[Disarmo] Fwd: F35, ancora fuoco amico
- Subject: [Disarmo] Fwd: F35, ancora fuoco amico
- From: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Date: Tue, 21 Jan 2020 19:55:12 +0100
Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: mar 21 gen 2020, 19:53
Subject: F35, ancora fuoco amico
To: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
- Leonardo TricaricoGenerale e presidente della Fondazione Icsa
Uno dei danni irreversibili, o riassorbibili solo nel medio/ lungo termine, prodotti dalla precedente amministrazione della Difesa è stato quello di aver causato la rottura di un equilibrio da sempre precario, ossia i rapporti tra Marina e Aeronautica, fino ad allora corretti nella forma, e talvolta anche nella sostanza, ma sempre circospetti e poco distesi.
Con una decisione anche tecnicamente errata, perché non sostanziata da alcun razionale criterio di impiego operativo, Trenta infatti decise di mutare il criterio -consolidato da sempre- di assegnazione degli F35 a decollo corto ed atterraggio verticale, dirottando alla Marina il velivolo appena uscito di fabbrica destinato all’Aeronautica.
Stando a quanto riportava ieri il quotidiano online Sassate.it, sembra che il capitolo si sia riaperto e nel peggiore dei modi. Secondo la testata diretta da Guido Paglia, il Capo di Stato Maggiore della Marina è “furibondo” perché il capo di SMD “Enzo Vecciarelli ha stabilito che i nuovi F35 a decollo verticale saranno consegnati alternativamente, uno alla Marina ed uno all’Aeronautica”. E che di conseguenza “Cavo Dragone (capo della Marina ndr) ha deciso di investire della questione il Ministro Lorenzo Guerini”.
Due secondo me sono i punti fondamentali della vicenda da tenere in seria, attenta e preliminare considerazione: il primo riguarda l’osservanza delle regole della subordinazione gerarchica. Anche i meno familiari con il nostro ambiente intuiscono che gli ordini non si possono contestare e che se il superiore impartisce una direttiva, questa può essere discussa solo con lui, è solo a lui che gliene si può chiedere ragione, senza scavalcamenti o scorciatoie di altro tipo.
Con Trenta questo principio è stato volutamente e furbescamente ignorato; ora però, con un ministro vero in carica, un ulteriore vulnus al pilastro della gerarchia e dei doveri della subordinazione sarebbe più difficilmente metabolizzabile, proprio per la credibilità del giudice; facile ipotizzare altri scricchiolii nella ragione dello stare insieme militare, con conseguenze poco prevedibili ma certamente molto negative per la tenuta del sistema.
Vi è da augurarsi di conseguenza che le regole del gioco, fissate nel Codice di Ordinamento Militare, peraltro molto chiare e vincolanti, siano rispettate alla lettera, se davvero il capo della Marina intenda conferire con il ministro per questioni di servizio. E comunque non vi è dubbio che di fronte a posizioni formalmente inconciliabili assunte dai due militari, una decisione dirimente anziché un’altra, possa aprire delicati spazi di credibilità dell’istituzione militare nel suo complesso.
Il secondo punto da valutare con attenzione è quello della sostanza del provvedimento, confermato dallo Stato Maggiore Difesa, circa le modalità di assegnazione dei nuovi velivoli all’una o all’altra forza armata.
Ho avuto già occasione di esprimermi sull’argomento proprio da questo blog con l’articolo dal titolo: “F35 B. Un caccia in giallo verde?”
Con esso auspicavo l’individuazione di una soluzione che potesse mettere a fattor comune le risorse e gli sforzi di Aeronautica e Marina talché gli F35 a decollo corto e atterraggio verticale potessero essere inquadrati in un’unica realtà operativa interforze, in cui, alla evidente economia delle risorse, fosse abbinata la massima efficacia operativa conseguibile.
Aggiungevo inoltre che se qualcuno avesse nutrito perplessità sulla soluzione individuata, poteva tranquillamente andarsi a documentare in Gran Bretagna dove lo stesso modello sta tuttora dando ottima prova di sé, dove RAF e Royal Navy condividono la quotidianità ed utilizzano il nuovo sistema d’arma ottimizzandone l’impiego a seconda della natura dello scenario operativo e dello skill che ognuna delle due forze armate è in grado di esprimere.
Non bisogna certo nascondere che da noi lo sforzo è probabilmente più arduo, amalgamare due realtà disomogenee costerà non poca fatica; proprio per questo la gerarchia va corroborata, non ulteriormente indebolita; il rispetto ed il riconoscimento reciproco arriveranno di conseguenza.
Nel frattempo il Capo di Stato Maggiore deve essere messo nelle condizioni di portare a compimento l’innovativo disegno di uno strumento che sfrutti appieno gli incommensurabili vantaggi che lo straordinario sistema d’arma, lo F35, offre ai suoi utilizzatori più attenti.
Andare per proprio conto è da irresponsabili verso il Paese e verso la sua sicurezza, sopratutto in un momento come quello attuale, in cui i teatri di operazioni dove potremmo essere chiamati a tutelare con le armi i nostri interessi paiono complicarsi sempre più, fino a poter sfuggire di mano.
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