[Disarmo] Fwd: Il Kashmir merce di scambio sul dossier Afghanistan




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Da: Elio Pagani <eliopaxnowar at gmail.com>
Date: mer 7 ago 2019, 07:25
Subject: Il Kashmir merce di scambio sul dossier Afghanistan
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Il Kashmir merce di scambio sul dossier Afghanistan

India/Pakistan. Ad accelerare la mossa indiana di revoca dello statuto speciale alla regione anche la scelta di Trump di chiudere la partita afghana riabilitando Islamabad nella visita di fine luglio di Imran Khan a Washington

Imran Khan nello Studio ovale 

Imran Khan nello Studio ovale

 © LaPresse

Giuliano BattistonIl Manifesto

07.08.2019

6.8.2019, 23:57

Un conflitto forse si chiude, un altro torna ad aprirsi. Vista da Kabul c’è una linea diretta, anche se sotterranea, che collega il conflitto afghano a quello per il controllo sul Kashmir. Il primo potrebbe chiudersi, almeno formalmente, dopo 18 anni di guerra con il negoziato in quattro punti che l’inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, sta finalizzando in questo ore con i Talebani, la cui firma potrebbe arrivare per l’inizio dell’Eid al-adha, la festa islamica del sacrificio, a partire dall’11 agosto.

Il secondo invece rischia di riesplodere proprio a causa del primo: la decisione di Trump di chiudere per via negoziale la partita afghana e di farlo riabilitando diplomaticamente Islamabad ha rimesso in moto processi geopolitici dagli esiti incerti.

Un colloquio è esemplare della linea diretta Afghanistan-Kashmir. Risale a lunedì 22 luglio, quando il primo ministro pachistano Imran Khan siede al fianco del presidente Trump nella Studio ovale della Casa bianca. Trump in quell’occasione fa una marcia indietro clamorosa rispetto alle accuse rivolte fino a pochi mesi prima a Islamabad, un alleato considerato inaffidabile nella lotta contro il terrorismo.

Il Pakistan diventa invece partner indispensabile per uscire dal pantano afghano. Trump lo dice in modo esplicito, fin troppo. O il Pakistan, dunque la via diplomatica, o 10 milioni di civili morti in Afghanistan, un Paese «che potremmo spazzare via dalla faccia della terra in 7-10 giorni».

Così Trump, prima di ringraziare Imran Khan e di proporsi come mediatore tra India e Pakistan sul Kashmir. «Due settimane fa ho incontrato il primo ministro indiano Modi che mi ha chiesto di agire da arbitro o mediatore», dichiara Trump. Subito smentito da New Delhi.

Ma il danno è fatto: gongola Imran Khan, che usa il Kashmir come merce di scambio sul dossier-Afghanistan, mentre New Delhi, che rifiuta da sempre la mediazione terza sul Kashmir, è furente. E molto preoccupata per il nuovo corso in Afghanistan.

L’inviato di Trump, Khalilzad, sta portando a casa un accordo grazie al quale torneranno al potere i Talebani, sostenuti e foraggiati almeno in parte dall’establishment militare pachistano. Durante la sua visita negli Stati uniti, nel corso di un evento allo U.S. Institute of Peace, Imran Khan ha detto che la dottrina della «profondità strategica» – l’idea che l’Afghanistan sia vitale in un eventuale conflitto con l’India e che per ottenerne il controllo sia lecito ricorrere all’aiuto dei gruppi islamisti armati – non è più valida. «Ha fatto troppi danni».

Ma New Delhi non crede a Islamabad. E non bastano le rassicurazioni di Khalilzad, che prima di tornare a Doha a firmare il negoziato con i Talebani si è recato a New Delhi, per incontrare il ministro degli Esteri, Subrahmanyam Jaishankar.

Che la stretta politico-militare indiana sul Kashmir avvenga proprio in questi giorni non è un caso: l’India deve mostrare la propria potenza regionale in un momento in cui sul fronte diplomatico Islamabad, nemico storico, sta per uscire vittoriosa dal conflitto afghano. Mentre il principale alleato di New Delhi, il governo di Ashraf Ghani, è ancora escluso dai colloqui di pace.