[Disarmo] Newsletter Sinistrainrete - 13 agosto 2020



Title: Newsletter Sinistrainrete

Politica, geopolitica, guerra, economia, sinistra, questione operaia, Covid, immigrazione...

-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto: Newsletter Sinistrainrete
Data: Thu, 13 Aug 2020 08:53:52 +0200
Mittente: Sinistrainrete <tonino1 at sinistrainrete.info>
Rispondi-a: Sinistrainrete <tonino1 at sinistrainrete.info>
A: Jurček <glry at ngi.it>


Domenico Moro: La collocazione dell'uscita dall'UE nella strategia per il socialismo

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La collocazione dell'uscita dall'UE nella strategia per il socialismo

di Domenico Moro

italexit 1Il dibattito intorno all’Unione Europea e alla permanenza dell’Italia al suo interno ha attinto nuova linfa dalla crisi sanitaria del Covid 19 e dalle conseguenti contrattazioni tra i paesi europei per l’individuazione dei meccanismi di sostegno agli Stati. Ciò che è, però, largamente assente dalla discussione è una posizione autonoma dei comunisti che approfondisca le condizioni attuali del processo di integrazione europea, la complessità delle relazioni competitive tra paesi capitalistici e i meccanismi di controllo e oppressione messi in campo attraverso le istituzioni dell’Unione Europea.

Con il seguente articolo inauguriamo una rubrica di discussione sul tema e intendiamo lanciare un’ampia riflessione strategica sul ruolo dei comunisti nella lotta contro le istituzioni europee. Lo faremo grazie a diversi contributi che si soffermeranno sui vari aspetti che compongono la questione, attraverso una molteplicità di punti di vista provenienti, anche, dai partiti comunisti degli altri paesi membri, con il fine di contribuire a far avanzare il dibattito tra i comunisti su questa importantissima tematica.

* * * *

La questione del giudizio da dare sull’Ue e sull’euro appare oggi ancora più centrale che nel passato alla luce della recente crisi del Covid-19. Come già verificatosi nel corso della crisi precedente, quella del 2007-2008, l’Ue e l’euro presentano delle caratteristiche intrinseche che impediscono di far fronte alla crisi e soprattutto di rispondere al peggioramento delle condizioni del lavoro salariato, a partire dai suoi settori più deboli quali quelli precari e sottoccupati.


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Michele Castaldo: L’autunno che verrà e i polli di Renzo

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L’autunno che verrà e i polli di Renzo

di Michele Castaldo

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              sociali 1La questione sindacale ha costituito da sempre un rompicapo per le formazioni politiche di sinistra e di estrema sinistra fin dal sorgere del capitalismo e della conseguente nascita del proletariato, o classe operaia, secondo le migliori tradizioni marxiste. Si tratta di una questione spinosa che a distanza di circa 200 anni (datiamo per comodità esplicativa i primi tentativi di costituzione in Inghilterra di società di mutuo soccorso e comitati operai) non ha trovato ancora una sistemazione teorica definitiva.

L’Italia ha avuto il “privilegio” di una esperienza per una insubordinazione di alcuni settori sia del Pubblico Impiego che in aziende a partecipazione statale, durante gli anni ’70 del secolo scorso, quando si sono sviluppate una serie di organizzazioni definite di base, in alternativa ai sindacati confederali esistenti e maggiormente rappresentativi, cioè Cgil, Cisl e Uil, con un ruolo molto marginale della Cisnal che era la cinghia di trasmissione del Movimento Sociale Italiano e che non compariva nelle mobilitazioni unitarie che le tre Confederazioni indicevano, per una sua certa nostalgia nei confronti del Fascismo.

Il presupposto teorico del “basismo”, senza farla troppo lunga, era, ed è, una critica allo spirito collaborazionista della tre confederazioni con l’economia nazionale e con la Confindustria. Si trattava, secondo la gran parte delle organizzazioni “basiste”, di sindacati che avevano abbandonato la causa dei lavoratori e la loro autonomia per subordinarsi totalmente alle esigenze dei padroni. Da questo assunto teorico-politico si sanciva, perciò, la necessità di costituire nuovi organismi di base e strada facendo della formalizzazione di nuovi sindacati veri e propri.


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Il Pungolo Rosso: Finalmente scoperti i portatori del Covid-19: gli immigrati

ilpungolorosso

Finalmente scoperti i portatori del Covid-19: gli immigrati

di Il Pungolo Rosso

147015 sdCe l’aspettavamo da un po’, e puntuale è arrivata. La più falsa di tutte le false notizie da cui siamo bombardati h24: “c’è una evidente correlazione tra immigrazione e Covid”. Pensate che la frase sia del cumulo di spazzatura che è anche segretario della Lega? Errore! L’ha pronunciata il suo padre spirituale, il lugubre Marco Minniti, Pd, lo stato di polizia fatto uomo.

Visto che si chiama in causa l’evidenza, dovrebbe esserci una sovrabbondanza di fatti a provarlo. Sennonché la sola cosa di cui si ha evidenza da molte indagini o inchieste è che il Covid-19 è arrivato in Italia, precisamente in Lombardia, nel bergamasco, via Germania, non tramite lavoratori immigrati irregolari, ma per mezzo di manager e padroni-padroncini assatanati di affari e totalmente incuranti della salute pubblica, o anche – forse – di figure tecniche specializzate alle loro dipendenze. La responsabilità della sua diffusione, poi, si deve alle pressioni della associazione dei suddetti signori autoctoni, la Confindustria, contraria a qualsiasi forma di lockdown. Ed è anche del governo Conte-bis che l’ha decretato a metà o ad un terzo quando già era tardi, incalzato dalla protesta operaia nella logistica e tra i metalmeccanici, e terrorizzato che la massa dei ricoveri d’urgenza svelasse quanto è stata criminale la politica pluri-decennale di tagli alla sanità.

Ma “ora, dopo tanti sacrifici – qui è il trasformista Conte-2 che interviene, parlando da Conte-1 – non si può assolutamente accettare che si mettano [cioè: che gli immigrati mettano] a rischio i risultati raggiunti”.


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Giacomo Marchetti: Genova, e non solo, sarà la prossima Beirut

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Genova, e non solo, sarà la prossima Beirut

di Giacomo Marchetti

Zorba ha promesso a quella povera gabbiana che si sarebbe preso cura dell’uovo e del piccolo. La parola d’onore di un gatto del porto impegna tutti i gatti del porto

Luis Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Nel mentre la macabra contabilità dei morti causati dall’esplosione nell’area portuale di Beirut raggiunge i 157 decessi – destinati ad aumentare – con 5.000 feriti e centinaia di migliaia di persone che devono trovare un alloggio, la domanda se un avvenimento di tale portata possa avvenire anche nel nostro Paese non solo è lecita, ma trova immediatamente una risposta affermativa, in effetti è più volte già successo.

Come sembra ormai certa la causa della “seconda” detonazione, che sarebbe dovuta alle 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio immagazzinate dal 2014 in un hangar dell’hub portuale, vicino a quartieri densamente popolati.

Se si considera solo la logistica legata al traffico di armi – in particolare di esplosivi e munizioni – in particolare nei siti portuali e l’ “opacità” con cui questo particolare genere di merci transita sul territorio italiano, ci si deve preoccupare e non poco.


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Fulvio Grimaldi: Numeri da sballo dal Covid al Recovery Fund e al milione di Berlino

mondocane

Numeri da sballo dal Covid al Recovery Fund e al milione di Berlino

di Fulvio Grimaldi

Grande spettacolo di acrobati, giocolieri, illusionisti... E qualche rettifica nell’intervista di Vox Italia TV al sottoscritto

La verità è tradimento in un impero di bugie" (George Orwell)

Qui l'intervista a Vox Italia TV sulle urgenze del presente tra Covid, 5G e sovranità

 

N0 censura

Una premessa che riguarda Facebook e Mr. Zuckerberg. Personalmente non avrei gravi motivi per lamentarmi del trattamento riservato ai miei articoli, spesso di segno politicamente scorrettissimo e antagonista rispetto all’Ordine prevalente. Solo in un paio di occasioni in cui, per motivi davvero futili e, come sempre, non esplicitati, sono stato bannato per qualche giorno. Provvedimenti cui ho reagito con l’avvertimento di ricorrere agli strumenti legali e sindacali (da giornalista) a mia disposizione e che, da allora, non si sono ripetuti.


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Pierluigi Fagan: Potere

pierluigifaganfacebook

Potere

O dall'egemonia all'influencer

di Pierluigi Fagan

Nel suo condensato “Sovranità” (Il Mulino, 2019), Carlo Galli individua la struttura del potere negli Stati (occidentali) contemporanei, definendola triadica (p.117). C’è il potere politico, il quale non è sempre o tutto parlamentare, c’è il potere economico il quale da ultimo è più finanziario che produttivo e c’è il potere mediatico-narrativo, “culturale” si potrebbe sintetizzare, che detta lo sviluppo del discorso pubblico e la legittimità argomentativa. Quale scaturisce da quale?

L’intero edificio dei poteri sociali si erge sulla distribuzione asimmetrica di conoscenza. E’ così dalla nascita delle società complesse cinquemila anni fa. Lungo tutta la storia delle società umane, le élite in cui si condensa il potere, almeno nelle società stanziali, sono quelle dotate di formazione e conoscenza. L’intero comparto sacerdotale si è sempre qualificato per il possesso di conoscenza, a partire dalla scrittura e rabbini, preti e sacerdoti, imam e sapienti confuciani, nelle loro rispettive società, sono a lungo stati i monopolisti della cultura alta e dell’insegnamento.


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Mauro Armanino: Il sacrificio e i sacrificati : lettera dal Sahel

sinistra

Il sacrificio e i sacrificati : lettera dal Sahel

di Mauro Armanino

Niamey, 1 agosto 2020. La festa della ‘Tabaski’, comunemente chiamata così nell’Africa Occidentale francese, iniziata ieri terminerà lunedì. Questa importante festa del calendario musulmano ricorda, con allusioni al racconto biblico, la fede obbediente di Abramo che non aveva esitato a sacrificare il figlio (Isacco o Ismaele, secondo il racconto). Fermato in tempo prima del gesto fatale, il figlio fu sostituito da un capro e la festa in questione fa memoria di questo avvenimento, sacrificando un capro o più per famiglia. Malgrado la crisi conseguente alla pandemia, che ha finora relativamente risparmiato il Niger, la cerimonia si è svolta come di consueto. Lungo le strade di Niamey e nei cortili, i capri uccisi sono messi ad arrostire, consumati in famiglia il giorno seguente e parti dell’animale condivise con parenti, vicini e poveri. Il sacrificio è stato preceduto dalla rituale preghiera alla ‘grande moschea’ di Niamey e nelle altre sparse nei quartieri della città. La tradizione, sempre molto sentita dalla popolazione, si è rinnovata. L’acquisto dei capri per la circostanza, ha permesso a molti allevatori dei villaggi e in città, di tornarsene a casa con il necessario per far sopravvivere la famiglia.


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Paolo Beffa e Lorenzo Piccinini: La proiezione internazionale della Cina nello stallo degli imperialismi

contropiano2

La proiezione internazionale della Cina nello stallo degli imperialismi

di Paolo Beffa e Lorenzo Piccinini

cina stallo imperialismiIn questo articolo presenteremo una breve ricostruzione della storia della proiezione internazionale della Repubblica Popolare, per poi ripercorrere come il recente protagonismo cinese stia venendo interpretato in occidente, in particolare riguardo alle teorizzazioni di un “imperialismo” cinese.

Infine abbiamo tradotto e pubblichiamo un articolo dello studioso zimbabwiano Sam Moyo su un aspetto specifico della proiezione internazionale cinese: Prospettive riguardo le relazioni Sud-Sud: la presenza cinese in Africa.

 

1. Il contesto internazionale: lo stallo degli imperialismi

Ci troviamo ormai da decenni all’interno di una crisi sistemica del sistema sociale ed economico capitalista, che periodicamente si manifesta sotto forme diverse. Che sia come crisi finanziaria o, come stiamo vivendo in questi mesi, una crisi sanitaria globale che impatta in maniera più forte quei paesi che del libero mercato hanno fatto il proprio feticcio, la causa di fondo rimane la stessa: una disperata difficoltà a livello globale di valorizzazione degli investimenti, che spinge il capitale a cercare i profitti di cui disperatamente ha bisogno nella speculazione finanziaria, nella distruzione dell’ambiente naturale, nel saccheggio del patrimonio pubblico, nelle privatizzazioni barbariche e sregolate.

Con l’esaurirsi della spinta data dalla mondializzazione avviata dopo la caduta del muro di Berlino, questa sempre maggiore difficoltà alla valorizzazione sta portando sempre di più ad una competizione internazionale tra macro-blocchi che si fa sempre più accesa (vedi per un’analisi più approfondita http://lnx.retedeicomunisti.net/2020/01/21/dazi-monete-e-competizione-globale-lo-stallo-degli-imperialismi-3/).


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Fulvio Grimaldi: Beirut: chi, cosa, dove, quando, perchè

mondocane

Beirut: chi, cosa, dove, quando, perchè

Basta riavvolgere il filo

di Fulvio Grimaldi

Beirut fumo“La fiducia dell’innocente è lo strumento più utile al bugiardo” (Stephen King)

Disinformare evitando il contesto

Clicca qui per vedere l'intervista fattami da Edoardo Gagliardi di Byoblu (aprire con CTRL e clic sul link), a poche ore dalle due esplosioni che il 4 agosto hanno distrutto il porto di Beirut, ucciso circa 150 persone, ferito altre 5000 e devastato gran parte della capitale libanese. Qui si tratta di un primo giro d’orizzonte lungo le domande che, codificate un tempo dalla stampa anglosassone, un qualsiasi cronista dovrebbe porsi. Le risposte dovrebbero inserire il fatto con le sue coordinate nel suo contesto ambientale, politico, geopolitico, temporale, storico. Un’abitudine da lungo tempo persa, o piuttosto abbandonata, dalla stragrande maggioranza della stampa nazionale e occidentale, che, in omaggio agli interessi dei suoi editori e referenti politico-economici, preferisce fornire le risposte da costoro richieste. Avendo attraversato più di mezzo secolo di pratica giornalista per un notevole numero di testate stampa, radio e televisive, sono testimone di questo trapasso.

 

Libano, la preda negata

E ho potuto anche essere testimone di ciò che è culminato ora a Beirut: una storia dei popoli arabi che, liberatisi dal gioco coloniale europeo, da quel momento subiscono la ritorsione, via via più feroce e letale, degli ex-colonialisti, dei quali hanno preso la guida due nuove presenze innestate in Medioriente, Usa e Israele.


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Salvatore Bravo: Quale sinistra?

sinistra

Quale sinistra?

di Salvatore Bravo

La engelsiana dialettica della storia è non solo antiumanistica, ma favorisce forme di sudditanza rafforzando comportamenti fatalistici e minando l’essenza stessa del comunismo, la quale è emancipazione comunitaria, tensione positiva tra libertà del singolo e libertà della comunità

gramsci
              no euroLa sinistra che non c’è lascia spazio alle sue imitazioni, ai partiti-movimenti utilizzati ad hoc dai potentati economici per le elezioni o per far accettare più docilmente dai popoli “provvedimenti e riforme” contro i popoli. La fine del comunismo reale novecentesco impone un lungo percorso di ricostruzione ideologica mediata dalla riflessione non solo sugli errori strettamente storici, ma anche di ordine ideologico.

Il comunismo è stato segnato, in tal senso, dall’interpretazione engelsiana di Marx. Non è stato sufficientemente valutato che il determinismo di Engels era parte del positivismo dell’Ottocento, un mezzo, probabilmente, per rendere il messaggio coerente alla sua epoca e per rafforzare la lotta con l’errata idea della inevitabilità della vittoria finale del proletariato. Il determinismo ha anche favorito la sconfitta della sinistra, poiché è stato utilizzato dai burocrati e dalle nomenclature per passivizzare l’attività politica della base – tanto il successo era già iscritto nella dialettica della storia, pensata come ineluttabilmente vincente –, con l’inevitabile allontanamento della base dal comunismo reale del Novecento, vissuto come estraneo ed opprimente. Non solo! Forse vi è una sostanziale relazione tra la passività con cui i popoli hanno accettato l’economicismo crematistico attuale ed il passato ideologico comunista, in quanto anche quest’ultimo era sostanzialmente una forma di economicismo che aveva esemplificato banalizzandolo il ben più profondo e radicale pensiero di marxiano. Vi è stato solo un passaggio di consegne tra forme diverse di economicismo.


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Fabio Nobile: Governo Conte bis. E' vero cambiamento?

laboratorio

Governo Conte bis. E' vero cambiamento?

di Fabio Nobile

Arrivati a questo punto della crisi Covid 19 è ora di fare un bilancio e definire la natura del governo Conte bis. In primo luogo, è necessario non farsi portare fuori strada dagli attacchi, spesso scomposti e contradditori, della destra per dare la patente di sinistra all’alleanza PD-Cinquestelle.

Vediamo perché.

Certamente Conte ed il suo governo si sono trovati ad affrontare una situazione del tutto inedita. Il crollo del PIL del 12%, l’aumento del rapporto debito/Pil sopra il 157% e l’esplosione a due cifre del deficit sono cifre affrontate solo dopo la seconda guerra mondiale. Sono numeri da brividi. E purtroppo il brutto deve ancora arrivare. Quando finirà il blocco dei licenziamenti si vedrà la reale dimensione della crisi economica e sociale. Quella che si intravede ora è la punta dell’iceberg. Già in autunno la dimensione comincerà ad essere più chiara.

Ma veniamo alla politica del Governo. Per non cadere in errore e percepire cambi di tendenza rispetto alle politiche degli ultimi venti anni, il confronto non può essere fatto sui singoli provvedimenti con gli esecutivi precedenti.


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Giuseppe Gagliano: Per ragioni di Business. Gli intrecci tra guerra, industria, finanza e politica

osservatorioglobalizzazione

Per ragioni di Business. Gli intrecci tra guerra, industria, finanza e politica

di Giuseppe Gagliano

Giuseppe Gagliano torna sull’Osservatorio per scoperchiare il vaso di Pandora degli intrecci tra mondo bellico, politica, finanza e mondo del business. A cui si aggiunge il ruolo determinante della stampa. Buona lettura!

Leggendo e rileggendo noti e celebrati saggi di politica internazionale e di scienze strategiche non possono non venire in mente le considerazioni di un grande maestro di cui abbiamo trattato proprio su queste pagine e cioè di Noam Chomsky in relazione ai documenti del Pentagono noti come Pentagon papers relativi alla guerra del Vietnam. Ci riferiamo ad un saggio oramai dimenticato e che invece andrebbe riletto soprattutto pensando alla Guerra dell’Iraq e dell’Afghanistan. Ci riferiamo al saggio “Per ragioni di Stato” edito dalla Einaudi nel lontano 1977.

Lo studioso americano ricordava come i documenti del Pentagono fossero uno studio sui processi decisionali che hanno condotto alla guerra e niente di più. Tuttavia non trattavano delle conseguenze delle decisioni, se non dal punto di vista del successo militare dei militari e dei costi.


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Leo Essen: Autonomia operaia: gli incubi di un lavoratore in smart working

lantidiplomatico

Autonomia operaia: gli incubi di un lavoratore in smart working

di Leo Essen

Lo Smart Working è disciplinato dalla legge 81 del 2017. Il DPCM del primo marzo scorso, in deroga a quanto previsto dalla legge 81, ha stabilito che, per la durata dello stato di emergenza, il lavoro agile o Smart working, può essere applicato a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali previsti.

Il 29 luglio ASSTEL e Confederali hanno firmato un protocollo di intesa che cerca di disciplinare un ambito che ha mostrato aspetti inediti.

Confindustria vede nello Smart working l’opportunità di una riduzione dei costi e un aumento di produttività e vorrebbe ingabbiarlo in regole che massimizzino gli interessi delle imprese, mentre i lavoratori credono che la forza sprigionata dal lavoro agile vada sfruttata per imprimere al mondo del lavoro un miglioramento delle condizioni generali, a partire dalla proposta di una riduzione dell'orario di lavoro.

* * * *

D. Quale è stata l’incidenza del lavoro agile nella vostra azienda?

R. Prima di questa Emergenza il ricorso al lavoro agile, perlomeno nel nostro settore, era molto marginale. Non era facile per un lavoratore ottenere di lavorare da remoto. Bisognava dimostrare, con documentazione alla mano, di avere giustificati motivi o impedimenti gravi di salute certificati da un medico del lavoro.


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Guido Salerno Aletta: Gossip di Regime, Oblio della Realtà

teleborsa

Gossip di Regime, Oblio della Realtà

di Guido Salerno Aletta

La Vacanza è Fuga dal Quotidiano: senza più le Canzoni estive, ci propinano i "Fatti Loro"

Siamo chiusi in una bolla mediatica: nessuno sa davvero che cosa succederà alla riapertura, a settembre, tra proroghe della Cassa integrazione, avvio dei licenziamenti e dichiarazioni di fallimento.

Le aule con i banchi singoli montati su rotelle fa già ridere di suo, se non fosse che si buttano miliardi di euro. Il virus rimarrà tra noi: questo è il messaggio.

La paura del futuro, così incerto, va esorcizzata: c'è bisogno di distrarsi, di fuggire dal Quotidiano che angoscia. Senza più le canzoni per distrarsi sarà l'estate del gossip.

Bei tempi, una volta, quelli scanditi dalle Canzoni evocative dell'estate. Ognuno ha un suo ricordo, e la lista è lunga a piacere: da "Una rotonda sul mare" di Fred Bongusto a "Sapore di mare" di Gino Paoli, da "Un pugno di sabbia" de I Nomadi fino a "Vamos a la plaja" dei Righeira.

L'Estate del 2003 fu l'ultima ad essere contrassegnata dalla Rassegna radiofonica e televisiva con la quale il pubblico sceglieva il Disco per l'Estate, premiando il tormentone più suonato, ballato e cantato. Fu un segno inequivocabile del cambiamento in peggio: nessun trastullo era più consentito.


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