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poligoni mortali - da Liberazione



Quirra (Cagliari) nostro servizio

Troppi tumori ...

Ercole Olmi
Quirra (Cagliari)

nostro servizio

Troppi tumori sospetti tra la popolazione di una frazione circondata dal più grande poligono militare della Sardegna (e d'Europa). parliamo di Quirra, comune di Villaputzu, a 69 chilometri da Cagliari, 150 abitanti con 10 casi di gravi patologie al sistema emolinfatico.

Da un lato il sindaco, medico, Antonio Pili, che da mesi denuncia una situazione piuttosto preoccupante. I casi di tumore sono decisamente alti e sulla frazione incombe il poligono interforze del Salto di Quirra, dove, si sospetta, potrebbero essere sperimentati e usati armamenti all'uranio impoverito. Dall'altro i militari, che per voce del sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu, negano assolutamente l'uso di munizioni radioattive. «Queste armi non sono in dotazione all'esercito italiano», ripetono da tempo i generali.

Il primo cittadino, dopo numerosi interventi sulla stampa, ha notificato al ministero della Salute, all'assessorato regionale alla Sanità e al responsabile dell'Azienda sanitaria locale una formale richiesta di accertamenti: «Venuti a conoscenza che diversi casi di tumori si sarebbero verificati nella Frazione del Quirra - nella quale insiste il Poligono Interforze (distaccamento di capo San Lorenzo) - questo ente chiede di voler effettuare quegli accertamenti indispensabili nel territorio di Villaputzu».

Interventi indispensabili dopo la recente morte di un dipendente della base, uno dei dieci malati di tumore al sistema emolinfatico. Oltre ai civili, la sospetta contaminazione non risparmierebbe neppure i militari. Sinora i casi di soldati morti di leucemia dopo aver prestato servizio alla base di Quirra sono due: Lorenzo Michelini e Roberto Buonincontro. Fabio Cappellano si è ammalato di neoplasia testicolare dopo le esercitazioni nel poligono sardo tra novembre e dicembre del '99. «Nell'ipotesi che le munizioni all'uranio impoverito vengano utilizzate - spiega Falco Accame, ex presidente della commissione Difesa della Camera e presidente dell'associazione per l'assistenza delle vittime nelle forze armate - grave che non vengano prese le dovute precauzioni durante il servizio e che, ancor più grave, non vengano adeguatamente informati i soldati sui rischi che corrono nel maneggiare certi materiali». «Altro problema - continua Accame - è che i casi di civili che possono essere stati contaminati nei poligoni non sono stati presi in considerazione nella relazione Mandelli, come pure i casi verificatisi nella guerra del Golfo, Kuwait e Somalia, dove pure è stato usato uranio impoverito».

Sulla vicenda interviene anche il ministro della Salute Girolamo Sirchia, ieri in visita a Cagliari. Il rappresentante del governo ha garantito che si farà chiarezza per verificare eventuali relazioni tra l'uso di armi radioattive e i casi di tumore a Villaputzu, considerato poi che si attendono i risultati delle indagini sul territorio effettuate dalla Asl 8 attorno a tutti i poligoni della Sardegna. Intanto, un'interrogazione parlamentare di Luigi Malabarba al ministro della Difesa presentata qualche giorno fa sottolinea: «Le norme che regolano l'attività dei poligoni di tiro prevedono, in particolare per i poligoni sperimentali, la sperimentazione di tutte le armi in uso, con particolare riguardo alla valutazione della vulnerabilità dei nostri mezzi». Il senatore di Rifondazione aggiunge inoltre che «le armi all'uranio impoverito sono ormai in uso da molti anni da parte di numerosi paesi, Usa, Russia, Gran Bretagna ed ex Jugoslavia» e chiede al ministro se «sia stato sperimentato, in quanto assolutamente doveroso, l'impiego di tali armi». Fermento anche in Consiglio regionale della Sardegna dove il centrosinistra sollecita indagini epidemiologiche e monitoraggi ambientali che facciano luce sul "Caso Quirra".

A chiedere una seria e immediata indagine è il Comitato sardo "Gettiamo le basi". L'associazione ricorda che quello di Quirra è un poligono che si estende per 11.600 ettari nell'entroterra e 1.100 ettari lungo la fascia costiera (San Lorenzo): rappresenta la quasi totalità del demanio militare italiano che ammonta a 16.000 ettari. La zona interna del poligono è "collegata" alla zona a mare da una fascia di 3.500 ettari sottoposta a servitù. Inoltre le zone interdette o pericolose per la navigazione, annesse alla base militare, seguono quasi una linea retta che va da Siniscola a Castiadas, oltrepassano le acque territoriali e si estendono in acque internazionali impegnando oltre 2.800.000 ettari, una superficie che supera quella dell'intera Sardegna (kmq 23.821).

Alla militarizzazione dello sterminato tratto di mare corrisponde la militarizzazione dello spazio aereo. Il poligono è utilizzato, oltre che dall'Aeronautica, Esercito e Marina italiana e Nato, anche da ditte private costruttrici di sistemi d'arma. Funziona come gran fiera-mercato dove industrie private effettuano prove, sperimentano e collaudano missili, razzi, armamenti e materiali da guerra e conducono organismi militari stranieri, i potenziali clienti, per le dimostrazioni promozionali prima dello shopping.