[Disarmo] Fwd: Sdf: «No al patto turco-russo. Erdogan continua a sparare»




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Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: ven 25 ott 2019, 08:15
Subject: Sdf: «No al patto turco-russo. Erdogan continua a sparare»
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Sdf: «No al patto turco-russo. Erdogan continua a sparare»

Siria. La denuncia delle Forze democratiche siriane: nel Rojava altre migliaia di sfollati, le milizie filo-turche attaccano ancora. Strasburgo chiede sanzioni contro la Turchia e il suo ritiro dal nord est della Siria

Una famiglia scappa dalle campagne di Tal Abyad, in mano alla Turchia 

Una famiglia scappa dalle campagne di Tal Abyad, in mano alla Turchia

 © Afp

Chiara CruciatiIl Manifesto

25.10.2019

24.10.2019, 23:57

Due giorni dopo il patto stretto sul Mar Nero tra i presidenti di Russia e Turchia, Putin ed Erdogan, ieri le Forze democratiche siriane ne hanno dato la loro lettura. Lo ha fatto il comandante Mazlum Abdi, capo delle Sdf, la federazione multietnica e multiconfessionale nata intorno alle unità di difesa curde Ypg e Ypj.

«Abbiamo dato il nostro consenso al cessate il fuoco, ma quel cessate il fuoco non è stato rispettato dai turchi – ha detto – Gli attuali negoziati riguardano il destino del nostro popolo. Il memorandum d’intesa tra Russia e Turchia non ha il nostro appoggio. Ne discuteremo».

Ne stanno già discutendo: fonti dell’amministrazione autonoma del Rojava riportano di un dialogo fitto con Mosca (sarebbe proseguito ieri sera, in un incontro faccia a faccia) e di pattugliamenti congiunti a Kobane tra Consiglio militare curdo e polizia russa.

Ma durerà poco: secondo il ministero della Difesa russo, sono in arrivo altri 276 soldati nel nord della Siria con il compito, condiviso con l’esercito governativo siriano, di far ritirare i combattenti curdi verso l’interno, a 32 km di distanza dalla frontiera, entro il 29 ottobre.

Alla Turchia va, a tempo indeterminato, il controllo dell’area che corre tra Tal Abyad e Ras al-Ain. In cambio della tregua, che però – denunciano nel Rojava – è ancora una chimera: «Nonostante il nostro ritiro, il governo turco e i suoi alleati terroristi proseguono nella guerra alla nostra gente e alla nostra terra», fa sapere Kino Gabriel, portavoce Sdf.

Risponde a stretto giro Ankara secondo cui i violatori di tregue sarebbero le forze curde: cita cinque soldati feriti da un attacco delle Ypg a Ras al-Ain e l’esplosione di un’autobomba fuori dal quartier generale di una delle milizie islamiste filo-turche a Tal Abyad. Contro le azioni di resistenza, Erdogan ha già evocato in questi giorni un presunto diritto all’autodifesa, seppur sia lui l’invasore.

Tre i villaggi, dicono le Sdf, colpiti ieri dalle forze sotto l’ombrello turco: «Sono stati attaccati i villaggi di Almanajir, Alasadyah e Almusherfah con colpi di artiglieria e incursioni terrestri, che hanno provocato la fuga di migliaia di civili».

Nuovi sfollati che si spingono verso sud e verso est e che si aggiungono ai 300mila scappati nelle ultime due settimane, dall’inizio (il 9 ottobre) dell’operazione militare turca «Fonte di Pace». Cresce il numero dei rifugiati nel Kurdistan iracheno – 10mila secondo i dati forniti dal governo regionale di Erbil – mentre Erdogan continua a utilizzare i rifugiati come minaccia verso un’Europa critica. Lo ha ribadito ieri: «Non state sul piede di guerra, le porte verranno aperte quando sarà il momento. Avete i soldi, siete forti, ma quando 100, 200 persone arrivano in Grecia, correte al telefono».

Il riferimento è al voto di ieri del Parlamento europeo che ha approvato una risoluzione non legislativa di condanna dell’offensiva turca nel nord della Siria: Strasburgo chiede alla Turchia l’immediato ritiro e al Consiglio europeo «di introdurre una serie di sanzioni e divieti di visti di ingresso contro gli ufficiali turchi responsabili di violazioni dei diritti umani e di considerare l’adozione di misure economiche mirate contro la Turchia».

Nelle stesse ore a Montecitorio il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo (M5S) annunciava alla Commissione difesa il ritiro, il prossimo 31 dicembre, del contingente di 130 soldati italiani e della batteria anti-missile italo-francese Samp-T dalla Turchia.

Parte della missione della Nato «Active Fence», la batteria si trova a Gaziantep e Kahramanmaras, nel sud del paese, dal giugno 2016. Il ritiro non è però un atto politico contro Ankara: il dispiegamento sarebbe comunque scaduto a fine anno, nell’ambito del sistema di rotazione della missione atlantica.