Re: [Disarmo] Fwd: Profumo: «Tecnologia e sicurezza nazionale, Leonardo non si può fermare»



ecco la risposta Jeff, la WASS di Livorno, facente parte di Leonardo, è aperta, lo afferma il capo generale Profumo sul Corriere della sera, il giornale "capo" di tutto il sistema produttivo/informativo. Per cui i siluri sono essenziali nella lotta al Coronavirus .... grazie a Elio Pagani. Jeff Hoffman fa parte della redazione di Pandora TV.


Il giorno gio 26 mar 2020 alle ore 11:23 Elio Pagani <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

---------- Forwarded message ---------
Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: gio 26 mar 2020, 11:19
Subject: Profumo: «Tecnologia e sicurezza nazionale, Leonardo non si può fermare»
To: Elio Pagani <ElioPaxNoWar at gmail.com>


Profumo: «Tecnologia e sicurezza nazionale, Leonardo non si può fermare»

di Nicola Saldutti - Corriere della sera - 25.03.2020


Sono giorni nei quali le connessioni, i satelliti, i sistemi di sicurezza sono sempre più centrali. Per Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, alla guida del gruppo tecnologico che vede lo Stato come primo azionista: «Dalle prime fasi di questa drammatica emergenza, e ancora di più in questi giorni in cui la realtà sta forse superando le peggiori previsioni, penso all’enorme responsabilità che ricade sul governo chiamato a scelte impensabili solo poche settimane fa. Sono scelte che stanno cambiando profondamente la nostra quotidianità modificando la percezione di ciò che è sicuro e di ciò che non lo è: spostarsi, lavorare, essere informati, vivere sul proprio territorio, essere soccorsi in caso di necessità ed essere protetti da minacce intangibili o reali, fisiche o digitali. Insieme al presidente De Gennaro con il quale condivido la responsabilità di guidare 49.000 colleghi nel mondo, oltre 30.000 dei quali in Italia. La nostra attenzione si estende anche ad almeno altre 80.000 persone che compongono la filiera del settore dell’aerospazio, difesa e sicurezza in Italia e che sono a tutti gli effetti parte del mondo di Leonardo»

Conciliare le esigenze della salute di chi lavora e la necessità dei servizi da garantire è sempre più delicato…

«Leonardo opera in un settore che è chiamato a garantire molta di quella sicurezza, fornendo tecnologie, prodotti e supporto al nostro sistema di sicurezza e difesa. È evidente che l’aerospazio, difesa e sicurezza è il cuore tecnologico del Paese. Mai come in questi giorni ci siamo resi conto di quanto sia imprescindibile garantire i nostri confini, la sicurezza cybernetica, la disponibilità di eliambulanze, la tenuta di sistemi di comunicazione sicure o di trasmissioni e comunicazioni, così come il funzionamento di interi sistemi satellitari. Il cuore può rallentare, anzi, deve, quando la situazione lo richiede, ma non può fermarsi».

È stato appena siglato un accordo per definire quali sono i settori essenziali…

«Seguiamo con attenzione il dibattito che sta toccando anche il nostro settore, polarizzandosi sempre più verso una dicotomia salute-lavoro. Come Leonardo, non faremo mai un compromesso sulla salute, ma penso che non si possa neanche rinunciare al futuro e sia anzi necessario impegnarci sin d’ora per garantire la migliore ripartenza, nel minor tempo possibile, non appena le condizioni lo permetteranno. Credo che dove ci siano le garanzie si debba poter lavorare – anche a regime ridotto – ma senza fermarsi. Già dal 24 febbraio abbiamo sospeso tutte le trasferte nazionali ed internazionali dei dipendenti e dal 27 febbraio abbiamo abilitato lo smart working per tutte le nostre persone che potevano lavorare da remoto e ridotto all’essenziale la presenza nei siti produttivi, iniziando a rendere disponibili sistemi di protezione individuale e creando procedure e processi per ridurre il rischio di contagio. Il 14 marzo siamo stati la prima azienda industriale a siglare con i sindacati un protocollo per introdurre il più velocemente possibile le prescrizioni in termini di sanificazione, distribuzione di protezioni, distanza di sicurezza e tornare a una parziale operatività in 48 ore. Risultati possibili grazie al continuo dialogo e alla collaborazione con le organizzazioni sindacali».

Il punto centrale sono le reti, la possibilità per persone e pezzi del Paese di essere connessi…

«Grazie al senso di responsabilità e al sacrificio di molti colleghi, che desidero ringraziare personalmente, Leonardo – in costante raccordo con il Ministero della Difesa in primis e con gli altri interlocutori istituzionali – ha continuato a garantire l’operatività e il funzionamento di servizi strategici ed essenziali per il Paese: dal centro Spaziale del Fucino abbiamo continuato ad assicurare il corretto posizionamento in orbita di sistemi satellitari, fondamentali nell’ordinario ma ancor di più nella gestione delle crisi; dal nostro Security Operation Centre di Chieti abbiamo continuato a proteggere organizzazioni pubbliche e private dalla minaccia cybernetica, cruciali in una fase di grande ricorso allo smart working; abbiamo continuato ad affiancare la Protezione Civile Regione Lombardia e diverse Forze di Polizia (Piemonte, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia e Basilicata) fornendo il supporto operativo h24 alle reti di comunicazione sicure, così come i nostri tecnici rimangono a disposizione di operatori pubblici, privati e militari per garantire l’operatività di flotte di eliambulanze impegnate anche in operazioni di evacuazione medica in bio-contenimento. È chiaramente un tema non solo industriale ma di sicurezza nazionale».

Le grandi aziende contano su una rete di fornitori che rischia di restare schiacciata dalla crisi.

«Per noi si tratta di circa 4.000 realtà, solo in Italia, per la stragrande maggioranza piccole e medie imprese altamente specializzate, che stiamo aiutando a crescere e ad essere il più possibile competitive indipendentemente da Leonardo ma che potrebbero avere enormi difficoltà a ripartire laddove Leonardo, il campione nazionale, dovesse fermarsi. Non esagero se dico che è in gioco la sopravvivenza di un sistema industriale. Competenze di altissimo valore tecnologico eredità di investimenti in ricerca e sviluppo che non sarebbe possibile riconvertire e che, di fatto, andrebbero disperse pregiudicando l’indipendenza tecnologica dell’Italia in un settore che, a fronte dell’impetuosa avanzata dei processi di digitalizzazione, è un pilastro della sovranità nazionale. Fino a quando sarà possibile garantire le necessarie condizioni di sicurezza dei nostri dipendenti – come concordato con le parti sindacali – noi faremo la nostra parte».


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