Re: [Disarmo] TRIESTE, SMILITARIZZAZIONE E NEUTRALITÀ VIRTUALI - RESPONSABILITÀ DELLE NAZIONI UNITE E RICHIESTA DI DENUCLEARIZZAZIONE



Ok  grazie , condivido  in modo totale.

Remo  Bellesia  Rolo RE

Il 8 aprile 2019 alle 17.38 compax <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Qui di seguito l’argomento posto all’attenzione del Convegno internazionale di Firenze sulla Nato. Saluti

TRIESTE, SMILITARIZZAZIONE E NEUTRALITÀ VIRTUALI

RESPONSABILITÀ DELLE NAZIONI UNITE E RICHIESTA DI DENUCLEARIZZAZIONE

Alessandro Capuzzo, Comitato pace e convivenza Danilo Dolci, 7 aprile 2019

I rappresentanti di WILPF Italia e Disarmisti Esigenti hanno consegnato il 20 giugno 2017 alla Conferenza delle Nazioni Unite per un Trattato di Proibizione della Armi Nucleari, un documento col quale è stato proposto un caso di studio assieme all’ex sindaco di Koper-Capodistria su porti e basi che ai sensi del nuovo Trattato verranno denuclearizzati per scongiurare un rischio incombente sull’umanità.

Nel documento consegnato alla Presidente Gomez di Costa Rica (unico Paese al mondo privo per scelta di esercito) si fa riferimento al Trattato di Pace del 1947 fra Italia e potenze vinc! itrici la 2a guerra mondiale, recepito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con risoluzione n.16 col quale i Territori di Trieste e Koper-Capodistria vengono definiti “smilitarizzati e neutrali”.

Attualmente Italia e Slovenia condividono con la Croazia il Golfo di Trieste; i tre Stati fanno parte dell’Alleanza atlantica (la Slovenia dal 2004, la Croazia a seguire) e si sono espressi contro il nuovo Trattato Onu approvato per opera della Coalizione internazionale ICAN, insignita del premio Nobel per la Pace 2017. Trattato che entrerà in vigore non appena il 50° Paese l’avrà ratificato.

In contrasto col Trattato di Pace del ‘47, il Golfo di Trieste ospita due porti nucleari militari di transito, Trieste in Italia e Koper-Capodistria in Slovenia. La presenza stessa dei due centri urbani rende impossibile una seria prevenzione degli incidenti, rispetto alla propulsione nucleare delle navi, alla presenza di armi ! di distruzione di massa a bordo e alla possibilità di div! enire bersaglio nucleare a propria volta.

Trieste è stata teatro nel 1972 di uno spaventoso attentato all’oleodotto TAL. Il segreto militare imposto su notizie necessarie per la valutazione del rischio, costringe le istituzioni a nascondere importanti informazioni alla popolazione sul pericolo e rende inattuabili i Piani di emergenza in caso d’incidente nucleare a fatica ottenuti.

Nel caso del Territorio triestino, che ai sensi del diritto internazionale dovrebbe essere smilitarizzato e neutrale e di cui l’Italia detiene l’amministrazione civile, l’esistenza in loco della Scuola di prevenzione nucleare dell’AIEA e la presenza dei tre Paesi nello stesso Golfo, può fornire assieme al nuovo Trattato le sinergie necessarie a iniziare lo studio per il disarmo nucleare dei due porti.

La richiesta si accresce d’interesse nel momento in cui l’accordo Italia-Cina chiamato “Via della Seta” prevede! il suo terminal principale nel porto franco internazionale triestino, soggetto dal 1954 a un protettorato Nato mai sottoposto al vaglio delle popolazioni. Accordo che il Governo, dopo le dichiarazioni USA sulle implicazioni per la sicurezza occidentale, ha definito “solo commerciale”.

Della richiesta in oggetto s’è occupato lo scorso ottobre un Convegno organizzato dalla Consulta comunale pace di Palermo, dov’è stata annunciata una Campagna per la denuclearizzazione del Mediterraneo, promossa dalla 2a Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza 2019-2020 con base a Madrid.

Sulle responsabilità delle Nazioni Unite nella contraddizione fra Territorio smilitarizzato e neutrale da una parte e protettorato Nato esistente a Trieste, nel cui porto transitano navi a capacità nucleare coinvolte anche in missioni belliche illegittime per lo Statuto Onu, verrà inviata una lettera al Segretario Generale e al Consiglio di Si! curezza; nella quale saranno anche evidenziati i carichi d’armi i! nviati da Trieste a paesi in guerra, denunciati da alcuni cittadini, come le forniture militari inviate dal porto franco agli Emirati Arabi Uniti, ancor oggi parte della coalizione a guida saudita che ha invaso lo Yemen.


 


 

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