[Disarmo] Fwd: Rohani nuovo Kim, incubo per Netanyahu




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Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: ven 30 ago 2019, 07:18
Subject: Rohani nuovo Kim, incubo per Netanyahu
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Rohani nuovo Kim, incubo per Netanyahu

Medio Oriente. Il presidente Usa, teme il premier israeliano, potrebbe porre fine alla politica aggressiva contro l'Iran per adottarne una più morbida, come con la Corea del Nord. Il giornalista Ravid: Netanyahu cercò Trump al G7 per tenerlo lontano da Zarif

Michele GiorgioIl ManifestoGERUSALEMME

30.08.2019

29.8.2019, 23:59

L’ipotesi dell’avvio di un dialogo e, quindi, di un incontro tra Donald Trump e il presidente iraniano Hassan Rohani non è remota, è quasi zero. Eppure è bastato che il presidente francese Macron dichiarasse al G7 che il faccia a faccia è possibile per scatenare una ondata di accuse dei falchi iraniani contro Rohani. A ben poco è servito che il presidente iraniano, in un discorso pronunciato alla tv di stato, abbia perentoriamente condizionato la sua disponibilità al dialogo alla revoca completa delle pesanti sanzioni Usa contro l’Iran. «Il risultato più significativo delle riunioni e delle trattative con gli Stati Uniti è stato l’accordo sul nucleare (Jcpoa, del 2015, ndr) di cui nessuno ormai dubita sia stato una catastrofe», ha protestato sul giornale conservatore Kayhan Hossein Shariatmadari, rappresentante del leader supremo Khamenei. Il quotidiano Khorasan ha ammonito che un ritorno dell’Iran al tavolo dei negoziati con gli Stati Uniti verrebbe interpretato come un «segno di resa e debolezza» causato delle sanzioni americane. Ma anche una parte del fronte moderato ha esortato il presidente a fare attenzione perché, spiega il riformista Mohammad Ali Abtahi, l’idea del faccia a faccia con Trump potrebbe rivelarsi una «trappola» e sfociare in nuove sanzioni economiche contro il paese e dare più spazio a chi in Iran contesta l’accordo internazionale sul nucleare.

In casa israeliana evidentemente sapevano con largo anticipo dell’intenzione di Macron di invitare a Biarritz il ministro degli esteri iraniano Zarif. E sapevano anche che Trump avrebbe usato toni più morbidi verso Rohani e Tehran rispetto a quelli da scontro totale che ha scelto da quando è entrato alla Casa Bianca e ha annunciato l’uscita degli Stati uniti dal Jcpoa. Il giornalista Barak Ravid, esperto di rapporti Usa-Israele, scrive su Axios che Netanyahu ha cercato Trump al G7 per tenerlo lontano da Zarif. Così la raffica di attacchi aerei israeliani, tra sabato e domenica, contro obiettivi riconducibili all’Iran in Siria, Iraq e Libano potrebbe aver avuto lo scopo principale di tenere alta la pressione su Tehran e di inviare un messaggio all’alleato Trump: lo Stato di Israele non accetta un ammorbidimento nei confronti dell’Iran ed è pronto anche a scatenare una guerra pur di difendere i suoi interessi. Tel Aviv in via ufficiale denuncia attacchi imminenti con droni contro Israele sventati grazie agli ultimi bombardamenti in Siria e denuncia piani del movimento sciita libanese Hezbollah di dotarsi, con l’aiuto dell’Iran, di missili ad alta precisione.

Per il noto analista israeliano Ben Caspit invece l’incubo di Netanyahu non è Teheran o Beirut ma Washington. Il fatto che Trump abbia semplicemente preso in considerazione l’idea di incontrare Rouhani, spiega Caspit sul portale d’informazione mediorientale Al Monitor, è «una brutta notizia per Netanyahu, la peggiore che abbia mai ricevuto…I toni pacifici usciti dalla bocca di Trump possono materializzarsi in un finale horror (per Israele), l’Iran trasformato in una nuova Corea del Nord». Ossia si ripeterebbe con l’Iran la situazione in cui un imminente attacco militare statunitense ai nordcoreani è diventato un dialogo, seppur a singhiozzo, tra Trump e Kim Jong-un. «Quando sono emersi i primi segni dell’opzione negoziale la febbre israeliana si è trasformata in panico», prosegue l’analista sottolineando che Netanyahu è preoccupato dalla imprevedibilità di Trump e sta usando tutto ciò che ha a disposizione per tenere il presente americano fedele alla linea aggressiva verso l’Iran. «Netanyahu» conclude Caspit «è convinto di poter ancora manipolare Trump prima delle presidenziali Usa del 2020. Ma Trump è propenso a lasciare che ciò accada?»