[Disarmo] Il missile finito in Polonia era ucraino e non russo ma è diventato l'occasione per installare un sistema antimissile in Polonia per intercettare missili russi
- Subject: [Disarmo] Il missile finito in Polonia era ucraino e non russo ma è diventato l'occasione per installare un sistema antimissile in Polonia per intercettare missili russi
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.org>
- Date: Wed, 23 Nov 2022 20:29:40 +0100
Il missile che ha violato il territorio polacco era quindi ucraino, non russo, anche se Kiev continua a sostenere il contrario e il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha dichiarato il 20 novembre che i dati raccolti dall’inchiesta sull’esplosione non permettono di determinare con certezza da dove è stato lanciato.
“Non lo sappiamo ancora. Lasciate che gli esperti e gli investigatori ci lavorino. Abbiamo affidato le indagini a esperti da parte Ucraina, nonché a esperti internazionali, della Nato e americani”, ha detto ma si tratta di valutazioni che sembrano avere più un significato politico che militare.
Da un lato, nessun S-300 russo avrebbe potuto raggiungere il territorio polacco per ragioni di autonomia e gli Stati Uniti hanno fatto sapere già poche ore dopo l’incidente di aver rilevato la traiettoria del missile specificando che non era partito da territori in mano ai russi.
Dall’altro, dal giorno dell’incidente Ucraina, Polonia e Stati Baltici sembrano puntare a sfruttare quanto accaduto a Przewodow per coinvolgere maggiormente la NATO nel conflitto
Il “caso La Porta”
Un dettaglio non trascurabile a questo proposito giunge dal mondo dei media dove l’Associated Press ha licenziato il reporter James La Porta che aveva dato la notizia errata che “missili russi” erano caduti in territorio polacco citando “un alto funzionario dell’intelligence statunitense”.
Il reporter attribuiva quindi l’informazione a una sola fonte mentre le linee guida dell’agenzia di stampa ne richiedono più di una quando la fonte citata è "anonima".
Qualche ora dopo, quando è apparso chiaro che il missile era uno solo ed era ucraino, l’AP ha sostituito la notizia con le nuove informazioni emerse e sostenendo che la fonte anonima era sbagliata.
La Porta, ex marine veterano dell’Afghanistan, per diversi anni free-lance e poi assunto nell’aprile 2020 dall’agenzia statunitense per scrivere di temi legati a difesa e sicurezza, è stato licenziato “dopo una breve inchiesta” interna, secondo quanto riferito dal Washington Post che ha inoltre riportato le reazioni dei giornalisti in redazione quando è stata diramata la notizia. Uno chiede: “Non dovremmo sentire un’altra fonte o magari la Polonia?”. Ma un altro gli risponde: “Suppongo che su una notizia del genere l’intelligence statunitense non si sbagli”.
I rischi
In base a quanto accaduto il 15 novembre nel villaggio di frontiera polacco e alle dichiarazioni dei ministri tedesco e lettone dovremmo quindi ritenere che i missili Patriot PAC-3 tedeschi schierati in Polonia verranno impiegati per abbattere missili antiaerei ucraini finiti fuori rotta e destinati a sconfinare? L’ipotesi appare altamente improbabile, mentre ben più credibile è che possano costituire uno “scudo” contro missili da crociera e balistici russi.
L’autonomia dei Patriot PAC-3 contro i missili balistici a corto raggio supera i 30 chilometri (ben di più contro missili da crociera ed altri bersagli aerei) che diventeranno quasi 70 con l’ingresso in servizio dei PAC-3MSE ordinati anche dai polacchi. Posizionando le batterie missilistiche sul confine tra Polonia e Ucraina tali armi saranno in grado di vedere e potenzialmente ingaggiare i missili russi lanciati contro obiettivi in Ucraina Occidentale, già più volte bersagliati anche a pochi chilometri dalla frontiera polacca.
L’eventuale abbattimento di un missile russo nello spazio aereo ucraino da parte di un missile statunitense in dotazione alle forze armate tedesche e lanciato dal territorio polacco potrebbe forse venire giustificato con la valutazione che l’ordigno russo sarebbe caduto in Polonia ma i rischi che comporterebbe un evento simile non sono difficili da immaginare.
Del resto la NATO ha sempre respinto la richiesta di Kiev di istituire una “No Fly Zone” tesa a interdire ai russi i cieli ucraini proprio per evitare rischi di questo tipo.
Occorre inoltre tenere conto che proprio dal confine ucraino-polacco transita la gran parte dei rifornimenti militari occidentali forniti all’Ucraina. Aspetto che potrebbe indurre molti (soprattutto a Mosca) a sospettare che l’incidente di Przewodow (che, meglio ribadirlo, ha coinvolto un missile ucraino, non russo) costituisca un alibi per mettere sotto la copertura della difesa aerea più avanzata che gli stati membri della NATO possano schierare proprio quel tratto di Ucraina Occidentale da cui transitano gli aiuti militari a Kiev.
E siccome “a pensar male si fa peccato ma di solito ci si prende”, le armi messe rapidamente in campo da Berlino autorizzano anche a chiedersi se quanto accaduto nel villaggio polacco il 15 novembre sia stato davvero un incidente casuale o non sia stato “costruito” per giustificare il dispiegamento di difese aeree sul confine. Sospetto che viene alimentato anche dall’insistenza con cui i vertici ucraini continuano a sostenere che il missile S-300 caduto in Polonia fosse russo.
Domande e dubbi che è lecito porsi, soprattutto tenendo conto che l’altissima posta in gioco è il rischio che la NATO, già indirettamente ma pesantemente belligerante, entri anche direttamente sul campo di battaglia contro la Russia. Meglio esserne tutti consapevoli.
Andrea Gaiani - Analisi Difesa
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