«Uno dei peggiori
incidenti nucleari avvenuti in Russia da Chernobyl, forse»
Il
New York Times descrive così una misteriosa esplosione
avvenuta giovedì durante un test nucleare nel Mar Bianco,
su cui la Russia non sta dicendo molto.
A
distanza di quattro giorni, esperti e analisti in tutto il
mondo stanno ancora cercando di capire cosa sia successo esattamente
giovedì 8 agosto in una base militare russa nella regione di
Arkhangelsk, nel nord della Russia, sulle coste del Mar
Bianco. L’agenzia atomica russa ha ammesso in maniera
piuttosto criptica che cinque scienziati sono morti in
seguito a un incidente nucleare, ma l’annuncio è arrivato dopo due giorni di smentite e
non è stato seguito da nessuna informazione sulle cause e la
portata dell’incidente. L’esplosione, peraltro, è avvenuta
meno di una settimana dopo lo smantellamento di un altro pezzo del sistema di
trattati nazionali fra Stati Uniti e Russia per il controllo
degli arsenali nucleari.
Ogni
volta che succede un episodio simile, e in passato ne sono
accaduti diversi, analisti e osservatori citano l’esempio
dell’esplosione della
centrale nucleare di Chernobyl, avvenuta nel 1986
quando la Russia era dominata dall’Unione Sovietica. Fu il
più grande disastro nucleare della storia, e si ritiene che
parte dei danni fu causata dalla lentezza con cui il regime
sovietico si occupò dell’esplosione a cause dei moltissimi
strati di burocrazia, dell’endemica corruzione dei propri
funzionari e della propaganda ufficiale, che nei giorni
seguenti all’incidente tenne nascosta la sua vera portata
alla comunità internazionale.
La
Russia di Vladimir Putin ha problemi simili, in termini di
corruzione e trasparenza, e diversi osservatori temono che
un incidente come quello di Chernobyl possa essere gestito
oggi più o meno nella stessa maniera. Le informazioni
ufficiali sull’incidente di giovedì, per esempio, sono molto
scarne e sono cambiate nel giro di due giorni. Sulla base di
alcuni pareri il New York Times ha ipotizzato che
l’esplosione sia avvenuta durante il test di un missile, e
lo ha descritto come «forse uno dei peggiori incidenti
nucleari avvenuti in Russia da Chernobyl» (anche se di scala
molto minore). E però, di nuovo: ottenere conferme ufficiali
sarà praticamente impossibile.
L’incidente
è avvenuto giovedì al largo delle coste di Nenoksa, circa
470 chilometri a est in linea d’aria dal confine con la
Finlandia, non è chiaro se su una piattaforma o una nave.
Poche ore dopo il ministero della Difesa russo raccontò che
due persone erano morte e sei erano state ferite in
un’esplosione accidentale causata da una perdita di
carburante. Nelle stesse ore però il comune di Severodvinsk,
situato 50 chilometri a est, aveva pubblicato sul proprio
sito un rapporto secondo cui due rilevatori di radiazioni
avevano raggiunto un picco. Il rapporto è stato
successivamente rimosso dal sito, ma nel frattempo gli
abitanti di diverse città vicine si erano affrettati
a fare scorta di iodio, una sostanza che neutralizza
in parte gli effetti delle radiazioni.
Due
giorni dopo l’agenzia atomica russa ha diffuso un comunicato
in cui dichiarava che l’esplosione era avvenuta a causa di
«una fonte isotopica per un missile a carburante liquido».
Il New York Times ha fatto notare che «malgrado la
confusa scelta di parole, è stata l’ammissione che
l’incidente aveva avuto una natura nucleare». La portata
dell’incidente non è stata chiarita: alcuni giornali russi
hanno parlato di un picco di radiazioni pari a 200 volte i
livelli normali, mentre Greenpeace ha parlato di
livelli 20 volte più alti registrati nella città di
Severodvinsk, dopo avere analizzato dati interni del governo
russo. Nel frattempo i morti sono diventati sette, fra cui
cinque scienziati che il capo di una divisione dell’agenzia
atomica russa ha definito «eroi
nazionali».
Diversi
funzionari dell’intelligence statunitense hanno raccontato
al New York Times di sospettare che l’esplosione
abbia coinvolto un prototipo di missile che la Russia chiama
9M730 Burevestnick, e la NATO SSC-X-9 Skyfall. È un missile
a propulsione nucleare su cui la Russia sta lavorando da
alcuni anni: nel 2018 Putin ne ha persino parlato nel suo
comizio di fine anno.
Il Burevestnick/Skyfall
è un tipo di missile che le agenzie di intelligence
statunitensi temono molto. Da tempo infatti le principali
potenze al mondo stanno cercando di superare la tecnologia
che alimenta i missili terra-aria, che in estrema sintesi
funzionano ancora a combustibile, cosa che li rende lenti e
prevedibili. Un missile a propulsione nucleare, invece, si
muoverebbe molto più velocemente (fino a cinque volte la
velocità del suono, dicono i russi), potrebbe colpire
qualsiasi punto del pianeta e soprattutto renderebbe
inefficaci gli attuali sistemi di difesa missilistici degli
Stati Uniti e della NATO.
Già
nel febbraio del 2018 gli organi di informazione russi
avevano diffuso un video che sembrava mostrare il
Burevestnick/Skyfall in aria, suggerendo che fosse già
funzionante. In realtà il video è stato giudicato un falso.
Fra febbraio e novembre del 2018 il missile è stato lanciato
in via sperimentale per quattro volte, hanno raccontato
alcune fonti a CNBC, e ogni test si è
concluso con un fallimento.
L’ipotesi
di un nuovo test del missile Burevestnick/Skyfall è
rafforzata anche da alcuni immagini satellitari diffuse
dalla società americana Planet Labs. Nella giornata dell’8
agosto, il satellite ha ripreso una nave militare russa
specializzata nel trasporto di sostanze nucleari al largo
di Nenoksa. La stessa nave era stata avvistata durante un
altro dei test del missile Burevestnick/Skyfall.
Il
Burevestnick/Skyfall, però, non è un missile come gli altri:
monta una tecnologia che non è mai stata sperimentata con
successo e che altri paesi hanno già abbandonato. «Il
tentativo di sviluppare missili a propulsione nucleare che
riescano ad arrivare ovunque è folle», ha raccontato al New
York Times Ankit Panda, un analista
esperto di armi nucleari. «Non è chiaro se qualche burocrate
russo sia riuscito a convincere una leadership meno
informata della nostra che sia una buona idea: gli Stati
Uniti avevano sperimentato questa tecnologia, avevano
scoperto rapidamente i suoi limiti e rischi, e l’hanno
abbandonata con buone ragioni». Lasciare alla Russia la
possibilità di testare armi del genere, insomma, comporta
sia il rischio che la sviluppi con successo e che abbia una
nuova potente arma con cui minacciare l’Occidente; sia che
gli incidenti avvenuti durante i test abbiano conseguenze
gravi e indesiderate.
Le
ultime notizie ufficiali riguardo l’incidente risalgono a
sabato, e non è chiaro se da allora il numero dei morti sia
aumentato. Il Guardian scrive che nel frattempo il
governo russo ha chiuso una delle baie del Mar Bianco,
«rafforzando le congetture di una contaminazione dell’acqua
o di un’operazione di ricerca» per recuperare il missile.