[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] La Stampa - Coronavirus, a Cameri i sindacati minacciano lo sciopero: “La fabbrica degli F35 deve fermarsi subito”




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Da: Rete Disarmo - Segreteria <segreteria at disarmo.org>
Date: mer 25 mar 2020, 10:53
Subject: [ReteDisarmo] La Stampa - Coronavirus, a Cameri i sindacati minacciano lo sciopero: “La fabbrica degli F35 deve fermarsi subito”
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https://www.lastampa.it/novara/2020/03/25/news/coronavirus-a-cameri-i-sindacati-minacciano-lo-sciopero-la-fabbrica-degli-f35-deve-fermarsi-subito-1.38633133

Coronavirus, a Cameri i sindacati minacciano lo sciopero: “La fabbrica degli F35 deve fermarsi subito”

MARCELLO GIORDANI - FILIPPO MASSARA Pubblicato il 25 Marzo 2020

«Lo stabilimento di Cameri deve fermarsi. E subito. In caso contrario verrà proclamato lo sciopero dei lavoratori». I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil Francesco Campanati, Gianluca Tartaglia e Sergio Busca hanno lanciato ieri – martedì 24 marzo –  l’aut aut a Leonardo nel corso di un incontro in videoconferenza. Il sindacato per la fabbrica degli F35 chiede una pausa almeno fino al 3 aprile. «Sul territorio nazionale si sono fermate tutte le aziende considerate non essenziali - osservano i sindacalisti - quindi non si capisce perché non possa compiere una sosta anche un’industria che produce velivoli militari. Le priorità del Paese sono altre, a cominciare dalla salute delle persone, compresa quella dei lavoratori a Cameri». I sindacalisti hanno ripetuto che la loro richiesta non è una proposta, ma un imperativo. Del resto nello stabilimento novarese dove operano 1.100 dipendenti, ieri erano al lavoro in poco più di 100 fra operai e impiegati.

Ai rappresentanti sindacali non sono bastate neanche le rassicurazioni sulla sanificazione effettuata nel complesso, che per questo motivo la scorsa settimana si era fermato due giorni. «Non è sufficiente - rimarca Tartaglia - dare a un lavoratore la stessa mascherina per più giorni, magari non certificata. Chi si trova in fabbrica deve essere dotato di tutti i dispositivi di protezione previsti dalle norme».

Da Cameri, il primo cittadino Giuliano Pacileo osserva che «la riflessione è comprensibile e ci può stare. Parliamo di un programma internazionale che si basa su accordi presi in precedenza tra governi di diversi Paesi e che l’azienda deve rispettare». Quanto al richiamo sulla tutela della salute, Pacileo garantisce: «Vigileremo».



Don Renato Sacco contro la produzione degli F35 a Cameri: “Perché anche durante l’emergenza le fabbriche di armi continuano a lavorare senza sosta?”

Il coordinatore nazionale di Pax Christi: “Con i soldi di un solo F35 (circa 150 milioni di euro) quanti respiratori si potrebbero acquistare”

Don Renato Sacco contro la produzione degli F35 a Cameri: “Perché anche durante l’emergenza le fabbriche di armi continuano a lavorare senza sosta?”
Pubblicato il 24 Marzo 2020

CAMERI «Mentre lodiamo e sosteniamo il lavoro di medici e infermieri, consentiamo alle fabbriche di armi di continuare a lavorare senza sosta». Don Renato Sacco, parroco di Cesara sul lago d'Orta e coordinatore nazionale di Pax Christi, ha firmato una lettera aperta contro questa forma di economia definita «incivil»” e in particolare la produzione degli F35 a Cameri. Il documento di protesta è condiviso da altri gruppi e associazioni: Scuola di economia civile, Banca etica, Movimento dei focolari Italia e Mosaico di pace. Gli attivisti citano un passaggio dell'ultimo decreto in contrasto al coronavirus in cui si afferma che è possibile svolgere «le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del prefetto della provincia ove sono ubicate le attività produttive». Quindi il richiamo agli F35. «Aerei che possono trasportare anche bombe nucleari – scrive la rete nel suo sfogo -. Perché accanirsi in questa direzione? Quali interessi ci sono dietro a questo progetto? Con i soldi di un solo F35 (circa 150 milioni di euro) quanti respiratori si potrebbero acquistare? Alcune industrie stanno tentando di riconvertire almeno in parte la loro produzione. Questa è la strada da percorrere».

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