Insomma,  il quadro generale risulta molto complesso ed estremamente inquietante.

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Se dal 1945 è evidente che le armi nucleari costituiscono una minaccia capitale sul genere umano e c’è sempre stato un movimento per la loro abolizione, le armi batteriologiche sono effettivamente state bandite dalla Convenzione del 1972 (BWC) e, per quanto la minaccia del bioterrorismo sia presente, non vengono percepite come una minaccia per l’umanità. Ma proprio dai tempi della BWC si stava realizzando una «rivoluzione tecnologica che  avrebbe sconvolto il mondo della genetica e fornito agli scienziati gli strumenti necessari a trasformare innocui microrganismi in microscopiche bombe intelligenti, più potenti di qualsiasi altra arma mai costruita» [Ernesto Burgio, Mosaico, 2010: Bioterrorismo e Impero Biotech, armi biologiche e guerra (infinita) al pianeta, vedi qui].

Quando arrivarono i primi brevetti sugli esseri viventi (1980) fu chiaro che sarebbe stato impossibile fermare la sperimentazione bio-genetica. L’enorme business derivante dalla rivoluzione biotech comprende le Life Science Industries, la Big Pharma e le grandi corporations che hanno investito miliardi di dollari, e la comunità scientifica del settore che, quando non ha interessi diretti nelle imprese, ha alimentato la convinzione di possedere ormai le conoscenze e gli strumenti per trasformare la biosfera e la società mondiale a propria immagine e somiglianza.

Gli aggressivi biologici non sono nuovi nella storia delle guerre: l’avvelenamento dei pozzi con segale cornuta da parte degli assiri o l’inquinamento dell’acqua con carcasse di animali da parte degli egiziani, i greci e i romani sono solo esempi di quanto sia antica la guerra biologica. Ma oggi – scriveva nel 2002 Susan Wright quotata studiosa del problema [3] – «Il vero pericolo è che una guerra biologica globale deflagri senza che si riesca a impedirla, piuttosto che per la deliberata volontà di qualcuno. … [É impossibile] distinguere tra usi difensivi e offensivi delle ricerche sui microrganismi e, almeno a partire dagli anni ’80, con gli enormi interessi economici collegati al nuovo settore delle biotecnologie genetiche».

Un laboratorio di biotecnologia non è come un laboratorio nucleare: la produzione del “nucleare dei poveri” non richiede particolari strutture, un bioreattore per la costruzione di germi micidiali ha dimensioni estremamente ridotte (al punto che potrebbe essere trasportato in un furgone); persino un singolo terrorista solitario o un folle potrebbero mettere in ginocchio gli States, vista la facilità con cui è oggi possibile acquistare (per corrispondenza!) microrganismi patogeni e indurre in essi micidiali modifiche. Il confine fra utilizzazioni per (presunti) scopi civili e implicazioni pericolose o militari sfuma, sono gli stessi avanzamenti tecnico scientifici ad aggravare i rischi incontrollabili di guerra.

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Da quando gli esperimenti su virus e altri vettori genetici sono di routine nei laboratori di tutto il mondo, le malattie da nuovi virus sono diventate un problema drammatico ed enormemente sottovalutato dall’opinione pubblica.

La grande “biotecnologa pentita” MaeWan Ho (scomparsa nel 2016) ha sottolineato [4] «la pericolosità di simili manipolazioni, oggi di routine in migliaia di laboratori, in grado di creare in pochi minuti milioni di particelle virali mai esistite nei quattro miliardi di anni di evoluzione che ci hanno preceduto e in grado di ‘saltare’ da un ospite all’altro. […] sul banco degli imputati è l’ingegneria genetica in quanto ‘tecnologia finalizzata a trasferire orizzontalmente i geni tra specie non destinate a incrociarsi tra loro’. Il che equivale a dire che i pericoli per l’intera biosfera, non derivano da un cattivo uso del biotech, e cioè dal bioterrorismo e dalle guerre biologiche, ma da una tecnologia che infrange deliberatamente le barriere specie-specifiche che la Natura ha costruito a difesa delle singole specie viventi» [corsivo mio].

«… l’inquinamento genetico del pianeta, da parte di centinaia di varietà di organismi geneticamente modificati (Ogm) è già in atto da anni e rappresenta una vera guerra non dichiarata all’intera biosfera». «Nessuno può oggi affermare con sicurezza che gli effetti e i prodotti delle biotecnologie con finalità sulla carta ‘buone’ non si rivelino, specie nel medio-lungo periodo, altrettanto pericolose di quelle con finalità ‘cattive’».

Una volta arrivato a manipolare le molecole fondamentali per la regolazione dei viventi, l’Apprendista Stregone, “bio-Stranamore” – semplice genetista o biotecnologo dell’industria Biotech o di un laboratorio, pubblico o privato – rischia di innescare trasformazioni che nessuno potrebbe essere in grado di controllare. Gli sviluppi estremi delle biotecnologie rappresentano l’ultimo stadio della mercificazione della Natura. Il progetto degli scienziatie delle corporationsbiotech di mettere le mani sul codice stesso della vita, per correggerne i “difetti” e giungere ad una nuova creazione “perfetta”, diviene un vero delirio di onnipotenza: da progetto di bio-dominio globale rischia di trasformarsi in una global-bio-war combattuta da un nemico infinitamente sfuggente, elusivo, pervasivo, un esercito di organismi geneticamente modificati che, messo a punto in migliaia di laboratori, distribuito in ospedali, farmacie, supermercati e mercati dei sei continenti. sta colonizzando il pianeta (Burgio).

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È molto importante capire quanto sia sbagliato paragonare l’attuale coronavirus ai “comuni virus influenzali” – cosa che malauguratamente sta continuando ad avvenire – e perché il primo debba essere comunque considerato un “pandemico potenziale”.

In definitiva, anche se quella attuale è per ora solo un’epidemia localizzata e fortunatamente sembra non molto letale, i meccanismi innescati ormai inarrestabili rendono una pandemia grave un evento molto probabile, è solo una questione di tempo. Purtroppo la grande confusione attuale e l’intrecciarsi di allarmi e contro-allarmi, anche da fonti autorevoli, aumentano la confusione e la sfiducia nelle istituzioni, e non aiutano certo a trovarci più preparati in una prossima emergenza.

Rinnovo la mia riconoscenza a Ernesto Burgio per avermi introdotto alla comprensione di questi problemi e per recenti contatti.

POST SCRIPTUM

Dovrebbe essere superfluo, ma ritengo opportuno sottolineare che le concezioni che ho esposto non sono affatto in antitesi con le giustissime denunce che vi sono malattie che infestano soprattutto i paesi poveri che mietono quantità mostruose di vittime, in particolare fra i bambini (per non parlare poi dei flagelli delle guerre). Non è che un fatto indiscutibile esclude un pericolo che ha una natura completamente diversa: potremmo dire che entrambi hanno in comune i colossali interessi delle compagnie del Biotech e di Big-Pharma, per un verso vi è il flagello delle malattie per mancanza di interesse e di profitto ad investire su di esse (come del resto farmaci innovativi sono commercializzati a prezzi assolutamente proibitivi per quei paesi), per l’altro verso vi è la manipolazione esasperata del codice della vita e della frontiera dello sfruttamento estremo della natura per l’interesse e il profitto, incurante dei rischi enormi che pone.

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Note

[1] Ad esempio, M. Bottarelli, Spunta una inquietante ricerca del 2015: la creazione in laboratorio di un virus-chimera dal coronavirus di pipistrello, vedi qui.

[2] G. D. Koblentz, A biotech firm made a smallpox-like virus on purpose. Nobodyseems to care, Bulletin of the Atomic Scientists, 21 febbraio 2020, vedi qui.

[3] S. Wright, Biological Warfare and Disarmament: New Problems/New Perspectives, Rowman&Littlefield, 2002.

[4] Mae-Wan Ho, Bioterrorism and SARS, Institute of Science in Society, 16 aprile 2003, vedi qui.