Esiste una campagna internazionale che vuole che le potenze nucleari adottino questa dichiarazione: "Una guerra nucleare non può essere né combattuta né vinta".
Evidentemente - ed è questo il punto che veramente va capito - perché la dinamica odierna della preparazione e conduzione di tali guerre non è la MAD - mutua distruzione assicurata - ma quella della RISPOSTA FLESSIBILE che lavora sulla organizzazione del PRIMO COLPO VINCENTE.
Questo in modo chiaro e ufficiale da parte statunitense ed altrettanto ufficiale da parte della NATO che adotta il "first use" difensivo: la premessa è che guerre nucleari, anche limitate, circoscritte a "teatri locali", possono essere utili, combattute e vinte.
E non si tratta di teorie astratte, ma dei presupposti dottrinali in base ai quali vengono sviluppati, dispiegati, organizzati, esercitati, etc. i sistemi d'arma ed il personale militare ad essi addetto!
I sistemi d'arma di ieri, quelli di oggi e quelli di domani.
Da parte russa l'atteggiamento è più ambiguo e sfumato, anche in virtù del gap tecnologico che separa Mosca da Washington.
La Cina è l'unica potenza che dichiara ufficialmente che mai userà per prima un'arma nucleare. Ed ha un arsenale tutto sommato ridotto anche se si sta buttando, come tutti purtroppo, in una generale corsa agli armamenti.
Ecco perché con Luigi Mosca io ritengo che sia tatticamente determinante per il movimento antinucleare fare pressioni sulla Cina per rompere il fronte degli Stati nucleari ed offrire così alla possibilità al TPAN di diventare il perno di un nuovo ordine giuridico internazionale (e non una appendice subalterna del TNP).
•Questo può avvenire solo se si ha il coraggio di un atto rivoluzionario rispetto all’attuale sistema dei rapporti internazionali: sospendere temporaneamente l’adesione al TNP da parte degli Stati non nucleari finché non vengono avviati negoziati seri per il disarmo nucleare da parte delle potenze nucleari, in una cornice ONU. (L'idea è spuntata proprio in un colloquio con l'ambasciatore cubano presente a NY il 7 luglio 2017, il giorno in cui venne adottato il TPAN).
•In una logica di gradualità, quello che va ottenuto subito è evitare la guerra per errore causa incidente tecnico. Vale a dire adottare da parte di tutti quanto già la Cina in gran parte ha deciso per conto suo: dichiarare, da parte di tutte le potenze nucleari, che mai si userà per primi l’arma atomica, togliere lo stato di allerta per le armi nucleari, bloccare i piani di modernizzazione ed i sistemi antimissile, stabilire tetti bassi per il numero degli ordigni.
•
E’ tatticamente importantissimo, da parte del fronte antinuclearista, ripeto, rompere il fronte nuclearista; e da questo punto di vista bisogna fare pressioni sulla Cina in quanto potenza che ha più interesse a rompere il vecchio assetto e i vecchi equilibri garantiti dal sostanziale monopolio atomico di USA e Russia...
La Cina intende giocarsi il suo primato mondiale sul piano economico, non su quello militare, e questa è una ambizione - quella dell'egemonia planetaria - che noi ecopacifisti non condividiamo (perché puntiamo ad uno sviluppo paritario, equo ed ecologico) ma che ci può fare temporaneamente gioco, nel momento in cui abbiamo da togliere una spada di Damocle che pende sulla nostra testa e lasciarci quindi tempo e possibilità per le rivoluzioni nonviolente future...
da Tiziano
concordo molto con la tua proposta Alfonso.
Ti dico alcune riflessioni dubbiosi sul tema dell'ipotetica egemonia cinese. Un amico storico mi diceva che la Cina è una potenza economica molto grande da millenni; ovviamente un paese colosso come la Cina non poteva che esercitare egemonia sui paesi vicini come la Corea, Vietnam, Giappone eccetera, ma non pare sia stata una egemonia del tipo esportato dall'Europa e dai suoi derivati (USA), non ha mai agito con un colonialismo distruttivo come quello di matrice europea che forse ha avuto ed ha la sua punta più feroce nelle politiche tedesche (vedi Grecia oggi).
C'è anche uno studioso come Arrighi che spera in una egemonia cinese per giungere ad un equilibrio mondiale sostenibile. Ovviamente non sono assolutamente sicuro che questa possibilità esista, anzi temo che la violenza europea abbia contaminato il mondo.
Mentre cerchiamo di affermare un altro mondo speriamo anche che il nuovo secolo cinese sia meno schifoso dei secoli europei con i cicli portoghesi spagnoli, olandesi, britannici, statunitensi.
da Luigi
Carissimi-e,
a mio modo di vedere
il TPAN potrà (e dovrà) avere un ruolo di «
catalizzatore (= acceleratore di processi) »:
una volta entrato in vigore (da oggi mancano solo 6 ratifiche), non occorrerà neppure nominarlo, tanto gli Stati nucleari lo conosco bene, dato che addirittura in diversi (Francia, USA, UK, …) hanno fatto (e fanno) di tutto per sabotarlo !
In altre parole nei futuri negoziati,
nessuno potrà più ignorare che le armi nucleari non saranno (ben presto oramai) « solo » le più potenti delle armi di distruzione di massa, ma saranno anche armi rese ILLEGALI dal Diritto Internazionale, e cio’ influenzerà necessariamente in senso positivo l’impostazione stessa di tali negoziati.
Quanto alla strategia, come sapete, e come sostenuto anche da Alfonso, privilegio attualmente la via della
Cina, che si tratterebbe di convincere perché
dall’interno del ‘club nucleare’ essa inizi un vero processo di disarmo coordinato in modo globale : per esempio proponendo da subito la costituzione du un ‘working group’ con il ruolo di formulare una ‘road map’ realistica e condivisa per un tale processo di disarmo.
da Rossana
Domanda da incompetente: e se vince la linea di Trump? Cioè abolizione di tutti i Trattati. Nessun Trattato, nessuna illegalità (sul lato formale, su quello materiale i Trattati sono stati sempre violati). Del resto il Trattato in questione vincola solo gli Stati che lo ratificano.
da Giuseppe
Rossana rispondo in termini personali. Il fatto che il Trattato vincoli solo chi lo ha ratificato o firmato è risaputo. Per questo si parla di rompere il fronte nucleare. Nel luglio 2017, chi della cosiddetta società civile era a N.Y. , riportava come i cinesi mostrassero attenzione allo stesso, con un intervento immediato degli altri stati nucleari, per bloccare questo interesse.
Trump è certamente un problema, ma sta iniziando a farsi conoscere dagli stessi americani. Vedremo gli sviluppi.
da Luigi
aggiungo all’argomentazione di Giuseppe, che condivido :
Se il TPAN non avesse nessun impatto sugli Stati nucleari,
perché allora diversi fra di loro hanno impegnato ingenti e specifiche iniziative per sabotarlo ?
Inoltre, al di là dell’aspetto strettamente giuridico, il pesante effetto di
stigmatizzazione delle armi nucleari del TPAN (ed ancora prima di essere entrato in vigore !) ha indotto numerosi organismi di finanziamento (almeno 35, tra i quali la Deutsche Bank e alcuni dei più importanti fondi di pensione a livello mondiale) a cessare di finanziare gli armamenti nucleari.
da Antonia
non capisco cosa significa "vincola solo gli Stati che lo ratificano". Allora la proibizione delle armi
nucleari non esiste.......E' così ? Solo i 50 Stati che ratificano proibiscono le armi nucleari, ma tutti
gli altri continueranno a usarle?
da Rossana
Credo sia proprio come dici tu. Non so se e' vero e se accadra', ma anche l'Arabia Saudita vuole la sua bomba. Se si pensa che Israele ce l'ha gia', il Medio Oriente aumenta il suo livello di pericolosita'.
da Luigi
Se
la ratifica di un Trattato impegna
pienamente uno Stato al rispetto del Trattato stesso, ecco cosa ho trovato su Internet a proposito di
chi ha solo firmato un Trattato :
"La signature d’une Convention (= Traité) ou d’un de ses Protocoles équivaut à une approbation préliminaire. Elle n’entraîne pas d’obligation exécutoire, mais affiche l’intention d’un État d’examiner le traité au niveau national et d’envisager de le ratifier. Bien que cette signature ne soit pas une promesse de ratification, elle engage l’État à ne pas commettre d’actes contraires aux objectifs ou à la raison d’être du traité."
Ricordo che sono attualmente 82 gli Stati che hanno firmato il TPAN.
Quando poi un
Trattato (qui
il TPAN) entra in vigore, esso viene
a far parte del Diritto Internazionale, quindi
uno Stato che non lo rispetta (
indipendentemente dal fatto di averlo firmato/ratificato oppure no) si trova
in violazione del Diritto Internazionale, con le conseguenze che questo non puo’ non comportare sul piano politico oltre che su quello della sua rispettabilità.
Vi è poi un ulteriore stadio, che è quello del «
Droit coutumier » quando un Trattato viene a far parte del costume preponderante. Un esempio di questo (nella mia comprensione) è quello della 'Convenzione sulla proibizione della armi chimiche’, che, pur non essendo stato firmato o ratificato da tutti gli Stati, più nessuno Stato contesta la sua validità e, quando succede una violazione, lo Stato in questione si sente « obbligato » a negare di esserne l’autore.
da Alfonso Navarra
La cd deterrenza nucleare costituisce un rischio mortale reale e noi dobbiamo risolvere nei fatti il problema, superarla con i fatti nel mondo che c'è, per questo dobbiamo evitare di impantanarci in discussioni su basi leguleie. Non più dello strettissimo necessario.
Non dobbiamo avere ragione sulla carta ma nei fatti, pena la vita di tutti!
La mia esperienza, e credo anche quella di Luigi, è quella che riusciamo a mettere in difficoltà i nostri interlocutori diplomatici quando parliamo dei pericoli reali della situazione atomica, della guerra nucleare che può scoppiare per errore, non di coerenze o incoerenze con il diritto umanitario di guerra o con l'attuale architettura del diritto internazionale (fondato del resto su una cultura bellica: forza è solo la forza armata, l'umanità come insieme unitario non ha diritti e neppure la Terra in quanto unico ecosistema globale vivente è soggetto giuridico...).
La centralità del rischio nucleare deve essere la bussola dell'azione, non i garbugli del vecchio diritto internazionale!
E' evidente che non appena arriveremo alla 50esima ratifica del TPAN, speriamo entro la fine di questo anno, scatterà l'interpretazione già data dalle potenze nucleari, in particolare dagli USA, con le loro conferenze stampa e con i loro documenti:
- da parte USA (e degli alleati) il TPAN è un trattato di pura retorica politica, di nessun valore giuridico e pratico, controproducente rispetto al percorso verso il disarmo, che, passo dopo passo, dovrebbe seguire l'agenda del TNP e dei negoziati internazionali "seri" (prossimo passo: il FMTC);
- interpretazioni più benevole, da parte cinese ad esempio, si limiteranno a salutare la "zona denuclearizzata mondiale" che porterà un contributo ai negoziati per il disarmo ONU.
Facciamo una scommessa. Quando il 50esimo Stato avrà apposto la sua ratifica e quindi il trattato (con la conta alla rovescia dei 90 giorni) sarà entrato formalmente in vigore, come si comporterà la stampa mondiale? Ed intendo TUTTA la stampa mondiale, in TUTTI i Paesi?
Vedremo titoloni in prima pagina sul New York Times (o sulla Pravda): Grande balzo in avanti dell'umanità: le armi nucleari sono proibite. Da oggi chi le detiene è un criminale?
Oppure la notizia, in America come in Europa, Africa e Cina, verrà sostanzialmente relegata alle pagine interne, alle curiosità con cui si riferisce degli strani balletti diplomatici che caratterizzano l'ONU?
Il titolo sarebbe, semplicemente: In vigore il TPAN per i 50 Stati che lo hanno ratificato...
(Tra i due estremi le varianti intermedie sono molte).
La lotta perché si dia credibilità ed efficacia all'effetto stigmatizzazione, insomma, comincerà da quel momento.
Sarà importante che a "stigmatizzare" non siano il Vaticano, San Marino o le Isole Fiji, ma un insieme di Stati che rappresentino almeno la maggioranza della popolazione...
(Luigi ha calcolato che i 122 Stati di NY 7 luglio 2017 rappresentano, cito a memoria, il 44% della popolazione mondiale. E' un buon punto di partenza, ma non basta per la "stigmatizzazione").
E perché il TPAN possa essere interpretato nel senso "rivoluzionario" che noi vogliamo, all'interno di un processo che cambierà il senso complessivo del diritto internazionale (da post-bellico a diritto di pace: la cittadinanza planetaria dovrà sostanziarsi come "cittadinanza della Terra" che relativizza la sovranità assoluta degli Stati. Gli Stati hanno legittimità solo in quanto organizzazioni politiche che attuino i diritti umani - anche quelli economico-sociali, dell'umanità e della Terra), abbiamo, credo, bisogno, di una mobilitazione rivoluzionaria e, all'interno di essa, della tattica per dividere il fronte nuclearista, premendo sulla Cina, che ho provato ad accennare.
Abbiamo bisogno assolutamente di una "quarta ondata di un movimento antinucleare di massa". Non facciamoci illusioni di poter risolvere il problema senza di essa, senza un popolo consapevole che si dà da fare, di poter eliminare le armi atomiche ed i pericoli ad esse connessi solo sulla base di pezzi di carta di cui un pugno di debolezze pretende di dare l'interpretazione autentica ad un mondo che, in maggioranza, la rifiuta. Non possiamo permetterci il lusso di vivere di illusioni. Non possiamo permetterci il lusso di poter trattare la questione atomica sul modello semi-fallimentare delle mine anti-uomo! Non sono parole e illusioni quello che dobbiamo lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti!
Ed è per questo che ritengo importantissimo anche darsi da fare per sciogliere le ambiguità filonucleari
nel nuovo '68 giovanile ecologista, che va considerato una grande forza potenziale...