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Le «piccole» atomiche di Chirac
- Subject: Le «piccole» atomiche di Chirac
- From: rossana <rossana123@libero.it>
- Date: Thu, 30 Oct 2003 20:51:01 +0100
Le «piccole» atomiche di Chirac
La Francia si adegua alla guerra preventiva di Bush e prepara la sua
«rivoluzione nucleare»: dalla deterrenza della «force de frappe» al
potenziamento delle armi atomiche fino alle «mini-bombe» per «prevenire
attacchi di stati canaglia»
MANLIO DINUCCI
«La dissuasione nucleare francese è in piena rivoluzione»: lo hanno
annunciano - non smentiti - Libération e Le Figaro del 27 ottobre,
aggiungendo che nelle prossime settimane il presidente Chirac dovrebbe
varare una «nuova dottrina» nucleare. Del resto le sue linee erano state
anticipate dallo stesso Chirac quando, in un discorso all'Istituto di alti
studi della difesa nazionale (Ihedn) l'8 giugno 2001, aveva affermato: «Lo
sviluppo da parte di certi Stati di capacità missilistiche balistiche
potrebbe fornire loro, un giorno, la capacità di minacciare il territorio
europeo con armi nucleari, biologiche o chimiche: nel caso siano animati da
intenzioni ostili nei nostri riguardi, i dirigenti di questi Stati devono
sapere che si esporrebbero a danni per loro inaccettabili». La Francia,
quindi, «deve disporre di un insieme abbastanza diversificato da assicurare
la credibilità della sua dissuasione in ogni circostanza e qualunque sia la
provenienza o natura della minaccia». Non erano solo parole: dal 2001 al
2003, gli stanziamenti per il programma nucleare militare francese sono
aumentati del 68,7%, da 2,05 a 3,46 miliardi di euro, equivalenti al 10%
dell'intero bilancio della difesa. Ed è solo l'inizio. Secondo la
programmazione militare 2003-2008, verranno stanziati per le forze nucleari
17 miliardi di euro, equivalenti al 20% del totale previsto per l'acquisto
di armamenti. Sarà così ammodernata e potenziata la force de frappe, che
già oggi dispone di oltre 460 testate nucleari pronte al lancio, di cui 384
installate su missili balistici M4A/B e M45, a bordo di sottomarini,
ciascuno a 6 testate multiple indipendenti con gittata di 6.000 km; 60 su
caccia Mirage 2000N e 20 su Super Etendard imbarcati su portaerei. I nuovi
finanziamenti permetteranno di costruire il quarto dei sottomarini nucleari
di nuova generazione e il nuovo missile di cui saranno armati: l'M-5 a 10
testate multiple indipendenti, che darà a ogni sottomarino la capacità di
colpire, con i suoi 16 missili, 160 distinti obiettivi a 11 mila km di
distanza. Verrà inoltre schierato verso il 2005 il Rafale D, un nuovo
cacciabombardiere da attacco nucleare. Il programma prevede con tutta
probabilità anche lo sviluppo di «mini-bombe» nucleari penetranti. Lo
conferma un collaboratore del ministro della difesa, che ha parlato di
nuove armi nucleari in grado di «colpire un bunker e farlo esplodere con
una carica nucleare all'interno», le quali potrebbero essere usate «anche
in caso di minaccia con armi chimiche».
La nuova dottrina nucleare francese, rileva Libération, è l'equivalente di
quella statunitense, enunciata nel gennaio 2002 nel rapporto del Pentagono
Nuclear Posture Review (Revisione della posizione nucleare). Anch'essa
viene motivata con la necessità di far fronte alle nuove minacce poste
dallo sviluppo delle armi di distruzione di massa. Anch'essa prevede la
possibilità di infliggere «danni inaccettabili» a un avversario che minacci
non solo con armi nucleari, ma anche con armi chimiche o biologiche.
Anch'essa prevede lo sviluppo di armi nucleari penetranti di «bassa
potenza» per distruggere i bunker dei centri di comando. Tutto questo,
naturalmente, in nome degli «interessi vitali» del paese.
C'è però sicuramente qualcos'altro, oltre quello che dice Libération, nella
decisione francese di varare una nuova dottrina nucleare, ammodernando e
potenziando gli armamenti strategici. Nel dopo guerra fredda, tra il 1990 e
il 1999, la percentuale del bilancio francese della difesa destinata agli
armamenti nucleari era scesa dal 16,9% all'8,75%; nel 1992, era cessata la
produzione di plutonio per uso militare e nel 1996, dopo gli ultimi test
nucleari a Mururoa, anche quella di materiale fissile per le armi nucleari.
Ora invece la Francia riprende la costruzione di armi nucleari. La ragione
fondamentale di questa svolta la si coglie in un discorso tenuto dal primo
ministro Jean-Pierre Raffarin il 14 ottobre 2002 allo Ihedn: mentre da un
lato «l'America sembra tentata dalla solitudine della potenza a legittimare
l'uso unilaterale e preventivo della forza», dall'altro «la Francia, grazie
alla sua autonomia strategica, svolge un ruolo motore nella costruzione
della difesa europea» e, poiché «le frontiere della sua sicurezza non
coincidono con le sue frontiere geografiche», può e deve «contribuire
pienamente alla prevenzione e gestione delle crisi sulla scena internazionale».
In altre parole: di fronte al tentativo della «potenza globale»
statunitense di imporre il proprio predominio, la Francia - grande potenza
i cui «interessi vitali» (come quelli degli Stati uniti) vanno al di là
delle sue frontiere - mette in campo la sua «autonomia strategica», ossia
il suo autonomo potenziale nucleare. Le capacità nucleari - sottolinea il
Nuclear Posture Review Report del Pentagono - posseggono «proprietà uniche»
che danno agli Stati uniti possibilità di conseguire obiettivi non solo
strategici ma politici. Questo vale però anche per la Francia. Vale anche
per altre potenze, come Germania e Giappone, che un giorno potrebbero
decidere di acquisire capacità nucleari militari per usare anch'esse le
«proprietà uniche» della Bomba.
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