Re: [Disarmo] Fwd: Crisi Rwm, i lavoratori: "No alla riconversione della fabbrica"



Credo che la questione che sollevi sia importante e critica.

Credo anche che ci sia un problema di elaborazione, ci sono pochi soggetti con una elaborazione scientifica avanzata, e molti altri che sono rimasti indietro e dunque non sanno che ciò che fanno, pure se in buona fede, non serve, non permette, di raggiungere gli obiettivi di disarmo magari comuni.

Ritengo che molti soggetti non sono stati in grado di tenere conto del significato e delle conseguenze della introduzione del Nuovo Modello di Difesa che ha legittimato, ''polverizzando'' l'articolo 11 della nostra Costituzione, tutte le iniziative belliche dal 1991 in poi, grazie anche alle potenti narrazioni mistificanti riassumibili nel concetto di ''missioni di pace''.

Non voglio tener conto invece di chi ha fatto una scelta di campo opposta alla nostra. Questi ultimi vanno annoverati tra i nostri avversari.

Con i primi invece è necessario trovare il modo di confrontarsi, per fare loro aprire gli occhi su una realtà che è faticosa, quasi impossibile da ammettere vera...

(Da Matrix: pillola rossa o pillola blu?)

Elio

Il lun 16 set 2019, 22:35 jure LT <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Non a caso ho scritto 'lavoratori' tra virgolette. Cosa che non serve per scrivere sindacalisti.
Ma credo sia notizia corrente che il problema sta a monte, dove si decide cosa e come produrre. Ad esempio, negli ambienti decisionali della Difesa e dell'Economia. Mentre altrove ci si spacca per non voler scrivere FUORI DALLA NATO. Coincidenze?

Jure
 

Il 16/09/19 22:19, Elio Pagani (via disarmo Mailing List) ha scritto:
Sono d'accordo.

Circa la posizione dei lavoratori si deve tuttavia tener conto del fatto che, in casi come questi, più che premere sui sindacati, sono i sindacati e l'impresa che premono con pesanti ricatti sui lavoratori. Tuttavia, il non avere cercato per tempo un rapporto col Comitato Riconversione e non aver pensato alla necessità di avere un piano di produzione alternativo li fa oggettivamente diventare complici della produzione bellica e dell'azienda, e corresponsabili dei traffici bellici e dell'uso che di quelle merci si fa.

Circa la posizione del Vescovo, non c'è dubbio che nel tentativo di dare un colpo al cerchio ed un colpo alla botte si fa corresponsabile di quella che appare l'unica scelta: quella aziendale. Non accettabile poi la visione che vittimizza i lavoratori RWM.

Tuttavia, grazie a Dio, Papa Francesco ed alcuni vescovi sono molto più schierati contro armi e guerre.

La questione della riconversione è una questione critica per tutti i soggetti.

Se ne è spesso parlato senza fare altri passi in avanti.

Governo ed il Parlamento, poi, anche solo applicando la legge 185/90 avrebbero potuto predisporre sostegno concreto alla riconversione produttiva al civile, in automatico...

Ma resta il problema della identificazione di prodotti alternativi, che dovrebbero esserlo non solo alternativi al militare ma anche a tutti i settori che aggrediscono l'ambiente, ecc...

Elio

Il lun 16 set 2019, 21:31 jure LT <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Finchè c'è guerra c'è speranza. E se lo dicono i 'lavoratori':
" "Per colmare la mancata produzione occorreva un progetto che guardasse alle esigenze della Difesa della Stato Italiano e degli alleati europei", evidenziano i dipendenti. Su mandato dei lavoratori i rappresentanti sindacali diranno "no" a qualsiasi ipotesi di riconversione della produzione bellica: "Nel Sulcis e dappertutto ogni tentativo su industria e miniere è miserabilmente fallito"."
Benone. Meglio far bombe che allevare pecore. Lotta di classe per l'imperialismo.
Vedo che pure il vescovo è d'accordo. Siamo con Dio.

Jure


Il 14/09/19 17:09, Elio Pagani (via disarmo Mailing List) ha scritto:

---------- Forwarded message ---------
Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: sab 14 set 2019, 17:08
Subject: Crisi Rwm, i lavoratori: "No alla riconversione della fabbrica"
To: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>



Sindacalisti e componenti Rsu dopo la riunione di ieri (foto Farris)
CRONACA SARDEGNA

Crisi Rwm, i lavoratori: "No alla riconversione della fabbrica"

Ieri alle 19:18

Dopo il clamore e la preoccupazione per gli annunciati 160 esuberi nella Rwm di Domusnovas, sono ora i dipendenti dello stabilimento di Matt'e Conti a lanciare il loro grido di dolore: "La decisione del Governo comporterà il licenziamento di 200 lavoratori i quali non avranno alcuna altra collocazione lavorativa", scrivono in una lettera.

Ai 36 mancati rinnovi contrattuali di fine luglio infatti, entro il 15 novembre si aggiungeranno altri 160 esuberi, come annunciato dal Direttore Generale Fabio Sgarzi.

Un quadro a tinte fosche al quale si aggiunge l'incertezza per quel che sarà della fabbrica al termine dei 18 mesi di sospensione dell'export bellico verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

All'indice la decisione del Governo: "Per colmare la mancata produzione occorreva un progetto che guardasse alle esigenze della Difesa della Stato Italiano e degli alleati europei, oltre a prevedere il sostegno al reddito per i lavoratori a rischio di esubero. Tutto ciò non si è verificato e ci ritroviamo a contare gli ennesimi licenziamenti", evidenziano i dipendenti.

Sembrano però già affilate le armi in vista del tavolo del 18 settembre programmato in assessorato all'Industria.

Su mandato dei lavoratori i rappresentanti sindacali diranno "no" a qualsiasi ipotesi di riconversione della produzione bellica: "Nel Sulcis e dappertutto ogni tentativo su industria e miniere è miserabilmente fallito".

I sindacati chiederanno "soluzioni per il sostegno al reddito dei lavoratori oggetto del licenziamento" e che "l'azienda prosegua negli investimenti così come programmato".

Verrà anche proposta "una richiesta di incontro al Governo da parte di Giunta regionale e sindacati affinché si compensi la perdita delle commesse con gli stati arabi con nuove produzioni destinate alla Difesa Italiana ed europea".

Intanto gli stessi dipendenti annunciano "la mobilitazione di tutti i lavoratori diretti e indiretti già a partire dal 18 settembre".


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