[Disarmo] Sottomarini nucleari USA all’Australia e nuova guerra fredda: nasce Aukus l’alleanza militare anti Cina. Il 24 settembre Biden convoca il vertice anti Cina QUAD con India, Giappone e Australia



Usa, Gran Bretagna e Australia, a sorpresa, formano un patto di sicurezza nell’area Indo-Pacifica, una sorta di Nato del Pacifico che si chiamerà Aukus (acronimo dei tre Paesi) e che prevede la vendita di sottomarini a propulsione nucleare a Canberra, una tecnologia che Washington aveva condiviso finora solo con Londra

L’accordo è stato annunciato in una videoconferenza congiunta di Joe Biden, del premier Boris Johnson e del primo ministro australiano Scott Morrison. 

Questa mossa ha fatto ovviamente infuriare la Cina, dato che l’alleanza mira proprio a contrastare la minaccia del Dragone nella regione, pur non nominandolo mai. L’accordo ha creato malcontento anche a Parigi, che ha perso un contratto astronomico per la fornitura di sommergibili all’Australia. Inoltre, gli alleati Ue, sostengono di non essere stati informati di nulla.

Joe Biden, parlando alla Casa Bianca in un vertice virtuale con il premier bitannico Boris Johnson e con il primo ministro australiano Scott Morrison, ha detto: “La nuova partnership tra Usa, Gran Bretagna e Australia aggiornerà la nostra capacità condivisa di affrontare insieme il XXI secolo e le sue minacce”.
In una nota della Casa Bianca si legge: “Ci impegniamo nella ambizione condivisa di sostenere l’Australia nell’acquistare i sottomarini a propulsione nucleare per la Royal Australian Navy. Oggi intraprendiamo uno sforzo trilaterale per cercare una via ottimale per raggiungere questa capacità”.

Secondo le fonti della Casa Bianca, la partnership, riguarderebbe la sicurezza, la difesa, la condivisione di informazioni e tecnologia, le cyber capacità e l’intelligenza artificiale. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di contribuire a sostenere la pace e la stabilità nella regione indo-pacifica. Nel testo non si nomina mai la Cina, ma la nuova alleanza sembrerebbe una mossa per contenere e contrastare la minaccia cinese nell’area.

Pechino protesta per l‘iniziativa che ritiene “estremamente irresponsabile”, che “mina gravemente la pace e le stabilità regionali, intensifica la corsa agli armamenti e compromette gli sforzi internazionali di non proliferazione nucleare”. Lo ha denunciato il portavoce della diplomazia cinese Zhao Lijian, ammonendo che “il rischio di questo obsoleto pensiero a somma zero della Guerra Fredda alla fine è quello di spararsi ai piedi”.

Intanto, la Cina ha fatto subito una contromossa, presentando ufficialmente la domanda di adesione al ’Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership Agreement’, l’accordo di libero scambio di 11 Paesi dell’area Asia-Pacifico, evoluzione del Tpp (Trans-Pacific Partnership) voluto dall’ex presidente americano Barack Obama proprio per contenere Pechino, ma da cui gli Usa si erano poi ritirati con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2017. Un modo per Pechino di allargare la propria influenza sfruttando un’intesa architettata dagli stessi americani.

Con molto risentimento, la Francia sembra caduta dalle nuvole per questa situazione che giudica “deplorevole“, da “pugnalata alla schiena”, “atteggiamento inaccettabile”. Infatti, per la Francia, l’accordo di Naval Group per 12 sottomarini a 56 miliardi di euro con l’Australia è sfumato dopo l’annuncio dell’accordo trilaterale per la sicurezza nel Pacifico tra Usa, Regno Unito e Australia, e a Parigi nessuno ne sapeva niente. Le Monde scrive: “E’ crisi diplomatica tra Parigi e Washington mentre il governo non si arrende: non finisce qui, tuonano al Quai d’Orsay”.
Jean-Yves Le Drian, che da ministro della Difesa aveva concluso “il contratto del secolo” nel 2016, è uno dei più infuriati. A un giornalista che, usando un gergo poco diplomatico gli si è rivolto chiedendo se la Francia si sia “fatta fregare”, il capo del Quai d’Orsay ha risposto: “Penso che lei analizzi più o meno bene la situazione, ma è una cosa che fra alleati non si fa. La nostra posizione è quella di una grande fermezza, di una totale incomprensione e di una richiesta di spiegazioni”. Soltanto un paio di settimane fa Le Drian e la collega della Difesa, Florence Parly, avevano avuto un’ultima riunione in videoconferenza con gli omologhi australiani, al termine della quale avevano reso omaggio “all’elevatissimo livello di cooperazione strategica ed operativa tra la Francia e l’Australia”.
Per questo, Le Drian chiede spiegazioni all’Australia: “Non finisce qui, ci sono dei contratti, gli australiani ci dicano come pensano di uscirne. Sul piano industriale, certamente, sono in gioco centinaia di posti di lavoro attuali e futuri”.
La Parly ha già dichiarato: “La Francia studierà ogni strada per fare in modo che il gruppo coinvolto, Naval Group, non subisca un danno economico”.
Naval Group, in un suo documento, ha espresso “grande delusione” ed ha già dato il via a uno studio sulle conseguenze possibili per l’Australia dopo il dietrofront.
Però, nel suo discorso, Biden ha anche detto: “Gli Stati Uniti, non vedono l’ora di collaborare con la Francia e con altri Paesi chiave. Noi metteremo insieme i nostri marinai, scienziati, le nostre industrie per sviluppare le nostre capacità in settori come la cyber-sicurezza e l’intelligenza artificiale”.

Biden ha precisato: “I sottomarini di cui si doterà l’Australia non avranno armi nucleari, ma saranno armati convenzionalmente, però saranno alimentati da reattori nucleari”.

Tra una settimana, il 24 settembre, Biden ospiterà un vertice con i leader di Australia, India e Giappone, un’alleanza denominata QUAD, creata nel 2007 per contrastare la Cina in campo militare.
Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha dichiarato: “L’Australia non confermerà l’accordo da 66 miliardi di dollari (pari a 56 miliardi di euro) con la Francia per la fornitura di sottomarini e opterà per l’utilizzo della tecnologia statunitense e britannica. La decisione di non continuare con il sottomarino Attack Class e di percorrere questa nuova strada non è un cambiamento di idea, è un cambiamento di necessità”.
Morrison ha inoltre anticipato: “Il Paese acquisirà, nell’ambito del patto siglato con Gran Bretagna e Usa, missili da crociera statunitensi Tomahawk a lungo raggio, in modo da rafforzare le difese militari in chiave anti cinese. Miglioreremo la nostra capacità di attacco a lungo raggio, compresi i missili Tomahawk da schierare sui cacciatorpediniere della classe Hobart della Royal Australian Navy e i missili congiunti aria-superficie a portata estesa per le nostre capacità della Royal Australian Air Force”.
Il primo ministro australiano ha aggiunto: “La Francia rimane un partner incredibilmente importante nel Pacifico. Il rapporto tra Canberra e Parigi ha subito un duro colpo. Condividiamo una profonda passione per la nostra famiglia del Pacifico e un profondo impegno nei loro confronti. Non vedo l’ora di incontrarci una volta superata quella che è ovviamente una decisione molto difficile e deludente per la Francia. Lo capisco, lo rispetto, ma come primo ministro devo prendere decisioni che sono nell’interesse della sicurezza nazionale australiana. So che la Francia farebbe lo stesso”.
Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha puntualizzato: “Il patto per l’Indo-Pacifico con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna riguarda solo la propulsione dei sottomarini. L’Australia non è interessata all’acquisto di armi nucleari”.
In un’intervista a France Info, il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha dichiarato: “Biden ha preso una decisione brutale, unilaterale e imprevedibile che assomiglia a quanto fatto da Trump. Si tratta di una decisione contraria alla lettera ed allo spirito della cooperazione che ha prevalso tra Francia e Australia, basata su un rapporto di fiducia politica come sullo sviluppo di una base industriale e tecnologica di difesa di altissimo livello in Australia. La scelta americana che porta a rimuovere un alleato e un partner europeo come la Francia da una partnership strutturante con l’Australia, in un momento in cui ci troviamo di fronte a sfide senza precedenti nella regione indo-pacifica segna un’assenza consistente che la Francia non può osservare e rammaricarsi. La deplorevole decisione appena annunciata non fa che rafforzare la necessità di sollevare forte e chiaro la questione dell’autonomia strategica europea. Non c’è altro modo credibile per difendere i nostri interessi e i nostri valori nel mondo”.
La Cina, in risposta, ha sollecitato Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia a “scrollarsi di dosso la loro mentalità da Guerra Fredda e il pregiudizio ideologico”. Lo ha dichiarato il portavoce dell’Ambasciata cinese negli Stati Uniti, Liu Pengyu.
Londra e Canberra smentiscono. Il primo ministro australiano ha affermato di essere pronto a discutere di altre questioni con il presidente cinese Xi Jinping nonostante le crescenti tensioni tra i due Paesi ed i colloqui ad alto livello congelati da tempo.
Ben Wallace, il ministro della Difesa britannico, ha assicurato che il nuovo patto con Usa e Gran Bretagna non è una nuova Guerra Fredda con la Cina.

Il primo ministro neozelandese, Jacinda Ardern, ha dichiarato: “La posizione della Nuova Zelanda in relazioni al divieto di navi a propulsione nucleare nelle nostre acque rimane invariata”.

Nell’annunciare Aukus dalla Casa Bianca, affiancato via teleconferenza dal leader britannico Boris Johnson e dal premier australiano Scott Morrison, Biden ha sottolineato di voler preservare una libera e aperta regione Indo-Pacifica e fare i conti con l’attuale clima strategico. Washington denuncia con crescente preoccupazione l’aggressività di Pechino, dalla Via della Seta in economia fino alle bellicose rivendicazioni di isole contese nel Mar Cinese Meridionale e a minacce a Taiwan.
Da tempo ha iniziato una virata verso l’Asia, ora accelerata dal ritiro dall’Afghanistan, quale epicentro delle priorità geopolitiche, etichettando la Cina come principale avversario strategico. 

I nuovi sottomarini avranno raggio d’azione illimitato, capaci di spingersi nel Mar Cinese Meridionale e a Taiwan, di operare in assoluto silenzio e difficili da intercettare, con la possibilità di manovre navali alleate nell’aera che modifichino drasticamente l’equilibrio militare nella regione.

Il significato della mossa è nella natura stessa di un accordo che condivide tecnologia nucleare top secret, senza precedenti recenti per la Casa Bianca. Una simile intesa era stata raggiunta solo con la Gran Bretagna nel 1958. Quel patto viene ora di fatto allargato a Canberra e i dettagli saranno messi a fuoco entro 18 mesi da una squadra che per Washington sarà guidata dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin.

La flotta di sommergibili sarà costruita in Australia. Maggior cooperazione trilaterale è prescritta poi in cybersicurezza e intelligenza artificiale. Biden ha spiegato: “Investiamo nella nostra fonte di forza, le alleanze, aggiornate per le minacce di oggi e domani”. 

Il Presidente statunitense ha trovato un alleato naturale nel leader britannico Johnson, che ha anche proprie ragioni per partecipare: dar corpo a una politica di «Global Britain» dopo l’uscita dall’Unione Europea con Brexit. 

Il governo australiano, a sua volta, è salito a bordo senza riserve: un tempo cauto nel prendere di petto la Cina, oggi teme il suo espansionismo ed è reduce da giri di vite nel tech, tra cui il blocco del colosso tlc Haiwei.
La mossa ha anche sollevato malessere tra gli alleati internazionali degli Usa, non solo nei ranghi di un’Unione Europea emarginata dall’intesa. Se la Francia, che ha perso un contratto per rinnovare i sottomarini di Canberra, ha protestato contro rigurgiti di America First, nella stessa regione asiatica, la Nuova Zelanda è rimasta fredda. Il premier Jacinda Ardern, da anni parte dell’intesa di intelligence Five Eyes con Usa, Gran Bretagna, Canada e Giappone, ha fatto sapere che non farà eccezione alla messa al bando dalle acque territoriali di vascelli a propulsione nucleare per la flotta australiana. Morrison ha assicurato che Canberra non intende sviluppare arsenali nucleari ma i sommergibili ricorreranno a controverso uranio fornito dagli Usa e arricchito al livello usato per bombe atomiche.

Nel proscenio della geopolitica, la partita che si sta giocando è sempre più dura e difficile. I destini dell’umanità e del pianeta sono la preoccupazione maggiore.

 

Salvatore Rondello

(Fonte: Avantionline)