[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
armi portatili e leggere
- Subject: armi portatili e leggere
- From: rossana <rossana123@libero.it>
- Date: Sun, 03 Aug 2003 22:15:37 +0200
A quanto scritto da Finardi sul Manifesto aggiungo una considerazione: le
SALW (Small Arms and Light Weapons) stando alle Nazioni Unite e ad alcune
ONG, hanno raggiunto la cifra pari a 500 milioni di unità. Si potrebbe dire
molto circa il "piano d'azione" dell'ONU, sulle iniziative europee e
regionali, gli indirizzi negoziali, ma soprattutto del loro fallimento.
Certo è che non esiste una loro definizionea livello internazionale, si
parla genericamente di armamenti convenzionali di calibro inferiore ai 100
mm. Vi sono delle differenze in ambito ONU che le suddivide in leggere
(lanciagranate, cannoni antiarei, ecc) e piccole (revolver, pistole,
mitragliatrici leggere, ecc), in ambito OSCE che le classifica come armi
portatili in senso lato (fucili d'assalto, mitragliatrici leggere, ecc) e
in armi leggere in senso lato (mitragliatrici portatili controcarro,
lanciatori, ecc), e L'Unione Europea che le distingue fra armi portatili e
accessori appositamente progettate per impiego militare (mitragliatrici,
fucili e pistoli di vario tipo, ecc.) e armi leggere portatili di tipo
individuale e collettivo (fra cui missili contraerei e sistemi di difesa
antiarea portatili, cannoni, razzi, ecc.)
WEST AFRICA
La Liberia al centro dei traffici
Ricca di risorse, la regione è tra le prime importatrici d'armi del mondo
Libero mercato Gli armamenti vengono scambiati con un traffico illegale di
diamanti, legname e vari altri minerali rari
SERGIO FINARDI
L'odierna vicenda liberiana è il portato di una situazione regionale che
non è stata mai realmente affrontata nel suo complesso, né dai paesi che ne
fanno parte, né tantomeno dai paesi ex coloniali. I dati di fondo di tale
situazione sono: l'instabilità strutturale della bilancia di potere
(militare, economica, demografica) tra i paesi dell'area
africano-occidentale; il retaggio di una storia millenaria altrettanto
conflittuale di quella tra gli stati della regione europea; la catastrofe
sociale generata da un ceto politico che - formatosi nei paesi ex
colonialisti o negli Stati uniti - ha saputo coniugare il peggio della
cultura politica europea e neo-europea con il peggio della tradizione
africana. Regione etnicamente complessa, l'Africa occidentale ha subito nel
corso dei secoli sia artificiose omogeneizzazioni che partizioni coloniali
arbitrarie da cui sono nati i 15 stati in cui oggi è divisa. Con una
popolazione complessiva di 254 milioni di abitanti (di cui 134 in Nigeria)
sparsi su un immenso territorio di 6 milioni di kmq (quasi due volte
l'India), la regione è oggi uno dei più grandi e problematici insiemi
geopolitici mondiali, chiave per l'accesso ad importanti risorse minerali,
sia all'interno che sulla costiera, ricca di depositi di petrolio e gas
naturale. Un elenco solo sommario delle risorse minerali significative
della regione include oro (in Burkina Faso, Costa d'Avorio, Ghana e Mali -
rispettivamente 2° e 3° produttore africano -, Guinea-Bissau, Liberia,
Mauritania e Niger); diamanti (Costa d'Avorio, Ghana, Guinea,
Guinea-Bissau, Liberia, Mauritania, Sierra Leone); arsenico (Ghana, 3°
produttore mondiale); bauxite (Guinea 2° produttore mondiale e primo per
riserve, Guinea-Bissau); rocce fosfatiche (Senegal e Togo); uranio
(Liberia, Mauritania, Niger, 2° produttore africano); petrolio e gas
naturale (significative in Costa d'Avorio e Nigeria, 1° produttore
africano, 2,2 milioni di barili/giorno, quanto l'Iraq nel 2002, e 24
miliardi di barili di riserve, poco meno di quelle libiche; riserve di gas
naturale quasi pari a quelle algerine); ferro (Mauritania); infine in vari
paesi manganese, molibdeno, rame, platino, terre rare (elementi strategici
per molti prodotti militari e high-tech), stagno, sale, argento, zinco,
nickel, piombo e columbo-tantalite (circuiti per cellulari). Senza
dimenticare importanti produzioni primarie quali il caffè, il cacao, il
cotone, vari olii e fibre vegetali, legno pregiato (quest'ultimo oggetto di
forti attività illegali) e, non da ultimo, la pesca, 1,8 milioni di
tonnellate annue di pescato, pari all'1,4% del mondo. La regione, tuttavia,
ha esportazioni legali totali pari a nemmeno 20 miliardi di dollari l'anno
e un prodotto regionale lordo che non superava i 76 miliardi di dollari nel
1999, per il 46% formato dalla Nigeria. Anche calcolando che il prodotto
sia oggi sui 100/110 miliardi di dollari, non si supera il livello
dell'Egitto, che ha però meno di un quarto degli abitanti. I primi cinque
paesi per prodotto sono poi anche i primi per spesa militare (3 miliardi di
dollari annui, di cui 2,4 spesi dalla Nigeria) e, con l'inclusione del
Burkina Faso, contano per il 93% del totale. A segnalare invece una diversa
distribuzione del tasso di conflittualità delle varie parti della regione,
la gerarchia della forza militare (199 mila attivi totali a «guardia» di 6
milioni di kmq!), ove sono prevalenti Nigeria (79 mila attivi), Mauritania
(16mila), Costa d'Avorio (13mila), Liberia (12/15mila), Senegal e Burkina
Faso (10mila) e Sierra Leone (6mila).
Se dunque i dati ufficiali della forza e della spesa militari sono modesti
(e sarebbero modestissimi se si togliesse la Nigeria), da dove emergono
invece le decine di migliaia di armati e le tonnellate di armi sofisticate
che è possibile osservare nelle aree di conflitto e in particolare in paesi
come Costa d'Avorio, Liberia, Sierra Leone e Guinea? La spiegazione sta in
una forte mobilitazione di milizie civili armate, con una tragica ed alta
presenza di soldati-bambino, sostenute da contingenti di mercenari e da due
mercati principali d'armi: l'uno derivato dall'accumulo nel tempo di
armamenti e munizionamento arrivati «legalmente» (e spesso a titolo
gratuito o a prezzi di realizzo) dai maggiori paesi produttori e poi
passati da una milizia all'altra; l'altro formatosi grazie ad un intenso
traffico illegale (spesso protetto da vari servizi segreti, non solo
africani) e sostenuto da un'altrettanto intensa economia illegale, in
particolare stupefacenti (che girano liberi tra le milizie, il che spiega
in parte le loro nefandezze), diamanti, minerali rari e traffico di esseri
umani verso le regioni ricche del Nord Africa e dei paesi industrializzati.
Secondo la documentazione certa (ma sicuramente parziale) disponibile, tra
il 1991 e il 2003 quei due mercati di armi sono stati alimentati da un
numero impressionante di paesi, sia con transazioni tra governi, sia con
trasferimenti da industrie e mercanti privati. E' tragico confrontare i
dati sui «generosi» trasferimenti di armi e i dati Unesco sulla
scolarizzazione primaria della regione (dal 60/70% di Togo, Ghana, Benin,
Mauritania, Gambia e Senegal; al 40/50% di Costa d'Avorio, Guinea-Bissau,
Mali e Guinea; al 20/30% o meno di Nigeria, Burkina Faso, Liberia, Niger e
Sierra Leone) e sull'analfabetismo (tra il 25 e il 40% in Ghana, Nigeria e
Togo; dal 45 al 60% in Liberia, Costa d'Avorio e Mali; dal 60 all'80% in
Guinea-Bissau, Benin, Senegal, Gambia, Burkina Faso e Niger, senza contare
che per le sole donne tali tassi sono molto maggiori).
Altrettanto tragico è pensare che a «pacificare» l'area saranno inviate
quelle stesse truppe nigeriane che, in precedenti simili missioni sono
diventate in Liberia il centro e la protezione di traffici illegali di ogni
genere, e i marines di una nazione che ha appena aggredito e devastato un
paese in violazione di ogni diritto internazionale.
Chi ha armato i paesi dell'Africa occidentale Chi ha armato le forze
militarie para-militari dell'Africa occidentale
Ecco, paese per paese, chi ha armato i miliziani attivi nell'Africa
occidentale. Benin Francia, Russia, Stati uniti.
Burkina Faso Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera.
Costa d'Avorio Francia, Italia, Portogallo, Sudafrica, Spagna, Svizzera e
Stati uniti
Gambia Gran Bretagna, Polonia e Romania
Ghana Australia, Brasile, Cuba, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia,
Polonia, Russia, Slovacchia, Spagna, Sudafrica e Venezuela
Guinea Francia, Gran Bretagna, Russia e Spagna, e ai ribelli guineiani
Liberia e Burkina Faso
Guinea-Bissau Francia e Portogallo
Liberia Belgio, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Kyrgyzstan, Libia, Moldova,
Slovacchia e Ucraina e, ai ribelli liberiani, Costa d'Avorio e Francia
(Pnlf), Guinea e Stati uniti (Lurd)
Mauritania Italia e Spagna
Mali Russia e paesi est-europei
Niger Corea del Sud, Francia, Italia e Portogallo
Nigeria Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Gran Bretagna, India,
Indonesia, Israele, Norvegia, Stati uniti, Svezia, multinazionali petrolifere
Senegal Brasile, Francia, Germania, Italia, Portogallo e Stati Uniti, e ai
secessionisti Libia
Sierra Leone Bielorussia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia,
Romania, Slovacchia, Spagna, Ucraina e Stati Uniti; ai ribelli, Burkina
Faso, Liberia
TogoFrancia, Polonia, Portogallo e Romania
(a cura
di Sergio Finardi)