[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Aggiornamenti campagna INEW su armi esplosive - Armi Esplosive: cosa è successo agli ultimi negoziati (via ANVCG)
- Subject: [Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Aggiornamenti campagna INEW su armi esplosive - Armi Esplosive: cosa è successo agli ultimi negoziati (via ANVCG)
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Fri, 21 Feb 2020 08:12:18 +0100
Da: Rete Disarmo - Segreteria <segreteria at disarmo.org>
Date: gio 20 feb 2020, 19:22
Subject: [ReteDisarmo] Aggiornamenti campagna INEW su armi esplosive - Armi Esplosive: cosa è successo agli ultimi negoziati (via ANVCG)
To: coordinamento Rete Italiana per il Disarmo <coordinamento_RID at googlegroups.com>
Armi Esplosive: cosa è successo agli ultimi negoziati
Lo scorso 10 febbraio, a Ginevra, si è svolto il secondo incontro aperto per la negoziazione del testo della Dichiarazione politica internazionale sulle armi esplosive. Il processo, lo ricordiamo, è iniziato ufficialmente con la conferenza internazionale di Vienne sulla protezione dei civili nei conflitti urbani lo scorso ottobre 2019 ed è al suo terzo appuntamento, il primo di quest'anno. Lo scopo del percorso negoziale, che coinvolge i rappresentati degli Stati, delle agenzie internazionali e ONG, è quello di elaborare insieme un testo che affronti specificatamente il problema dell'impatto umanitario delle armi esplosive quando usate nelle guerre urbane. Un argomento non di poco conto, se si considera che le armi esplosive sono quelle che, convenzionalmente, sono usate nelle guerre dalle forze combattenti, sia statali che non.
In questa sede non saranno analizzati gli
effetti devastanti di questo tipo di armi, ma ci limiteremo a ricordare
poche informazioni chiave. Le armi esplosive sono direttamente collegate
alla natura delle nuove guerre, urbane e asimmetriche. Il 90% delle
vittime di queste armi, quando usate nelle città, appartiene alla
popolazione civile. Oltre ad essere causa morte, ferimenti e
mutilazioni, le armi hanno effetti “riverberanti”, e cioè colpiscono le
infrastrutture ripercuotendosi sulla salute e il benessere delle
persone, pregiudicandone la sopravvivenza. Gli effetti del loro uso
possono conseguentemente durate molti anni anche dopo la fine delle
ostilità perché impattano sulla ripresa economica di un paese e sul suo
sviluppo. Le armi esplosive con effetti a largo raggio, in particolare,
hanno conseguenze particolarmente devastanti perché ampliano l'area di
distruzione circostante il punto di detonazione e possono generare
effetti a catena non prevedibili e indiscriminati. L'uso delle armi
esplosive nelle zone urbane è disciplinato dal Diritto Internazionale
Umanitario, ma l'aumento delle vittime nel corso dell'ultimo decennio ha
determinato l'importanza di sviluppare uno strumento di implementazione
del DIU più specifico. Non si tratta di creare dal nulla nuove regole
di DIU, ma di riflettere sul modo migliore per essere completamente
aderenti ad esso.
A gennaio, l'Irlanda, paese che guida questo
processo, ha fatto circolare la prima bozza della dichiarazione, che ha
ottenuto reazioni molto tiepide da parte degli attivisti e delle
associazioni che si occupano di protezione dei civili nei conflitti
armati e che, allo stesso tempo, non ha incontrato il pieno favore di
alcuni soggetti statali considerati chiave, come gli Stati Uniti, la
Francia e la Gran Bretagna. Secondo INEW, il network internazionale
contro le armi esplosive che raggruppa le organizzazioni della società
civile impegnate sul tema della protezione dei civili nei conflitti
armati, il testo è sicuramente un buon punto di partenza per rispondere
al problema delle armi esplosive nelle aree popolate e rappresenta una
buona base di discussione. Gli elementi di criticità del testo sono
sostanzialmente tre: armi esplosive con effetti ad ampio raggio, gli
effetti riverberanti e il problema dell'assistenza alle vittime. La
bozza della dichiarazione contiene numerosi riferimenti alle armi
esplosive a largo raggio. L'aspetto positivo è che viene esplicitata la
necessità di precise procedure militari per limitare i danni inflitti ai
civili dalle armi con effetti a largo raggio. Tuttavia, non si fa
affatto menzione di un punto molto caro alla società civile e cioè il
principio di presunzione di non uso. Secondo INEW, poiché le armi
esplosive con effetti a largo raggio hanno un impatto imprevedibile e
indiscriminato sui civili, il miglior modo per proteggerli è quello di
astenersi del tutto dall'usarle nelle aree popolate. Inoltre, poiché nel
testo l'impatto indiscriminato di queste armi non è richiamato in
maniera esplicita, applicare delle semplici restrizioni al loro uso,
quando se ne prevedono gli effetti indiscriminati, anziché proporre la
presunzione di non uso equivarrebbe a indebolire i principi di
protezione dei civili già in essere e di fatto non sarebbe sufficiente.
Secondo
le ONG coinvolte nei negoziati, una grossa pecca nella bozza fatta
circolare dall’Irlanda è l’assenza totale di riferimenti agli effetti
riverberanti delle armi esplosive. Il mancato riferimento è una
questione non da poco, se si pensa che più volte sia la società civile
che la Croce Rossa Internazionale nei loro rapporti e comunicati stampa
hanno fatto appello agli Stati affinché la distruzione di strutture e
infrastrutture vitali fosse inserita tra le variabili che i militari
devono prendere in considerazione in fase di pianificazione delle
operazioni militari. La questione non è sicuramente di poco conto. In un
documento che ha l’ambizione di implementare il quadro legale
internazionale in materia di armi esplosive per migliorare la protezione
dei civili nei conflitti armati, non parlare proprio di quegli di
effetti che ne caratterizzano l’impatto dannoso nel breve e lungo
termine equivale a depotenziare la ragione per cui quello stesso
documento si è reso necessario.
L'ultimo nodo da sciogliere, infine,
riguarda il tema dell'assistenza delle vittime. Nella bozza viene
richiamata la necessità di assistere le vittime su base non
discriminatoria. Un aspetto indubbiamente positivo è che si fa menzione
esplicita di all'inclusione dei disabili, ma i riferimenti al tema sono
considerati comunque troppo generici. L'espressione che genera più
perplessità negli attivisti è "attuare ogni sforzo per assistere le
vittime", non perché sia sbagliata, ma perché troppo vaga. Di fatto,
nella bozza non viene detto chi sono le vittime, né che tipo di azioni
si intendano per assistenza. A generare ulteriore confusione è la
menzione del sostegno alla stabilizzazione post-conflitto, che viene
inserita nel paragrafo dell'assistenza, per il quale invece le
organizzazioni della società civile rivendicano maggiore precisione e
chiarezza.
Il tema dei diritti delle vittime è un’altra
questione spinosa per gli Stati. Posto che esiste l’obbligo morale e
legale a adoperarsi per favorire l’assistenza alle vittime
nell’immediato e che questo obbligo, recentemente, è stato messo in
crisi dai “nuovi” modi di condurre le guerre in città, l’elemento più
controverso riguarda l’assistenza a lungo termine delle vittime, con
attenzione al loro reinserimento nel tessuto economico e sociale e il
ruolo che gli Stati della comunità internazionale hanno nel garantirla.
Fino a che punto gli Stati hanno responsabilità? E con quale azioni
pratiche si configurerebbe questo tipo di responsabilità? Quanto
costerebbero interventi a lungo termine di questo tipo? È indubbio che
una Dichiarazione politica internazionale come questa sia uno strumento
meno vincolante rispetto ad un Trattato internazionale, ma è anche vero
che la sua stessa esistenza implicherebbe l’adozione di uno standard di
comportamento condiviso che, nel lungo periodo, aprirebbe scenari di
intervento per assistere le vittime che gli Stati stessi non sono pronti
ad affrontare.
L’Irlanda ha annunciato la sua ambiziosa
volontà di presentare il testo ufficiale e definitivo il prossimo 26
maggio a Dublino. Sebbene il processo diplomatico abbia quindi subito
una brusca accelerata negli ultimi sei mesi e non vi è dubbio che si
arriverà all'adozione di una Dichiarazione, occorre chiedersi invece che
tipo di documento verrà approvato. Il timore, piuttosto fondato, è che
sarà presentato un testo volutamente vago nella speranza di far salire a
bordo quei paesi che durante le negoziazioni hanno dimostrato
insofferenza per il tema e per la dichiarazione come strumento per
affrontarlo. Ad esempio, un consistente gruppo di Stati, tra cui Gran
Bretagna e Stati Uniti hanno più volte affermato pubblicamente che non
c'è bisogno di una dichiarazione che faccia da "cornice" alle azioni da
intraprendere per affrontare il problema umanitario causato dalle armi
esplosive: basta semplicemente scambiarsi buone pratiche. Il problema è
che, così facendo, la questione delle armi esplosive nelle aree popolate
perderebbe la sua natura multidimensionale e disciplinare e questo
vanificherebbe l’obiettivo finale del percorso stesso, che è contribuire
a garantire una migliore protezione delle popolazioni civili coinvolte
nei conflitti armati.
Bisogna aspettare il prossimo
appuntamento con le consultazioni aperte, l’ultima settimana di marzo,
per capire in quale direzione andranno i negoziati.
Hai ricevuto questo messaggio perché sei iscritto al gruppo "Coordinamento Rete Italiana per il Disarmo" di Google Gruppi.
Per annullare l'iscrizione a questo gruppo e non ricevere più le sue email, invia un'email a coordinamento_RID+unsubscribe at googlegroups.com.
Per visualizzare questa discussione sul Web, visita https://groups.google.com/d/msgid/coordinamento_RID/AEDA228B-1222-4608-AC5A-1865ED105956%40disarmo.org.
- Prev by Date: [Disarmo] Fwd: FW: City of Umag_Croatia_Appeal
- Next by Date: [Disarmo] Fwd: Mosca fa fuoco sulle truppe turche, Erdogan pronto all’offensiva
- Previous by thread: [Disarmo] Fwd: FW: City of Umag_Croatia_Appeal
- Next by thread: [Disarmo] Fwd: Mosca fa fuoco sulle truppe turche, Erdogan pronto all’offensiva
- Indice: