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export armi: "A chi verranno presentate tali relazioni?" - Parlamenti esautorati




Fonte: Vita 14/3/2002

Amnesty e Campagna Italiana sulle Armi Leggere lanciano l'allarme sulle 
pericolose evoluzioni in Europa sugli accordi che regolamenteranno il 
mercato delle armi
In Italia, il 6 novembre 2000 la Camera dei Deputati ha ratificato in via 
definitiva la convenzione tra i Governi italiano, francese, tedesco e 
britannico sull'istituzione dell'Organizzazione Congiunta per la 
Cooperazione in materia di Armamenti (OCCAR), un accordo che era stato 
firmato e presentato all'air show di Farnborough il 9 settembre 1998. Il 
DDL 4503 è stato presentato dal Ministro degli Affari Esteri di concerto 
con i Ministri dell'Interno, della Giustizia, delle Finanze, del Tesoro, 
della Difesa, dell'Industria e delle Politiche Comunitarie.
L'Organizzazione congiunta è stata istituita con l'obiettivo di pervenire 
ad una comune politica in tema di approvvigionamento degli armenti, 
nell'ottica della realizzazione di un'Agenzia europea per gli armamenti. 
L'Organizzazione si propone di coordinare a livello europeo le politiche 
relative al settore della difesa per permettere di ridurre i costi della 
ricerca e dell'approvvigionamento di armamenti, di migliorare la 
competitività dell'industria militare europea (in particolare nei confronti 
dei grandi colossi statunitensi), di coordinare e promuovere attività 
congiunte per migliorare l'efficacia della gestione dei progetti di 
cooperazione in termini di costo, tempi e prestazioni, di promuovere i 
contatti tra le imprese. Se sono chiari i motivi economici che hanno 
portato Francia, Germania, Italia e Regno Unito a sottoscrivere questo 
accordo, meno chiari sono i meccanismi decisionali che regoleranno le 
future esportazioni di armamenti dall'Europa e relative conseguenze. Quali 
le preoccupazioni? Viene meno, in particolare, ogni garanzia a difesa delle 
leggi italiane sui trasferimenti di armamenti tra gli Stati, in particolare 
la legge 185/90. Sottolineiamo ancora una volta che, tra i quattro stati 
firmatari, l'Italia possiede al momento le leggi migliori nello stabilire 
da un lato un controllo efficace del Parlamento, dall'altro il divieto di 
commerciare con Paesi in guerra, che non rispettino i diritti umani e che 
non offrano sufficienti garanzie sulla capacità di prevenire 
triangolazioni. La ratifica di questo accordo internazionale trasferisce ad 
un organismo diverso dal Parlamento nazionale il controllo sulla gestione 
dello scambio internazionale di armamenti. La direzione da seguire è invece 
quella opposta: chiedere agli altri Stati europei l'adozione di criteri 
rigorosi nello scambio e nel controllo degli armamenti, nell'ottica della 
stabilità internazionale e del rispetto dei diritti umani. Un altro 
elemento allarmante è costituito dal fatto che all'Organizzazione sarà 
attribuita la personalità giuridica che le permette di avere capacità 
negoziale propria (stipula di contratti, assunzione di personale, 
conduzione di attività negoziali in genere). Il testo dell'accordo non 
prevede alcun criterio etico nella scelta dei Paesi, organizzazioni ed 
istituzioni con i quali l'OCCAR intende concludere contratti, acquisire e 
cedere tecnologia, fornitura e struttura militari. La legge di ratifica 
intende svuotare di ogni contenuto non solo la legge 185/90, ma anche i 
timidi tentativi posti in essere con il Codice di Condotta europeo del 1998 
per dotare i Paesi dell'Unione Europea di criteri guida omogenei nelle 
relazioni commerciali con Paesi terzi nel commercio di armamenti, 
nell'assistenza militare e nella cooperazione per la ricerca tecnologica. 
Per quanto riguarda la possibilità di avviare procedimenti legali, è da 
considerarsi che la posizione contrattuale dell'OCCAR sarebbe al riparo di 
un accordo internazionale ratificato dai Parlamenti nazionali, e sarebbe 
quindi in grado di prevalere in sede giudiziaria nei confronti di 
provvedimenti e scelte di livello nazionale, che dipendano anche da ragioni 
etiche, che vadano contro gli interessi dell'OCCAR. Amnesty, International 
e la Campagna Italiana sulle Armi Leggere si chiedono poi quali meccanismi 
di trasparenza consentiranno il controllo da parte dei parlamenti 
nazionali. Secondo l'articolo 5 della convenzione sono previste relazioni 
annuali sull'andamento di ogni singolo programma. A chi verranno presentate 
tali relazioni? E saranno comunicate ai parlamenti "a giochi fatti" (come 
già succede in Italia con la relazione Annuale del Presidente del Consiglio 
che riferisce al Parlamento solo delle autorizzazioni concesse nell'anno 
precedente)? Le relazioni annuali, inoltre, riguarderanno i progetti 
(probabilmente di ricerca), non le altre attività e le trattative dell'OCCAR.
Già dal 1998 stiamo assistendo alla continua sottrazione dei programmi di 
coproduzione militare dalla Relazione annuale che il Presidente del 
Consiglio presenta al Parlamento in base all'art. 5 della legge 185/90 
(come l'importante programma Eurofighter e quello dell'elicottero NH90). Le 
relazioni presentate negli ultimi anni presentano gravi lacune su questo 
versante e con questo accordo si continua ad andare verso la pericolosa 
direzione dell'eliminazione dall'informazione al Parlamento dei programmi 
di coproduzione militare più importanti, economicamente e strategicamente, 
in cui sono coinvolte le industrie italiane di armamenti. Le coproduzioni 
in ambito europeo coprono già il 50% delle esportazioni italiane, senza che 
alcun controllo possa essere esercitato dal Parlamento e da organismi di 
controllo indipendenti.
In questa direzione di successivi snellimenti procedurali e 
liberalizzazione degli scambi in ambito europeo va anche la recente Lettera 
di Intenti (LOI), che presto potrebbe essere ratificata dal Parlamento 
italiano, e che minerebbe definitivamente qualsiasi possibilità di 
controllo democratico sulle esportazioni di armamenti.