All'Arabia Saudita, nonostante le rassicurazioni del premier Conte e i reiterati pronunciamenti di ministri, sottosegretari ed esponenti M5S, continuiamo a vendere armi. Ed ora bissiamo anche con gli Emirati arabi uniti, primi scudieri del Regno Saud nella guerra che sta devastando lo Yemen. "La tendenza di questi ultimi anni ad esportare sempre più armi verso Paesi non Ue e non Nato, comporta un evidente rischio di armare Paesi dallo scarso o nullo rispetto dei diritti umani – dice ad HuffPost Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia - All'interno di questa tendenza gli Stati del Golfo Persico giocano la parte del leone. Dall'inizio del conflitto in Yemen – ricorda Noury – l'Italia ha inviato bombe al Paese, l'Arabia Saudita, che guida la coalizione anti-Houthi, e non vi è segnale che questi trasferimenti cessino. Come dimostra il rapporto odierno, abbiamo fornito armi anche al Paese che è di fatto il vice guida della coalizione, gli Emirati Arabi Uniti". "A questo governo – conclude l'esponente di AI Italia – ci aspettiamo totale discontinuità rispetto al passato per quanto riguarda le autorizzazioni all'export di armamenti verso l'Arabia Saudita, e vorremmo rassicurazioni sul fatto che le nostre forniture agli Emirati Arabi Uniti non siano state a loro volta girate alle milizie che operano in Yemen".
Netta è anche la presa di posizione di Francesco Vignarca della Rete italiana disarmo: "Non ci stancheremo mai – afferma ad Huffpost – di segnalare che le armi italiane contribuiscono al disastro umanitario in Yemen e che vendere a Paesi come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti è, secondo noi, contro la legge. Peraltro – ricorda Vignarca – il presidente del Consiglio Conte nella conferenza stampa di fine anno aveva detto che la posizione del governo era contraria a questa vendita, e che dovevano solo formalizzarlo. Dopo più di un mese stiamo ancora aspettando". Al termine di un'indagine basata su fonti open source, Amnesty International ha denunciato oggi il crescente pericolo legato alla cessione alle milizie che combattono in Yemen di armi fornite agli Emirati Arabi Uniti da Stati occidentali, tra i quali, per l'appunto, c'è l'Italia. Deviando illegalmente e irresponsabilmente le consegne ricevute, gli Emirati Arabi Uniti sono diventati il principale fornitore di veicoli blindati, sistemi di mortaio, fucili, pistole e mitragliatrici a milizie presenti in Yemen che compiono crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani in modo del tutto impunito. "Mentre Usa, Regno Unito, Francia e altri stati europei sono giustamente criticati per le forniture di armi alla Coalizione a guida saudita e l'Iran è implicato nella fornitura di armi al gruppo armato Houthi, lo Yemen sta rapidamente diventando un porto franco per le milizie sostenute dagli Emirati arabi uniti", ha dichiarato Patrick Wilcken, ricercatore su armi e diritti umani di Amnesty International. "Le forze armate emiratine ricevono armi per un valore di miliardi di dollari dagli stati occidentali e da altri fornitori solo per deviarle a milizie operanti in Yemen che non rispondono a nessuno e sono note per commettere crimini di guerra", ha aggiunto Wilcken. "La proliferazione di questi gruppi armati ha conseguenze disastrose sulla popolazione yemenita, che già ha subito migliaia di morti a causa degli attacchi aerei e che a milioni patisce la fame come conseguenza della guerra", ha proseguito Wilcken.
I gruppi armati destinatari finali di questi loschi traffici - tra cui i "Giganti", la "Cintura di sicurezza" e le "Forze di élite" – sono addestrati e finanziati dagli Emirati arabi uniti ma non rispondono ad alcun governo. Alcuni di loro sono stati accusati di crimini di guerra, anche nel corso della recente offensiva contro la città portuale di Hodeidah e nella gestione del sistema di prigioni segrete nel sud dello Yemen. Secondo dati disponibili, da quando nel marzo 2015 è iniziato il conflitto dello Yemen, stati occidentali e altri hanno fornito agli Emirati arabi uniti armi per un valore di oltre 3,5 miliardi di dollari. Si tratta di armi pesanti convenzionali (come aerei e navi militari) così come di armi leggere, piccole armi, loro componenti e munizioni. Nonostante le gravi violazioni dei diritti umani attribuite agli Emirati arabi uniti e alle milizie alleate, numerosi stati hanno recentemente fornito armi alle forze emiratine. L'elenco comprende Australia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Corea del Sud, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Stati Uniti d'America, Sudafrica e Turchia.
Dall'analisi sulla battaglia di Hodeidah, Amnesty International ha tratto la conclusione che veicoli blindati e altre forniture dirette agli Emirati arabi uniti sono ormai ampiamente usate dalle milizie. Un'ampia gamma di veicoli blindati equipaggiati con mitragliatrici forniti dagli Usa (tra cui i modelli M-ATV, Caiman e MaxxPro) è finita nelle mani delle milizie i "Giganti", la "Cintura di sicurezza" e la "Forza di élite Shabwani".
Mitragliatrici leggere Minimi di produzione belga, con ogni probabilità destinate agli Emirati arabi uniti, sono a loro volta in possesso dei "Giganti". L'elenco delle armi usate dalle milizie pro-Emirati a Hodeidah comprende mitragliatrici Zastava MO2 Coyote di produzione serba e il sistema di mortaio da 120 millimetri montato su veicoli blindati denominato Agrab, di produzione singaporeana. Gli Emirati arabi uniti sono l'unico stato dell'area ad acquistare questo sistema combinato d'arma.
In altre zone dello Yemen, gli Emirati arabi uniti hanno direttamente addestrato e finanziato le milizie, tra cui la "Cintura di sicurezza" e le "Forze di elite", che dirigono una serie di centri segreti di detenzione chiamati "siti neri".
Amnesty International e altre fonti hanno documentato le responsabilità di queste milizie nelle sparizioni forzate e in altre violazioni dei diritti umani che si verificano in quei centri, tra cui torture con scariche elettriche, il waterboarding (semi-annegamento), le sospensioni dal soffitto, le umiliazioni sessuali, l'isolamento prolungato, le squallide condizioni detentive e l'inadeguatezza delle forniture di cibo e acqua.
Le milizie sostenute dagli Emirati arabi uniti che gestiscono i "siti neri" usano fucili di fabbricazione bulgara e veicoli blindati made in Usa. Molti degli stati che continuano a fornire armi agli Emirati arabi uniti sono parte del Trattato globale sul commercio di armi. Alcuni hanno ulteriori obblighi legali ai sensi delle normative dell'Unione europea o delle leggi nazionali, che vietano di trasferire armi che potrebbero essere usate per compiere crimini di guerra. Continuando a inviare armi agli Emirati arabi uniti, nonostante le numerose prove sul loro uso per commettere crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani, questi obblighi vengono completamente aggirati. Amnesty International chiede a tutti gli stati di interrompere le forniture di armi a tutte le parti coinvolte nel conflitto dello Yemen fino a quando vi sarà il rischio concreto che esse potranno essere usate per compiere o favorire gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani. Danimarca, Finlandia, Norvegia e Olanda hanno recentemente annunciato la sospensione delle forniture agli Emirati arabi uniti. "Con l'approssimarsi del prossimo giro di negoziati sulla pace in Yemen, gli stati fornitori di armi devono riflettere seriamente su come i loro trasferimenti stiano continuando ad alimentare, direttamente o indirettamente, crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani. La proliferazione di milizie sostenute dagli Emirati arabi uniti ma che di fatto non rispondono ad alcuna autorità sta peggiorando la crisi umanitaria e pone una crescente minaccia nei confronti della popolazione civile yemenita", ha sottolineato Wilcken. "Solo pochi paesi hanno fatto la scelta giusta fermando l'invio di armi nel devastante conflitto dello Yemen. Gli altri dovranno farlo presto, altrimenti dovranno assumersi la loro parte di responsabilità per il costo devastante che questi miliardi di dollari di armi stanno facendo pagare alla popolazione civile dello Yemen." E tra questi "altri" piazzisti d'armi c'è l'Italia.