi facciate 
molto bene) ma bisogna anche saper porre delle alternative economiche.
Un aspetto che potrebbe essere posto legando il discorso di quanto è bella 
la Sardegna con la sua natura e il suo mare, e quanto potrebbe dare a tutt@ 
noi.
Ti mando una esperienza felice:

Contro la base navale statunitense di Vieques
Disobbedienza civile a Porto Rico


Dall'aprile del 1999, un forte movimento di disobbedienza civile reclama la 
chiusura della base navale situata nella piccola isola di Vieques (Porto 
Rico). Questa mobilitazione senza precedenti contro l'invadente presenza 
militare statunitense, organizzata sia a Porto Rico che tra la diaspora 
portoricana negli Stati uniti, potrebbe minare in modo serio le relazioni 
tra Washington e lo «stato libero asssociato» dei Caraibi.

di James Cohen*
La base militare statunitense di Vieques, insediata nel 1941, copre i due 
terzi della superficie di questa piccola isola (135 km quadrati), situata a 
dieci chilometri dalla costa est di Porto Rico. Parte integrante 
dell'Atlantic Fleet Weapons Training Facility, l'insediamento rappresenta 
per le forze navali statunitensi una zona di addestramento definita 
«indispensabile» per le possibilità che offre di realizzare manovre 
«aria-terra-mare»<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#1>(1).
La maggioranza dei 9400 abitanti di Vieques, presa in mezzo tra una zona di 
tiro e un'area di stoccaggio di munizioni, contesta la presenza delle forze 
navali accusate, in base ai risultati di rilevazioni scientifiche, di aver 
causato seri guasti ecologici e un grave degrado della salute della 
popolazione. Il rumore assordate delle bombe è uno dei motivi ricorrenti di 
risentimento. Una percentuale di cancri anormalmente elevata - 27% in più 
che nel resto di Porto Rico - è stata rilevata nel 1999 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#2>(2). 
D'altronde, mentre la popolazione di Vieques è di gran lunga meno prospera 
di quella dell'isola principale, i militari hanno creato pochi posti di 
lavoro per gli autoctoni.
Le proteste degli abitanti di Vieques, vecchie quanto la base, sono 
arrivate già più volte fino a Washington. Ma gli avvenimenti del 19 aprile 
1999 sono stati decisivi nell'evoluzione del movimento.
Quel giorno, una bomba dispersa, lanciata da un F-18 a varie centinaia di 
metri dall'obiettivo voluto, è costata la vita a un impiegato civile della 
base, David Sanes, e ha ferito altre tre persone.
Dopo l'incidente, le esercitazioni militari sono state sospese in attesa 
dei risultati dei colloqui, realizzati in tappe successive, tra il governo 
portoricano e le autorità militari, sotto gli auspici del presidente 
Clinton e del suo segretario alla difesa, William Cohen. Ma nel frattempo 
la contestazione si è organizzata. I dimostranti hanno pacificamente 
occupato alcune zone di tiro fino al 4 maggio scorso, giorno in cui più di 
200 tra loro sono stati arrestati (e poi rilasciati qualche ora dopo). Tra 
di loro, due deputati portoricani della Camera dei rappresentanti, Nydia 
Velasquez, di Brooklyn, e Luis Gutierrez, eletto di Chicago, noto per le 
sue idee indipendentiste. Era presente anche Ruben Berrios Martinez, 
presidente del Partito indipendentista portoricano (Pip), che aveva 
sacrificato il proprio seggio al senato portoricano per trascorrere dieci 
mesi a Vieques e personificare la resistenza ai militari. Lo stesso giorno, 
a Washington, José Serrano, eletto del Bronx, è stato arrestato nelle 
vicinanze della Casa bianca con un cartello su cui era scritto: «Pace a 
Vieques».
Insieme ad alcune decine di militanti, Berrios percorre con determinazione 
la strada della disobbedienza civile. Un secondo arresto, il 10 maggio, gli 
è valso un'incriminazione per essere entrato, senza autorizzazione, nella 
zona militare, accusa da cui dovrà difendersi di fronte al giudice federale 
tra qualche mese.
Queste proteste non hanno impedito il ritorno annunciato delle forze navali 
e la ripresa dei tiri dal 6 maggio scorso. Ma il reinsediamento dei 
militari non è necessariamente definitivo: i negoziati condotti sotto 
l'egida di Clinton hanno portato a una «direttiva» presidenziale che, se 
sarà seguita da fatti concreti, autorizzerà i militari a proseguire le 
esercitazioni fino al 2003, usando però bombe e proiettili «inerti» (non 
esplosivi). Gli abitanti di Vieques dovrebbero votare con un referendum 
locale prima del maggio 2001 per decidere se le forze navali possono 
restare oltre i tre anni previsti. E, vista la posizione attuale 
dell'opinione pubblica a Vieques, è certo che i militari perderanno questo 
referendum e saranno obbligati ad andarsene 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#3>(3).
Il piano di Clinton prevede anche il ritorno scaglionato di una parte delle 
terre agli abitanti e un finanziamento federale di 40 milioni di dollari 
per il risarcimento dei danni ecologici e lo studio di progetti di sviluppo 
economico. Nel caso (improbabile) in cui i militari vincessero il 
referendum, lo stato federale dovrebbe versare 50 milioni di dollari come 
«compenso» per le difficoltà imposte dall'insediamento della base.
Due tipi di opposizione Durante i sei mesi successivi all'incidente del 19 
aprile 1999, una rara unità si era costruita a favore della «pace a 
Vieques». Il carattere umanitario, ecologico e pacifico del movimento si è 
imposto ai portoricani di tutte le posizioni politiche, scavalcando le 
divisioni abituali, in particolare quelle che riguardano l'avvenire dei 
rapporti fra l'isola e gli Stati uniti. Le più importanti chiese 
portoricane sono impegnate nella lotta che l'arcivescovo di San Juan, 
Roberto Gonzalez Nieves, sostiene con fervore. Il reverendo Jesse Jackson 
ha fatto una breve apparizione in un accampamento illegale nel settembre 
1999 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#4>(4), 
assieme a numerosi altri statunitensi che hanno manifestato il loro 
appoggio al movimento. Tutti concordano che la morte di Sanes è stata il 
risultato prevedibile di una violenza istituzionalizzata che avvelena da 
lungo tempo la vita degli abitanti.
Ma a fine gennaio questa forte dinamica unitaria si è esaurita. La rottura 
è precipitata con l'apparente «svolta» del governatore portoricano, Pedro 
Rossello, che il 31 gennaio 2000 ha accettato i termini della direttiva 
Clinton. Anche se Rossello rifiuta di ammettere di aver cambiato posizione, 
viene considerato da una parte dei militanti della «pace a Vieques» come un 
«traditore» dello spirito del movimento, poiché ha accettato nuovi tiri, 
sia pure temporaneamente.
Rossello e Clinton hanno chiaramente obiettivi diversi da quelli dei 
militanti della disobbedienza civile: la loro principale preoccupazione è 
di evitare un conflitto frontale aperto con i militari. Le forze navali 
hanno dato prova, è vero, di una certa elasticità, acconsentendo che il 
loro ritorno, all'inzio di maggio, fosse provvisorio e accettando il 
principio di un referendum che decida se devono restare o andarsene.
Però l'accordo potrebbe rivelarsi fragile, poiché si scontra con due tipi 
di opposizione, politicamente contrari ma convergenti per l'occasione: 
quella dei partigiani della chiusura senza condizioni della base e quella 
di un gruppo di politici repubblicani al Congresso che difendono con zelo 
gli interessi del Pentagono, e minacciano di bloccare il finanziamento 
dell'accordo e la prevista restituzione delle terre.
Il ricatto del portafogli Questa destra, che include personaggi influenti 
come John Warner, presidente della Commissione forze armate del Senato, e 
Trent Lott, presidente del Senato, vorrebbe imporre il proseguimento, senza 
condizioni, dell'attività della base di Vieques. Potrebbe poi anche avere 
la tentazione di privare lo Stato libero associato (Ela) 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#5>(5) 
di alcuni fondi federali e di porre condizioni per inserire nell'ordine del 
giorno ogni futuro finanziamento del Congresso a Porto Rico.
La controversia sull'accordo è segnata anche dalle divisioni tra 
portoricani sul destino del paese. Rosello è membro del Partito 
neo-progressista (Pnp), che propugna l'incorporazione di Porto Rico 
nell'unione federale degli Stati uniti (tesi sostenuta dal 46,5% degli 
elettori al referendum del 13 dicembre 1998). Questo impegno politico del 
governatore radicalizza i discorsi di una parte di coloro che criticano la 
sua azione a proposito di Vieques. È però innegabile che numerosi militanti 
del Pnp partecipano attivamente al movimento per «la pace a Vieques» e con 
lo stesso fervore dei loro avversari politici.
Per gli indipendentisti, la lotta per la chiusura della base navale è senza 
dubbio una questione di principio, ma anche di opportunità politica. Tra 
tutti i partiti, dal moderato Partito indipendentista portoricano (Pip) ai 
piccoli gruppi che professano un nazionalismo più radicale, i partigiani 
della sovranità nazionale non hanno superato il 5% dell'elettorato negli 
ultimi anni. Grazie alla dinamica creata attorno a Vieques, il Pip spera di 
aumentare leggermente i consensi.
Tuttavia, se la determinazione di Berrios è ammirata dai cittadini di un 
ampio spettro politico, ivi compreso il Pnp, il presidente del Pip perde 
consensi quando afferma, come ha fatto di recente, «oggi Vieques, domani 
Porto Rico» 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#6>(6), 
poiché la maggioranza dei portoricani aderisce all'idea di una nazione 
portoricana più da un punto di vista culturale che politico.
Il principale partito di opposizione, il Partito popolare democratico 
(Ppd), difende storicamente lo Stato libero associato, pur avendo al suo 
interno una minoranza autonomista. La candidata Ppd al posto di 
governatore, Sila Calderon, attuale sindaco della capitale San Juan, ha 
cambiato varie volte tattica e discorso su Vieques: partecipando a volte ad 
attività simboliche di disobbedienza civile, oppure cercando in un altro 
momento un accordo negoziato. Man mano che si avvicinano le scandeze 
elettorali, le sembra però più fruttuoso denunciare «l'opportunismo» del 
governatore Rossello su Vieques e accordare un appoggio morale agli 
indipendentisti. Non è la prima volta che il Ppd si allea tatticamente con 
questi ultimi per fomentare l'opinione pubblica e raccoglierne poi, quasi 
da solo, i frutti elettorali, visto che la rappresentanza parlamentare 
degli indipendentisti è limitata a due seggi nelle assemblee legislative 
dell'Ela (un senatore, un deputato). Invece il Ppd controlla attualmente 
otto seggi al Senato e 16 alla Camera dei rappresentanti.
Il Pnp, che ha 19 senatori e 37 rappresentanti, fonda evidentemente la 
propria lotta per la smilitarizzazione di Vieques su altre basi politiche. 
Per Rossello, questo movimento esprime la lotta per l'eguaglianza dei 
diritti di cui i portoricani dovrebbero godere allo stesso titolo dei 
cittadini statunitensi 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#7>(7). 
Un linguaggio analogo viene adottato da numerosi abitanti di Vieques. Per 
la maggior parte dei militanti del Pnp non si tratta di rifiutare il 
militarismo nord-americano come tale, ma i gravi abusi commessi in 
particolare a Vieques.
Un numero crescente di portoricani ammette che l'attuale rapporto di 
associazione, risalente al 1952, conserva tratti di dominio coloniale - il 
comportamento delle forze navali a Vieques ne è l'evidente illustrazione - 
e che bisognerebbe definire una relazione più equa.
Anche se la soluzione proposta da Clinton è respinta senza appello da una 
parte dei militanti per la pace, la partenza immediata delle forze navali 
non è all'ordine del giorno. Per questo motivo, alcuni emissari del Pnp 
conducono attualemente un lavoro di lobbying senza sosta a Washington per 
spingere il Congresso ad approvare il piano negoziato. L'attuale partito di 
governo non è d'altronde il solo ad avere questa preoccupazione: un ex 
governatore del Partito popolare democratico, Rafael Hernandez Colon, ha di 
recente espresso la convinzione che questo accordo è «il solo tangibile», 
«il solo che possa venire in aiuto agli abitanti di Vieques» 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#8>(8). 
La stessa posizione viene difesa dalla League of Latin American Citizens 
(Lulac), un influente gruppo di pressione ispanico 
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/#9>(9).
Secondo Hernandez Colon, la disobbedienza civile non può che incitare il 
governo degli Stati uniti a rispettare l'accordo da essi voluto, anche se 
una frangia di militaristi conservatori cerca apertamente di sabotarlo. La 
piega che prenderanno gli avvenimenti dirà se l'ex governatore ha visto 
giusto...

http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Giugno-2000/0006lm10.01.html