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Le «piccole» atomiche di Chirac



Le «piccole» atomiche di Chirac

La Francia si adegua alla guerra preventiva di Bush e prepara la sua 
«rivoluzione nucleare»: dalla deterrenza della «force de frappe» al 
potenziamento delle armi atomiche fino alle «mini-bombe» per «prevenire 
attacchi di stati canaglia»

MANLIO DINUCCI

«La dissuasione nucleare francese è in piena rivoluzione»: lo hanno 
annunciano - non smentiti - Libération e Le Figaro del 27 ottobre, 
aggiungendo che nelle prossime settimane il presidente Chirac dovrebbe 
varare una «nuova dottrina» nucleare. Del resto le sue linee erano state 
anticipate dallo stesso Chirac quando, in un discorso all'Istituto di alti 
studi della difesa nazionale (Ihedn) l'8 giugno 2001, aveva affermato: «Lo 
sviluppo da parte di certi Stati di capacità missilistiche balistiche 
potrebbe fornire loro, un giorno, la capacità di minacciare il territorio 
europeo con armi nucleari, biologiche o chimiche: nel caso siano animati da 
intenzioni ostili nei nostri riguardi, i dirigenti di questi Stati devono 
sapere che si esporrebbero a danni per loro inaccettabili». La Francia, 
quindi, «deve disporre di un insieme abbastanza diversificato da assicurare 
la credibilità della sua dissuasione in ogni circostanza e qualunque sia la 
provenienza o natura della minaccia». Non erano solo parole: dal 2001 al 
2003, gli stanziamenti per il programma nucleare militare francese sono 
aumentati del 68,7%, da 2,05 a 3,46 miliardi di euro, equivalenti al 10% 
dell'intero bilancio della difesa. Ed è solo l'inizio. Secondo la 
programmazione militare 2003-2008, verranno stanziati per le forze nucleari 
17 miliardi di euro, equivalenti al 20% del totale previsto per l'acquisto 
di armamenti. Sarà così ammodernata e potenziata la force de frappe, che 
già oggi dispone di oltre 460 testate nucleari pronte al lancio, di cui 384 
installate su missili balistici M4A/B e M45, a bordo di sottomarini, 
ciascuno a 6 testate multiple indipendenti con gittata di 6.000 km; 60 su 
caccia Mirage 2000N e 20 su Super Etendard imbarcati su portaerei. I nuovi 
finanziamenti permetteranno di costruire il quarto dei sottomarini nucleari 
di nuova generazione e il nuovo missile di cui saranno armati: l'M-5 a 10 
testate multiple indipendenti, che darà a ogni sottomarino la capacità di 
colpire, con i suoi 16 missili, 160 distinti obiettivi a 11 mila km di 
distanza. Verrà inoltre schierato verso il 2005 il Rafale D, un nuovo 
cacciabombardiere da attacco nucleare. Il programma prevede con tutta 
probabilità anche lo sviluppo di «mini-bombe» nucleari penetranti. Lo 
conferma un collaboratore del ministro della difesa, che ha parlato di 
nuove armi nucleari in grado di «colpire un bunker e farlo esplodere con 
una carica nucleare all'interno», le quali potrebbero essere usate «anche 
in caso di minaccia con armi chimiche».

La nuova dottrina nucleare francese, rileva Libération, è l'equivalente di 
quella statunitense, enunciata nel gennaio 2002 nel rapporto del Pentagono 
Nuclear Posture Review (Revisione della posizione nucleare). Anch'essa 
viene motivata con la necessità di far fronte alle nuove minacce poste 
dallo sviluppo delle armi di distruzione di massa. Anch'essa prevede la 
possibilità di infliggere «danni inaccettabili» a un avversario che minacci 
non solo con armi nucleari, ma anche con armi chimiche o biologiche. 
Anch'essa prevede lo sviluppo di armi nucleari penetranti di «bassa 
potenza» per distruggere i bunker dei centri di comando. Tutto questo, 
naturalmente, in nome degli «interessi vitali» del paese.

C'è però sicuramente qualcos'altro, oltre quello che dice Libération, nella 
decisione francese di varare una nuova dottrina nucleare, ammodernando e 
potenziando gli armamenti strategici. Nel dopo guerra fredda, tra il 1990 e 
il 1999, la percentuale del bilancio francese della difesa destinata agli 
armamenti nucleari era scesa dal 16,9% all'8,75%; nel 1992, era cessata la 
produzione di plutonio per uso militare e nel 1996, dopo gli ultimi test 
nucleari a Mururoa, anche quella di materiale fissile per le armi nucleari. 
Ora invece la Francia riprende la costruzione di armi nucleari. La ragione 
fondamentale di questa svolta la si coglie in un discorso tenuto dal primo 
ministro Jean-Pierre Raffarin il 14 ottobre 2002 allo Ihedn: mentre da un 
lato «l'America sembra tentata dalla solitudine della potenza a legittimare 
l'uso unilaterale e preventivo della forza», dall'altro «la Francia, grazie 
alla sua autonomia strategica, svolge un ruolo motore nella costruzione 
della difesa europea» e, poiché «le frontiere della sua sicurezza non 
coincidono con le sue frontiere geografiche», può e deve «contribuire 
pienamente alla prevenzione e gestione delle crisi sulla scena internazionale».

In altre parole: di fronte al tentativo della «potenza globale» 
statunitense di imporre il proprio predominio, la Francia - grande potenza 
i cui «interessi vitali» (come quelli degli Stati uniti) vanno al di là 
delle sue frontiere - mette in campo la sua «autonomia strategica», ossia 
il suo autonomo potenziale nucleare. Le capacità nucleari - sottolinea il 
Nuclear Posture Review Report del Pentagono - posseggono «proprietà uniche» 
che danno agli Stati uniti possibilità di conseguire obiettivi non solo 
strategici ma politici. Questo vale però anche per la Francia. Vale anche 
per altre potenze, come Germania e Giappone, che un giorno potrebbero 
decidere di acquisire capacità nucleari militari per usare anch'esse le 
«proprietà uniche» della Bomba.


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