[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Sul sito delle Iene, con intervista a Carlo Tombola di Opal e WeaponWatch
- Subject: [Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Sul sito delle Iene, con intervista a Carlo Tombola di Opal e WeaponWatch
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Mon, 17 Feb 2020 06:59:50 +0100
Da: Rete Disarmo - Segreteria <segreteria at disarmo.org>
Date: lun 17 feb 2020, 06:56
Subject: [ReteDisarmo] Sul sito delle Iene, con intervista a Carlo Tombola di Opal e WeaponWatch
To: coordinamento Rete Italiana per il Disarmo <coordinamento_RID at googlegroups.com>
A Genova la nave con armi saudite: “Va fermata, l'Italia è asservita” | VIDEO
La nave è attesa in porto alle 10 di mattina di lunedì con il via libera della Prefettura. Iene.it ha intervistato Carlo Tombola, presidente dell’osservatorio Weapon Watch: “L’Italia è asservita al gioco diplomatico degli Stati Uniti, per cui Riyad è un attore di grande importanza geopolitica”. Ecco che cosa ci ha detto
La Bahri Yanbu, nave cargo che a bordo ha armamenti destinati all’Arabia Saudita,
è attesa al porto di Genova alle 10 di mattina di lunedì. Ancora una
volta insomma il capoluogo ligure vedrà il passaggio di una imbarcazione
che trasporta strumenti di morte, che rischiano di essere utilizzate contro i civili nella guerra in Yemen.
“L’Arabia Saudita è il più grande acquirente di armi al mondo e l’Italia è asservita al gioco diplomatico internazionale,
in cui Ryad è un attore di grande importanza geopolitica in un quadro
diplomatico dominato dagli Stati Uniti di Trump”. A parlare con Iene.it è
Carlo Tombola, presidente di Weapon Watch, osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei.
“Questo tipo di attività non è vietato”, ci spiega
Tombola. “L’Arabia Saudita non è mai stato dichiarato come Paese a cui
imporre un embargo sulle armi, anche per via del suo potere economico e diplomatico.
Secondo molti politici l’Italia ha interessi economici in quel Paese, e
se non ci fossero certi rapporti con Riyad migliaia di posti di lavoro
sarebbero a rischio: noi, ovviamente, siamo contrari a tutto questo”.
L’Arabia Saudita, come purtroppo ben sappiamo, è uno dei principali
attori della guerra in Yemen. Solo ieri un bombardamento ha causato
altre 31 vittime civili: “Questo stillicidio va avanti da anni”,
ci ricorda Tombola. “C’è chi studia le conseguenze dei bombardamenti
sauditi, e sui resti delle bombe si vede chi ha prodotto quelle armi: ci
siamo noi italiani, i tedeschi, i francesi e mezzo mondo. Tutto l’Occidente sembra lavorare a favore dei sauditi”.
La Bahri Yanbu, che trasporta armamenti che potrebbero essere destinati alla guerra in Yemen, è attesa a Genova
dopo esser stata costretta a saltare diversi scali a causa delle
proteste scoppiate in varie città portuali europee. La prefettura del
capoluogo ligure ha dato il via libera al transito.
“Se trasportasse armi nordcoreane cosa faremmo?”,si
chiede Tombola. “I portuali di Genova sono stanchi di essere, seppur
indirettamente, complici di questa carneficina e sono determinati a
continuare a protestare”. Una protesta che recentemente è stata
sostenuta persino dal Pontefice: “Papa Francesco ha citato direttamente i
portuali, ringraziandoli per il loro coraggio nell’aver impedito il transito di armi in Italia”.
Già a maggio la nave saudita era attesa al porto di Genova, ma la forte manifestazione degli attivisti aveva alla fine vinto e così non erano stati imbarcati i generatori che dovevano essere recuperati sotto la Lanterna: “La protesta a Genova ci sarà ancora,
e si ripeterà ogni volta che navi di questo genere toccheranno il
porto. Papa Francesco ha detto chiaramente che qualcuno si dovrà
prendere la responsabilità di questi transiti: le istituzioni per adesso
si rimbalzano solo la palla”.
La nave ha anticipato di un giorno il suo arrivo a Genova: “Cercheranno di arrivare presto per rendere più complicata la protesta
e un blocco della banchina. Il capitano ha ricevuto ordine di chiudere
le paratie interne per evitare che si possa vedere e fotografare il
materiale bellico che trasportano”, ci dice Tombola. “Weapon Watch ha un
ruolo, come osservatorio mettiamo in campo tutte le attività necessarie
per raccogliere dati e analisi, siamo a fianco del movimento di protesta.
Lo schieramento è molto ampio, da Amnesty alle associazioni cattoliche e
ai portuali. Dobbiamo far vedere che queste energie ci sono, servirebbe
una mediazione di tipo politico. Non deve più accadere che in un porto
come quello di Genova transitino delle armi. Manca la verifica che ci sia davvero bisogno queste attività”.
C’è una battaglia che adesso attende Weapon Watch: “Ad Amburgo si sta lottando perché il porto sia dichiarato weapon free, libero dalle armi. La corte costituzionale tedesca ha detto che è possibile, noi vorremmo che avvenisse anche a Genova”. E noi ovviamente saremmo felicissimi se questo avvenisse.
Noi de Le Iene, infatti, abbiamo denunciato a lungo le violenze della guerra in Yemen
e il ruolo dell’Italia nel conflitto. Qui sotto potete vedere tutti i
servizi e gli articoli che abbiamo dedicato a questo caso.
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