[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Sindacati contro l'attracco della nave delle armi a Genova. Presa di posizione della Filt CGIL




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Da: Rete Disarmo - Segreteria <segreteria at disarmo.org>
Date: mer 15 mag 2019, 15:57
Subject: [ReteDisarmo] Sindacati contro l'attracco della nave delle armi a Genova. Presa di posizione della Filt CGIL
To: coordinamento Rete Italiana per il Disarmo <coordinamento_RID at googlegroups.com>


ottime notizie…
monitoriamo gli sviluppi
Francesco

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Porti: Filt Cgil, a Genova vietare attracco nave con armi

(ANSA) - ROMA, 15 MAG - "Condividiamo e sosteniamo le preoccupazioni dei portuali di Genova sulla necessità di negare l'attracco alla nave cargo Bahri Yanbu con a bordo armi che potrebbero essere destinate a paesi arabi in guerra". Lo afferma il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo sulla vicenda che coinvolge il principale scalo ligure dove la nave saudita dovrebbe arrivare il prossimo 18 maggio, spiegando che "è su un caso come questo che il Ministro degli Interni, mantenendo fede ai trattati internazionali sottoscritti a difesa dei diritti umani e contro i conflitti armati che uccidono migliaia di civili innocenti, dovrebbe intervenire e chiudere i nostri porti per evitare che la nave in questione possa caricare armi anche nel nostro paese". "Resteremo vigili e al fianco dei lavoratori portuali di Genova - sostiene infine Colombo - affinché nessuno utilizzi i nostri porti per alimentare conflitti armati che violano i diritti umani". (ANSA).



https://www.rassegna.it/articoli/genova-no-alla-nave-delle-armi


Il caso

Genova, no alla nave delle armi

15 maggio 2019 ore 13.42
Portuali pronti al boicottaggio del cargo saudita Bahri Yanbu. La Filt Cgil chiede di vietare l’attracco. La vicenda ricostruita dalle Ong: la nave è “carica di armi che rischiano di essere utilizzate nella guerra in Yemen”

I portuali genovesi, sostenuti dalla Filt Cgil nazionale e da un gruppo di Ong, tra cui Amnesty International e Rete della pace, sono pronti a boicottare l'eventuale imbarco di armi a bordo del cargo saudita Bahri Yanbu, atteso nel porto ligure il prossimo sabato 18 maggio. “Condividiamo e sosteniamo le preoccupazioni dei portuali di Genova sulla necessità di negare l’attracco alla nave cargo Bahri Yanbu con a bordo armi che potrebbero essere destinate a paesi arabi in guerra”. Lo afferma il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo. “E’ su un caso come questo – aggiunge il dirigente sindacale – che il ministro degli Interni, mantenendo fede ai trattati internazionali sottoscritti a difesa dei diritti umani e contro i conflitti armati che uccidono migliaia di civili innocenti, dovrebbe intervenire e chiudere i nostri porti per evitare che la nave in questione possa caricare armi anche nel nostro paese”. “Resteremo vigili e al fianco dei lavoratori portuali di Genova - sostiene infine Colombo - affinché nessuno utilizzi i nostri porti per alimentare conflitti armati che violano i diritti umani”.

La vicenda della nave saudita è scoppiata da alcuni giorni. Come ricostruiscono Amnesty e le altre associazioni in un comunicato, la “Bahri Yanbu, carica di armi che rischiano di essere utilizzate anche nella guerra in Yemen, sta cercando di attraccare nei porti europei per caricare armamenti destinati alle forze armate della monarchia assoluta saudita. Dopo aver caricato munizioni di produzione belga ad Anversa, ha visitato o tentato di visitare porti nel Regno Unito, in Francia e Spagna”.

“La nave – prosegue la nota di Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione RWM e il lavoro sostenibile, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Save the Children Italia – partita dagli Stati Uniti, passata per il Canada prima di arrivare in Europa, ha come destinazione finale Gedda, Arabia Saudita, con arrivo previsto il 25 maggio. È perciò reale e preoccupante la possibilità che anche a Genova possano essere caricate armi e munizionamento militare; ricordiamo infatti che negli ultimi anni è stato accertato da numerosi osservatori indipendenti l'utilizzo contro la popolazione civile yemenita anche di bombe prodotte dalla RWM Italia (con sede a Ghedi, Brescia, e stabilimento a Domusnovas in Sardegna).

Per le Ong “esiste quindi il fondato pericolo che i porti italiani accolgano gli operatori marittimi che trasferiscono sistemi di armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che possono essere usate - com’è già accaduto - per commettere gravi violazioni dei diritti umani che anche secondo i trattati internazionali firmati dal nostro Paese non dovrebbero essere consegnate”.

Secondo quanto riferisce Amnesty, il cargo contiene “6 container di munizioni. L’8 maggio avrebbe dovuto entrare nel porto di Le Havre per caricare 8 cannoni semoventi Caesar da 155 mm prodotti da Nexter, ma ha dovuto rinunciarvi per la mobilitazione dei gruppi francesi di attivisti dei diritti umani, contrari alla vendita di armi che potrebbero essere impiegate nella guerra in Yemen. Si è quindi diretta verso il porto spagnolo di Santander, dove è giunta per uno scalo non previsto, presumibilmente per aggirare l’azione legale avviata dagli attivisti francesi. Anche qui si sta registrando la mobilitazione di varie associazioni della società civile”.

“Le nostre associazioni – si legge nel comunicato – hanno ripetutamente chiesto ai precedenti governi e all'attuale governo Conte di sospendere l'invio di sistemi militari all'Arabia Saudita ed in particolare le forniture di bombe aeree MK80 prodotte dalla RWM Italia che vengono sicuramente utilizzate dall'aeronautica saudita nei bombardamenti indiscriminati contro la popolazione civile in Yemen. Riteniamo che queste esportazioni siano in aperta violazione della legge 185/1990 e del Trattato internazionale sul commercio delle armi (ATT) ratificato dal nostro Paese”.

Secondo i rapporti dell'Ue sulle esportazioni di armi, gli Stati membri dell'Ue hanno emesso almeno 607 licenze per oltre 15,8 miliardi di euro in Arabia Saudita nel 2016. I principali esportatori europei di armi convenzionali verso l'Arabia Saudita includono Regno Unito, Francia, Spagna, Italia e Bulgaria. Tra il 2013 e il 2018, l'Arabia Saudita rappresentava circa la metà delle esportazioni militari del Regno Unito e un terzo di quelle del Belgio. Altri paesi - tra cui Svezia, Germania, Paesi Bassi e Norvegia - hanno sospeso o iniziato a limitare le vendite di armi alla coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati arabi uniti. Ma in Italia, proseguono le associazioni, “nonostante il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo scorso 28 dicembre abbia affermato che ‘il governo italiano è contrario alla vendita di armi all’Arabia Saudita per il ruolo che sta svolgendo nella guerra in Yemen. Adesso si tratta solamente di formalizzare questa posizione e di trarne delle conseguenze’, nessuna sospensione è stata ancora definita e le forniture di bombe e sistemi militari sono continuate anche in questi mesi ammontando ad un controvalore di 108 milioni di euro nel solo 2018 (come risultante dai dati ufficiali governativi elaborati dall'Osservatorio Opal di Brescia)”.

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