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"Bowling for Colombine", il capolavoro del regista Michael Moore - una scheda critica
- Subject: "Bowling for Colombine", il capolavoro del regista Michael Moore - una scheda critica
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Mon, 07 Jul 2003 13:28:32 +0200
FRANCESCO COMINA: UN FILM SULLA VIOLENZA IN AMERICA
[Ringraziamo Franceco Comina (per contatti: f.comina@ilmattinobz.it) per
questo intervento. Francesco Comina e' giornalista e saggista, amico della
nonviolenza, impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel
1967, laureatosi con una tesi su Raimundo Panikkar, collabora a varie
testate. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo,
Cinisello Balsamo (Mi) 2000; ha contribuito al libro di AA. VV., Le
periferie della memoria; e ad AA. VV., Giubileo purificato]
Ci voleva un grande documentario come "Bowling for Colombine" (premio della
giuria a Cannes) per rivelare i motivi profondi dell'ancestrale spirito di
violenza che pervade gli Stati Uniti d'America, timone della democrazia
internazionale e bulldozer della pace sociale. E una domanda multipla
percorre in lungo e in largo tutto lo spazio della pellicola: perche' non in
Canada? Perche' non in Germania, in Turchia, in Giappone, in Gran Bretagna?
Perche' solo negli States avvengono, in media, ogni anno oltre 11.000 morti
per arma da fuoco? Perche' sono solo 165 quelle del vicino Canada, paese che
ha piu' o meno lo stesso giro d'armi e la stessa anima culturale americana.
E perche' sono solo 381 in Germania?
Il capolavoro del regista Michael Moore, faccia da americano stile
cornflakes e viedogiochi, sta proprio nel dipingere l'affresco di una
societa' stritolata nella pressa della sua spasmodica ricerca di sicurezza e
dalla brutalita' delle misure adottate per mantenerla, una societa' che
cerca la vita con la morte, che vuole la liberta' incatenata, che nel
chiedere pace ordina la guerra e che nel predicare il bene lancia campagne
di male.
Il film e' il racconto senza fine dell'eterna contraddizione che brucia i
figli sulla bandiera a stelle e strisce del potere globale.
Come accadde in quel maledetto 27 aprile del 1999, leitmotiv del
documentario, quando due giovani collegiali uscirono dalla pista di boowling
per realizzare l'incubo della loro vita: massacrare i loro compagni di
classe con le armi che hanno comprato senza problemi al vicino supermercato.
La voce del presidente Clinton ha appena annunciato di aver ordinato ai
caccia americani di riversare sul Kosovo un inferno di missili e bombe: per
la liberta', per la vita. I due ragazzi della Columbine school a Littleton,
in Colorado, sono pronti per dare l'ordine di un altro inferno: quello delle
pallottole da riversare contro i loro compagni di istituto. Entrano - le
telecamere li inquadrano - e in poco tempo uccidono dodici ragazzi e un
insegnante. Ne feriscono decine. Sparano sessanta munizioni e alla fine
rivoltano le armi contro di loro, interrompendo la tempesta di spari, urla e
sangue.
L'America si paralizza. Il giorno dopo parlano le due lingue della
contraddizione americana. Il padre di un ragazzo ucciso davanti ad un
gruppetto di famiglie urla il suo sdegno: "Mai piu', mai piu' un'altra
strage". Il potente magnate della National Rifle Association (organo che si
occupa della diffusione delle armi per uso domestico) urla il suo motto:
"Dalle mie fredde mani, morte". L'assemblea applaude e urla impazzita. "Si',
giusto, siamo con te".
Michael Moore entra nelle spirali assurde della violenza americana. I grandi
volti del giornalismo tengono banco nei talk show prendendo di mira, di
volta in volta, le varie facce della degenerazione culturale giovanile.
Nascono i mostri: il bowling incita alla violenza; la musica rock ammala le
menti; i videogiochi insegnano a sparare. E poi: mancano i metal detector
davanti alle entrate delle scuole; i genitori non insegnano ai figli la
tolleranza e il dialogo; e infine c'e' l'hashish, ci sono le pasticche, c'e'
l'alcool, la depravazione, il bullismo.
Ma a nessuno viene in mente di analizzare le derive dell'informazione
televisiva, che continua a promuovere scene dal vivo di violenza urbana dove
i poliziotti pestano, massacrano e uccidono i poveri neri delle sudicie
periferie metropolitane. Moore consiglia ad un potente ideatore di questi
filmati di cambiare soggetti e di seguire, per esempio, l'arresto di un
grande finanziere, coinvolto in truffe ai danni della collettivita'. Ma non
fa notizia, non c'e' violenza, si usano i guanti di velluto...
E allora gira, il regista col cappellino da baseball sulla testa. Entra nel
quartiere dove ha progettato il suo folle disegno di morte Timothy Mac
Veigh, il giovane estremista che ce l'aveva coi neri e con lo stato federale
e che ha deciso di far saltare in aria un palazzo ad Oklahoma City. Moore
interroga gi amici, che hanno conosciuto il giovane appassionato di bombe e
di polvere da sparo. Tutti, nel circondario, se ne stanno con l'arma da
fuoco sotto il cuscino. Nessuno si azzarda a condannare l'attentato
dell'amico. Si, non era giusto che arrivasse fin la', pero'...
Intanto la telecamera passa in rassegna la frenesia della sicurezza. Molti
cittadini si preparano, ogni giorno, per assaltare un potenziale nemico. Non
si sa dove ma c'e', da qualche parte, il bruto, il folle, il terrorista, il
maniaco, il ladro, il cecchino pronto per uccidere. Si iscrivono nelle
milizie private per sparare, sparare, sparare. Una famosa banca lancia una
campagna promozionale: "Se fai il conto da noi ti regaliamo un fucile". Il
legame fra la finanza e le lobby delle armi impazza.
Gruppi di giovani tentano la strada del commercio illegale d'armi cosi' che
anche i ragazzini possono acquistarle. E i quartieri si trasformano in
poligono di tiro.
E le cronache continuano a segnalare casi di omicidi nelle scuole. Nel
Michigan un bambino di sette anni, figlio di una donna povera costretta a
turni di lavoro massacranti per sopravvivere, si impadronisce della pistola
di uno zio, entra a scuola e uccide una sua compagna di banco. E' il caso
del piu' piccolo omicida degli Stati Uniti.
Qualcuno chiede un processo uguale a quello degli adulti. La madre vessata
da una legge assurda viene additata come un mostro. Intanto gli arsenali
d'armi di sterminio di massa vengono potenziati per le guerre preventive
ancora tutte da costruire. I missili escono dall'industria di fabbricazione
di notte, scortati da decine di poliziotti, passano davanti alla Colombine
school mentre i ragazzi dormono, e si preparano al viaggio verso l'obiettivo
dichiarato dal capo di stato maggiore: per massacrare il popolo nemico di
turno.
E c'e' Manhattan con gli aerei terroristi che fanno polvere delle Twin
Towers. E c'e' l'America che piange e si dispera perche' nonostante tutta la
frenesia della sicurezza, alcuni taglierini sono filtrati negli aerei
facendo tremare il piu' grande Paese del mondo. E la voce di Heston ripete:
"Dalle mie fredde mani, morte" mentre due ragazzi sopravvissuti alla strage
del college (uno paralizzato sulla sedia a rotelle e l'altro percorso da
decine di fori) decidono di restituire all'azienda produttrice tutte le
munizioni acquistate in un negozio di armi.
Michael Moore a questo punto decide di incontrare lui, Charlton Heston, il
"testimonial" delle multinazionali delle armi domestiche. Suona alla
residenza con campo da tennis e piscina facendosi passare come un suo fan.
Heston lo riceve, ma subito capisce con chi ha a che fare. Non riesce piu' a
parlare, diventa pallido, tremolante, terrorizzato, prigioniero di se
stesso. Ad un certo punto interrompe la conversazione ritirandosi. Moore gli
mostra la foto della bambina uccisa nella scuola del Michigan. Non la prende
e sparisce in casa. Moore la lascia appoggiata ad una colonna nel cortile.
Heston e' l'icona malandata e spettrale della contraddizione terribile degli
Stati Uniti d'America, e' l'incubo del suo grande Paese. Ed e' anche la
risposta vivente alle domande iniziali del film: perche' 11.000 morti
all'anno per cause d'arma da fuoco negli States e non 165 come in Canada?
Bowling for Colombine dice tutto sull'America e sul suo spirito aggressivo.
Parla con le sue voci, racconta la sua storia, analizza le sue pulsioni e le
sue perversioni. E' un capolavoro d'autocritica, e' la storia della crisi di
un modello che ha finito per diventare lo spauracchio per tutti i popoli
della terra. Compreso il suo.
Fonte: La nonviolenza e' in cammino. 480