Quando in Italia
            incontrate un camerata di Casa Pound, che sappiate con chi
            avete a che fare: con la NATO. 
          
        Se in Croazia vi parlano di Dio e Patria, che sappiate con
          chi avete a che fare: con la NATO. 
        
        Se a Trieste vengono eretti monumenti alla Marcia su Fiume
          dannunziana, che sappiate con chi avete a che fare: con la
          NATO. 
        
        Se in Slovenia scompaiono le feste nazionali in ricordo della
          guerra partigiana di liberazione e si festeggia la secessione
          dalla Jugoslavia, che sappiate con chi avete a che fare: con
          la NATO. 
        Se vi raccontano che Putin ha invaso la Crimea e mosso guerra
          all'Ukraina, alla Georgia e ai Baltici, che sappiate con chi
          avete a che fare: con la NATO. 
        
        Se vi dicono che Israele è l'unica democrazia del Medio
          Oriente, che sappiate con chi avete a che fare: con la NATO. 
        
        Se vi spaventano con la Via della Seta, che sappiate con chi
          avete a che fare: con la NATO. 
        
        Se vi raccontano che l'Occidente è la Libertà, che sappiate
          con chi avete a che fare: con la NATO. 
        
        Se cercate la verità sulle stragi fasciste delle bombe nelle
          piazze e sui vagoni, su Andreotti e Giannettini, sulle BR di
          Moro, sulla mafia mai vinta, sui narcostati canaglia come il
          Kosovo, su Regeni Oxford-Analityca Negroponte, che sappiate
          con chi avete a che fare: con la NATO. 
        
        Se vi educano ignoranti e schiavi, buoni solo per lavora
          consuma crepa, che sappiate con chi avete a che fare: con la
          NATO. 
        
        E spegnete la TV e aprite gli occhi.  
        
        Jure
        
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        IN UCRAINA VIVAIO NATO DI
            NEONAZISTI
        
        24 lug 2019 — 
        
          Manlio Dinucci
          Proseguono le indagini sui moderni arsenali scoperti in
            Piemonte, Lombardia e Toscana, di chiara matrice neonazista
            come dimostrano le croci uncinate e le citazioni di Hitler
            trovate insieme alle armi.  Resta però senza risposta la
            domanda: si tratta di qualche nostalgico del nazismo,
            collezionista di armi, oppure siamo di fronte a qualcosa di
            ben più pericoloso? 
          Gli inquirenti –  riferisce il Corriere della Sera  – hanno
            indagato su «estremisti di destra vicini al battaglione
            Azov», ma non hanno scoperto  «nulla di utile». Eppure vi
            sono da anni ampie e documentate prove sul ruolo di questa e
            altre formazioni armate ucraine, composte da neonazisti
            addestrati e impiegati nel putsch di piazza Maidan nel 2014
            sotto regia Usa/Nato e nell’attacco ai russi di Ucraina nel
            Donbass. Va chiarito anzitutto che l’Azov non è più un
            battaglione (come lo definisce il Corriere) di tipo
            paramilitare, ma è stato trasformato in reggimento, ossia in
            unità militare regolare di livello superiore.
          Il battaglione Azov venne fondato nel maggio 2014 da Andriy
            Biletsky, noto come il «Führer bianco» in quanto sostenitore
            della «purezza razziale della nazione ucraina, impedendo che
            i suoi geni si mischino con quelli di razze inferiori»,
            svolgendo così «la sua missione storica di guida della Razza
            Bianca globale nella sua crociata finale per la
            sopravvivenza». Per il battaglione Azov Biletsky reclutò
            militanti neonazisti già sotto il suo comando quale capo
            delle operazioni speciali di Pravy Sektor. L’Azov si
            distinse subito per la sua ferocia negli attacchi alle
            popolazioni russe di Ucraina, in particolare a Mariupol. 
          Nell’ottobre 2014 il battaglione fu inquadrato nella
            Guardia nazionale, dipendente dal Ministero degli interni, e
            Biletsky fu promosso a colonnello e insignito dell’«Ordine
            per il coraggio». Ritirato dal Donbass, l’Azov è stato
            trasformato in reggimento di forze speciali, dotato dei
            carrarmati e dell’artiglieria  della 30a Brigata
            meccanizzata. Ciò che ha conservato in tale trasformazione è
            l’emblema, ricalcato da quello delle SS Das Reich, e la
            formazione ideologica delle reclute modellata su quella
            nazista. Quale unità della Guardia nazionale, il reggimento
            Azov è addestrato da istruttori Usa e da altri della Nato.
          
          «Nell’ottobre 2018 – si legge in un testo ufficiale  –
            rappresentanti dei Carabinieri italiani hanno visitato la
            Guardia nazionale ucraina per discutere l’espansione della
            cooperazione in differenti direzioni e firmare un accordo
            sulla cooperazione bilaterale tra le istituzioni». 
          Nel febbraio 2019 il reggimento Azov è stato dislocato in
            prima linea nel Donbass.
          L’Azov è non solo una unità militare, ma un movimento
            ideologico e politico. Biletsky – che  ha creato
            nell’ottobre 2016 un proprio partito, «Corpo nazionale» –
            resta il capo carismatico in particolare per
            l’organizzazione giovanile che viene educata, col suo libro
            «Le parole del Führer bianco», all’odio contro i russi e
            addestrata militarmente.
          Contemporaneamente, Azov, Pravy Sektor e altre
            organizzazioni ucraine reclutano neonazisti da tutta Europa
            (Italia compresa) e dagli Usa. Dopo essere stati addestrati
            e messi alla prova in azioni militari contro i russi del
            Donbass, vengono fatti rientrare nei loro paesi, mantenendo
            evidentemente legami con i centri di reclutamento e
            addestramento.
          
          Ciò avviene in Ucraina, paese partner della Nato, di fatto
            già suo membro, sotto stretto comando Usa. 
          Si capisce quindi perché l‘inchiesta sugli arsenali
            neonazisti in Italia non potrà andare fino in fondo. Si
            capisce anche perché coloro che si riempono la bocca di
            antifascismo restano muti di fronte al rinascente nazismo
            nel cuore dell’Europa.
          (il manifesto, 23 luglio 2019)
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