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[Disarmo] CoViD - Camera Penale di Trieste : resistenza diritto-dovere del cittadino
- Subject: [Disarmo] CoViD - Camera Penale di Trieste : resistenza diritto-dovere del cittadino
- From: jure LT <glry at ngi.it>
- Date: Fri, 24 Apr 2020 16:34:33 +0200
“Quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalle Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino”
"L’epidemia sembra stia divenendo un laboratorio per sperimentare forme nuove di governo contrarie ai principi costituzionali."
" Dobbiamo chiedere di uscire subito da questo preteso stato di eccezione! "
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La Camera Penale di Trieste, 20 Aprie 2020:
"Provvedimenti eccezionalmente limitativi delle libertà fondamentali dei cittadini."
"Dubbia costituzionalità delle forme di decretazione assunte dal Governo e assenza di logicità e proporzionalità tra le esigenze sanitarie e le limitazioni imposte ai cittadini"
"Tutto ciò non può essere più accettato. La creazione di stati di emergenza permanenti è divenuta una prassi degli Stati contemporanei che si definiscono democratici."
"Giuseppe Dossetti, giurista e uno dei componenti più attivi nell’Assemblea Costituente, propose un articolo che doveva prevedere che “quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalle Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino”. L’articolo non fu approvato ma questo rimane un monito in uno Stato di diritto."
"La vigilanza per far rispettare queste norme si è trasformata, di ora in ora, in una caccia all’untore, una gara delle forze dell’ordine a contestare il maggior numero possibile di sanzioni, instaurando un inaccettabile controllo capillare di polizia che non ha precedenti nella storia repubblicana."
" Dobbiamo chiedere di uscire subito da questo preteso stato di eccezione! "
------ TESTO INTEGRALE (ANCHE IN ALLEGATO .PDF) ------
Camera Penale di Trieste
Prof. Sergio Kostoris
Presidenza
giadrossi at studiolegalegiadrossi.it
tel. 040/360232 – fax 040/660322
34122 TRIESTE Via Santa Caterina da Siena 5
Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21,11)
L’Italia è alle prese con un’importante emergenza sanitaria. In modo diverso da altri paesi europei, altrettanto coinvolti dalla pandemia da Covid 19, a due mesi dalle prime notizie di un’emergenza sanitaria nel lodigiano, continuano a essere mantenuti in vigore provvedimenti eccezionalmente limitativi delle libertà fondamentali dei cittadini.
La popolazione nelle prime settimane ha accolto le nuove regole con grande senso civico. Si è dimostrata partecipe degli eventi luttuosi che stavano colpendo in particolare la Lombardia rimanendo nelle proprie abitazioni, sventolando bandiere e riorganizzando la propria vita familiare e lavorativa, in attesa di un segnale di
conclusione dell’emergenza. La dubbia costituzionalità delle forme di decretazione assunte dal Governo e l’assenza di logicità e proporzionalità tra le esigenze sanitarie e le limitazioni imposte ai cittadini, a molti sono apparse evidenti. Incomprensibili erano e sono le ragioni di impedire ai cittadini di frequentare luoghi isolati e di consentire ai genitori di accompagnare i loro figli, con i quali convivono l’intera giornata, ad esempio a fare la spesa.
Ora tutto ciò non può essere più accettato. La creazione volontaria di stati di emergenza permanenti è divenuta una prassi degli Stati contemporanei, anche di quelli che si definiscono democratici.
Vogliamo ricordare come Giuseppe Dossetti, giurista e uno dei componenti più attivi nell’Assemblea che predispose il testo della nostra Costituzione, propose un articolo che doveva prevedere che “quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalle Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino”. L’articolo non fu approvato ma questo rimane un monito in uno Stato di diritto.
I provvedimenti più recenti che il Governo e le Regioni in queste settimane hanno adottato, invece di ripristinare le regole di vita quotidiana, hanno ulteriormente ristretto, con dettagli propri del peggiore burocratismo, le maglie dello spazio di libertà concesso agli individui, imponendo comportamenti, quali ad esempio l’obbligo di circolare, anche in assenza di altre persone, pena una pesante sanzione pecuniaria, con mascherine che le autorità si sono dimostrate persino incapaci di fornire ai cittadini. Misure incomprensibili laddove si consideri che, nel pieno dell’emergenza, non erano state ritenute necessarie e che la gran parte del mondo scientifico le ha ritenute inutili ove si mantenga l’opportuno distanziamento.
La vigilanza per far rispettare queste norme, essenzialmente a carattere di prudenza, invece di essere declinata con le forme di un orientamento o invito delle persone ad assumere comportamenti più consoni alla situazione sanitaria del paese, si è trasformata, di ora in ora, in una caccia all’untore, una gara delle forze dell’ordine a contestare il maggior numero possibile di sanzioni, instaurando un inaccettabile controllo capillare di polizia che non ha precedenti nella storia repubblicana. Un clima che ha avuto il suo epigono durante le feste pasquali che hanno visto il dispiegamento da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito di uomini e mezzi, anche di elicotteri e droni, allo scopo di individuare persone ree solamente di essersi allontanate di qualche centinaio di metri dalla loro abitazione in città e luoghi pressochè deserti. Ciò ha fatto riemergere, in una seppur minima parte della popolazione, pruriti delatori che ci si augurava rimossi in una società incline alla solidarietà e alla convivenza, piuttosto che infestata da elementi psicologicamente turbati, e come tali funzionali al sistema di controllo. Una condizione questa che sembra essere stata artatamente favorita per celare le evidenti falle nel sistema della prevenzione, emergendo d’ora in ora, la sottovalutazione, se non il deliberato occultamento, dei luoghi di diffusione del contagio.
E’ stato fermato un intero paese, le sue attività economiche, la vita sociale in tutte le sue forme, la pubblica amministrazione, sono stati chiusi i palazzi di giustizia, interdicendo persino l’accesso ai luoghi di culto e agli spazi naturali, a conforto dell’anima e del corpo, senza che venissero adeguatamente individuate e isolate, informando la popolazione, quelle che erano le prevedibili aree di maggiore pericolosità di contagio.
L’epidemia sembra stia divenendo un laboratorio per sperimentare forme nuove di governo contrarie ai principi costituzionali. Un esempio per tutti è quello di rivedere il sistema processuale, in particolare quello più delicato che ha la funzione di accertare la responsabilità penale dell’individuo, allontanando dalle aule gli avvocati, favorendo soluzioni di partecipazione ai processi che lascino gli imputati privi di un’effettiva difesa. Società infetta, diritto penale corrotto.
La proposta di utilizzo di app volte al contact tracing, poi, deve necessariamente fare i conti con il principio di proporzionalità della misura che si vuole adottare e passa attraverso una preliminare verifica dell’insufficienza degli ordinari metodi utilizzati dalla scienza epidemiologica ove correttamente attivati, pena il pericolo di un’inutile quanto invasiva imposizione diffusa di una sorta di braccialetto elettronico.
I penalisti italiani, per il ruolo che nella storia hanno avuto, in particolare in questo momento dominato da derive populistiche e bassi opportunismi politici, devono insorgere contro regole liberticide e la brutalizzazione del sistema e dei rapporti sociali, ricordando come le ragioni di una filosofia liberale siano quelle di ogni consociato. Penalisti italiani, dobbiamo chiedere di uscire subito da questo preteso stato di eccezione!
Trieste li 20 aprile 2020
La Camera Penale di Trieste
Alessandro Giadrossi
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Testo integrale PDF (in allegato) DA DIFFONDERE AMPIAMENTE
Jure Eler
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