[Disarmo] L'“accordo del secolo”




https://www.palestinechronicle.com/israeli-newspaper-reveals-first-details-of-trumps-deal-of-the-century/

https://www.middleeasteye.net/news/israeli-newspaper-reveal-leaked-document-trumps-deal-century

Accordo proposto dal presidente statunitense Donald Trump per trovare una soluzione all'annosa questione mediorientale. Il documento, proveniente da fonti anonime, starebbe circolando tra funzionari del ministero degli Esteri israeliano e, secondo “Israel Hayom”, sarebbe compatibile con i contenuti dei colloqui informali sul tema avuti con il governo israeliano dal presidente Trump, dal suo genero Jared Kusnher e dal suo consigliere speciale Jason Greenblatt. Il testo verrebbe proposto a tre parti firmatarie: Israele, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e il movimento islamista Hamas. Prevedrebbe la nascita di uno Stato chiamato “Nuova Palestina” sui territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Sempre in base alla presunta proposta della Casa Bianca, dopo un anno verrebbero organizzate libere elezioni nel nuovo Stato e Israele inizierebbe a rilasciare i prigionieri palestinesi, processo che durerebbe tre anni. Gerusalemme, riconosciuta dall’amministrazione Trump come capitale d’Israele nel dicembre del 2017, resterebbe “indivisa”, ma con responsabilità amministrative condivise tra Israele e “Nuova Palestina” e un controllo generale affidato allo Stato ebraico. I residenti palestinesi di Gerusalemme diventerebbero cittadini del nuovo Stato palestinese, ma la municipalità israeliana resterebbe incaricata delle questioni relative all’amministrazione del territorio. La “Nuova Palestina” pagherebbe una tassa alla municipalità israeliana e, in cambio, si occuperebbe dell’istruzione dei residenti palestinesi. La popolazione della città è stimata in circa 435 mila persone e attualmente agli abitanti palestinesi è concesso un permesso di residenza che può essere revocato da Israele. L’intesa proposta da Trump preserverebbe l’attuale status quo dei siti sacri della città e vieterebbe agli israeliani di religione ebraica di acquistare case palestinesi e viceversa. Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, considerati illegali dalle Nazioni Unite, verrebbero formalmente riconosciuti come parte dello Stato d’Israele. Ancora, stando al presunto documento, l’Egitto offrirebbe alla Striscia di Gaza della “Nuova Palestina” una porzione di territorio necessaria per la costruzione di un aeroporto e di una zona industriale, senza che ai palestinesi venga tuttavia permesso di risiedere in tali aree. L’individuazione di tali territori verrebbe determinata successivamente nel quadro di un accordo da attuare nel giro di cinque anni. Per collegare la Striscia di Gaza alla Cisgiordania, inoltre, verrebbe realizzata un’autostrada sopraelevata a 30 metri d’altezza, finanziata per il 50 per cento dalla Cina e per il 10 per cento da Corea del Sud, Australia, Canada, Stati Uniti e Unione europea. Secondo il presunto documento, a finanziare e promuovere l’accordo sarebbero gli Stati Uniti, l’Unione europea e non meglio precisati paesi del Golfo, con la garanzia di fondi pari a 30 miliardi di dollari complessivi – 6 miliardi di dollari l’anno – per il finanziamento di progetti nella “Nuova Palestina”.                                          Gli Stati Uniti coprirebbero il 20 per cento dei costi di tali progetti, ovvero 1,2 miliardi di dollari l’anno, l’Unione europea il 10 per cento e i paesi del Golfo il 70 per cento. Per ciò che concerne Washington, si tratterebbe di una cifra inferiore rispetto ai 3,8 miliardi di dollari versati ogni anno a Israele in aiuti militari sulla base di un’intesa siglata nel 2016. Alla “Nuova Palestina” non verrebbe concessa la formazione di un esercito, ma solo di una forza di polizia. La proposta di Trump prevedrebbe anche un trattato di sicurezza tra Israele e il nuovo Stato palestinese in base al quale quest’ultimo pagherebbe allo Stato ebraico una somma di denaro per essere difeso da qualsiasi eventuale attacco straniero. Alla copertura di tale somma potrebbero contribuire anche altri paesi arabi. Una volta siglato l’accordo di pace, Hamas dovrebbe quindi consegnare tutte le sue armi, incluse quelle personali, alle autorità egiziane. In compenso, i militanti del movimento islamista verrebbero compensati con stipendi mensili pagati dai paesi arabi. I confini della Striscia di Gaza verrebbero riaperti al commercio attraverso i terminal e i punti di frontiera israeliani. Finché non verrà realizzato un porto e un aeroporto nel nuovo Stato, ai palestinesi verrebbe garantito l’uso di scali israeliani. L’Olp e Hamas dovrebbero invece fronteggiare “punizioni” se si rifiutassero di firmare l’accordo: in pratica, gli Stati Uniti interromperebbero ogni forma di finanziamento e ogni progetto di sviluppo a beneficio dei palestinesi e chiederebbero ai loro partner di fare altrettanto. Va ricordato che Washington ha già tagliato lo scorso anno tutti i fondi precedentemente concessi all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e smesso di finanziare gli ospedali palestinesi a Gerusalemme. Se l’Olp firmasse l’accordo ma Hamas e Jihad islamico si rifiutassero, gli Stati Uniti sosterrebbero “pienamente” un’operazione militare israeliana contro le due fazioni che controllano la Striscia di Gaza. Se invece a respingere l’intesa fosse Israele, gli Stati Uniti interromperebbero qualsiasi forma di sostegno finanziario verso lo Stato ebraico.


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