[Disarmo] Fwd: Grazie Greta. FFF Emergenza climatica e Attività militari



--------- Forwarded message ---------
Da: angelo baracca <angelo.baracca at gmail.com>
Date: mer 2 ott 2019, 15:05
Subject: Re: Grazie Greta
To: Guido Viale


Caro Guido,
con tutta la sincera stima di decenni di militanza sento che per me è venuto il momento di esprimere delle riserve sul taglio (a mio parere) entusiastico "a prescindere" dei tuoi commenti. E mi permetto di estendere ai compagni e liste (che rifiuteranno la mail) in indirizzo  e ad altri che includo perché credo che sia giunto il momento di avviare una riflessione collettiva aperta e approfondita.
Io mi sono buttato entusiasticamente fin dalle primissime battute a Firenze nel movimento dei FFF, e partecipo assiduamente con le mie caratteristiche certo né di studente né di giovane (credo che le distinzioni siano importanti, non certo per creare divisioni).
Tuttavia nel corso di questi mesi si sono delineate con maggiore chiarezza alcune caratteristiche degli obiettivi di questo movimento (? o/e della diffusione mediatica!) che a me cominciano a sollevare alcune perplessità, e credo richiedano qualche considerazione critica. Non ho mai inteso togliere nessun merito all'iniziativa di Greta, ma mi sembra strano che nessuno si chieda se senza il lancio mediatico mondiale il suo gesto avrebbe avuto questo successo esplosivo (anche, sia charo, senza nulla togliere all'ammirazione sincera per lo slancio di milioni di giovani).i

Personalmente fin dall'inizio espressi chiaramente riserve (che peraltro hanno radici nel mio impegni di decenni) quando la riduzione delle emissioni sembrava diventare (e purtroppo per molti è) l'obiettivo predominante, se non assoluto.
Non voglio qui tediarvi con considerazioni circostanziate (ne ho scritto molto, anche sinteticamente sul Manifesto il 7 giugno, anche con rilievo limitato: https://ilmanifesto.it/lemergenza-non-riguarda-solo-la-co2/), ma da allora ho accumulato ulteriori perplessità concrete.
L'affermazione di Guido che "Niente sarà più come prima" la declinerei (scusami Guido) piuttosto "Tutto cambierà, ma se non saremo attenti potrebbe non cambiare la situazione, ma potrebbero prevalere altri poteri economici forti che tesi a sfruttare la crisi ambientale secondo i propri interessi": 
Mi sembra sinceramente strano che non si vedano in internet (in cui non sono certo un navigatore provetto!) i tantissimi segnali inquietanti, che non voglio necessariamente considerare veri, d'altra parte si trova tutto e il contrario di tutto, è la rete bellezza.

Non intendo qui fare (e annoiarvi con) lunghe considerazioni, né mi sento di avere la verità in tasca. Guarda caso rialza la testa l'industria nucleare in crisi, candidandosi sfacciatamente come scelta "carbon free" (spero non sia necessario argomentare, ma posso farlo se richiesto, segnalo solo questo: http://effimera.org/antropocene-capitalocene-nucleocene-leredita-dellera-nucleare-incompatibile-lambiente-terrestre-umano-angelo-baracca/). Dietro gli interessi della cosiddetta "energia green" siamo certi di distinguere il grano dal loglio. Anche dietro le rinnovabili (tema su cui non mi sento competente) vi sono grosse speculazioni e interessi.
E l'obiettivo primario di azzerare le emissioni lascia da parte altri temi e obiettivi vitali per il futuro che reclamano i giovani. La lotta ai pesticidi e all'agricoltura chimica non è meno prioritaria (rinvio al mio articolo sul Manifesto).
A poi c'è un tema fondamentale che Marinella Correggia ed io abbiamo sollevato sul Manifesto di venerdì (ma non è certo la prima volta): le attività e produzioni militari e le guerre sono fra le maggiroi responsabili delle emissioni e delle alterazioni climatiche e ambientali, oltre (non interessa?) a vittime e devastazioni ambientali e materiali immani. Anche qualora le emissioni delle attività produttive potessero venire azzerate, i militari e le loro attività continuerebbero a avvelenarci e a ucciderci!
Ma c'è ben di più: i governi si buttano a fare a gara per proporre imposte e provvedimenti contro le attività che producono emissioni -- timidissimi ovviamente, proprio perché non hanno la benché minima intenzione di danneggiare i potenti interessi che li sorreggono! -- e sembrano cercare le risorse nelle pieghe dei bilanci: MA LE RISORSE CI SONO ECCOME, BASTA LA VOLONTÀ DI TAGLIARE LE SPESE MILITARI, BELLEZZA! Viene da dire (Elementare (troppo) Watson". 

Mi sembra necessario chiedersi: se questo movimento avesse assunto come prioritaria oltre all'azzeramento delle emissioni anche l'opposizione alle guerre, avrebbe avuto tutto questo entusiasmo mediatico?!
Ho colto segni allarmanti di interazione in mailing list che direi veramente di guastatori, questa la voglio riportare perché mi aspetto francamente che si ripeteranno:
"anti-western" activists produce bias and disinformation, starting from climate change to war and conflicts and much more. It is well know in the sphere of global disinformation.

Chiudo qui questa mail anche troppo lunga. Ho espresso una mia vera preoccupazione, che mi sta crescendo ogni giorno. Il problema non è certo di staccarsi da questo movimento -- io ci sono e intendo rimanerci immerso e dare tutto il contributo possibile -- semmai di intervenirvi con le proprie forze per rendere veramente efficaci le sue azioni e i suoi obiettici.

Un abbraccio a tutt@

Angelo

Il giorno sab 28 set 2019 alle ore 13:45 Guido Viale <guidoviale at gmail.com> ha scritto:
Allego questo articolo uscito oggi sul manifesto. Guido Viale

NIENTE SARÀ PIÙ COME PRIMA

Venerdì 27.9, giorno conclusivo della settimana di mobilitazione contro la crisi climatica e ambientale, oltre due milioni di studenti sono scesi in piazza in diversi paesi del mondo (e in Italia più che in tutti gli altri) portando così a oltre sei milioni (quattro volte quelli del 15 marzo; e a novembre, al prossimo global strike, saranno ancora di più)  le persone  che hanno risposto alla chiamata di Greta Thunberg. Non è che l’inizio: da oggi non solo le piazze, ma il cuore di ogni discussione sensata, ragione e politica (quella vera, che decide della vita di tutti) si sono trasferite in mano loro, lasciando politici di professione, impresa e finanza, mondo del lavoro (e soprattutto le sue rappresentanze) e quello accademico (con l’eccezione dei climatologi e pochi altri) a girare a vuoto intorno ai loro totem: “crescita”, Grandi opere, decimi di punto di PIL e di deficit, ecc. “La nostra casa va a fuoco”, gridano gli studenti. E se l’establishment non se ne è accorto, per ignoranza, perché troppo preso dai suoi affari, per timore di dover cambiar troppo “l’ordine delle cose”, la paura che non prova ancora per il disastro imminente, comincerà ora a provarla nei confronti di quei ragazzi e ragazze che scendono in piazza contro di loro, cominciando a tagliare sotto i piedi l’erba del business as usual. Ci metteranno un po’, quei signori, a capire che il loro mondo è finito e che per salvare la specie umana, cioè tutti loro insieme ai loro figli e nipoti, occorre metter mano a una svolta radicale: che loro non sanno nemmeno concepire e meno che mai progettare e realizzare, perché si sono cullati -  tutti,maggioranze e opposizioni - nell’illusione di un eterno presente che la crisi climatica ha dissolto per sempre. 

Ma è ora di smettere di svalutare le nuove generazioni accusandole di consumismo, di aver perso il senso del limite, di non rispettare più la “legge del padre”; magari perché i loro padri sono “evaporati”. Meno male, c’è da dire, che sono evaporati: sono stati loro a mettere in mano ai loro figli merendine, abiti firmati, smartfone e altri gadget. E adesso non capiscono perché si muovano così in tanti per tutt’altro. È una fiammata che si spegnerà da sola, dicono alcuni, ma non è così: ora sappiamo che il movimento continuerà a crescere. Nessuno dei partiti, dei sindacati o delle associazioni dei loro “padri” riesce più a portare in piazza tanta gente se non unendosi a loro. E nessuno ha mai realizzato collegamenti internazionali così solidi. 

Adesso i più accorti tra i membri della “classe dirigente”  si dovranno mettere a scuola dai giovani di Fridays for future e degli scienziati a cui hanno dato ascolto e con cui stanno tessendo rapporti stretti, mentre i loro padri li hanno ignorati. Altri si aggrapperanno al prprio ruolo cercando di mandare avanti “la macchina” finché non dovranno accorgersi che nessuno li ascolta più. Ma i piú  rischiano di andare ad aggregarsi, magari sotto insegne diverse, al nucleo duro delle destre negazioniste, che hanno idee chiare su come affrontare l’emergenza climatica che pure negano: respingendo con la guerra i profughi ambientali che la crisi è destinata a moltiplicare; reprimendo con decreti liberticidi le rivolte contro la miseria e i disagi che la crisi ambientale e la stagnazione economica non mancherà di aggravare; e mandando avanti lo sfruttamento dei fossili fino all’ultima goccia di petrolio; poco importa che dopo di loro ci sia “il diluvio”.

Possiamo imboccare un’altra strada; ma occorre prendere la situazione sul serio, cominciando col dire la verità. Molti sanno ormai che un grande cambiamento climatico è in corso, ma quasi nessuno ha una percezione chiara del disastro, per noi e i nostri figli, a cui ci sta trascinando. E  meno ancora hanno la percezione del poco tempo che rimane a disposizione per invertire rotta. Per questo si continua a scavare tunnel, posizionare gasdotti, costruire aeroporti, autostrade e centri commerciali, indire Olimpiadi invernali senza più neve, progettare il raddoppio di stadi e riempire gli spazi vuoti di cemento invece che di alberi quando invece bisognerebbe destinar tutte le risorse, fisiche, finanziarie e intellettuali disponibili a prevenire un disastro altrimenti certo. È ora che i responsabili di questo andazzo comincino a lasciare un po’ di spazio a chi si è reso conto che davvero “la nostra casa è in fiamme”.

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