Re: [Disarmo] Fwd: NATO, l’esercitazione in Europa: non invasione, ma atto USA in chiave anti-russa




Più filoNato del FQ non ce n'è, manca solo il tappetino rosso. Pure i numeri sono falsi o falsati, figurarsi se dichiarano gli scopi.

Jure


Il 16/03/20 09:14, Elio Pagani (via disarmo Mailing List) ha scritto:

---------- Forwarded message ---------
Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: lun 16 mar 2020, 01:55
Subject: NATO, l’esercitazione in Europa: non invasione, ma atto USA in chiave anti-russa
To: Elio Pagani <ElioPaxNoWar at gmail.com>


Nato, il caso dell’esercitazione in Europa: nessuna invasione, è l’ultimo atto degli Usa in chiave anti-russa. Numeri ridotti per il virus

L'operazione Defender Europe 20, prevista da un anno, parte nonostante la pandemia: è coordinata dal Comando europeo dell'esercito americano. Protagonisti soprattutto la Polonia e i Paesi Baltici, l'Italia non parteciperà per via del coronavirus. Anche Mosca negli ultimi anni ha dispiegato migliaia di militari ai confini europei

La notizia di un’esercitazione della Nato in programma ormai dalla fine dello scorso anno in tempi di coronavirus si è trasformata, nei rimbalzi in rete, in un’invasione di soldati americani senza mascherina, arrivati in Europa per invaderla. Secondo le teorie cospirazioniste, i militari di Washington non avrebbero timore del virus perché avrebbero già a disposizione un vaccino.

In realtà, l’enorme dispiegamento di forze militari verrà ridotto a causa dell’emergenza sanitaria, proprio perché gli eserciti di tutti i Paesi impegnati sono molto preoccupati per la pandemia, visto che un vaccino è ancora lontano dall’essere scoperto. L’esercitazione non è l’anticamera di alcuna invasione dell’Europa, ma l’ultimo atto di una serie di minacce e intimidazioni reciproche tra Stati Uniti e Russia nella regione del Baltico. Tensioni le cui radici risalgono almeno a sei anni fa.

L’annuncio a ottobre 2019 – L’esercitazione Nato si chiama Defender Europe 20, è coordinata dal Comando europeo dell’esercito americano ed è stata annunciata a ottobre del 2019. Nel comunicato si legge che “Defender Europe 20 e le attività ad essa collegate incrementeranno la capacità strategica e di cooperazione addestrando l’efficienza dell’esercito americano nel dislocare armate ed equipaggiamenti adatti a uno scenario di guerra dagli Stati Uniti all’Unione europea e, insieme ai suoi alleati e partner, rispondere velocemente a una potenziale crisi”. Il comando di base a Stoccarda aggiunge nella nota che l’operazione congiunta si svolgerà tra aprile e maggio e i movimenti di soldati e veicoli militari avverrà tra febbraio e luglio 2020. “L’esercitazione – prosegue il testo – segue gli obiettivi definiti dalla Nato di aumentare la capacità di risposta all’interno dell’alleanza per dissuadere potenziali avversari”. Con quest’ultimo termine il comunicato si rivolge ai russi, pur senza esplicitarlo. Le tre repubbliche del Baltico – Lettonia, Lituania e Lettonia – Paesi ex sovietici che fanno parte della Nato dal 2004, sono infatti i Paesi protagonisti, insieme alla Polonia, di quest’esercitazione, con l’obiettivo di dissuadere ogni operazione militare russa nell’area.

I timori di un’invasione russa – Dal 2014 – anno in cui l’esercito russo è entrato in Crimea, fino ad allora territorio dell’Ucraina – le tre repubbliche temono un’invasione da parte della Russia, che attraverso campagne d’informazione mirate sta cercando di ottenere sempre maggiori consensi tra le minoranze russe residenti nei tre Paesi. Gli Stati Uniti condividono i timori e non vogliono che quanto accaduto in Ucraina si ripeta. Per capire il contesto, basta leggere le prime righe di uno studio del think tank americano Rand, che spesso fa consulenze all’esercito americano: “I governi e i cittadini di Estonia, Lettonia e Lituania, sono soggetti a operazioni quotidiane di propaganda russa che he come scopo minare la fiducia nelle loro istituzioni, fomentare tensioni etniche e sociali e screditare la Nato”, si legge in “Scoraggiare l’aggressione russa nelle Repubbliche baltiche attraverso resilienza e resistenza”, report del 2019. Nel 2018 un altro think tank americano, Carnegie, scriveva in “Prevenire un’escalation nel Baltico”: “Se la Nato vuole evitare che la Russia attacchi con successo uno o più Paesi del Baltico, non ha altra scelta se non dispiegare forze in scala molto maggiore di quanto fatto finora”.

Anche la Russia, infatti, in questi ultimi anni ha concentrato forze militari con intenti intimidatori: nella regione di Kaliningrad Mosca ha schierato oltre 12 mila soldati, altri 18mila si trovano invece al confine con Lituania, Lettonia ed Estonia. Nell’introduzione al rapporto annuale Välisluureamet, il corrispettivo a Tallinn della nostra Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), il direttore dell’agenzia di intelligence estone Mikk Marran scrive che “la probabilità di un attacco militare russo in Estonia è bassa, visto che la Russia non vuole un conflitto militare con la Nato, ma l’escalation dello scontro tra Russia e Occidente ovunque nel mondo può innescare cambiamenti rapidi nella situazione di rischio dell’Estonia”.

Chi parteciperà? – Le forze partecipanti alla missione, preannunciata come la più corposa negli ultimi 25 anni, dovevano essere 37 mila, di cui 20 mila provenienti dagli Stati Uniti. Il 12 marzo il Comando americano ha rivisto al ribasso il numero dei partecipanti dagli Stati Uniti a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Nella nota non è ancora chiara la nuova portata del contingente a stelle e strisce. I Paesi europei partecipanti, inizialmente, dovevano essere Belgio, Paesi Bassi, Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria, Danimarca, Germania, Spagna, Romania, Repubblica Ceca, Francia, Gran Bretagna e Italia, insieme a Canada, Stati Uniti e due Paesi “partner” che non fanno parte della Nato, Georgia e Finlandia. Le defezioni annunciate a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid 19 sono per certo quelle di Italia e Finlandia. Anche la Norvegia, ha cancellato dopo due giorni di attività la missione collaterale nell’Artico “Cold Response”, sempre a causa del virus.

Basi e porti coinvolti dalla Polonia al Belgio – L’inizio ufficiale dell’operazione in Europa è scattato il 28 febbraio, quando due convogli di circa 20 mezzi ciascuno, alcuni provenienti anche dagli Usa, hanno varcato il confine con la Polonia. I mezzi americani avevano cominciato il viaggio da quattro porti degli States tra il 10 e il 12 febbraio. L’approdo ai porti di Bremerhaven (Germania) e di Anversa (Belgio) è avvenuto il 25 febbraio. “Nelle prossime settimane – si legge in una nota del comando del 2 marzo – arriveranno in Polonia diverse migliaia di soldati americani e membri delle forze alleate (principalmente dalla Germania e dal Regno Unito)”. Stando al dispaccio per i media del 7 febbraio, c’è un terzo porto che dovrà essere coinvolto: Vliessigen, nei Paesi Bassi. Altri mezzi, prosegue la nota, arriveranno dalla base militare di Zudentaal, in Belgio. In aprile, i militari americani entreranno in Europa da un aeroporto della Germania e alla missione si aggiungeranno mezzi e uomini provenienti dall’area di addestramento Nato di Bergen-Hohne, nella Bassa Sassonia. A maggio cominceranno delle operazioni collegate a Defender Europe nel Baltico: Saber Strike in Estonia, Allied Spirit in Polonia e Joint Warfighting Assessment 2020. Un’altra importante missione di addestramento avverrà nel corridoio di Suwałki, in Polonia, al confine con la Lituania: è una striscia di terra sotto il controllo Nato che divide Bielorussia e l’exclave russa di Kaliningrad, territori russi o sotto il controllo russo in cui Mosca ha dislocato uomini e mezzi.


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